A proposito dei ripetuti disastri ambientali causati dal Cambiamento Climatico, Luca Pardi ha riportato sulla sua pagina FB questa considerazione:
“Determinate aree vicine ai fiumi (...) sono difficilmente difendibili dalle alluvioni; ora ci vuole coraggio, il coraggio di dirsi le cose in faccia, il coraggio per chi ha sempre rifiutato l’idea del cambiamento climatico di ammetterlo, il coraggio di smettere di fare polemiche politiche, il coraggio di fare azioni sul territorio drastiche, e il cittadino capisca che qui ci vorranno anni per risolvere in parte i problemi".
Ha pubblicato inoltre questo breve testo di Stefano Materia, che, pur prendendo spunto da un evento specifico (il recente alluvione in Emilia-Romagna), si allarga a considerazioni più generali.
LUMEN
“Determinate aree vicine ai fiumi (...) sono difficilmente difendibili dalle alluvioni; ora ci vuole coraggio, il coraggio di dirsi le cose in faccia, il coraggio per chi ha sempre rifiutato l’idea del cambiamento climatico di ammetterlo, il coraggio di smettere di fare polemiche politiche, il coraggio di fare azioni sul territorio drastiche, e il cittadino capisca che qui ci vorranno anni per risolvere in parte i problemi".
Ha pubblicato inoltre questo breve testo di Stefano Materia, che, pur prendendo spunto da un evento specifico (il recente alluvione in Emilia-Romagna), si allarga a considerazioni più generali.
LUMEN
<< Visto che mi girano un po' le scatole, adesso dico anch'io la mia sull'alluvione. Facile sedersi e scrivere quattro scemenze che si leggono su certi blog, senza avere un'idea di come funziona la fisica dell'atmosfera, senza un'idea di statistica di base, o tantomeno di medie climatologiche e variabilità inter-annuale, e senza un'idea di come si dovrebbe gestire un fiume. Facile anche, come hanno fatto certi ministri, chiedere conto dei soldi inviati meno di un anno fa.
Partiamo da un concetto di base: nelle zone alluvionate, le stesse di 16 mesi fa, sono caduti tra i 250 e i 350 mm. di pioggia. Sono i quantitativi di 4-6 mesi, caduti in tre giorni. Per tre volte negli ultimi 16 mesi. Parliamo, rispetto al riferimento dei dati del XX secolo (1900-2000) di valori che superano le tre deviazioni standard. Cosa significa? Significa che sono eventi che dovrebbero verificarsi circa 3 volte ogni 1000 anni. Si sono verificati 3 volte in 16 mesi.
Ora, scriveva Pierluigi Randi che il Mare Adriatico è stato con temperature totalmente fuori scala per più di due mesi, addirittura superiori ai 30 gradi accumulando una quantità di calore che viene rilasciato e dissipato molto lentamente ("l’acqua è pigra", concetto meraviglioso), e messo a disposizione per l’atmosfera.
Questo comporta:
1) maggiore quantità di vapore acqueo all'atmosfera;
2) aria più instabile, poiché meno densa si solleva più rapidamente e poiché più calda contiene più vapore;
3) maggiore energia rilasciata come calore latente, rafforzando i sistemi perturbati;
4) formazione di rovesci e temporali più intensi.
La stessa situazione si può tranquillamente estendere a tutto il Mediterraneo, e anche a tutto l'Atlantico nord tropicale e settentrionale che sperimentano temperature assurdamente alte non da due mesi, ma da ANNI. Ora, chi ha il coraggio di dirmi che i CAMBIAMENTI CLIMATICI non esistono, non c'entrano niente, sono un'invenzione del 'mainstream'?
Chi lo afferma, mi dia una spiegazione altrettanto valida di ciò che successo negli ultimi 16 mesi. Se è normale variabilità atmosferica interannuale, me lo si dimostri con la fisica, non con il ricordo della nonna che ottant'anni fa a settembre usciva con l'ombrello.
Seconda riflessione: chi dice che il problema sono i fiumi che non sono stati "puliti", cosa intende? Sul Senio è stata fatta tabula rasa di vegetazione da Faenza a Riolo Terme, non si trova più un albero. Ho sentito chi si lamentava che però ci sono ancora i canneti, l'erba (!!), che andrebbero tagliati di continuo.
Secondo loro il fiume dovrebbe essere dragato e canalizzato per essere sicuro. Ma un minimo di concetto di idraulica lo avete? In un tubo senza un minimo di scabrosità (attrito) l'acqua scorre rapidissima, e quando non sta più nel letto esce ad una velocità che si porta via qualsiasi cosa.
L'Italia è un posto SUPER antropizzato dove è fondamentale avere argini robusti a protezione delle città e dei paesi. È giusto rinforzare gli argini dove ci sono centri abitati, ma è necessario *progettare zone di espansione del fiume*, dove il fiume possa uscire dal suo letto e allagare le campagne circostanti. Solo così l'acqua può perdere parte del suo volume e della sua energia nel viaggio verso valle.
Giusto è anche rimuovere la vegetazione ALL'INTERNO del letto, ma sulle sponde la *vegetazione ripariale* è importantissima, perché è l'unico elemento di disturbo alla velocità dell'acqua in uscita dal letto, e soprattutto la vegetazione riduce il trasporto solido responsabile dei fenomeni erosivi sugli argini stessi.
Quindi il concetto di "pulizia" del fiume va spiegato per bene alla popolazione, e i decisori politici devono smetterla di fornire soluzioni SEMPLICISTICHE E ANACRONISTICHE (per esempio la concessione rilasciata da Arpa Idro-Meteo-Clima per il taglio a raso della vegetazione sul Reno, chilometri di sponde desertificati).
Ultima riflessione che mette insieme i due concetti. Visto che i cambiamenti climatici ci stanno innegabilmente presentando il conto, e visto che le soluzioni per limitarne le conseguenze esistono, basta seguire concetti base di fisica, geologia, chimica e ingegneria, QUANDO INIZIAMO CON L'ADATTAMENTO ?
È cruciale *ridurre il consumo di suolo*, per permettere all'acqua un normale drenaggio ed evitare che scorra all'impazzata su suoli cementati. Trasformare aree dismesse in zone verdi che consentano l'assorbimento delle piogge. Ripensare completamente la gestione dei fiumi. Ci vogliono ANNI di investimenti, non soluzioni tampone. Siamo già in netto ritardo, in Olanda, Francia e Danimarca, solo per citare esempi che conosco, sono anni che si lavora in questa direzione.
Cosa ne pensa il candidato presidente alla nostra regione (Emilia Romagna), Michele De Pascale, che un anno fa disse che la colpa dell'alluvione era degli ambientalisti ? Cosa ne pensa l'attuale ministro della protezione civile Nello Musumeci che oggi chiede conto dei soldi stanziati sei mesi fa ? Secondo te che sei Ministro della Protezione Civile, in sei mesi si risolve il problema ? >>
STEFANO MATERIA
Partiamo da un concetto di base: nelle zone alluvionate, le stesse di 16 mesi fa, sono caduti tra i 250 e i 350 mm. di pioggia. Sono i quantitativi di 4-6 mesi, caduti in tre giorni. Per tre volte negli ultimi 16 mesi. Parliamo, rispetto al riferimento dei dati del XX secolo (1900-2000) di valori che superano le tre deviazioni standard. Cosa significa? Significa che sono eventi che dovrebbero verificarsi circa 3 volte ogni 1000 anni. Si sono verificati 3 volte in 16 mesi.
Ora, scriveva Pierluigi Randi che il Mare Adriatico è stato con temperature totalmente fuori scala per più di due mesi, addirittura superiori ai 30 gradi accumulando una quantità di calore che viene rilasciato e dissipato molto lentamente ("l’acqua è pigra", concetto meraviglioso), e messo a disposizione per l’atmosfera.
Questo comporta:
1) maggiore quantità di vapore acqueo all'atmosfera;
2) aria più instabile, poiché meno densa si solleva più rapidamente e poiché più calda contiene più vapore;
3) maggiore energia rilasciata come calore latente, rafforzando i sistemi perturbati;
4) formazione di rovesci e temporali più intensi.
La stessa situazione si può tranquillamente estendere a tutto il Mediterraneo, e anche a tutto l'Atlantico nord tropicale e settentrionale che sperimentano temperature assurdamente alte non da due mesi, ma da ANNI. Ora, chi ha il coraggio di dirmi che i CAMBIAMENTI CLIMATICI non esistono, non c'entrano niente, sono un'invenzione del 'mainstream'?
Chi lo afferma, mi dia una spiegazione altrettanto valida di ciò che successo negli ultimi 16 mesi. Se è normale variabilità atmosferica interannuale, me lo si dimostri con la fisica, non con il ricordo della nonna che ottant'anni fa a settembre usciva con l'ombrello.
Seconda riflessione: chi dice che il problema sono i fiumi che non sono stati "puliti", cosa intende? Sul Senio è stata fatta tabula rasa di vegetazione da Faenza a Riolo Terme, non si trova più un albero. Ho sentito chi si lamentava che però ci sono ancora i canneti, l'erba (!!), che andrebbero tagliati di continuo.
Secondo loro il fiume dovrebbe essere dragato e canalizzato per essere sicuro. Ma un minimo di concetto di idraulica lo avete? In un tubo senza un minimo di scabrosità (attrito) l'acqua scorre rapidissima, e quando non sta più nel letto esce ad una velocità che si porta via qualsiasi cosa.
L'Italia è un posto SUPER antropizzato dove è fondamentale avere argini robusti a protezione delle città e dei paesi. È giusto rinforzare gli argini dove ci sono centri abitati, ma è necessario *progettare zone di espansione del fiume*, dove il fiume possa uscire dal suo letto e allagare le campagne circostanti. Solo così l'acqua può perdere parte del suo volume e della sua energia nel viaggio verso valle.
Giusto è anche rimuovere la vegetazione ALL'INTERNO del letto, ma sulle sponde la *vegetazione ripariale* è importantissima, perché è l'unico elemento di disturbo alla velocità dell'acqua in uscita dal letto, e soprattutto la vegetazione riduce il trasporto solido responsabile dei fenomeni erosivi sugli argini stessi.
Quindi il concetto di "pulizia" del fiume va spiegato per bene alla popolazione, e i decisori politici devono smetterla di fornire soluzioni SEMPLICISTICHE E ANACRONISTICHE (per esempio la concessione rilasciata da Arpa Idro-Meteo-Clima per il taglio a raso della vegetazione sul Reno, chilometri di sponde desertificati).
Ultima riflessione che mette insieme i due concetti. Visto che i cambiamenti climatici ci stanno innegabilmente presentando il conto, e visto che le soluzioni per limitarne le conseguenze esistono, basta seguire concetti base di fisica, geologia, chimica e ingegneria, QUANDO INIZIAMO CON L'ADATTAMENTO ?
È cruciale *ridurre il consumo di suolo*, per permettere all'acqua un normale drenaggio ed evitare che scorra all'impazzata su suoli cementati. Trasformare aree dismesse in zone verdi che consentano l'assorbimento delle piogge. Ripensare completamente la gestione dei fiumi. Ci vogliono ANNI di investimenti, non soluzioni tampone. Siamo già in netto ritardo, in Olanda, Francia e Danimarca, solo per citare esempi che conosco, sono anni che si lavora in questa direzione.
Cosa ne pensa il candidato presidente alla nostra regione (Emilia Romagna), Michele De Pascale, che un anno fa disse che la colpa dell'alluvione era degli ambientalisti ? Cosa ne pensa l'attuale ministro della protezione civile Nello Musumeci che oggi chiede conto dei soldi stanziati sei mesi fa ? Secondo te che sei Ministro della Protezione Civile, in sei mesi si risolve il problema ? >>
STEFANO MATERIA