Ce ne parla Marco Pierfranceschi in questo pezzo, molto interessante, tratto dal suo blog Mammifero Bipede.
LUMEN
Gli indirizzi veicolati dai Testi Sacri sono, tipicamente, una serie di norme comportamentali funzionali alla sopravvivenza ed alla prosperità di piccole popolazioni, spesso operanti ai livelli minimi di sussistenza: non essere aggressivi con gli altri membri del gruppo, collaborare senza conflitti, mettersi a disposizione per opere della collettività, rispettare le istituzioni religiose e ‘temporali’, agire con saggezza, reprimere i comportamenti istintivi (con particolare riguardo al sesso non finalizzato alla riproduzione) e difendersi dalle comunità rivali.
Nelle società illetterate queste istruzioni vengono veicolate con cadenza regolare, quotidiana o settimanale, nel corso di apposite cerimonie, durante le quali i testi sacri vengono letti, commentati, ed i loro contenuti trasmessi alla comunità, con l’obiettivo di alimentare un immaginario collettivo condiviso. Ad integrare e supportare la comunicazione orale contribuiscono le arti figurative, attraverso raffigurazioni iconografiche collocate nei luoghi di culto, dalle quali vengono in genere tratte raffigurazioni semplificate che finiscono ad arredare le abitazioni private.
Questo sistema di condivisione culturale ha funzionato perfettamente fino a tempi relativamente recenti, fungendo da collante sociale per le civiltà del passato. La gestione dei contenuti ed il controllo sull’ortodossia delle interpretazioni tendono a concentrarsi, col passare del tempo, nelle mani di una cerchia ristretta di alti sacerdoti.
Modifiche, correzioni ed integrazioni ai testi obbligano a lunghe discussioni e non di rado conflitti. L’occasionale emergere di punti di vista divergenti, in grado di frammentare l’ortodossia dell’interpretazione e con essa il potere della casta sacerdotale, viene fermamente contrastato, ed in casi estremi represso nel sangue e bollato col termine ‘eresia’.
Il testo sacro rappresenta sostanzialmente il mezzo (medium, in latino) utilizzato per far convergere opinioni diverse, concordare linee d’azione condivise e risolvere le dispute. In cambio di questa funzione ‘mediatrice’ i rappresentanti dell’istituzione religiosa godono di uno status elevato e ricevono contributi tali da garantirne la sussistenza, la manutenzione dei luoghi di culto, le scuole di formazione e via dicendo.
L’intero processo di gestione, conservazione, diffusione ed esercizio della cultura condivisa comporta inevitabilmente dei costi, che ricadono sulla collettività. Necessariamente, nel momento in cui si instaura il classico meccanismo di trasferimento di ricchezza da una parte della popolazione ad un’altra, il confine di quanto sia giusto e necessario trasferire alla struttura di governo diventa oggetto di contesa: chi è tenuto a dare, cercherà di dare meno del dovuto, chi riceve cercherà di ottenere più di quanto gli spetti.
Tipicamente si producono due correnti di pensiero. Per alcuni la casta sacerdotale è tenuta ad esibire ricchezza, come rafforzativo della validità del messaggio veicolato, quindi paramenti appariscenti, luoghi di culto maestosi, coreografie ricercate. Per altri la necessità di veicolare un messaggio di tipo altruistico, l’unico in grado di fare da collante ad una collettività estesa, richiede l’esempio dato dalla rinuncia ai beni materiali, dall’uso di indumenti grossolani e dall’abitudine a pasti frugali.
La funzione di mediazione svolta dai Testi Sacri richiede che essi possano avallare un ampio ventaglio di opzioni. Questo viene realizzato inserendo all’interno del testo stesso fonti diverse, con orientamenti anche molto dissimili. Nello specifico, il Testo Sacro è obbligato a contenere tutto e il contrario di tutto, in modo da poter supportare una determinata linea di azione semplicemente scegliendo il brano più calzante.
Questo è già un esempio di 'Processo di Inganno', perché l’autorità religiosa supporta l’idea che la linea d’azione stabilita discenda da una precisa indicazione del Testo Sacro, il che la renderebbe incontestabile, tuttavia quell’indicazione rappresenta unicamente la porzione di Testo Sacro scelta dal mediatore, sacerdote od altro, ed è giocoforza strumentale al risultato desiderato.
L’inappellabilità della fonte divina, unita alla flessibilità dell’accesso ad una varietà di testi, contenenti indirizzi diversi, consente ai Testi Sacri di svolgere la funzione di mediazione tra gli interessi dei potenti e le aspirazioni delle popolazioni, manipolando queste ultime.
Non sorprende, perciò, che uno stesso Testo Sacro, la Bibbia Cristiana, affermi in alcune parti (Vangelo) la totale ed indiscutibile sacralità della vita umana, ma si presti altrettanto, in altre scritture più antiche, a giustificare guerre di conquista (le Crociate) o la persecuzione dei malati di mente (Inquisizione). I redattori del testo, fin dall’antichità, avevano ben chiara la sua funzione di controllo sociale e la necessità di contenervi l’intero ventaglio di opzioni necessarie a gestirla.
L’avvento della modernità mette in crisi questo modello millenario di trasmissione del sapere. Da un lato il pensiero scientifico e l’ascesa del razionalismo minano gravemente la convinzione diffusa di una possibile ricompensa ultraterrena per i sacrifici operati nel corso della vita mortale, dall’altro l’invenzione della stampa a caratteri mobili e la diffusione della carta, e con essi il ritorno ad un’alfabetizzazione di massa ed alla libera circolazione delle idee, consentono la messa in discussione dell’autorità delle istituzioni religiose e, come diretta conseguenza, delle forme di governo aristocratiche con le quali queste avevano finito col condividere una relazione simbiotica. (...)
Si sviluppa [così] una competizione per l’egemonia culturale. Da un lato le istituzioni religiose e l’aristocrazia, armati di Testi Sacri fissi ed immodificabili, considerati dettati direttamente dalle divinità e testimoniati da un esercito di sacerdoti, fedeli, aristocratici e sovrani per ‘diritto divino’. Dall’altro la nuova classe borghese, tecnocratica e pragmatica, arricchita dai commerci coloniali ed armata di libri e giornali in grado di veicolare idee nuove ed in continua evoluzione.
In questa contesa si ravvisa un’importante asimmetria tra i due strumenti comunicativi: mentre i Testi Sacri, come già detto, risultano obbligati a contenere tutto ed il contrario di tutto, prestando il fianco a diverse contraddizioni, i neonati Pamphlet possono focalizzarsi su un unico principio, un’unica idea, e svilupparla fino alle conseguenze più radicali, in ciò esibendo un esempio di rigore e coerenza.
Nel momento in cui si sviluppa un’alfabetizzazione diffusa e la società viene travolta da un ribollire di nuove idee e filosofie, ognuna di queste è oltretutto in grado di trovare supporto in una specifica porzione del Testo Sacro, di fatto derivandone una presunta sacralità per l’intera neonata architettura ideologica.
In buona sostanza la guerra alle ‘eresie’, combattuta per secoli dalla Chiesa Cattolica grazie ad un potere centralizzato e militarmente armato, finisce con l’essere perdente nei nuovi contesti culturali, dominati dalla libera circolazione delle idee ed avvantaggiati dallo sgretolamento del controllo verticistico della Chiesa conseguente alla diffusione del Protestantesimo. >>
MARCO PIERFRANCESCHI