giovedì 29 dicembre 2022

Punti di vista - 30

CONTROLLO DIGITALE
Il controllo digitale sulle nostre vite esiste, ed è esercitato in forme talmente diffusive e subdole che praticamente tutti voi, [anche] prima del greenpass, ci convivevate serenamente, tant'è vero che prendevate molto sottogamba i reiterati appelli ad evitare almeno le forme più ingenue di autoviolazione della vostra privacy, quelle che praticavate concionando sui social.
Perché ci siamo rassegnati a questo? Semplice: perché l'oggettiva comodità offerta dai tanti servizi digitali (dal Bancomat in giù) oltrepassa la scomodità soggettiva di studiare per capire come evitare che le nostre vite siano tracciate e dai nostri dati si estragga valore, e li si usi per condizionare le nostre scelte, a nostra insaputa.
Quindi tutti noi, che non ci prendiamo nemmeno il tempo di rifiutare i cookies sui siti dove navighiamo, o di cancellarli dalla cache del nostro PC, o più banalmente di cambiare regolarmente le nostre password, abbiamo accettato per facta concludentia di essere esposti a continue violazioni della nostra identità, della nostra persona, che oggi è anche e soprattutto una persona digitale, un nodo di relazioni (commerciali, affettive, professionali) intermediate dalla rete.
ALBERTO BAGNAI


GRANDI LEADER
Né i soldi né le intimidazioni possono fare molto per controllare i leader di alto livello: stanno cavalcando la tigre, lo sanno bene. Quindi non si possono permettere di apparire deboli o, peggio, come traditori dei loro paesi.
Tutti i leader dei paesi sono normalmente uomini solitari (molto raramente donne) circondati da persone che non hanno alcun interesse e nessuna convenienza a contraddirli.
I leader più anziani possono essere particolarmente sensibili a questo approccio e, sicuramente, invecchiando, le loro capacità mentali non migliorano.
Lev Tolstoj ci ha fornito una descrizione notevole di come Napoleone I abbia commesso errori incredibili semplicemente facendo le cose che aveva sempre fatto e poi scoprendo con orrore che queste cose non funzionavano più.
UGO BARDI


AUTOMOBILI
Domanda: “se tu fossi un dittatore buono, e potessi fare una sola cosa, senza doverne rendere conto, per migliorare il futuro dell’umanità e del pianeta, cosa sarebbe?”
La [mia] risposta è: “semplicemente abolirei l’automobile.” (...)
L’automobile ha trasformato le nostre strade da luoghi di gioco per bambini e d’incontro e festa, in posti così pericolosi che un attimo di distrazione può costarci la vita (…) A volte non si può nemmeno parlare, perché il rumore dei motori copre tutto,
Ci lamentiamo sempre della spesa bellica, che paradossalmente non fa neanche un morto all’anno nel nostro paese, mentre pretendiamo addirittura il sostegno pubblico all’auto che ne fa migliaia.
GAIA BARACETTI


SIMBOLI POLITICI
La fiamma, la falce e martello, il sol dell’avvenire, lo scudo crociato e gli altri simboli politici [del '900] furono simboli di riscatto popolare e di passione ideale e civile e restano segni di memoria storica.
I simboli sono le stimmate di un'epoca in cui la politica era una fede e non solo una carriera; una cosa seria, anche troppo.
MARCELLO VENEZIANI


SCHIAVI DELLO STATO
Cos'è esattamente uno stato? Nella versione moderna, uno stato è definito dalla terra che controlla: i suoi confini.
Ma ciò che tiene davvero unito lo stato è il suo controllo sul denaro. Lo stato emette denaro (in realtà, lo fanno le banche centrali, autorizzando anche le banche ordinarie a fare lo stesso.
Ma è comunque tutto sotto il controllo statale). Poi, lo stato si riprende il denaro che ha emesso sotto forma di tasse, multe e altre forme di estorsione.
È questo circolo vizioso che mantiene i cittadini legati allo stato in una relazione che possiamo solo definire una versione soft della schiavitù (forse nemmeno così soft). Hai bisogno di soldi per sopravvivere e l'unico modo per ottenerli è obbedire allo stato.
UGO BARDI


ELOGIO DELL'OCCIDENTE
Viviamo in un mondo piuttosto bello, almeno noi occidentali. Il piu’ sicuro di sempre, il piu’ ricco di sempre, il piu’ democratico di sempre, il piu’ equo di sempre.
Si potrebbe avere ancora di piu’, ma questo richiederebbe alcuni sacrifici ai ricchi. E i ricchi non vogliono fare sacrifici.
URIEL FANELLI

giovedì 22 dicembre 2022

Formato standard – 2

Si conclude qui il post di Marco Pierfranceschi sul concetto di normalità e di variabilità sociale. (seconda ed ultima parte).
LUMEN



<< Tornando al discorso iniziale, da dove nasce l’idea che la ‘normalità’ sia una condizione talmente desiderabile da renderla un totem, al punto da volerla forzatamente estendere all’intera popolazione? Da quale bias cognitivo emerge il Bias Culturale, promosso da partiti di destra e da molti integralismi religiosi, che bolla tali ‘devianze’ come difetti da dover ricondurre nell’alveo di una non meglio definita ‘normalità’? Nel momento in cui vengono diffuse idee in contrasto con le evidenze fattuali è chiaramente in atto un ‘processo di inganno’ .

Una buona parte dei processi di inganno si fonda su paure irrazionali. Una paura profonda è quella di essere noi stessi dei ‘devianti’, o di poterlo diventare, o che possano diventarlo persone a noi care, che dipendono da noi, o dalle quali noi stessi dipendiamo. Questo è conseguenza del fatto che le ‘atipicità’ comportano un bagaglio di difficoltà per gli individui che ne sono portatori, e nessuno desidera aggiungere ulteriori problemi a quella che è già la normale fatica di vivere. Il fatto stesso che i caratteri ‘atipici’ vengano espressi nel pool genetico in percentuali ridotte evidenzia la difficoltà che essi generano agli individui che ne sono portatori, riducendone l’aspettativa di vita ed il successo riproduttivo.

La normalità, ossia l’assenza di una qualsiasi eccezionalità, rappresenta quindi una ‘comfort-zone’ all’interno della quale le persone trovano rifugio da un’esistenza che non manca di produrre fatica e stress. L’idea di perdere tale condizione privilegiata, o che ciò accada ad una persona cara (trascinando con sé, nel disagio, l’intero nucleo familiare), è una preoccupazione diffusa. Oltre al fatto che forme estreme di scostamento dallo standard possono ben rientrare nella casistica delle patologie.

Se la comparsa di individui portatori di caratteristiche atipiche e svantaggiose ci pare ingiusta, va considerato che i processi di selezione naturale non sono modellati da esigenze etiche. In natura si producono spontaneamente individui con caratteristiche differenti, ed è solo la maniera in cui queste specificità riescono ad adattarsi alla situazione contingente a dettare la sopravvivenza o meno, ed il successo riproduttivo, del singolo individuo. Questo processo, utile e necessario a livello di gruppi e specie, comporta che molte delle ‘eccezionalità’ che si generano spontaneamente finiscano col tradursi in insuccessi, non di rado con conseguenze tragiche per i singoli individui.

Ad aggiungere ulteriore complicazione c’è l’impossibilità di tracciare un confine netto tra le ‘eccezionalità’ destinate al successo e quelle che conducono a forme di autodistruzione. A seconda del contesto sociale, o culturale, in cui vengano a manifestarsi, determinate caratteristiche fisiche e/o mentali possono condurre all’ascesa sociale o alla prematura scomparsa. Forme di irrequietezza intellettuale possono sbocciare in un talento artistico apprezzato da molti, o in una leadership carismatica, con conseguente successo sociale o, per ragioni totalmente fuori dal nostro controllo, deviare verso l’abuso di sostanze psicotrope (alcol e droghe) e addirittura condurre al suicidio.

In conseguenza di ciò, oltre alla naturale fascinazione, esiste un istintivo ed irrazionale ‘fastidio’ nei confronti degli individui con caratteristiche di eccezionalità. Fastidio che si aggrava nel caso di tratti platealmente svantaggiosi, come le disabilità fisiche o mentali, stante il riflesso istintivo ed irrazionale a temere di perdere ciò che riteniamo parte integrante del nostro essere individui, ovvero la salute fisica e mentale. (...)

Va poi considerato un ulteriore fattore di scala, generato dai processi di massificazione che hanno operato negli ultimi secoli. In una piccola comunità, il cui obiettivo è la sopravvivenza spicciola, ogni individuo trova il modo di rendersi utile, anche nella sua diversità. Per contro, in una comunità allargata e scarsamente differenziata le caratteristiche ‘eccezionali’ finiscono col generare più problemi che vantaggi, ai singoli ed alla collettività. Da ultimo, i processi industriali hanno contribuito a mettere in buona luce l’uniformità, in contrasto con l’eterogeneità.

A partire dalla rivoluzione industriale si è compreso come solo i processi ‘normalizzati’ consentano di generare i massimi livelli di produzione, attraverso le economie di scala. Costruire un singolo componente ha un costo che può essere quasi totalmente ammortizzato nel caso se ne producano migliaia, attraverso la realizzazione di processi standardizzati. Una singola vite può essere realizzata al tornio, da un operaio specializzato, e costerà in proporzione al tempo/persona richiesto. Una vite identica può essere prodotta in migliaia di copie da un macchinario (il cui costo finirà spalmato su un numero estremamente alto di esemplari, pressoché azzerandosi) ad un costo infimo, pari a poco più del valore del metallo di cui è composta.

Questi processi hanno inevitabilmente influito sulla nostra percezione del valore delle cose, che viene correlato ai metodi produttivi: ciò che viene fabbricato in serie, in copie tutte identiche, è ritenuto affidabile anche se offerto a prezzi molto bassi, perché questo è lo standard al quale l’industria ci ha abituati. Da qui a trasferire questo giudizio sulle persone il passo è breve: tutto quello che si discosti più di tanto dalla ‘norma’ viene considerato semplicemente ‘difettoso’, come se la natura (o Dio, per chi ci crede) commettesse errori nel tentativo di produrre, con uno stampino, individui tutti perfettamente identici.

Da notare che, in campagna elettorale, alle parole della Destra contro le ‘devianze’, da parte opposta (la Sinistra) si è contrapposto uno slogan parimenti privo di senso, “viva le devianze”, anch’esso frutto di una visione totalmente ideologica delle relazioni umane, ma di segno contrario. Le caratteristiche ‘eccezionali’ devono trovare accoglienza nella collettività, ma tale accoglienza non può ignorare le difficoltà ad esse connesse che ricadono, spesso con conseguenze negative, sui singoli individui e sulla loro cerchia relazionale.

Il linguaggio della politica, inevitabilmente, tende a rispecchiare il generale livello di consapevolezza collettiva. In questo caso risulta sconfortante il grado di semplificazione veicolato nella narrazione pubblica rispetto a tematiche sociali gravi e persistenti, se non addirittura in via di aggravamento. Un ulteriore riflesso di quanto lontano sia il sentire comune rispetto alle evidenze fattuali da tempo acquisite nella letteratura scientifica. >>

MARCO PIERFRANCESCHI

sabato 17 dicembre 2022

Formato standard – 1

Una società, per funzionare bene, ha bisogno di una notevole uniformità tra i suoi membri; questo è pacifico. Ma ha bisogno anche di una certa variabilità, perchè nelle situazioni di crisi le prospettive possono cambiare.
A questa contrapposizione, ed al concetto di 'normalità sociale', è dedicato il post di oggi, che riporta le riflessioni sull'argomento di Marco Pierfranceschi. Il testo (tratto dal suo blog Mammifero Bipede) è stato diviso in due parti per comodità di lettura.
LUMEN



<< Nel corso dell'ultima campagna elettorale (settembe 2022), la Destra ha suggerito l’idea di intervenire per correggere le ‘devianze’, intendendo con questo termine una serie di ‘derive comportamentali’, contrapposte ad una presunta ‘normalità’. Il punto è che discriminare la popolazione tra ‘normali’ da un lato e ‘devianti’ dall’altro è totalmente sbagliato.

In natura non esiste la normalità, semmai esiste una ‘prevalenza’ di alcuni caratteri su altri. Le caratteristiche prevalenti, in una specie, sono quelle che meglio si adattano alla situazione contingente, consentendo ai singoli individui, ai gruppi ed all’intera specie di prosperare. Tuttavia la natura, per mezzo della riproduzione sessuata e delle mutazioni casuali, si riserva margini di errore, producendo ad ogni generazione individui significativamente diversi dalla versione standard. Sono proprio questi individui che, al mutare delle situazioni contingenti, possono consentire ai gruppi cui appartengono di adattarsi e continuare a prosperare.

Per chiarire meglio il concetto citerò un esempio tratto da “L’Origine delle Specie” di Charles Darwin. La lunghezza del pelo, in una qualunque specie animale, discende in linea diretta dalle condizioni climatiche standard in cui la specie vive e prospera. Un individuo che nasca col pelo più folto soffrirà il caldo, risultando svantaggiato nella competizione per la sopravvivenza e la riproduzione. Analogamente, un individuo dal pelo più corto soffrirà il freddo, con conseguenze simili. Questa forma di svantaggio fa sì che gli individui con caratteristiche difformi dai valori ottimali non abbiano la possibilità di alterare lo standard dell’intera specie.

Tuttavia, nel momento in cui le condizioni climatiche si trovino a variare, come ad esempio all’inizio di una glaciazione, saranno gli individui dal pelo più folto ad essere avvantaggiati, a sopravvivere e a riprodursi con maggior facilità. La loro esistenza rappresenta un margine di adattabilità fondamentale per preservare la specie dal rischio di estinzione. Inoltre, specie che si ritrovino, per un qualunque motivo, a popolare habitat diversi da quello originario, superato un primo periodo di difficoltà finiscono con lo sviluppare adattamenti specifici, locali, che risultano vantaggiosi nel nuovo habitat, diversificandosi dalla linea genetica di partenza.

La diversità fra singoli individui rappresenta pertanto una necessità nei processi evolutivi, e non solo non può essere eliminata, ma è al contrario fondamentale per garantire alle specie la necessaria capacità di adattamento alle eventuali trasformazioni degli habitat ed alla competizione con specie differenti. Basterebbe già questo per bollare determinate ideologie suprematiste, basate su idee come la ‘purezza della razza’, come Bias Culturali, ma c’è dell’altro.

Quando spostiamo l’attenzione dai singoli individui alle specie sociali osserviamo che non è tanto l’efficacia individuale a rappresentare la carta vincente, dato che il gruppo (mandria, stormo, banda, tribù, piccola comunità) agisce come un sovra-individuo, integrando le capacità dei singoli membri. In natura disporre di un ventaglio differenziato di abilità rappresenta un vantaggio. Un gruppo dotato di individui con abilità diverse riesce ad essere più versatile, e meglio adattabile, di un gruppo in cui tutti sanno fare più o meno le stesse cose.

Il vantaggio di mettere a sistema le singole abilità travalica l’appartenenza di specie. Come ho osservato personalmente in Sud Africa, branchi di erbivori di specie diverse pascolano abitualmente insieme, spontaneamente integrando i differenti acumi sensoriali per meglio individuare la presenza di predatori. Animali che hanno una vista scadente (i rinoceronti) possiedono per contro un ottimo olfatto, animali che hanno un olfatto scadente possono avere un ottimo udito, animali che hanno un udito scadente possono avere una vista più acuta. All’avvicinarsi dei predatori, la prima specie ad accorgersene fugge, e in questo modo allerta tutte le altre.

Analogamente, in un gruppo di umani è vantaggioso avere un ampio ventaglio di caratteristiche individuali, con alcuni più alti della media, altri più bassi, alcuni più forti e massicci, altri più veloci, come pure avere individui che metabolizzano meglio alcuni cibi, altri con una vista superiore alla media, o con un ottimo udito, o con un olfatto sensibile. Lo stesso vale per le caratteristiche psicologiche: alcuni individui possono essere più irruenti, altri violenti, altri emotivi, altri calmi, altri razionali. Non esiste una risposta unica ed ottimale a tutti i problemi, per questo è necessario generare e conservare un ventaglio di capacità e propensioni diverse.

Se le abilità di un singolo individuo sono definite dal suo personale patrimonio genetico, le abilità complessive del gruppo sono espressione del pool genetico collettivo. Quelle abilità particolari che nel gruppo risultino carenti, diventano oggetto di attrazione e desiderio sessuale nei confronti di membri di altri gruppi, portando di norma alla formazione di coppie fra individui appartenenti a diverse comunità. (...)

In linea di massima, una collettività comprendente individui con caratteristiche fisiche e mentali disperse su un ampio ventaglio di variabilità risulta più efficiente, compatta e capace di affrontare le difficoltà rispetto ad una composta da individui simili o del tutto identici. Questo discorso vale per tutte le forme viventi.

Un ambito dove risultano evidenti le conseguenze di una ridotta variabilità genetica sono le produzioni agricole industriali, dove la disponibilità di sementi più produttive di altre ha portato all’avvento delle monocolture. La coltivazione su più ettari di terreno di piante geneticamente identiche fa sì che le piante stesse siano tutte identicamente attaccabili da un medesimo parassita, portando alla perdita di interi raccolti laddove la variabilità naturale ne avrebbe salvato una parte, quella diversamente in grado di resistere ai predatori. >>

MARCO PIERFRANCESCHI

(segue)

domenica 11 dicembre 2022

Pensierini - LII

DIFFERENZE
Che differenza c'è tra uno Scienziato, un Filosofo ed un Teologo ?
Lo Scienziato, anche quando sbaglia, parla di cose che esistono e che lui conosce.
Il Filosofo parla di cose che esistono, ma che lui non conosce (perchè non usa il metodo scientifico);
Il Teologo, infine, parla di cose che non esistono e che quindi nessuno potrà mai conoscere.
Questo non vuol dire che i Filosofi e i Teologi siano meno intelligenti. Ma solo che lavorano in modo sbagliato.
LUMEN


BELLA CIAO
La ballata popolare “Bella Ciao” è sicuramente una delle canzoni più amate dalla Sinistra italiana, che non perde occasioni per intonarla nelle sue manifestazioni, coinvolgendo festosamente tutti i partecipanti.
Il testo però, come risulta chiaramente sin dalla prima strofa, racconta della resistenza contro un invasore straniero, ovvero della difesa armata, sino alla morte, della Patria e dei suoi confini.
Il che rappresenta un ideale molto più di destra, che non di sinistra.
Come la mettiamo ?
LUMEN


ASTENSIONISMO
Riconosco che, in certi casi, ci possono essere delle buone ragioni per astenersi dal voto, ma io continuo a preferire la scheda.
Perchè 'non votare' equivale a concedere un mandato in bianco agi altri elettori, il cui voto finisce per rappresentare (involontariamente) anche me.
E questa non è una cosa che mi piaccia molto.
LUMEN


NUOVE RELIGIONI
E' opinione diffusa che le religioni tradizionali siano in crisi e che ne sorgeranno delle nuove, che però, per essere accettabili dagli uomini di oggi, dovrebbero rinunciare al teismo e ai dogmi della teologia.
Io però non credo che possa esistere una religione senza teismo, cioè senza la credenza in un essere superiore che guida il mondo, perchè la gente, da una religione, si attende proprio quel tipo di consolazione.
Inoltre non credo in una religione universale unica, minimalista, buonista ed irenica, in quanto le religioni finiscono sempre per dividere gli uomini in vari gruppi distinti (coesi all'interno, ma ostili all'esterno) e mai per unirli.
Cambieranno probabimente gli dei, i riti e le credenze, ma i meccanismi profondi, figli della nostra evoluzione, rimarranno gli stessi.
LUMEN


LEGGE ELETTORALE
Ogni legge elettorale ha i suoi pregi e i suoi difetti.
Le leggi di tipo proporzionale danno una buona rappresentatività, ma eccedono nella frammentazione, mentre le leggi di tipo maggioritario portano al difetto opposto, per cui occorre cercare una buona sintesi.
La mia (modesta) proposta è quella di un sistema proporzionale a doppio turno, con premio di maggioranza.
Il meccanismo funzionerebbe così: il 90 % dei seggi viene assegnato al primo turno col proporzionale puro; poi si va al ballottaggio tra i primi 2 partiti ed il vincitore si prende il restante 10 % dei seggi. In aggiunta, per evitare eccessive frammentazioni, si può introdurre una soglia di sbarramento minimo al 3%.
Non ci sono coalizioni forzate, non ci sono pasticci e tutto viene deciso dal voto popolare diretto, sia al primo che al secondo turno.
Mi pare una legge semplice ma efficace. E comunque migliore di quelle che abbiamo avuto in Italia negli ultimi tempi (ma ci vuole poco).
LUMEN


IMMAGINE E SOMIGLIANZA
La Bibbia racconta, nel libro della Genesi, che Dio creò l'uomo “a sua immagine e somiglianza”.
Ma allora perchè la Chiesa ci dice che Dio è puro spirito, ineffabile ed inconoscibile, se nei testi sacri viene affermato che è semplicemente uguale a noi ?
Misteri della fede.
LUMEN


PROVERBI INESISTENTI
= Tanto va la gatta al lardo, che alla fine lo mangia tutto.
= Il primo amore non si scorda mai, soprattutto se l'hai sposato.
= Can che abbaia, non piglia pesci.
= Chi ha pane non ha denti, chi ha denti preferisce i grissini.
LUMEN

domenica 4 dicembre 2022

Sacro e Religione

Sul significato del termine 'Religione' esistono due scuole di pensiero: alcuni sostengono che deve prevedere necessariamente la presenza di esseri superiori (gli Dei); altri, invece, ritengono che questo non è necessario e fanno l'esempio classico del Buddismo.
Io, si parva licet, sto con la prima interpretazione, ed infatti considero il Buddismo non una religione, ma una semplice (ed ammirevole) filosofia di vita.
E' pacifico, invece, che il concetto di 'Sacro' sia molto più ampio di quello di 'Religione', in quanto si riferisce alle radici ideali più profonde delle società umane.
A questi agomenti – di sicuro interesse per tutti - è dedicato il post di oggi, scritto da Jacopo Simonetta per il sito Apocalottimismo.
LUMEN


<< “Sacro” è un concetto che viene raramente chiamato in causa quando si parla di economia, ambiente, sostenibilità, transizione, eccetera, eppure è uno degli elementi principali in gioco ed ignorarlo è probabilmente uno dei numerosi fattori che hanno portato al fallimento di qualunque tentativo di deviare almeno una parte dell’umanità dal binario morto su cui sta rapidamente procedendo.

George Dumezil ha chiarito che, anche se la maggior parte delle fedi fanno riferimento ad una o più divinità, queste non sono essenziali giacché esistono numerose religioni che non ne hanno. Per lui la religione è dunque “una spiegazione generale e coerente dell’universo, che sostiene ed anima la vita delle società e degli individui.” Dunque altro non è che il modello mentale che usiamo per leggere e capire il mondo, decidere cosa sia bene e cosa male, cosa si debba fare in ogni evenienza della vita, anche se siamo totalmente atei.

Un punto di vista che apre molte finestre nella mente, ma cui manca un tassello: su quale fondamento e con quali materiali viene edificato tale modello? La risposta ce la dette Mircea Eliade, un altro importante studioso di mitologia e religioni.

Eliade mise infatti in evidenza il ruolo fondante del “Sacro” che, prima ancora di essere un concetto, è un sentimento, anzi una sensazione: quel misto di rispetto, sgomento e reverenziale ammirazione, talvolta di timore e finanche di pura, talaltra di incondizionata gioia che ci pervade quando ci troviamo al cospetto di qualcosa che sentiamo ci trascende. Qualcosa di fronte a cui avvertiamo con estrema chiarezza la nostra pochezza.

“Sacri” sono quindi oggetti o avvenimenti che, per qualunque ragione, anche del tutto immaginaria, avvertiamo come correlati a qualcosa di incommensurabilmente superiore alle nostre forze ed al nostro comprendonio. Per estensione, Sacro è ciò che abbiamo di più caro o che ci è più indispensabile, anche se non sempre questa identificazione è esplicita o finanche cosciente.

Per esempio, sacro può essere un luogo od un oggetto di culto, ma può essere considerato tale anche qualcosa di assolutamente laico come, ad esempio, il confine politico del proprio paese, una promessa solenne o qualunque altra cosa dia senso alla nostra esistenza. Anzi, direi che proprio il fatto il dare senso all’esistenza di individui e società è la migliore definizione disponibile di “Sacro”.

In ultima analisi, su questa base si edificano infatti non solo i rituali, sia religiosi che laici, destinati a favorirci, ma anche le scale di valore e di priorità che danno struttura ai modelli mentali da cui derivano le organizzazioni sociali ed economiche, così come le decisioni individuali e collettive. Il Sacro è dunque un prodotto dell’animo e della mente umana, ma non è per questo meno reale dal momento che non solo esiste, ma ha anche un ruolo fondamentale nel determinare le nostre scelte e la nostra condotta, di conseguenza il destino del mondo.

Certo è che, specialmente nelle società fondamentalmente atee come la nostra e molte altre, il passaggio dal sentimento del Sacro alle strutture sociali ed ai modelli politico-economici è particolarmente lungo e contorto, quasi sempre subcosciente, ma la chioma è sempre in rapporto con una radice, in una relazione reciproca in quanto non solo ciò che facciamo è influenzato dal sentimento del sacro, ma anche ciò che facciamo modifica tale sentimento e dunque il significato del corrispondente concetto.

Come fu già messo bene in luce da Feuerbach alla metà del XIX secolo, mentre la prima ondata di rivoluzione industriale sconvolgeva l’Europa e gli europei, già l’evoluzione del Cristianesimo aveva gradualmente modificato la concezione di Dio fino a farne, in ultima analisi, un’astrazione di ciò che avremmo voluto essere.

«La personalità di Dio è la personalità dell’uomo liberata da tutte le determinazioni e limitazioni della natura», per dirla con le parole del filosofo tedesco. Con l’esplodere di un progresso tecnologico senza precedenti per velocità e potenza, gli uomini hanno sentito che quelle “determinazioni e limitazioni” andavano perdendo potere e poteva quindi essere immaginato un tempo lontano nel futuro, ma possibile, anzi garantito, in cui sarebbero scomparse, facendo dei noi stessi degli dei.

Quando tutto ciò che più ci affascina, che più amiamo o temiamo, quando tutto ciò che riteniamo identitario ed irrinunciabile è opera nostra, è ovvio che il Sacro diviene qualcosa che si riferisce a noi stessi, non singolarmente come individui, ma collettivamente come “umanità”. Insomma, non è più Dio a creare l’uomo a propria immagine e somiglianza, bensì l’uomo ad immaginare Dio come una sublimazione di sé stesso. “Homo homini Deus est: ecco il principio pratico supremo; ecco la svolta decisiva nella storia del mondo.” Concludeva Feuerbach, poco meno di due secoli or sono.

Il che non significa che Dio, o gli Dei, non esistano; significa che, anche chi pensa di venerare una divinità, quasi sempre sta invece venerando la sua stessa stirpe. Oramai restano solo le grandi catastrofi naturali, come uragani e terremoti, per farci avvertire quel senso di vulnerabilità ed impotenza che i nostri avi chiamavano “Timor di Dio”.

Il “Sacro” è dunque qualcosa di totalmente spirituale, ma gravido di conseguenze molto patiche e materiali perché, se si cessa di avere fede in forze a noi superiori e si ripone ogni speranza nelle “illimitate potenzialità della mente umana”, non solo qualunque azione diviene legittima se porta un beneficio che sia, o possa essere spacciato come utile all’Umanità. Si perde altresì la speranza che una divinità benevola possa salvarci, magari anche solo dopo la Morte ed appunto il totale, isterico rifiuto della Morte (la più evidente di quelle “determinazioni e limitazioni“ di cui parlava Feuerbach) è infatti uno dei segni distintivi della civiltà globalizzata attuale.

Beninteso, morire non è mai piaciuto a nessuno ed il mistero dell’Aldilà ha sempre suscitato inquietudine e finanche terrore, ma noi, a differenza di altri, non abbiamo più neppure la consolazione di immaginarlo un Aldilà, bello o brutto che sia. Alla fine, il nichilismo rimane l’unica consolazione possibile a sé medesimo. >>

JACOPO SIMONETTA

domenica 27 novembre 2022

Ne Bis in Idem

Uno dei principi fondamentali del diritto romano è il divieto delle duplicazioni inutili, ben descritto dalla formula “Ne bis in idem”.
Un principio che dovrebbe valere non solo per il diritto civile e penale, ma anche per quello costituzionale, vietando l'esistenza in uno Stato di due organi uguali.
L'Italia, però, ha deciso di fare eccezione, con il cosiddetto bicameralismo perfetto previsto dalla nostra Costituzione, una anomalia che non solo non è mai stata corretta, ma che è diventata oggi ancora 'peggiore' di prima.
A questo argomento è dedicato il post di oggi, scritto da Paolo Balduzzi per il sito 'La Voce Info'.
LUMEN



<< Il 22 dicembre del 1947 veniva approvata la Costituzione della Repubblica Italiana, la legge fondamentale del nostro Paese. Pochi giorni dopo, il 27 dicembre dello stesso anno, la Costituzione viene promulgata e infine entra in vigore dal 1° gennaio 1948. Nella sua versione originaria, la Carta era composta da 139 articoli (gli articoli 115, 124, 128, 129 e 130 sono stati in seguito abrogati) e da XVIII disposizioni finali e transitorie.

Gli articoli dedicati al Parlamento, cioè all’organo legislativo, sono quelli compresi tra il 55 e l’82. Il sistema parlamentare italiano è stato definito bicameralismo perfetto, in quanto Camera e Senato hanno esattamente gli stessi compiti. Ciò per esplicita scelta dell’Assemblea costituente che, dopo un lungo dibattito sull’opportunità o meno di avere due camere, decise a favore di un Senato della repubblica che facesse da bilanciamento alla Camera dei deputati.

Tra i principali elementi di differenziazione delle due camere, ne spiccavano tre. Il primo era dato dalle età di elettorato attivo e passivo (art. 57), fissate rispettivamente a 25 e a 40 anni, contro la maggiore età e i 25 anni per la Camera (artt. 48 e 56). Questo articolo è stato modificato con legge costituzionale 1/2021 che ha ridotto l’età di elettorato attivo alla maggiore età (18 anni), equiparandola a quella delle Camera dei deputati.

Il secondo elemento di differenziazione era (ed è) la previsione che il Senato sia “eletto a base regionale” (art. 60). Si tratta di una differenza originata dal dibattito in Assemblea che, per alcuni suoi membri, prevedeva la possibilità che il Senato diventasse, totalmente o parzialmente, un’assemblea eletta dalle autonomie regionali. In altre fasi del dibattito, il comma sarebbe stato necessario per garantire a ciascuna regione un numero minimo di Senatori. Oggi, la “base regionale” di fatto condiziona solo la necessità che i confini dei collegi elettorali per il Senato non travalichino i confini regionali.

Infine, altro rilevante elemento di differenziazione era la durata del mandato, che fino alla legge costituzionale n. 2/1963 era di sei anni per il Senato e di cinque per la Camera (art. 60). Anche se, a dire il vero, in quei quindici anni, il Senato venne sempre sciolto insieme alla Camera dei deputati (due scioglimenti). Vale la pena di ricordare che la riforma costituzionale del 2016, poi bocciata dal referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, pur non eliminando del tutto il Senato, conteneva un parziale superamento del bicameralismo.

Per la prima volta nella storia repubblicana, nelle elezioni del 25 settembre [scorso] ha votato per il Senato e per la Camera dei deputati lo stesso corpo elettorale, composto da tutti i cittadini maggiorenni. Ciò è stato possibile a seguito dell’approvazione della già citata legge costituzionale 1/2021.

Per quanto riguarda la legge elettorale, a entrambe le camere si applica la Legge 165/2017 (cosiddetto “Rosatellum”), che non prevede differenze sostanziali salvo quelle (minime) sulla ripartizione dei seggi tra le liste, che avviene su base nazionale per la Camera e invece su base regionale per il Senato, e sulla presenza di una soglia di sbarramento anche a livello regionale per il Senato. (...)

Date queste premesse, ha senso chiedersi se i risultati elettorali siano stati diversi oppure no. E la risposta è, poco sorprendentemente, no. (…)

Il tasso di partecipazione è stato identico per Camera e Senato (63,91 per cento e 63,90 per cento rispettivamente). Le percentuali di voto ottenute dai partiti sono praticamente le stesse. A parte rare eccezioni (...), gli stessi partiti che hanno eletto deputati hanno ottenuto anche dei senatori. Il peso percentuale dei gruppi parlamentari nelle due camere è virtualmente uguale. Che senso può avere una situazione del genere?

Una legge per essere approvata deve ottenere il voto favorevole di entrambe le camere. È vero, queste sono composte da individue differenti. Ma allora, si potrebbe argomentare, anche la stessa Camera dei deputati è composta da 400 individui differenti e liberi. Analogamente per la fiducia da votare all’esecutivo. Superare il bicameralismo non è una questione di costi: andrebbe benissimo sostituire due camere da 400 e 200 membri rispettivamente con una da 600.

E, in fin dei conti, non è nemmeno una questione di bicameralismo: se le due assemblee avessero elementi che le differenziano in maniera sostanziale, il meccanismo di “check and balances” avrebbe un senso. Senso che invece non c’è in una situazione del genere. Oggi ci sono certamente altre priorità; ma entro fine legislatura, forse, la questione del destino del Senato andrà definitivamente affrontata. >>

PAOLO BALDUZZI

lunedì 21 novembre 2022

Punti di vista – 29

IL PAPA E GLI ANIMALI
Il Papa ha dichiarato: “Amare troppo gli animali è idolatria e paganesimo”. Papa Francesco parla di “culle vuote e cucce piene”, in riferimento al fatto che le coppie stiano sostituendo i figli con gli animali.
Il Papa, vivendo in una bolla dorata, non si rende conto che in realtà il calo demografico è dovuto prevalentemente ad un sistema sociale ed economico che rende sempre più difficile sentirsi stabili e al sicuro.
Le cause sono da ricercare nella sfiducia che hanno le persone verso il futuro, non certo negli animali. Senza contare inoltre le coppie che per scelta preferiscono semplicemente non avere figli.
Ogni uomo e ogni donna hanno tutto il diritto di scegliere se realizzare se stessi procreando o seguendo altre inclinazioni. Avere figli è un dono, per se stessi e per la comunità, ma l’essere umano non è bestiame, un uomo non è solo un dispensatore di seme, né la donna solo un’incubatrice.
L’essere umano ha molti modi per creare ed esprimere se stesso, attraverso la meraviglia della procreazione ma anche attraverso molte altre cose splendide che può fare nella propria vita.
Aver cura degli animali non è dunque idolatria, è semplicemente amore, un amore che possiamo dare sia a loro che ai nostri figli.
Sono dell’idea che sia sbagliato “umanizzare” troppo gli animali, perché per il bene stesso dell’animale dobbiamo rispettarne la natura senza asservirlo ai nostri capricci, ma amare le creature della terra è tutto fuorché un male.
NATURA MIRABILIS


INNOVAZIONE
Sinora ho visto crescere l’innovazione non secondo le regole di mercato, ma contro il mercato, o addirittura malgrado il mercato. 
Vedo cioe’ il mercato come sabotatore sistematico o come avversario dell’innovazione tecnologica moderna (non e’ sempre stato cosi’) mentre il regolatore, spesso introducendo regole limitanti (come le regole di sicurezza nelle auto, per esempio) costringe i produttori ad evolvere i propri prodotti.
Per esempio, sinora si e’ fatta molta ricerca, a parole, sulle caratteristiche di risparmio energetico, ma in realta’ erano cambiamenti cosmetici fatti per soddisfare il regolatore. Lasciate che arrivi un inverno di aumenti e vedrete che finalmente gli industriali cominceranno a lavorare davvero sulla resa energetica di ogni cosa. E cosi’ via.
Ma sul mercato, se provate ad introdurre un nuovo prodotto, incontrerete solo resistenza. L’imprenditore non lo vuole perche’ non vuole investire, il manager non lo vuole perche’ non lo capisce e perche’ e’ corrotto dal fornitore esistente, il dipendente non lo vuole perche’ vuole fare la stessa cosa tutta la vita. Ma le nuove aziende, che nascono oggi, comprano direttamente l’ultima uscita, e quindi piano piano le cose cambiano.
Tutto funziona come il riempimento di una diga: tutte queste forze reazionare spingono i mercati a fermare la rivoluzione di una nuova tecnologia, sino a quando succede che la diga si riempie e trabocca: e allora arriva l’ondata che travolge tutto.
URIEL FANELLI


DEEP STATE
Gli anni del Covid sono stati il più grande trionfo dello Stato amministrativo da quando Luigi XIV costruì Versailles.
Lo Stato amministrativo è il meta-strato dello Stato politico che si immagina invulnerabile alla supervisione giuridica e legislativa. Si considera anche immortale: non può morire, indipendentemente da chi viene eletto.
Questo strato dello Stato ha assunto gradualmente sempre più potere negli ultimi cento anni di guerre e altre crisi, compresa quella attuale con le malattie pandemiche. (...) Con il Covid ha avuto la sua giornata campale, guadagnando potere, emanando editti e ottenendo nuovi finanziamenti.
Non è una “teoria della cospirazione” osservare che questa tendenza esiste e che lo Stato ha i suoi interessi che non sono sempre perfettamente in accordo con l’interesse pubblico.
JEFFREY TUCKER


MARXISMO
Il marxismo non è affatto in primo luogo, come molti pensano, una dottrina economica. È innanzi tutto una teoria sociale il cui nocciolo è “l’umanesimo marxista”.
A parere di Karl Marx, la società nata dalla rivoluzione industriale e dalla Rivoluzione Borghese del 1789, si è rivelata ingiusta. Questo filosofo aveva sotto gli occhi la Germania e la Francia della metà del XIX secolo e se le rappresentava come un sistema in cui panciuti borghesi capitalisti se la godevano mentre i proletari sudavano per un tozzo di pane.
Egli piangeva soprattutto sui contadini che lasciavano le campagne per divenire gli schiavi dei nuovi opifici. Dimenticando che, se i contadini lasciavano le campagne per le fabbriche, era perché nei campi si faticava di più e si guadagnava di meno.
A Marx andava per traverso che nell’industria guadagnasse più di tutti proprio il padrone, colui che, pur avendo fondato l’impresa, ora non lavorava. E questo gli pareva ingiusto Al filosofo, a quanto pare, non passò mai per la mente il concetto di “rischio di impresa”.
GIANNI PARDO

mercoledì 16 novembre 2022

L'uomo invisibile

In mezzo a tanti argomenti seri ed a volte drammatici, ogni tanto ci vuole un post più leggero, tanto per rilassarsi un poco
Oggi pertanto ho deciso di pubblicare un breve, delizioso racconto del grande umorista Achille Campanile, dedicato al famoso dandy inglese Lord Brummel.
Il pezzo è tratto dal volume 'Vite degli Uomini Illustri'. Buon divertimento.
LUMEN


<< Lord Brummel, che dell’eleganza aveva fatto la propria ragione di vivere, aveva di essa un famoso concetto: la suprema eleganza consiste nel vestire in modo che non si venga notati. Donde, la sua notorietà.

Si sa che quando un amico, incontrandolo, gli diceva: “Come siete elegante”, l’elegantissimo Lord esclamava sgomento: “Mi si vede forse qualche cosa?”, e correva a cambiarsi. È incredibile le pene che provava quando nelle cronache mondane leggeva: “Notato tra i presenti Lord Brummel”. Ne faceva un
casus belli.

Era tale la sua eleganza che a lungo andare i cronisti mondani finirono per scrivere nei resoconti dei ricevimenti e delle feste aristocratiche: “Non notato, fra gli intervenuti, Lord Brummel, benché ci risultasse presente”.

Ormai tutti sapevano che l’eleganza di Brummel consisteva in questo e - come sempre accade – anch’egli ebbe imitatori. Talché spesso nelle riunioni degli elegantissimi i cronisti dovevano scrivere: “In questa festa mondana non siamo riusciti a notare nessuno, tanto erano eleganti tutti, di quella speciale eleganza che consiste nel non farsi notare”.

Naturalmente, anche fra gli imitatori, Lord Brummel era quello che meno si faceva notare. Nessuno riuscì mai a uguagliarlo in quest’arte difficile e raffinata. “Non notato nessuno” scrivevano sovente i cronisti; “quanto a Lord Brummel, addirittura impossibile scoprirlo”.

Quando l’elegantissimo s’accorse che tutti più o meno l’imitavano su questo terreno, riuscì a batterli con mezzi talvolta sleali. Un giorno, per esempio, in una festa a Corte, per non essere notato si nascose sotto una tavola. “Che fa, Vostro Onore, qui?” gli chiedevano i camerieri. E lui: “Non mi tradite. Sono qui per non farmi notare”.

Giunse a dei travestimenti. Nelle feste di dame si vestì talvolta da donna per passare inosservato. Se faceva il suo giro di beneficenza tra i poveri del rione, per non essere notato si vestiva da pezzente. Quando s’accorse che con questa storia di non farsi notare era diventato celebre, fu per lui una mazzata sul capo. Dovunque andava, sentiva mormorare: “Quello è Lord Brummel. Guarda, guarda come non si nota!”. E tutti se l’additavano bisbigliando: “È straordinario, non si nota affatto”.

Quando usciva di casa, la folla si stringeva intorno a lui per ammirare l’uomo che non si notava. Codazzi di gente lo seguivano attraverso la città per godere lo spettacolo di Lord Brummel che passava inosservato. Questo fu il supremo trionfo dell’eleganza di Lord Brummel intesa a non dare nell’occhio. I cronisti scrivevano: “Notato, per il modo come riusciva a non farsi notare, Lord Brummel”.

Brummel, però, non era felice. Deperiva. Non sapeva più come fare per non essere notato. Finì per non uscire più di casa. Ma i familiari l’osservavano. Dava nell’occhio con quello starsene tappato in casa per non essere notato.

Giunse a restare in letto, col capo sotto le coltri. La mattina il vecchio servitore gli portava la cioccolata: dov’è andato? Non c’è. Il letto presentava un rigonfiamento sospetto. Eccolo! Lord Brummel, zitto, lasciava palpeggiare e non si muoveva. “È lui o non è lui?” Il servitore tirava via le coperte e Brummel appariva rannicchiato. “Maledetto,” borbottava “mi ha notato.”

Vedendo che non riusciva a non farsi notare, s’ammalò di crepacuore. Il medico lo notò. Morì. La cosa non passò inosservata: fu chiuso in una cassa. Per disposizione testamentaria, Lord Brummel, dando ancora un’ultima prova di buon gusto, aveva voluto che il funerale passasse inosservato. La cosa incuriosì talmente che tutta Londra era lì a vedere come riusciva bene a passare inosservato. >>

ACHILLE CAMPANILE


giovedì 10 novembre 2022

Il Grande Fratello

Il post di oggi è dedicato alle modifiche psicologiche che una dittatura apporta, più o meno consapevolmente, al modo di pensare dei suoi cittadini.
Siccome l'uomo è un 'animale' sociale altamente adattabile, vivere in una situazione continua di 'paura politica' finisce per modificare la psicologia delle persone, anche nelle situazioni di vita quotidiana, che di politico non dovebbero avere nulla.
Il testo, provocatorio ma interessante, è tratto dal blog di Uriel Fanelli.
LUMEN


<< Chi crede che il “totalitarismo” sia una cosa che il dittatore fa al paese, usando polizia politica, violenza e propaganda, non ha capito niente. Il dittatore come prima cosa e’ un leader. Ed essendo un leader, come dice Weber, non fa altro che trasformare il gruppo cambiandone la cultura. La conseguenza piu’ immediata e’ che i cittadini partecipano alla dittatura. TUTTI (tranne i perseguitati politici, che pero’ hanno vita breve).

Bisogna quindi chiedersi come un totalitarismo cambi le persone. Vivere in un totalitarismo significa che bisogna dire solo quello che lo stato decide vada detto. Siccome di solito e’ diverso dalla verita’, dire la verita’ diventa pericoloso. Lo stato PUNISCE chi dice il vero.

Quando la mente umana vive molti anni in questa situazione, inizia ad associare la verita’ al pericolo. Di conseguenza, il cervello comincia sentirsi al sicuro quando la persona mente, mentre si sente in pericolo quando dice la verita’. Come risultato, anche nella vita quotidiana, mentire diventa endemico E patologico. (...)

Il cervello (del cittadino) si abitua a pensare che dire la verita’ e’ pericoloso. Quando dice la verita’, diventa nervoso, si sente a disagio, in pericolo, il suo cervello rilascia dopamina e adrenalina. Al contrario, quando mente il suo cervello rilascia serotonina, si aggiunge ossitocina, e il tutto lo premia con una sensazione di sicurezza.

Quindi mente, anche quando non ne ha bisogno, quando non ci guadagna nulla, quando non ha senso farlo e non ha niente da nascondere. La prima cosa da capire e’ che dopo anni di totalitarismo, tutti mentono a tutti sempre. La psicologia cambia, e con essa il comportamento quotidiano delle persone. Non importa con chi parliate: vi diranno 'balle', sempre. Almeno un pochino, per sentirsi meglio.

Il secondo punto di un sistema totalitario e’ “la vita sociale come gioco a somma zero”. Significa che se una sera sentite la polizia politica che entra nel vostro condominio, il vostro primo problema e’ “vengono a prendere me? Qualcuno mi ha denunciato? Mi e’ scappata la verita’?”. Quando la polizia politica porta via il vostro vicino di pianerottolo, voi proverete un senso di sollievo: meglio a lui che a me. E non farete nulla per non fare la stessa fine.

Il problema di un cervello che prova sollievo quando ad un altro succede qualcosa di male, e’ che piano piano la sofferenza altrui vi riempie di sollievo. Non di gioia: ma di sollievo si. Significa che quando sentite dire che il vostro esercito bombarda una citta’ (straniera) o ne massacra la gente, allora pensate “meglio a loro che a me”. Questo comportamento diventa un riflesso, e il risultato e’ che la smettete di provare empatia. Anzi, vedere qualcuno cui succede qualcosa di male vi fa sentire sollievo. In un regime totalitario, la mente dei cittadini cambia e soffoca l’empatia: nessuno aiuta mai gli altri.

Il terzo effetto si ha sull’autostima, ovvero una delle caratteristiche che sono alla base della cosiddetta “dignita’”; la considerazione di se’ stessi. Il problema opera come fa con la verita’: cosi’ come la verita’ e’ pericolosa perche’ chi la dice viene punito, la dignita’ e’ pericolosa perche’ i regimi totalitari sono estremamente gerarchici ed esercitano il potere in maniera visibile, vessando i cittadini.

Questo fa si’ che la dignita’ stessa sia un pericolo, come succede per la verita’. Ribellarsi e’ un pericolo, mentre chinare la testa ti salva la vita. I leccaculo vanno avanti, quelli che si sottomettono vanno avanti. Non sottomettersi, non leccare culi, e’ pericoloso. La mente delle persone, come fa con la verita’ che ho descritto sopra, inizia ad associare dignita’ a pericolo. Quando si presenta la possibilita’ di dover scegliere per la propria dignita’, PRIMA, la mente comincia a cercare una via di uscita.

Chi nasce e cresce in un paese totalitario normalmente non vede nulla di strano nel perdere la dignita’, adulando, sottomettendosi. La mente umana e’ fatta per PREVEDERE i pericoli. Quando dico che le persone associano la verita’ e la dignita’ al pericolo intendo dire che poi le persone si comportano come chi associa il lupo al pericolo: alla minima traccia, cambiano strada. In anticipo, PRIMA di vedere il lupo.

Ovviamente, il risultato e’ che la persona cresciuta in un luogo del genere assume delle caratteristiche che noi consideriamo molto deprecabile. Chi e’ cresciuto in un paese totalitario ci appare, per forza di cose, come un miserabile bugiardo patologico, che non ha alcuna dignita’ ne’ amor proprio, ed e’ privo dei minimi requisiti di umanita’ ed empatia. >>

URIEL FANELLI

giovedì 3 novembre 2022

Pensierini – LI

AUDACIA
Come si fa a distinguere un comportamento audace da uno sconsiderato ?
E' semplice: basta vedere l'esito finale: se l'esito è positivo si tratta di audacia, se è negativo di stupidità sconsiderata.
E se uno vuole saperlo prima ? Purtroppo non si può, perchè le due situazioni, viste col senno di prima, sono indistinguibili tra loro.
LUMEN


POLITICI E IDEALI
In merito al rapporto tra 'uomini politici' ed 'ideali' esistono due scuole di pensiero.
Secondo alcuni, credere intimamente nell'ideale proclamato rende il politico più credibile e carismatico, e quindi gli consente un successo maggiore.
Secondo altri, gli ideali personali sono solo una palla al piede, perchè limitano la sua capacità strategica e la disponibilità ai compromessi più utili.
Io sto con la seconda.
LUMEN


WESTERN
Da ragazzo, e per un certo periodo anche da adulto, sono stato affascinato dalle storie western (cinema e fumetti), che per la mia generazione erano il simbolo stesso dell'avventura.
Poi ho scoperto che quel'epopea era solo il racconto mitizzato di un genocidio.
Non voglio gettare la croce sui coloni europei che occuparono l'America, perchè tutti i popoli, di tutti i tempi, si sono macchiati di genocidio ogni volta che ne hanno avuto l'occasione e la convenienza.
Ma, adesso che lo so, non posso più appassionarmi alle storie western.
LUMEN


GENTILEZZA E GENEROSITA'
Essere gentili vuol dire aiutare gli altri senza sacriicio per se stessi, mentre essere generosi vuol dire toglere a se stessi per dare agli altri.
Le persone generose fanno di più per gli altri e sono sicuramente più ammirevoli di quelle gentili; però essere gentili è molto più facile che essere generosi.
E sono convinto che un mondo fatto di persone gentili sarebbe già molto migliore di quello attuale.
LUMEN


BENE COMUNE
Si dice che lo scopo dei governanti, se capaci e onesti, è quello di realizzare il bene comune. Ma è davvero possibile ?
Il bene comune è un termine ambiguo, che non è possibile definire con precisione, perchè la società è fatta di classi e categorie, che hanno esigenze molto diverse tra di loro, e quindi accontentare tutti risulta materialmente impossibile.
Sarà sempre necessario che qualche categoria si sacrifichi di più per gli altri, ma nessuna vuole essere quella prescelta.
Con tanti saluti al mitico bene comune.
LUMEN


SCHIAVITU'
La cosa peggiore che si possa dire dell'umanità è che abbia concepito, e praticato per molti secoli (anzi millenni), l'orrore della schiavitù.
Ed anche ora, che questa pratica pare debellata (ma forse più per l'intervento delle moderne tecnologie, che non per bontà), in realtà è solo rimasta sottotraccia.
Ed è pronta a riemergere non appena le condizioni di vita dovessero regredire.
Davvero molto triste.
LUMEN


CONDOTTIERI
La storia militare ci insegna che, per i soldati al fronte, i propri generali sono molto più pericolosi dell'esercito nemico.
Perchè le loro decisioni, essendo motivate da interessi superiori, considerano quasi sempre le proprie truppe come un elemento sacrificabile.
Eppure, il mito del 'Grande Condottiero', adorato dalle sue truppe che lo seguirebbero in capo al mondo, resiste imperterrito nei secoli.
Forse si tratta di uno di quei classici casi in cui l'evoluzione ha posto gli interessi del pool genico davanti a quelli del fenotipo.
LUMEN

 

giovedì 27 ottobre 2022

Caccia alle streghe ed altri orrori

Se ci si chiede cosa sono disposti a fare gli esseri umani (almeno i peggiori tra essi) per ottenere un vantaggio materiale, la risposta della storia è desolante: sono disposti praticamente a tutto, a qualsiasi violenza ed a qualsiasi crudeltà nei confronti dei loro simili.
Ce ne parla Ugo Bardi in questo inquietante articolo (tratto dal suo blog), che parte dalla ben nota 'caccia alle streghe' per giungere a considerazioni più generali.
LUMEN


<< Se pensiamo alla storia delle cacce alle streghe del XVI-XVII secolo in Europa, l'impressione più comune è che la tipica strega fosse una vecchia megera che viveva in una capanna ai margini del villaggio, sola con un gatto nero. Ma no, non era così. Forse questo tipo di persone marginali venivano occasionalmente uccise come streghe, ma non erano le vittime usuali.

In realtà la caccia alle streghe aveva una forte componente monetaria e spesso veniva praticata con l'obiettivo di lucrare sulla confisca dei beni delle vittime. Non erano donne povere e indigenti ma, piuttosto, membri della classe mercantile in Europa, a quel tempo in crescita. 

L'aspetto redditizio della caccia alle streghe è stato spesso ignorato dagli storici, ma è stato rivalutato ed evidenziato negli ultimi tempi. (...) La caccia alle streghe [infatti] non si faceva - o si faceva raramente – dove il governo non permetteva la confisca dei beni delle vittime. Uccidere le streghe, quindi, era una delle tante forme di rapina legalizzata nella storia.

È una storia affascinante che ha a che fare con la nascita del capitalismo in Europa. Durante il XVI e il XV secolo, l'Europa si stava spostando da un'economia agricola quasi pura a un'economia commerciale e industriale che prevedeva la formazione di una classe mercantile che si sarebbe impegnata in attività come il prestito di denaro, la produzione di medicinali, e altri servizi.Fu tra i membri di questa nuova classe che furono trovate le "streghe".

L'aristocrazia terriera d'Europa trovò conveniente usare le tecniche di propaganda dell'epoca per sollevare la plebaglia contro questa nuova classe media e incorporarne i beni. È stata una lotta di classe che si è estinta solo quando la classe media è cresciuta a un livello di ricchezza e potere tale da poter rifiutare di essere vittimizzata.

Un paio di secoli dopo, con la rivoluzione francese, fu il turno della classe mercantile di prendersi una meritata vendetta sulla nobiltà agraria, che fu sterminata in massa senza neanche bisogno di accusarli di stregoneria. La caccia alle streghe, quindi, era solo uno dei tanti casi in cui il trasferimento di ricchezza non era ottenuto dal commercio ma dallo sterminio.

Possiamo trovare molti esempi nella storia in cui una popolazione in espansione ha invaso la terra di un'altra popolazione, l'ha sterminata (perlomeno i maschi) e si è presa la terra (e spesso le donne). Un caso particolare è quando lo sterminio viene effettuato contro persone che appartengono, almeno in teoria, alla stessa società degli sterminatori.

La caccia alle streghe ne fu un esempio, ma la madre di tutti gli stermini fu quella degli ebrei in Germania durante il regime nazista. Le ragioni ideologiche della persecuzione degli ebrei erano prominenti nei media e nella storiografia successiva, ma il fattore che spinse lo sterminio fu che gli ebrei erano relativamente ricchi e che le loro proprietà potevano essere confiscate a beneficio degli sterminatori.

Altrimenti, non si troverebbe una logica nelle azioni del governo tedesco che incoraggiava lo sterminio di una categoria di persone che sarebbe stata utile allo sforzo bellico (gli ebrei tedeschi avevano combattuto per la Germania durante la prima guerra mondiale). Ma, chiaramente, lo sterminio portava un beneficio economico immediato agli sterminatori.

Ci sono altri esempi di questo tipo, tra cui lo sterminio dei Catari europei (una setta cristiana) in Europa (1209-1229 d.C.), quello degli Armeni all'inizio del XX secolo, i Ruandesi, i Cambogiani e molti altri . L'ultimo caso è l'accusa fatta in questo periodo al governo cinese di sterminare gli Uiguri, una popolazione che vive nello Xinjiang, una provincia nord-occidentale della Cina.

Senza entrare nei dettagli, possiamo dire che tutti questi stermini hanno diversi punti in comune.
1. Un sottogruppo relativamente ricco della società che può essere identificato da tratti fisici, linguistici o culturali, sufficientemente ampio da dare un buon reddito se sconfitto e depredato dei suoi beni.
2. Una situazione economica, sociale o militare difficile che porta i gruppi dominanti a cercare nuove risorse.
3. La mancanza di efficaci capacità di difesa militare da parte del sottogruppo.

Se queste condizioni sono verificate, è forte la tentazione per un governo o per un potente gruppo politico di sfruttare la situazione convincendo le persone che il sottogruppo è composto da persone malvagie: rubano i bambini, ti lanciano incantesimi, mangiano cose disgustose, puzzano, qualunque cosa. Dopo una campagna propagandistica sufficientemente intensa, si può passare all'eliminazione fisica della categoria e i loro beni possono essere confiscati. >>

UGO BARDI

sabato 22 ottobre 2022

Il dominio della Finanza

E' sotto gli occhi di tutti – almeno per chi è disposto a guardare la realtà - il rapporto di progressiva subordinazione che si è creato tra la finanza (che comanda) e l'economia (che invece ubbidisce).
Si tratta di una subordinazione pericolosa per la ricchezza delle nazioni, perchè la finanza (diventata ancora più forte con la globalizzazione) porta inevitabilmente con sé speculazione, distorsione dei mercati e precarietà.
Le riflessioni, opera di autori diversi, sono tratte dal web.
LUMEN


FINANZA PADRONA
Provate a verificare e troverete che tutto, o quasi tutto, è in mano a tre o quattro colossi economico-finanziari: si tratta di società di investimento quali Vanguard (che gestisce circa 7,5 migliaia di miliardi di dollari), Black Rock (il cui patrimonio complessivo amministrato è di oltre 10.000 miliardi di dollari, di circa 1/3 in EU) e State Street.
Esse di fatto possiedono, essendone i principali azionisti con in media il 20% del capitale, tutte le più importanti aziende a livello mondiale: JP Morgan, Goldman Sachs, Visa, American Express, Apple, Microsoft, Intel, IBM, Walt Disney, Coca Cola e Pepsi Cola, Mc Donalds, Walmart, Nike, Pfizer, Johnson & Johnson, Procter & Gamble, Chevron, Exxon-Mobil, Boeing, solo per fare alcuni esempi.
Esse non sono affatto, in competizione fra loro come vorrebbero farci credere nell’era del “libero mercato globale”, bensì rappresentano un’unica merce da consumare, uno stesso nutrimento da assumere a livello di massa nell’illusione di poter scegliere tra cose diverse e presunte gradazioni di qualità.
Si tratta del controllo totale a livello planetario di tutti i settori strategici quali alimentazione, farmaci e cura della persona, energia e combustibili, informatica e telecomunicazioni, economia-banche e finanza.
STEFANO FALCINELLI


SCORTE DI MAGAZZINO
Dall’inizio degli anni ’90 la parola d’ordine tra l’industria, alcuni governi e anche alcune organizzazioni di servizi non profit è stata “snello” (“lean”). Gestire organizzazioni snelle – [senza scorte di magazzino - NdR] – è stato un modo per migliorare la redditività, riducendo i costi e snellendo i processi per far sì che le organizzazioni facciano di più con meno. (...)
Si pensa che la civiltà, cioè la congregazione di persone in grandi insediamenti che chiamiamo città, debba le sue origini in parte all’invenzione dell’agricoltura. Coltivando eccedenze di colture alimentari, gli agricoltori hanno permesso la creazione di una classe urbana non agricola che si è impegnata in tutti i tipi di attività culturali, governative e commerciali.
Queste attività ora occupano la stragrande maggioranza delle persone nelle economie avanzate.
Di anno in anno i nuovi insediamenti delle antiche civiltà assicuravano la loro continuità attraverso una misura molto importante: l’immagazzinamento delle colture alimentari in eccesso, specialmente il grano. Questo permetteva di sopravvivere a un cattivo raccolto o anche due o tre senza affrontare il collasso.
Che suprema ironia quindi che la conditio sine qua non della civiltà – mantenere un deposito di materiali essenziali – sia considerata ai nostri giorni una fonte di inefficienza e di spreco da evitare a tutti i costi.
KURT COBB


SPECULAZIONE E GUERRA
Che la guerra favorisca la speculazione è una banalità di cui tutti possono rendersi conto. Le cronache della Prima e della Seconda guerra mondiale, bastano e avanzano. Già ai primi di giugno del 1915, quando l’Italia era entrata in guerra da appena una settimana, iniziarono le prime segnalazioni di negozi che speculavano sul prezzo del grano e dei suoi derivati. Fu l’inizio di un disastro.
Si dirà che stavolta è diverso, visto che per ora non abbiamo soldati al fronte. In realtà tutta questa differenza non esiste. E’ vero, per ora non ci sono soldati a morire, ma le sanzioni sono una forma di guerra, ed il loro effetto ci sta tornando addosso.
Le speculazioni belliche nascono principalmente dalla scarsità di determinati beni causata dal conflitto. Inoltre, oggi più di ieri, la guerra è un fatto economico oltreché militare. In generale, dunque, la speculazione ama la guerra.
LEONARDO MAZZEI


GLOBALIZZAZIONE EUROPEA
Alcune recenti questioni mettono in discussione due caratteristiche fondamentali dello sviluppo della globalizzazione, questa volta soprattutto europea: l’importazione di beni a basso costo (Cina) e l’importazione di energia a basso costo (Russia).
Le sanzioni, ora, non fanno che peggiorare la situazione in quanto si favorisce direttamente il consolidamento dell’asse russo-cinese sul piano industriale ed energetico.
Già la Cina ha (ancora non per molto data la nostra politica deflattiva) un costo del lavoro più basso, ora avrà anche un costo energetico più basso, in quanto molte delle fonti di energia che prima vendeva a noi ora la Russia le vende scontate alla Cina e anche all’India.
Come noi cerchiamo fornitori alternativi (come se alcuni paesi dell’Africa fossero politicamente più stabili della Russia…), anche l’Orso cerca acquirenti alternativi. Avremo cioè molti prodotti “Made in China with Russian energy”, con una perdita di competitività delle nostre imprese.
GABRIELE GUZZI

domenica 16 ottobre 2022

Geotermico vs. Nucleare

Il post di oggi è dedicato alle prospettive energetiche dell''Italia, esaminate da un punto di vista  oggettivo, cioè alla luce dei dati tecnico-scientifici in nostro possesso.
Il testo – tratto dal blog di Uriel Fanelli – mette a confronto le residue nostalgie nucleari con l'intrigante novità del 'Geo-Termico': una fonte che potrebbe diventare la 'punta di diamante' di tutte le nostre energie rinnovabili, a patto di trovare gli agganci politici giusti.
LUMEN


<< Ci sono due motivi per i quali oggi e’ meglio lasciar perdere il nucleare in Italia. Il primo e’ di ordine politico. Le universita’ che insegnavano ingegneria nucleare sono state chiuse piu’ di 30 anni fa, dopo il famoso referendum. E’ vero che l’ Italia ha fior di fisici, ma costruire e operare una centrale, oltre a loro, richiede un lavoro ingegneristico intenso. Se la vuoi anche sicura, efficiente, eccetera.

(Pertanto) la filiera del nucleare andrebbe ricostruita da zero, persino a partire dallo know how. E partire senza know-how significa partire senza brevetti. E partire senza brevetti significa comprare ogni cosa dall’estero, al prezzo che decidono altri, e in condizioni di oligopolio (non ci sono tante aziende che fanno reattori nucleari).

Questo da solo sarebbe un argomento, ma se andiamo avanti, ci troviamo al punto: ricostruire la filiera del nucleare in Italia sino a renderla autosufficiente richiede 20 anni. QUATTRO legislature. E’ semplicemente impossibile che un progetto controverso come il nucleare sopravviva quattro legislature. Punto.

Il secondo punto e’ quello industriale: se diciamo che dobbiamo uscire dalle fonti fossili entro il duemilachissaquando, stiamo dando una bruttisima notizia ad aziende come ENI e come Italgas. Diventa difficile pensare ad un futuro per loro. 
 
Il dramma qui e’ che occorre trovare un’alternativa al nucleare, la quale possa consentire ad ENI e Italgas di fare una transizione, e che possa consentire loro di valorizzare il patrimonio di know-how che hanno.

In questo senso, e’ facile individuare il Geotermico. Per diversi motivi:
= ENI ha un patrimonio di know-how geologico di enorme valore.
= ENI ha un patrimonio di know-how in trivellazioni di enorme valore.
= Italgas ha un patrimonio enorme nellla creazione di reti di tubi in zone urbane, che sono necessarie per il teleriscaldamento (Bergamo, Ferrara ed altre citta’ usano gia’ il teleriscaldamento, ed e’ un altro lato interessantissimo della geotermia).
= Il teleriscaldamento integra (come succedeva a Ferrara) la fonte geotermica con i termovalizzatori locali. .

Si tratta cioe’ di iniziare a coinvolgere questi attori, portandoli ad aumentare la quota di business sul Geotermico mentre diminuisce quella sulle fonti fossili. In questo modo, si salverebbero due realta’ industriali enormi.

In realta’, nel confronto tra geotermico e nucleare, il geotermico vince in tutti i modi possibili:
= non ha emissioni
= non fa scorie
= non ha pericoli di disastri come Chernobyl.
= la fonte e’ abbondante in Italia (l’uranio no).
= l’italia ha gia’ centrali, quindi ha gia’ brevetti.
= l’italia ha gia’ centrali, quindi ha gia’ ingegneri preparati.
E scalare una fonte esistente, ovviamente, e’ piu’ rapido. Non ci vuole un genio a capirlo.

La scelta del nucleare come fonte, in un paese che siede su due faglie geologiche, non si spiega. Ovunque in Italia si trivelli sotto i duemila metri si incontra una fonte di calore getermica: e per aziende come quelle petrolifere, duemila metri sono da principianti. In queste condizioni, questo amore folle per il nucleare e’ inspiegabile: l’Italia e’ seduta su una fonte di energia immensa, pulita e non rischiosa. >>


<< Esistono essenzialmente due tipi di geotermico: caldo e freddo. Con quello caldo potete far girare turbine e produrre energia, come si fa gia’ in diversi luoghi d’Italia e d’Europa. E del mondo.

Con il geotermico “freddo” essenzialmente ci scaldate le case. (...) Si costruisce un impianto di distribuzione per acqua calda, non abbastanza calda per le turbine, ma abbastanza calda da scaldare casa. In questo modo si risparmiano tantissime tonnellate di CO2 altrimenti prodotte dal metano domestico. (,,,)

[Purtroppo] siamo arrivati ad un punto di disinformazione cosi’ grande che, mentre si discute delle nuove forme “green” di produzione dell’energia, NON si menziona MAI la fonte piu’ “green” di tutte: il geotermico.

Nucleare (di qualsiasi generazione sia) e Geotermico sono due forme di energia estremamente distante (anche se si potrebbe obiettare che il decadimento di lantanidi e transuranici che scalda l’interno del pianeta li avvicini: ma il decadimento non e’ fissione) .

Ma quello che li accomuna di piu’ in Italia e’ che lo stesso identico meccanismo politico li sta bloccando: quel meccanismo politico che vuole ENI, Snam, ENEL, Italgas, essere le aziende che non vogliono MAI concorrenza alle energie fossili.

Anche a costo di raccontarvi che mescolando il metano con l’idrogeno si ottengano MENO gas serra: come se il vapore acqueo non lo fosse. Alla fine riempirete il paese di inutili pale e di silicio contaminato all’arseniuro di gallio, pur di non capire che siete seduti sulla piu’ grande fonte di energia pulita del pianeta: quella geotermica. >>.

URIEL FANELLI

domenica 9 ottobre 2022

Punti di vista – 28

PENSIERO RAZIONALE
Per gli umani, pensare razionalmente richiede un'enorme quantità di energia e sforzo. Di conseguenza, la maggior parte delle volte non ci preoccupiamo di farlo.
Invece, nella stragrande maggioranza dei casi, il nostro pensiero è guidato completamente dalla nostra intuizione e dai nostri istinti, senza che entri in gioco quel fastidioso pensiero razionale che interferisce sulle nostre decisioni.
STEVE TEMPLETON


GAS RUSSO
Anche se piuttosto complicato, sganciarsi dalla dipendenza del gas russo è tecnicamente possibile, ma è economicamente disastroso.
Chi volesse affrontare seriamente il tema avrebbe da dire una sola cosa di buon senso: basta con le sanzioni, torniamo a normali rapporti commerciali con la Russia. Ma ovviamente il buon senso è proibito, ed il pensiero unico anti-russo imperversa. Il prezzo lo pagherà la povera gente. (...)
Su tutti gli accordi conclusi in questi mesi vige il segreto più assoluto. Meno che mai si conoscono i prezzi concordati. Di certo si tratta di prezzi esorbitanti.
La scelta di ridurre il gas russo, per sostituirlo con altri fornitori, mentre rende impensabile una seria diminuzione delle bollette a breve, rappresenta un’ipoteca ancor più grave nel lungo periodo. E questo vale sia per i costi che dovranno sopportare le famiglie, sia per l’impatto generale sull’intera economia italiana.
Ma di tutto ciò c’è ben poca consapevolezza in giro.
LEONARDO MAZZEI


SINISTRA AMERICANA
Negli USA non esiste una sinistra, esistono i liberal. E i liberal non sono “di sinistra” nel senso in cui il termine viene inteso. Possiamo rappresentare la differenza tra una persona di sinistra e un liberal americano in questo modo:
Se dico ad una persona di sinistra che 100 persone possiedono l’80% delle risorse, una persona di sinistra dice che le risorse vanno redistribuite fra tutti. Un liberal americano vi dice che di quei 100, 50 devono essere donne, 13 negri, e due GLBT.
La differenza, cioe’, e’ che mentre la sinistra europea si sforza di rappresentare classi sociali che sono orizzontali, la pseudosinistra americana opera una distinzione verticale, per cui non esistono “poveri”, ma “poveri negri”, “poveri donne”, eccetera.
In pratica, gli oppressi americano implementano da soli la ricetta del divide et impera, senza nemmeno che siano le elite di oppressori a chiederlo. Si dividono e si rendono facili da dominare da soli.
URIEL FANELLI


VINCITORI
Gli angloamericani la guerra in Ucraina l’hanno già vinta, prendendosi l’Europa senza colpo ferire.
Import che diminuiscono, export che aumentano, Germania che diventa dipendente dalle materie prime americane. E’ quello che Trump ha sempre voluto, ma non servivano i dazi, serviva una guerra in Europa.
La Cina anche ne esce vincitrice, preparandosi ad importare sempre più gas russo a prezzo stracciato e a sostituire le importazioni sanzionate dai paesi del G7, e ritrovandosi ora con un alleato di ferro, che non vede più altre vie.
PIETRO PINTER (Inimicizie)
 

VANGELO VIOLENTO
Antonio Vigilante (nel suo libro) decostruisce il discorso neo-testamentario, rivelandone la natura intimamente violenta.
Contro la vulgata che vede nel messaggio di Gesù una rivoluzione etica all’insegna dell’amore universale e di una nuova immagine di Dio, più conciliante e “umana”, Vigilante mette in luce il meccanismo della demonizzazione e della conseguente disumanizzazione del diverso che sta alla base del messaggio cristiano.
(Messaggio) che sfocia in una vera e propria metafisica del Nemico, in nome della quale chi non è già da sempre “con” Gesù è ipso facto esposto all’odio e alla cancellazione in questa vita e alla dannazione eterna nell’altra.
MARCO TRAINITO


PAURA SOCIALE
Una persona terrorizzata [come qualunque animale - NdL] ha tre scelte, le famose tre 'F': Fight, Flight, Freeze.
La prima e’ il combattimento, perche’ annienta la minaccia. Se non sei abbastanza forte e non puoi combattere, devi scappare. Se non sai nemmeno dove scappare o non sei veloce a sufficienza, l’ultima chance e’ il “Freeze”, cioe’ ti nascondi in un buco, o ti mimetizzi e rimani immobile.
Ogni volta che la stampa terrorizza la popolazione, con minacce che la popolazione non puo’ combattere, e dalle quali non puo’ scappare, la popolazione entra in Freeze. Nessuna manifestazione, nessuna protesta, la popolazione sopportera’ qualsiasi cosa perche’ ha paura.
URIEL FANELLI

lunedì 3 ottobre 2022

Racconti d'inverno (demografico)

La notizia buona è che il trend demografico in Italia è in diminuzione, a causa del ridotto tasso di natalità.
La notizia cattiva è che i nostri governanti ne sono terrorizzati e cercano in tutti i modi di intervenire per tenere alto il livello della popolazione, con interventi in parte inutli (incentivi alla natalità) ed in parte (purtroppo) efficaci (immigrazione incontrollata).
A questo argomento, poco sentito dall'opinione comune, ma non per questo meno importante e foriero di conseguenze, è dedicato il post di oggi, che riporta alcuni contributi tratti dal web.
LUMEN


INVECCHIAMENTO E PENSIONI
Il ricatto pensionistico [chi pagherà le pensioni future - NdL] è alla base della crescita infinita. Non viene in mente che l'invecchiamento della società sia un transiente necessario che deve essere governato.
Ho evidenziato la parola "transiente" perché di questo si tratta. L'obiettivo dovrebbe essere di guidare la stabilizzazione verso il basso della popolazione. E questo dovrebbe essere un obiettivo perché non c'è sostenibilità con la popolazione attuale.
Ad esempio si potrebbe, e dovrebbe, trasferire risorse dalla cura dell'infanzia e della gioventù, alla cura degli anziani. Per un certo tempo ci saranno molti anziani e pochi bambini, invece di contrastare questa dinamica inevitabile, andrebbe governata per assecondarla.
Non è difficile da capire, ma inconcepibile per chi è legato al paradigma della crescita infinita che significa anche crescita della popolazione. Va detto che è abbastanza improbabile che eventuali politiche nataliste abbiano successo per cui, secondo alcuni, la mia polemica sarebbe inutile. Può essere.
Mi rimane una curiosità che un giorno spero di soddisfare: gli economisti main stream, quanta gente pensano possa vivere su questo pianeta? E su questa penisola? Dieci miliardi gli bastano (70-80 milioni in Italia). Voglio dire: ad un certo punto concepiranno una fine della crescita demografica?
Oppure il problema è talmente lontano, per l'economista main stream, che non vale la pena di pensarci perché comunque "nel lungo periodo saremo tutti morti"? Io spero che un giorno qualcuno mi risponderà perché la mia curiosità è sincera.
LUCA PARDI


TASSO DI NATALITA'
Quando si dice che i tassi di natalità, ad esempio, sono alti in Africa o in Bangla Desh, ma troppo bassi in Europa si dice una menzogna colpevolmente nascosta.
E’ vero infatti che la natalità è concentrata in certe aree, dove tra l’altro non vi sono risorse, ma poiché il mondo oggi è globalizzato, l’affermazione che la crescita demografica è riservata a certe zone è falsa. In passato, quando gli spostamenti di popolazione erano più rari e difficoltosi, le risorse locali (acqua, produzione agricola, alimentari, lavoro, sanità ecc.) fungevano da limitazione alla natalità.
Oggi questo non costituisce più impedimento alle alte natalità, in quanto i nuovi nati, spesso ancora minorenni, si trasferiscono (o meglio vengono trasferiti con vere e proprie tratte…) nelle aree dove possono trovare risorse adeguate (Europa essenzialmente).
AGOBIT


ITALIA AFFOLLATA
Ci sono pochi, perlopiù cittadini comuni, che osano sottolineare che l'Italia è già troppo affollata e che il lentissimo calo demografico che abbiamo iniziato a sperimentare negli ultimi anni potrebbe anche essere una buona cosa. Non sentirai mai un giornalista, accademico, per non parlare di un politico, dire qualcosa del genere.
La mia lettura della situazione è che tutto questo è principalmente colpa di una o due generazioni molto egoiste – per lo più i Boomer – che non vogliono rinunciare ai loro privilegi e rifiutano di capire che i loro figli, i nipoti che affermano di volere e l'ambiente stesso ne sta pagando un prezzo straordinario.
GAIA BARACETTI


RISCALDAMENTO E DEMOGRAFIA
La storia del riscaldamento globale è un ottimo argomento per permettere ai verdi di sopravvivere e di contare politicamente a livello mondiale, ma sono loro stessi a non crederci, per lo meno nei termini catastrofici che strombazzano su tutti i media.
Se ci credessero veramente, la loro battaglia anticonsumista e per una economia della redistribuzione basate solo sulle rinnovabili, verrebbe messa in secondo ordine rispetto al primo fattore all'origine del disastro ambientale: la sovrappopolazione umana del pianeta terra.
L'equazione di Ehrlich mette al primo posto nell'Impatto sull'ambiente la popolazione umana. Ehrlich è molto chiaro al proposito:
"L'immissione in atmosfera dei principali gas serra, anidride carbonica e metano, che possono modificare il clima e rovinare la produzione agricola, non è facile da correggere. La concentrazione atmosferica di questi gas è strettamente legata alle dimensioni della popolazione. Conseguentemente, non c'è nessun metodo pratico per ottenere la necessaria riduzione dell'emissione di questi gas senza un controllo demografico ".
AGOBIT