sabato 27 giugno 2020

Popolazione e menzogne – 1

Il post di oggi riporta l'intervento che Maria Luisa Cohen tenne al Convegno 2008 dell'Associazione Rientrodolce, dal titolo “Perchè i media ignorano l´impatto dell’incremento della popolazione”. Sono passati 12 anni, ma le parole di denuncia della Cohen restano più attuali che mai.
Il testo (che ho diviso in 2 parti per comodità di lettura) è stato ripreso dal blog 'Un pianeta non basta' dell'amico Agobit, che ringrazio per la segnalazione.
LUMEN


<< Comunicazione e informazione sono i mezzi più efficienti di conquista per il consenso nella società, come confermato anche da un recente libretto dell’autore americano Gore Vidal intitolato “Se controlli i media è fatta”. La maniera come sono formulate le notizie, offre al pubblico il segnale d’interpretazione delle stesse.

Mi riferisco al trattamento dei media e delle agenzie politiche sul tema della popolazione. Qualche giorno fa il banchiere al quale mio marito si rivolse per questioni d’investimenti dichiarò che nessuno - né banche, né economisti, né politici, né altri addetti al potere - dicono la verità o per ignoranza o per calcolo. Si può tracciare un parallelo tra le informazioni che il pubblico riceve riguardo alle crisi ambientali, soggetto oggigiorno di analisi da parte di politici, scienziati e media,. e la corrispondente disinformazione o misinformazione.

E’ fondamentale capire che l´evidenza della connessione tra il fattore popolazione e le crisi ambientali viene in qualche modo oscurata dai canali d’informazione mainstream diretti al gran pubblico. Esistono individui, organizzazioni, libri e articoli che contribuiscono alla comprensione di questa connessione, ma sono stati ignorati per decenni. Le voci che ci avvertono del pericolo a venire, sono tacitate da schiere d’ottimisti, che hanno il vantaggio di dire ciò che la gente preferisce credere.

Documenti antichi, avvertimenti e reazioni al pericolo dell’aumento della popolazione, sono profeti del peggio a venire. Più recentemente tutto ciò che era facilmente prevedibile è stato già previsto, da Mark Twain ad Aldous Huxley, il quale ha trovato anche il colpevole nella figura degli scienziati, che ad un certo punto dimenticarono d’essere uomini e divennero specialisti. Lo specialista è generalmente colui che si disinteressa dei risultati a lungo termine di ciò´ che eventualmente scopre.

Huxley aveva delle idee chiare sulle conseguenze dell’intervento della tecnologia, proterva alleata degli aiuti umanitari: "Satana sapeva che nutrire significa procreare. ... Nei vecchi tempi quando la gente faceva l´amore, si limitata ad accrescere l´indice di mortalità infantile e a deludere l´attesa di una vita nuova. Ma dopo l´arrivo delle navi, cariche di viveri tutto cambio´. La copulazione si risolveva in popolazione....Si, Satana aveva previsto tutto: il passaggio dalla fame ai viveri importati, dai viveri importati all´incremento demografico, dall´incremento demografico di nuovo alla fame ...”. ...( da: La scimmia e l´essenza). 


Egli intuiva che più la tecnologia si adopera ad aumentare la capacità di carico degli ecosistemi per nutrire un numero eccedente d’affamati, più l’eterogeneità dei fini detta un ulteriore accrescimento degli stessi, che richiederà sempre nuovi input tecnologici, ignorando l’ovvia soluzione: diminuire il numero delle bocche da sfamare. E’ questa la vera ragione perché la Povertà è sempre con noi: perché noi rincorriamo continuamente la sempre crescente moltitudine dei poveri.

Recentemente degli scienziati hanno avvertito che l´attuale crescita della popolazione è insostenibile. La Royal Society of London e i rappresentanti di 58 accademie dell’US National Academy of Sciences, s’incontrarono a New Delhi il 24-27 Ottobre 1993, nel ''Science Summit' on World Population”. I firmatari del manifesto concludevano che il continuo incremento della popolazione mettesse a rischio l´umanità e proposero zero population growth per tutto il periodo di vita dei loro figli.

Lo stesso anno, 99 premi Nobel hanno emesso un avvertimento all’umanità per stabilizzare la popolazione, causa della distruzione ambientale. (Detjen, 1992) Queste sono eccezioni. Nel mondo delle grandi istituzioni internazionali, abbiamo la FAO, che finora è riuscita a nutrire anche troppo bene tutti i suoi funzionari ed impiegati ma non i poveri del mondo; la WHO, che ripete la parabola di Sisifo; l´UNICEF fortemente politicizzata; la Banca Mondiale, che fa in modo che le somme erogate facciano ritorno ai paesi eroganti.

Esse non evidenziano l’aspetto demografico come un rischio, ma come un’opportunità per pubblicizzare la loro raison d’étre. L’unico a segnalare il dramma futuro fu U.Thant, segretario dell´ONU che nel 1969 ebbe il coraggio di affermare: "...dalle informazioni che dispongo, si trae una sola conclusione: abbiamo a disposizione appena dieci anni per impegnarci in un programma globale...di controllo dell’´esplosione demografica...." Son passati quarant´anni e il problema è stato dimenticato.

Riferendosi alla recente crisi alimentare, dalle agenzie internazionali si apprende solo che : "Senza aiuti sarà una catastrofe" (IFAD Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo ) che parla del triplo flagello: povertà, prezzi troppo alti, cambiamento climatico. Ma non di popolazione. La Chiesa continua ad appellarsi alla solidarietà, colpevolizzando gli occidentali per uno dei pochi errori o crimini che non hanno commesso: l’aumento dei poveri nel Terzo Mondo, dovuto all’eccessivo e troppo rapido aumento di quelle popolazioni.

Sperando, nella ricerca della verità, di trovare fonti d’informazione di massa, vediamo che questo problema non raggiunge il pubblico, perché i media che hanno un’ influenza significativa sull’opinione pubblica, lo ignora. A sostegno di questa tesi, mi rifaccio ad un esauriente studio 'How and Why journalists avoid the Population-Environmant Connection', di T.M. Maher, 1997.

Nel Report “Tradeoffs: Imperatives of Choice in a High-Tech World” Wenk (1986) si stima che: "Qualsiasi conoscenza in materia di scienza e tecnologia il pubblico generale impara, proviene non dall’educazione, ma dai mass media”. I quali suggeriscono al pubblico cosa pensare di un determinato problema.

Per esempio, la causa dell’urban sprawl, l’imperversare dell’edilizia, la costruzione di nuovi sobborghi e la distruzione delle aree verdi, è l’aumento della popolazione, come riconosciuto dagli imprenditori stessi che lo portano come giustificazione per usurpare gli habitat di altre specie e demolire le amenità esistenti. Oltre a sostenere il supporto di centri commerciali, stazioni di servizio, scuole, uffici e altri servizi.. questo sviluppo inarrestabile è accettato come un beneficio per la comunità, ma esso rappresenta una perdita di biodiversità e una perdita netta dell’ambiente naturale planetario.

Come i media raccontano questi avvenimenti ? Lo raccontano generalmente separando gli elementi critici, negando la loro connessione. Per esempio, la storia delle specie in pericolo per l’ invasione edilizia, diventa cosi una lacrimosa recriminazione. Ha comunque una soluzione tecnologica: incessanti studi scientifici, protezione di circoscritti habitat, riproduzione e allevamento artificiale, regolazione dei pesticidi, nuove autostrade, usare energie alternative per le macchine, nuovi modelli “ecologici” per le abitazioni, limitazione delle licenze edilizie.

Queste vengono puntualmente aggirate da un abbraccio tra aziende edilizie, sindacati e comuni interessati e poi denunciate con indignazione dai soliti giornalisti d’assalto e da pochi inermi obiettori che vengono definiti “elitisti” e anti-sviluppo. 
I media tendono ad accusare cause visibili, come la rapacità dell’industria di costruzioni, senza questionare le forze economiche e sociali che spingono gli stessi a distruggere la natura; e se devono attribuire le ragioni per l’esaurimento di certe risorse come l’acqua, il petrolio o i cereali, si rivolgono a qualche catastrofe naturale o agli speculatori.

Ma stabilizzare la popolazione sembra un’opzione politica troppo bizzarra per essere suggerita dai media. Invece i reportages omettono ogni referenza che possa offendere coloro che hanno interesse a sostenere l’aumento della popolazione.

Come spesso è necessario per capire certi fenomeni sociali, dobbiamo seguire il denaro. Il grande capitale, nel tempo della globalizzazione, contribuisce in maniera sostanziale a silenziare il tema sovrappopolazione e terrorizza le popolazioni con il fantasma della scarsità delle nascite, gettando la maschera e mostrando il vero volto degli interessi economici della grande industria multinazionale: numero di consumatori in costante crescita e lavoro a basso presso.

Molotch e Lester nel 1974 avevano già individuato quello che è ancor oggi evidente: il contenuto del media riflette gli interessi di coloro che li sostengono, attraverso commissioni pubblicitarie, vedi costruttori e interessi bancari (v. la faccenda dei subprime in America). Elisabeth Noelle-Neumann (1984) ha suggerito, con la sua teoria “La spirale del silenzio”, che “ I media provvedono a fornire il pubblico di parole e frasi che possono usare per difendere un certo punto di vista.”

Indiscutibilmente le persone interpellate dai media sulle questioni ambientali ed economiche, non sembrano affatto consapevoli che la loro situazione sia esacerbata dall’espansione della popolazione: I reporter e gli intervistati sono vittime e complici della stessa miopia causale. Sottolineiamo quindi le ragioni per questo silenzio:

1) - ignoranza del soggetto. Sembra che la maggior parte dei giornalisti sia al di sotto dello standard richiesto dal loro lavoro. Essi tendono a costruire una storia che rifletta un dramma comprensibile al pubblico. Per esempio, molti di essi evidentemente non hanno idea del concetto di carrying capacity, che potrebbe aiutarli a comprendere il problema dello stress imposto sugli ecosistemi.

2) - essi esprimono le opinioni di alcuni gruppi di interessi, attraverso i quali i loro padroni illustrano e pubblicizzano la loro agenda economica e politica. I loro reporting non sono quindi neutrali;

3) - Il problema della correttezza politica, che rosicchia la coscienza collettiva e si esprime nel silenzio - magari per timore di offendere qualche minoranza. Queste ragioni sono state riportate da piu’ di un interessato, che temeva ripercussioni sulla sua reputazione dovute ad accuse di razzismo, xenofobia, o dalla lobby ecclesiastica, pro-life. >>

MARIA LUISA COHEN

(segue)

venerdì 19 giugno 2020

L'attimo sfuggente

Tutti noi, credo, ci siamo entusiasmati e commossi guardando “L'Attimo Fuggente”, un film di grande presa intellettuale ed emotiva.
Impossibile dimenticare il professor Keating, interpretato (magistramente) da Robin Wiliams, e tutti i ragazzi della sua classe.
Ma, una volta calata l'emozione, quando ho cercato di dare un mio giudizio “ragionato” sul film, mi sono sempre trovato in imbarazzo, a causa di alcuni presupposti che non mi convincevano.
Per questo, quando mi sono imbattuto sul web nel commento critico del prof. Agostino Roncallo (docente di lettere e saggista, nonchè mio amico di gioventù) sono stato lieto di vedere che non ero solo nelle mie perplessità.
Ho deciso quindi di farne un breve post (nella forma figurativa dell'intervista), con la speranza di trovare altri spunti di discussione.
LUMEN 


LUMEN – Professore, nel vostro libro “La Scuola Perduta” esemplificate il concetto di democrazia nella scuola, come un’attitudine per cui si “debbano amare gli studenti che pensano ed esprimono le proprie idee, anche se esse dovessero risultare critiche nei confronti del docente o dell’istituzione scolastica.” 

RONCALLO – Esattamente. 

LUMEN - Ma è ancora possibile, nella scuola di oggi, dare forma alla democrazia, permettere agli studenti di coltivare un pensiero proprio, libero da condizionamenti, che sia comparabile, e in armonia, con altri pensieri e opinioni?

RONCALLO - Non credo di esagerare dicendo che oggi, nel 2020, le parole “democrazia” e “scuola” hanno perso ogni legame di parentela. Un’immagine di facciata presenta la scuola italiana come un modello di benessere e pari opportunità. Ma è un’immagine falsa. All’interno, il sistema di trasmissione delle conoscenze è ferocemente verticale e probabilmente più idoneo a un regime dispotico piuttosto che a una democrazia. Dare forma alla democrazia all’interno della scuola sarebbe possibile oggi a una condizione: la consapevolezza a livello istituzionale dell’importanza del libero pensiero nei processi di insegnamento/apprendimento.

LUMEN – Sembra che anche gli studenti abbiano messo in conto di dover affrontare un mondo superficiale, gretto, che subdolamente boicotta il libero arbitrio. 

RONCALLO - Sì, gli studenti provano rassegnazione e talvolta rabbia. E l’esame di maturità è il degno corollario di un percorso che umilia lo studente in quanto “persona”. Gli imperativi per i commissari sono due: non avere grane (cioè ricorsi) e andare in vacanza al più presto. Stando così le cose, da un lato diventa troppo impegnativo apprezzare il “pensiero divergente” di chi ha veramente delle capacità e dall’altro si finisce per promuovere anche chi non sa niente. Una mediocritas per nulla aurea. Gli studenti tutto questo l’hanno colto benissimo e il consiglio migliore che si può dar loro in vista dell’esame è quello di non esprimere idee personali o originali ma di limitarsi a quello che la commissione vuole sentirsi dire, confermare e approvare eventuali osservazioni.

LUMEN - Nel capitolo 'Due film indesiderati' voi criticate piuttosto duramente l’impostazione “educativa” espressa nei due film 'L’attimo fuggente' di Peter Weir e 'La classe' di Laurent Cantet. Inutile ricordare come L’attimo fuggente, in particolare, grazie all’interpretazione di Robin Williams, sia penetrato nell’immaginario cinematografico e in certo modo di pensare all’insegnamento e all’istituzione scolastica. Vi domando: cosa c’è che non va nel professor Keating, cosa c’è di sbagliato nel suo modo di relazionarsi con gli studenti? 

RONCALLO - L’operato di Keating è doppiamente sbagliato: sia rispetto alla situazione in cui si trova, sia rispetto al messaggio che arriva fino al presente.

LUMEN – Partiamo dalla situazione. 

RONCALLO - Nel primo aspetto, questo professore si trova a lavorare in un collegio del Vermont nel 1959, riservato a una élite di famiglie aristocratiche e molto ancorato alla tradizione. Il cosiddetto “capitano” conosce i valori di quel collegio visto che lì si è laureato a pieni voti e nonostante questo, con enorme presunzione, entra a gamba tesa per stimolare nei giovani non il “libero pensiero” ma una libera espressione “individuale” che in quel contesto non poteva che portare al fallimento, cioè all’espulsione di Nuanda, al pestaggio di Knox e infine al suicidio di Neil. 

LUMEN – E quanto al messaggio ? 

RONCALLO - Nel secondo aspetto, il messaggio che arriva a noi, nel presente, è decisamente fuorviante. L’esercizio di un pensiero libero e democratico deve nutrirsi di studio rigoroso, di confronto tra idee anche diverse dalle proprie, di ponderatezza nelle decisioni. Tutto il contrario di quanto fa Keating che, all’insegna di un illusorio “carpe diem”, arriva a far strappare le pagine del libro di testo che non condivide.  

LUMEN – in effetti, è una scena molto forte. 

RONCALLO - Sostengo con forza che occorra sempre rispetto per le idee altrui e lascio volentieri ai regimi autoritari il compito di bruciare i libri. I libri sono pieni di idee che un docente può ritenere sbagliate, ma occorre ugualmente suggerire ai ragazzi di affrontare la lettura, di farsi idee proprie, al fine di confrontarle e discuterne assieme. Per capire i crimini del nazismo per esempio, ben venga anche la lettura del Mein kampf.  

LUMEN – Poi c'è il tema del “carpe diem”.

RONCALLO - Quanto al “carpe diem”, ci tengo a dire quanto oggi sia importante invitare i giovani a riflettere prima di agire, comprendere per il le conseguenze di un gesto, far capire perché un sasso non vada tirato giù da un cavalcavia. Penso che il regista Peter Weir, raccontandoci il dramma di Nuanda, Knox e Neil, abbia voluto farci capire tutto questo. 

LUMEN - Rimane un piccolo mistero: perché Keating ha colpito così tanto l’immaginario degli insegnanti?  

RONCALLO - Ho la sensazione che questi ultimi soffrano di un complesso edipico e capiscano quanto ormai i giovani siano ormai lontani da un mondo adulto poco democratico e poco rispettoso, in cui non si riconoscono. Forse i docenti vorrebbero avere lo stesso “appeal” del “capitano” e lo scimmiottano in modo a dir poco patetico. 

LUMEN – Grazie professore.


sabato 13 giugno 2020

Punti di vista – 19

UNIVERSITA’
Il perno su cui ruota (…) lo strangolamento dell’università [italiana] è il mito soffocante e ossessivo della «valutazione».
Per esser chiari: quando intrapresi la carriera universitaria (25 anni or sono) tutte le mie energie erano spese ad aumentare la conoscenza ricevuta (ricerca) e a trasmetterla agli studenti (didattica).
Oggi, invece, sarei chiamato a dedicare più della metà del mio tempo professionale a compilare questionari, schedari, certificazioni, accreditamenti, rendicontazioni, riesami, revisioni per mezzo dei quali un elefantiaco apparato burocratico, il cui unico scopo è giustificare la propria esistenza, pretenderebbe di valutare il mio operato in termini di efficienza produttiva.
Con l’inizio del nuovo millennio, la vita del professore è sprofondata in un universo kafkiano di parametri pseudo-oggettivi, mediane, soglie, rating, metriche, decaloghi, indicatori, «somministrati» da una pletora di organismi e protocolli (Anvur, Invalsi, Ava, Gev, Vqr, Asn) tramite i quali i burocrati del sapere vessano sistematicamente studenti e docenti, con l’unico risultato di spegnere in loro ogni autentico desiderio di conoscere, ogni libero impeto a sapere, ogni possibilità di fecondarsi reciprocamente nell’eterno e rinnovato mistero dell’insegnamento.
ANTONIO SCURATI


GUERRE DI RELIGIONE
Se l’Europa è stata insanguinata dalle guerre di religione, durante il Rinascimento, è stato perché, nello stesso territorio – per esempio in Germania e in Francia – c’erano cattolici e protestanti.
Due sette cristiane, ambedue devote a Gesù, dio d’amore, e tuttavia intente a scannarsi vicendevolmente con entusiasmo. 
Semplicemente perché i credenti si distinguevano tra “noi” e “loro”. 
E dopo anni in cui erano scorsi fiumi di sangue, ci fu forse una soluzione religiosa? Nient’affatto. 
Si ebbe una soluzione legale: la religione di un Paese era ufficialmente quella del suo sovrano, cuius regio eius religio (Pace di Augusta, 1555). E i cittadini non avevano che da conformarsi.
GIANNI PARDO


ITALIANI
Gli italiani sono tutti schierati. A distanza di così tanti anni, c’è tanta gente che ancora non riesce a dare per scontati i crimini fascisti, e ad ammettere i crimini commessi in nome del comunismo.
Gli italiani non amano la verità. Basta guardare la televisione: un esponente del governo cita dei dati, uno dell’opposizione ne cita altri, e il giornalista il più delle volte si limita a passare il microfono.
Nei giornali, invece, c’è un proliferare di verità contrastanti senza nessun accordo nemmeno sui dati più innegabili. Quante volte abbiamo letto che la criminalità è in aumento, anzi in calo ? (…)
Si tratta solo di scegliere cosa leggere, e poi fidarsi ciecamente.
Viviamo in un paese diviso in gruppi che si parlano e non si capiscono. Un paese in cui le verità storiche, giudiziarie, statistiche, non interessano a nessuno. Interessano solo le opinioni.
GAIA BARACETTI


CRESCITA E AMBIENTE
E’ del tutto chiaro che non esiste alcuna possibilità di conciliare la crescita così come essa è intesa oggi, cioè mero aumento di produzione di merci e servizi a fine di profitto privato e la protezione dell’ambiente.
Sono due cose antitetiche che vanamente vengono spacciate, specie dall’Europa dell’oligarchia, come entrambe possibili: le campagne ambientali lanciate dall’altro con regie mediatiche sono funzionali solo a sostituzioni tecnologiche ormai necessarie a tenere vivo un mercato ormai saturo.
I risultati vantati negli ultimi due decenni da questi ambientalisti istituzionali e globali sono esclusivamente dovuti al fatto che una grande parte di produzione è stata delocalizzata in Asia, trasferendo altrove le emissioni.
Ma questo altrove è disgraziatamente sullo stesso pianeta e dunque coinvolge tutti.
SIMPLICISSIMUS


CIRCOLAZIONE STRADALE
La proposta di riduzione del numero di veicoli circolanti viene solitamente osteggiata con l’argomentazione che si tradurrebbe in una limitazione delle libertà individuali.
A poco serve, a questo punto, far presente che si tratterebbe, nell’immediato, di un semplice giro di vite sulle utenze più pericolose come alcolisti e pirati della strada.
Alla stessa maniera ogni legittima proposta di limitare le velocità finisce con l’attentare a quello che l’italiano medio considera il ‘diritto alla guida sportiva’.
Un atteggiamento di disprezzo dei rischi connessi agli spostamenti in automobile che è parte integrante della comunicazione commerciale, esplicita (spot pubblicitari) ed occulta (film e serie televisive che rappresentano in chiave positiva la conduzione di autoveicoli al limite delle loro possibilità e competizioni agonistiche incentrate sulla guida di veicoli a motore).
MARCO PIERFRANCESCHI

domenica 7 giugno 2020

Il Signore degli eserciti

L’intervista virtuale di oggi ha come vittima il dottor Mauro Biglino, grande conoscitore dell’ebraico antico e della Bibbia, il quale, dopo aver lavorato come traduttore per le Edizioni Paoline, è giunto a conclusioni opposte da quelle della dottrina tradizionale.
Biglino ha deciso quindi di scrivere una serie di libri sull’argomento, nei quali sostiene che l’Antico Testamento non parla di un Dio soprannaturale e, per conseguenza, non può essere considerato un Libro Sacro.
L'intervista è tratta - con alcune modeste variazioni - dal sito Difesaonline; le domande originali sono di Alessandro Rugolo.
LUMEN


LUMEN – Dottor Biglino, voi siete partito da un'ipotesi, che è diventata poi una metodologia di ricerca: “fare finta che…”. Potete spiegarci in cosa consiste questo metodo ?
BIGLINO - Significa partire da un dato di fatto incontrovertibile: e cioè che della Bibbia - o sarebbe meglio dire delle Bibbie - non sappiamo nulla. Non sappiamo chi le ha scritte, quando le ha scritte (non abbiamo certezze neppure su una sola riga), come siano state scritte in origine, come fossero lette (visto che le vocali non esistono). Sappiamo solo che quelle che leggiamo noi oggi sono certamente diverse da quelle scritte nei secoli visto che le cambiavano continuamente.

LUMEN – Quindi ?
BIGLINO – Quindi, data questa premessa, il metodo da me utilizzato è quello di “fare finta” che le cose che leggiamo siano quelle che furono (non sappiamo da chi) scritte in origine e che quando gli autori scrivevano una certa cosa volessero proprio dire quella. Perché se, nella totale ignoranza in cui vaghiamo, affermiamo pure di “sapere” che quando scrivevano una cosa ne volevano dire un’altra, non facciamo altro che aggiungere incertezza ad incertezza, il che non sarebbe un problema se da quelle incertezze non si pretendesse di ricavare verità assolute e indiscutibili.

LUMEN - “Fare finta”, quindi, sarebbe quindi l’unico atteggiamento intellettualmente onesto con quell’insieme di scritti ?
BIGLINO – Esattamente. Io dunque “faccio finta” che il testo vada inteso, molto semplicemente, in senso letterale e vedo che cosa ne scaturisce, senza alcuna pretesa di verità. Faccio finta che. la Bibbia e anche altri testi antichi siano stati scritti sotto forma di cronaca, per cui ciò che vi è scritto va compreso lasciando da parte le interpretazioni religiose posteriori.

LUMEN - In questo modo la Bibbia diventa fonte di informazioni preziose e particolarmente sconvolgenti. Ma perché la Bibbia non parlerebbe di Dio?

BIGLINO – La mia affermazione deriva dal fatto che nell’ebraico biblico non esiste neppure un termine che abbia senso e significato di Dio così come inteso nella religione occidentale, che è stata costruita mutuando quel concetto dalla filosofia greca, neoplatonica in particolare. Il termine non esiste perché nell’antico pensiero israelitico non esisteva neppure il concetto, e tutto il contenuto biblico documenta come quei testi parlino di un gruppo di individui (elohim) tra i quali Yahweh non era che uno dei tanti: quello cui era stata affidata dal comandante (Elyon) la famiglia di Giacobbe e non l’intero popolo ebraico, come erroneamente si ritiene.

LUMEN – Abbiamo detto che non esiste una sola Bibbia, ma innumerevoli.
BIGLINO – Sì. Le diverse religioni che utilizzano la Bibbia come testo sacro (cattolica, copta, ebraica, ecc.) hanno elaborato ognuna diverse Bibbie. In alcune sono riconosciuti come autentici alcuni libri, in altre no. Anche le varianti sono notevoli, dal canone ebraico a quello cattolico, da quello protestante a quello ortodosso fino a quello copto o samaritano.

LUMEN – Poi c’è il problema delle imprecisioni.
BIGLINO – Bisogna considerare anche che la Bibbia, anzi, le Bibbie, sono dei testi tradotti e ritradotti, modificati nel tempo per far fronte a nuove esigenze o perchè alcuni concetti non erano più adatti alla società del tempo. Inoltre, la Bibbia sembra essere stata elaborata sulla base di testi più antichi sumero-accadici e fenici. E così scopriamo che quando nella Bibbia dei giorni nostri leggiamo Dio, Signore o Yahweh, non stiamo leggendo ciò che era scritto in origine ma ciò che nel tempo, le varie Religioni, hanno voluto che noi leggessimo.

LUMEN – E cosa c’era scritto in origine ?
BIGLINO - La prima considerazione riguardo i nomi di Dio è sulla pluralità, nella Bibbia i nomi che sono stati tradotti con il termine Dio sono: Elyon, Elohim, El, Eloah, Yahweh. Il primo termine, Elyon, è normalmente tradotto con "l'Altissimo". Ma sulla base delle conoscenze dell'ebraico antico e dell'uso che si è fatto del termine, si può contestare la traduzione ed affermare che con Elyon si faceva riferimento ad un superiore gerarchico e non ad un "Altissimo" in senso religioso.

LUMEN – Una bella differenza!
BIGLINO - Elyon sarebbe dunque un Capo, il capo degli Elohim, tra i quali aveva diviso i territori sotto la sua influenza, assegnando un territorio e una famiglia da controllare ad ognuno dei suoi più fidati Elohim. Tra gli Elohim ve n'era uno di nome Yahweh, il quale, come pure gli altri suoi colleghi Elohim, era un capo militare, un comandante che guidava una famiglia di esseri umani, Giacobbe e i suoi discendenti, per compiere i suoi voleri che, quasi sempre consistevano nel fare la guerra ai vicini e nello sterminarli!

LUMEN – Quindi, secondo voi, Elyon e gli Elohim, e quindi anche Yahweh, erano solo dei capi militari. Potremmo definirli dei conquistatori ?
BIGLINO - Erano e si sono comportati, a tutti gli effetti, come dei normalissimi conquistatori/colonizzatori: si sono spartiti i territori e poi hanno pure combattuto tra di loro per incrementare potere e ricchezza. La Bibbia ci parla in particolare, quasi in via esclusiva, di uno di loro e dei suoi diretti rivali che nomina anche espressamente: contro Yahweh combattevano ad esempio i suoi colleghi antagonisti Kamosh, Milkom, ecc. che governavano su famiglie strettissimamente imparentate con quella di Israele: ne erano i cugini primi.

LUMEN – Ma, spesso, l’ordine dato da Yahweh era quello di sterminare quei “parenti” (Madianiti, Amalekiti, ecc.) per prendere i loro beni e le loro terre.
BIGLINO – In effetti, l’Antico Testamento è un vero e proprio libro di guerra e, a ben vedere, uno dei libri più immorali mai scritti nella storia dell’umanità: stermini, genocidi, furti, assassini, femminicidi, infanticidi selettivi, rappresentano la normalità del comportamento di quel presunto dio che per fortuna dio non è.

LUMEN – Ma questi conquistatori da dove provenivano?
BIGLINO - Non so dire da dove provenissero, i testi biblici giunti fino a noi non ce lo dicono anche se, nel salmo 24, si fa riferimento a due tipi di porte, la seconda delle quali, stando al significato letterale dei termini, si apre su un luogo “non conosciuto” ed era utilizzata da Yahweh con il suo kavod (termine che dovrebbe indicare un mezzo di trasporto).

LUMEN – La Bibbia sarebbe quindi un libro di guerra.
BIGLINO - In effetti, chiunque abbia letto la Bibbia non può non essere stato colpito dalla crudeltà di Dio e del suo popolo. Io stesso ricordo che da piccolo non riuscivo a capire come si potesse predicare la pace universale sulla base di ciò che leggevo nella Bibbia. Non capivo allora e non lo capisco ora, nonostante tutto.

LUMEN – Parlateci ancora degli Elhoim.
BIGLINO – Gli Elhoim erano degli esseri particolari, che vivevano molto a lungo, da cui deriva la traduzione di "Eterno", riferita Dio. Ma non erano davvero immortali. La Bibbia è chiara su questo: gli Elohim vivevano molto a lungo, ma morivano come tutti gli uomini (salmo 82).

LUMEN – Immagino che questo passo costituisca un problema serio per gli esegeti monoteisti.
BIGLINO – Molto serio. E quindi, per tentare di ovviare a questa palese e inaccettabile incongruenza, in quel passo specifico gli esegeti danno al termine “elohim” il significato di “giudici”, mentre per tutto il resto sostengono che significhi Dio, anche se è plurale.

LUMEN – Che dire di più? Grazie dottor Biglino e buona lettura a chiunque voglia avvicinarsi ai vostri libri.
BIGLINO - Grazie a voi.
 

martedì 2 giugno 2020

Obiezione, vostro Onore !

Il post di oggi contiene una piccola raccolta di gaffe, lapsus e strafalcioni giuridici tratti dal libro "Stupidario Giuridico", goliardicamente attribuito al 'noto' principe del foro avv. Massimo Della Pena. Per sorridere un po' coi drammi della giustizia.

LUMEN

 

 

A un primo esame sembra che il soggetto sia stato prima assassinato con un’arma da fuoco e successivamente bruciato vivo.



Agli arrestati sono stati contestati gravissimi capi di amputazione.


All'arrivo della seconda lettera, i carabinieri hanno individuato il mittente: si tratta di un anonimo già noto in paese.


Capisco la posizione della parte civile, ma cerchiamo di non uscire dal seminario.


Caro signore, lei rischia una denuncia per circoncisione di incapace!


Cercò più volte di illudere la sorveglianza.


Certi avvocati dovrebbero essere irradiati dall'album!


Circa la natura maligna del suo tumore, il mio cliente è in grado di esibire i risultati dell'autopsia che ha fatto pochi giorni fa.


Dapprincipio non ho voluto immischiarmi e li ho lasciati litigare in santa pace.


Dico questo senza malizia: abside iniuria verbis.


Durante il dibattimento in aula, i due detenuti venivano alle mani coi piedi.


È un avvocato particolarmente versato in tutte le branchie del diritto.


Ha detto proprio così. L’ho sentito con questi occhi!


Ha sparato ai vicini in preda a un ictus di follia.


I carabinieri e i pompieri dicono di no, ma io sono sicuro che è stato un incendio doloroso.


I tre sono entrambi pregiudicati.


Il cadavere, al piede destro, aveva una sola scarpa.


Il colpevole è stato finalmente individuato: si tratta di un insospettabile pregiudicato.


Il ladruncolo, nonostante i cani da guardia, due grossi ariani...


Il maniaco da vent'anni teneva la moglie rilegata in casa.


Il mio cliente, dopo essere vissuto per quasi un anno seduto su una spada di Damocle…


Il mio cliente non può certo vantare grandi ricchezze, né un nobile albero geologico.


L'assassino è stato travolto da un lapsus di follia.


L’avvocato ha detto che ora mi debbo presentare a una corte di Assisi.


L’istanza del sindaco, pertanto, va respinta perché la frase “il primo cittadino ha un’intelligenza fuori del comune”, pur prestandosi a un evidente doppio senso, di per sé non si può recepire univocamente come un insulto.


La giuria si è espressa all'unanimità meno due.


La procura in questo periodo è scossa da violente lotte intestinali.


Le fiamme hanno provocato incendi danni.


Lo spaccio ha luogo notte e giorno alla luce del sole.


Mi hanno sospeso la patente dicendo che ero ubriaco, a me che sono analcolico.


Mi trovavo in banca con mia moglie e mia cognata, e alla rapina abbiamo assistito ambetré.


Non ho potuto inseguire gli scippatori a causa del traffico cianotico.


Ormai, dopo tre anni di suppliche e ricorsi, non voglio più vivere di allusioni.


Per questo problema ci vorrebbe una legge con effetto radioattivo.


Purtroppo, come ben sappiamo, nemo propheta in casa.


Purtroppo in questo periodo la cancelleria è obesa dalle richieste.


Quei due sono entrati nel mio negozio camuffati da clienti.


Questo, vostro onore, significa mettere il carro sopra i buoi.


Secondo il magistrato, per poter procedere contro questo tipo di reato serve una legge ad O.K.


Si rimane in attesa dei rilievi della scientifica per sapere se ci sono orme dell’accusato sul manico del coltello.


Sono innocente, e non voglio diventare il capro respiratorio della situazione.


Sono riuscita a prendere il numero di targa, anche se per lo spavento avevo perso i sensi.


Sono stato interrogato come testimone oculistico.


Sono stato minacciato con un coltello di grosso calibro.


Spero che questa condanna gli serva da monitor.


Subito dopo, l’ambulanza è ripartita a sirene spietate.


Trattasi di associazione di stampa mafiosa.


Viene quasi da rimpiangere i tempi della sacrosanta inquisizione.


Volendo citare Plinio l’Anziano...