giovedì 10 novembre 2022

Il Grande Fratello

Il post di oggi è dedicato alle modifiche psicologiche che una dittatura apporta, più o meno consapevolmente, al modo di pensare dei suoi cittadini.
Siccome l'uomo è un 'animale' sociale altamente adattabile, vivere in una situazione continua di 'paura politica' finisce per modificare la psicologia delle persone, anche nelle situazioni di vita quotidiana, che di politico non dovebbero avere nulla.
Il testo, provocatorio ma interessante, è tratto dal blog di Uriel Fanelli.
LUMEN


<< Chi crede che il “totalitarismo” sia una cosa che il dittatore fa al paese, usando polizia politica, violenza e propaganda, non ha capito niente. Il dittatore come prima cosa e’ un leader. Ed essendo un leader, come dice Weber, non fa altro che trasformare il gruppo cambiandone la cultura. La conseguenza piu’ immediata e’ che i cittadini partecipano alla dittatura. TUTTI (tranne i perseguitati politici, che pero’ hanno vita breve).

Bisogna quindi chiedersi come un totalitarismo cambi le persone. Vivere in un totalitarismo significa che bisogna dire solo quello che lo stato decide vada detto. Siccome di solito e’ diverso dalla verita’, dire la verita’ diventa pericoloso. Lo stato PUNISCE chi dice il vero.

Quando la mente umana vive molti anni in questa situazione, inizia ad associare la verita’ al pericolo. Di conseguenza, il cervello comincia sentirsi al sicuro quando la persona mente, mentre si sente in pericolo quando dice la verita’. Come risultato, anche nella vita quotidiana, mentire diventa endemico E patologico. (...)

Il cervello (del cittadino) si abitua a pensare che dire la verita’ e’ pericoloso. Quando dice la verita’, diventa nervoso, si sente a disagio, in pericolo, il suo cervello rilascia dopamina e adrenalina. Al contrario, quando mente il suo cervello rilascia serotonina, si aggiunge ossitocina, e il tutto lo premia con una sensazione di sicurezza.

Quindi mente, anche quando non ne ha bisogno, quando non ci guadagna nulla, quando non ha senso farlo e non ha niente da nascondere. La prima cosa da capire e’ che dopo anni di totalitarismo, tutti mentono a tutti sempre. La psicologia cambia, e con essa il comportamento quotidiano delle persone. Non importa con chi parliate: vi diranno 'balle', sempre. Almeno un pochino, per sentirsi meglio.

Il secondo punto di un sistema totalitario e’ “la vita sociale come gioco a somma zero”. Significa che se una sera sentite la polizia politica che entra nel vostro condominio, il vostro primo problema e’ “vengono a prendere me? Qualcuno mi ha denunciato? Mi e’ scappata la verita’?”. Quando la polizia politica porta via il vostro vicino di pianerottolo, voi proverete un senso di sollievo: meglio a lui che a me. E non farete nulla per non fare la stessa fine.

Il problema di un cervello che prova sollievo quando ad un altro succede qualcosa di male, e’ che piano piano la sofferenza altrui vi riempie di sollievo. Non di gioia: ma di sollievo si. Significa che quando sentite dire che il vostro esercito bombarda una citta’ (straniera) o ne massacra la gente, allora pensate “meglio a loro che a me”. Questo comportamento diventa un riflesso, e il risultato e’ che la smettete di provare empatia. Anzi, vedere qualcuno cui succede qualcosa di male vi fa sentire sollievo. In un regime totalitario, la mente dei cittadini cambia e soffoca l’empatia: nessuno aiuta mai gli altri.

Il terzo effetto si ha sull’autostima, ovvero una delle caratteristiche che sono alla base della cosiddetta “dignita’”; la considerazione di se’ stessi. Il problema opera come fa con la verita’: cosi’ come la verita’ e’ pericolosa perche’ chi la dice viene punito, la dignita’ e’ pericolosa perche’ i regimi totalitari sono estremamente gerarchici ed esercitano il potere in maniera visibile, vessando i cittadini.

Questo fa si’ che la dignita’ stessa sia un pericolo, come succede per la verita’. Ribellarsi e’ un pericolo, mentre chinare la testa ti salva la vita. I leccaculo vanno avanti, quelli che si sottomettono vanno avanti. Non sottomettersi, non leccare culi, e’ pericoloso. La mente delle persone, come fa con la verita’ che ho descritto sopra, inizia ad associare dignita’ a pericolo. Quando si presenta la possibilita’ di dover scegliere per la propria dignita’, PRIMA, la mente comincia a cercare una via di uscita.

Chi nasce e cresce in un paese totalitario normalmente non vede nulla di strano nel perdere la dignita’, adulando, sottomettendosi. La mente umana e’ fatta per PREVEDERE i pericoli. Quando dico che le persone associano la verita’ e la dignita’ al pericolo intendo dire che poi le persone si comportano come chi associa il lupo al pericolo: alla minima traccia, cambiano strada. In anticipo, PRIMA di vedere il lupo.

Ovviamente, il risultato e’ che la persona cresciuta in un luogo del genere assume delle caratteristiche che noi consideriamo molto deprecabile. Chi e’ cresciuto in un paese totalitario ci appare, per forza di cose, come un miserabile bugiardo patologico, che non ha alcuna dignita’ ne’ amor proprio, ed e’ privo dei minimi requisiti di umanita’ ed empatia. >>

URIEL FANELLI

11 commenti:

  1. Citazione:

    "Quando dice la verita’, diventa nervoso"


    Quelle rare volte in cui posso esprimermi con qualche essere umano in carne ed ossa, e ho la sensazione di aver a che fare con persone che hanno la mente aperta, dico ciò che credo sia la verità con enfasi e partecipazione emotiva, così da ottenere non solo l'attenzione di chi mi ascolta, ma anche la sua approvazione. Viceversa, sui social, potrei fare i salti mortali, sul piano dialettico, ma se dall'altra parte c'è un utente dalla mente chiusa, è solo tempo e fatica sprecati.




    Citazione:

    "Quando la polizia politica porta via il vostro vicino di pianerottolo, voi proverete un senso di sollievo: meglio a lui che a me"


    Succede quando si sente la sirena dell'ambulanza che si ferma a pochi isolati di distanza. Ma la frase "meglio lui che io" la sentivo già alle elementari, dai compagni di scuola, quando si riferivano agli animali che venivano uccisi o che morivano per altre ragioni. Il che significa che veniamo abituati fin dall'infanzia ad un preciso egoismo individuale, a prescindere se viviamo in dittatura o in democrazia.



    Citazione:

    "Ribellarsi e’ un pericolo, mentre chinare la testa ti salva la vita"



    Ribelle mi sono sempre sentito e mi considero tuttora, ma preferisco anche essere accorto e salvaguardarmi da inutili ribellioni. Se mi ferma la polizia per un controllo mentre guido, eseguo gli ordini dando patente e libretto ed evito di fare dell'ironia, del sarcasmo o di dire quello che penso degli sbirri. Non sono un attaccabrighe, e in presenza di gente in divisa, sto zitto.

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    1. Caro Freeanimals, apprezzo molto la tua filosofia di vita 'pragmatica', che è, in buona parte, anche la mia.
      Sicuramente sono uno spirito libero (inevitabile per un fenotipo consapevole), ma rifuggo dai ribellismi inutili, soprattutto se ostentati, che non solo rimangono sterili, ma si ritorcono sempre contro il suo autore.

      Viviamo in una società contraddittoria, portatrice di molti 'pseudo-valori' che non condividiamo, ma non abbiamo alternative, per cui dobbiamo accettare le cose positive ed evitare di comportarci da stolti.
      Come dice spesso l'amico Sergio (con un bellissimo motto latino): si sapis, sis apis.

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    2. "Il che significa che veniamo abituati fin dall'infanzia ad un preciso egoismo individuale, a prescindere se viviamo in dittatura o in democrazia."

      Non so. L'egoismo individuale è la base dell'esistenza - che però vivendo in società dobbiamo mitigare o persino nascondere. La società ci vuole generosi, onesti ecc. perché ne approfitta ma anche perché il contratto sociale lo esige. Ma, come si dice, se appena gratti un po' lo strato superficiale dell'epidermide - civiltà, cultura, religione - viene nostra fuori la nostra vera natura, appunto l'egoismo individuale che è impossibile reprimere completamente. Ci vogliamo civili, educati, onesti, generosi - così dobbiamo essere, ci dice la società - ma poi sotto sotto tendiamo a fare gli affaracci nostri. Siamo perciò un po' ipocriti, l'immagine di noi stessi che proiettiamo per essere accettati e ammirati, non è vera, almeno in parte. La società però ha anche comprensione per queste nostre debolezze e ce le perdona (ovviamente fino a un certo punto). Se siamo cattolici possiamo confessarci e promettere di non peccare più (sembra però che possiamo peccare settanta volte sette). La società condanna l'egoismo individuale, ma non può eliminarlo, è impossibile, sarebbe anzi deleterio (si eliminerebbe anche la creatività individuale di cui la società ha bisogno).
      Non direi perciò che siamo abituati fin dall'infanzia a un preciso egoismo individuale. Chi poi non ha mai in cuor suo pensato "mejo lui che io" (diceva il gatto in lacrime al funerale del gatto in una poesia di Trilussa)?

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    3. Caro Sergio, sono d'accordo con la tua osservazione.
      L'egoismo è una spinta individuale, che viene direttamente dal nostro corredo genetico, mentre le convenzioni sociali, se mai, hanno lo scopo di limitarlo e renderlo compatibile con la convivenza.

      Da questa dicotomia deriva, probabilmente, l'enfasi che tutte le società pongono sulla differenza tra 'noi' e 'loro': se proprio devo esser altruista all'interno del mio gruppo, almeno che possa sfogare il mio egoismo (anche violento) nei confronti degli altri, visti come nemici.

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  2. Errata corrige:

    ... diceva il topo in lacrime al funerale del gatto

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  3. Homo homini lupus ...

    ... o meglio la "social catena" di Leopardi (e Bergoglio-Mattarella)?
    Confesso di non amare né l'una né l'altra massima. La prima mi sembra truce, la seconda utopica o velleitaria.
    Lumen osserva che in ultima analisi il nostro comportamento è dettato dai geni - i quali ci consigliano però di apprezzare certi condizionamenti della vita sociale perché servono alla sopravvivenza individuale. Della "social catena" leopardiana mi piace poco il concetto di catena (patrocinata in più da un essere asociale come Leopardi - a cui naturalmente perdoniamo la licenza poetica).
    Però è un fatto che l'uomo è un essere sociale al pari delle formiche, sempre indaffaratissime per il bene collettivo e pochissimo o per nulla egoiste. Certo l'uomo è speciale, molto speciale, e paragonare la società umana al formicaio apparirà a qualcuno offensivo della dignità umana (noi abbiamo infatti un'anima immortale e alla fine della fiera ci arriderà la salvezza eterna, il paradiso, se ci saremo comportati bene, moderando cioè l'egoismo a favore del (mitico) bene comune). In conclusione: siamo esseri sociali e individui. Il fine ultimo di ciascuno di noi è la sopravvivenza individuale (compresa la vita eterna), ma a questo fine ci serve l'assistenza degli altri. La social catena è dunque non solo un'opportunità, ma una necessità. Però è talvolta anche scocciante.

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    1. Caro Sergio, non si possono paragonare i meccanismi sociali delle formiche (e degli altri insetti sociali) con quelle dell'uomo per un motivo molto semplice: hanno un meccanismo di riproduzione molto diverso, per cui il pool genico (che è quello che comanda) non si trasmette dai singoli individui, ma dall'intero gruppo tramite la regina, per cui non avrebbe senso una competizione interna tra i membri del formicaio.

      Sono sicuro di essermi spiegato male, per cui se qualche lettore (magari Freeanimals) riesce ad essere più chiaro, è il benvenuto.

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  4. L'ingegneria genetica

    L'homo sapiens sapiens non è l'ultima e più alta fase dell'evoluzione. Lorenz sosteneva che l'anello mancante tra la scimmia e l'uomo era proprio il sapiens sapiens: dunque siamo in cammino verso il vero sapiens sapiens di cui noi siamo una brutta copia. Ma mentre finora l'evoluzione era più o meno casuale siamo ora in grado di mutare la natura del sapiens sapiens odierno (una brutta copia del futuro sapiens sapiens) grazie all'ingegneria genetica e all'IA. Non per niente si sente sempre più spesso parlare di transumanesimo (il concetto appare persino in una poesia di Pasolini, per certi versi un reazionario, un nostalgico della società agraria).
    Intervenire o non intervenire sul patrimonio genetico dell'uomo? Questo è il problema. Ma forse qualcuno (i poteri forti, le elite) hanno già deciso a nostra insaputa e in collaborazione con la Chiesa cattolica. Che c'entra la Chiesa cattolica? C'entra, c'entra. Bergoglio è stato uno dei piazzisti del vaccino, fa parte delle elite.

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    1. Sì, ti devo confessare che l'ngegneria genetica (pur con tutti i suoi meriti) fa un po' di paura anche a me.
      D'altra parte le condizioni di vita dell'uomo moderno sembrano completamene uscite dalla logica dell'evoluzione, in quanto siamo riusciti ad evitare la mortalità dei meno adatti.
      Dal punto di vita empatico è un grosso passo avanti, dal punto di vista naturale, invece, potrebbe essere un problema (absit iniuria verbis).

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    2. "... in quanto siamo riusciti ad evitare la mortalità dei meno adatti."

      Sì, è un aspetto molto interessante. In natura vince o sopravvive chi è più forte e sano ovvero vige la legge della giungla. E così andavano le cose anche nella vita del sapiens sapiens fino all'entrata in scena del cristianesimo duemila anni fa. A una persona "normale" piacciono la bellezza, la freschezza, il vigore, la gioventù, l'autonomia. "Grazie" al cristianesimo dobbiamo invece provare compassione per i più deboli, i meno adatti alla vita, aiutarli in ogni modo. Bergoglio sogna la sanità gratuita per l'intera umanità, un diritto umano (però i medici vogliono essere pagati e profumatamente ...). È stato davvero un progresso?
      Fidel Castro diceva: il comunismo è contro la natura umana? Cambieremo la natura umana!
      Si potrebbe chiedere: il cristianesimo, ovvero la cura e la salvezza dei meno adatti, è servita e serve alla specie? Scommetto che adesso passo per nazista, fautore dell'eugenetica ecc. Non possiamo non dirci cristiani, diceva Croce. Siamo cioè persone educate, compassionevoli, disposte ad aiutare i meno fortunati.
      Ma poi al momento giusto si salvi chi può! No, ci dicono Bergoglio e Mattarella: ci salveremo tutti insieme o andremo tutti insieme a fondo. Una comunista nostrana, una italo-svizzera, esige scialuppe di salvataggio per tutti (per tutta l'umanità). Comunismo e cristianesimo sono contro natura? Bisogna allora cambiare la natura umana: vaste programme (parole di De Gaulle). Ma non è detto che il sapiens sapiens attuale sia l'apice dell'evoluzione o, come dicono i tedeschi, la "Krone der Schöpfung" - la corona del creato.

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    3. << Comunismo e cristianesimo sono contro natura? >>
      Sicuramente sì.

      << Bisogna allora cambiare la natura umana >>
      Auguri vivissimi. :-):

      << Ma non è detto che il sapiens sapiens attuale sia l'apice dell'evoluzione >>
      Al momento lo siamo, nel senso che siamo gli organismi più complessi.
      Ma questo, a pensarci bene, non significa proprio nulla.

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