sabato 27 settembre 2014

Buon anniversario

La storia, ormai è un fatto assodato, ha i suoi picchi di interesse solo in occasione dei vari anniversari e ricorrenze cronologiche. La circostanza, come spesso succede, ha i suoi pro e i suoi contro.
Quelle che seguono sono alcune acute, divertenti ed interessanti osservazioni sull’argomento dello storico e saggista Aldo Giannuli (tratte dal suo blog). Buona lettura.
LUMEN


<< Il problema nasce quando l’anniversarismo diventa invadente, ossessivo e sostituisce o marginalizza ogni altro tipo di ricerca storica. Questo determina una serie di effetti indesiderabili su cui conviene riflettere.

In primo luogo, paradossalmente, la sovrabbondanza di titoli su un determinato argomento, concentrata in un solo anno, è un pessimo affare commerciale. Infatti, troppo spesso ci si dimentica che i “forti lettori” (quelli che superano l’acquisto di 20 libri in un anno) sono meno del 5% del pubblico delle librerie, mentre la media si aggira intorno ai 10 volumi acquistati per persona (meno di 1 al mese).

Detto questo, si capisce che se uno compera 10 libri in un anno è poco probabile che ne prenda 2 sullo stesso argomento e difficilissimo che ne prenda 3. E dunque, è facile capire che, se su un argomento escono 84 libri nello stesso periodo, per quanto vasto possa essere il pubblico interessato, a vendere davvero saranno 6 o 7, poi ci sarà una ventina di titoli che campicchierà, e tutti gli altri non rimedieranno neppure di che compensare le spese di tiratura.

In secondo luogo, l’ossessione anniversaristica induce spesso in ingannevoli analogie, proprio per sostenere l’ “attualità” del tema. Ad esempio, pur essendoci similitudini fra la situazione attuale e quella che ha preceduto la Prima Guerra Mondiale, io ci andrei molto cauto con questa analogia.

Ancora: questa over dose dell’anniversario determina l’effetto reattivo per cui, superato l’anniversario, di quell’argomento non se ne parla più, sino all’anniversario successivo secondo una successione “liturgica” precisa:

a- il decennale è un primo momento, in cui nessuno ha il coraggio di dire che il tale avvenimento è già storia, per cui escono pochi libri, ma ci sono molte trasmissioni, articoli con testimonianze più o meno inedite ecc. Funzione liturgica minore, con benedizione dei fedeli ma senza messa.

b- il ventennale ha già qualche pretesa in più sul piano storico, ed i libri hanno uno spazio maggiore, ma ci sono sempre le testimonianze che tengono banco in trasmissioni e quotidiani e l’argomento è ancora tema di dibattito politico. Messa piana e senza organo, con mezza illuminazione.

c- il trentennale è la sagra del “reduce”: i testimoni sono ancora presenti in gran numero, iniziano ad avere i capelli brizzolati ed il bisogno di dirsi di aver fatto qualcosa di importante nella propria vita. Ne segue il litigio su quale sia la memoria da trasmettere alle nuove generazioni ed il dibattito avviene in un curioso limbo fra storia e politica, fra memoria personale e formazione del canone storiografico. Messa solenne cantata e concelebrata con illuminazione piena.

d- il quarantennale di solito si salta: 40 non è una cifra suggestiva, serve solo a ricordare che si sta diventando vecchi, per cui si tira dritto.

e- il cinquantenario è il primo vero accesso alla storia: i testimoni del tempo, i reduci sono ormai molti di meno (per grazia di Dio!) e si può iniziare a parlare con un po’ di distacco, anche se qualche fiammata polemica ancora si leva. Libri in quantità, spuntano i documenti d’archivio, tutti si sentono in dovere di parlare del fatto assumendo l’aria compunta di chi assista alle esequie del nonno. Messa pontificale, con Requiem cantato.

f- dopo c’è il centenario (solo pochissimi avvenimenti meritano l’onore delle celebrazioni del sessantesimo, settantesimo, ottantesimo e novantesimo e, comunque in tono minore): è la consacrazione storica definitiva. Ormai dell’argomento in sé non frega più nulla a nessuno, perché ormai i clamori della politica tacciono, è tutto molto composto, e, pertanto, per catturare il pubblico, dilagano le trasmissioni, articoli, i film, i dvd, i libri sugli aspetti minori e curiosi o su quelli più spettacolari (grandi battaglie, insurrezioni, ecc.)

Tutto questo è comprensibile e ci si può anche stare, ma, ovviamente, il “raccolto” in termini di formazione di una coscienza civile sarà sicuramente molto modesto. Per quello occorre fare spazio alla ricerca storica più seria.

Ed allora, che fare? Certo non cancellare gli anniversari, ma farne un uso più sobrio si può? Ad esempio, che ne dite di scegliere quali siano le cose meritevoli di un anniversario?

Qui, ormai, nelle redazioni televisive, di quotidiani e di case editrici si fanno riunioni alla ricerca dell’”anniversario” del prossimo anno sul quale “dobbiamo assolutamente avere un titolo”. La pulsione celebrativa ed anniversaristica è tale che fra un po’ celebreremo anche l’anniversario di quando Pierino prese due in matematica. Non ci credete?

Date un’occhiata all’interminabile elenco delle “giornate della memoria”: ce ne sono la bellezza di 78 stabilite dall’Onu ed altre 43 nazionali; fra le altre: il 21 febbraio giornata dell’alfabeto Braille, il 28 marzo giornata della bicintreno, il 24 marzo giornata nazionale del sollievo, il 28 giugno la giornata dell’incontinenza, per culminare nell’1 marzo dedicato alle “ferrovie dimenticate”. Vi sembra normale?

Un consiglio: e se magari pubblicassimo un libro o un articolo o facessimo una trasmissione, non perché c’è un anniversario, ma perché ha qualcosa da dire ?

Nulla in contrario a ricordare una guerra o un personaggio, ma a volte l’ossessione di “non perdere” la scadenza induce a tirar fuori cose semplicemente inutili quando non indecenti. Perché “non possiamo dare l’impressione di aver “bucato” l’occasione”.

Ma questo richiederebbe dei vertici redazionali un po’ più seri e professionali di quelli esistenti. Parlo della cosa che conosco meglio: le case editrici, dove spesso incontri direttori editoriali o di collana assolutamente deprimenti. Persone banalissime, senza un briciolo di originalità, alla ricerca dell’investimento meno rischioso, della via più facile, della risposta più scontata. >>

ALDO GIANNULI

sabato 20 settembre 2014

L'anno che verrà

La vittima di questa intervista virtuale è l’ambientalista spagnolo Antonio Turiel, un nome che, per chi segue questo blog, non ha bisogno di presentazioni. Con lui ci dedicheremo ad uno dei “passatempi” preferiti dall’uomo: quello di  immaginare il futuro che ci aspetta. LUMEN


LUMEN – Professore, voi affermate spesso che la crisi economica in cui ci troviamo “non finirà mai”.
TURIEL – E’ vero.

LUMEN – Però tutte le cose finiscono prima o poi. E quindi dovrà finire anche questa crisi.
TURIEL – Beh, certo. Però nulla più tornerà come prima: è questo il punto fondamentale. Ci troveremo in una terra incognita, in cui i principi attuali della scienza economica, quali sono stati elaborati negli ultimi 200 anni e fondati esclusivamente sulla crescita, non potranno esserci di nessun aiuto.

LUMEN – Però possiamo provare ugualmente a fare qualche previsione.
TURIEL – Questo sì, ma tenendo presente che si tratta di pure ipotesi.

LUMEN – Ovviamente. Allora iniziamo
TURIEL – Punto primo: annullamento degli attuali debiti.

LUMEN – State scherzando ?
TURIEL – Proprio per niente. Forse alcuni si potrebbero restituire, ma in generale sarà impossibile ripagarne la grande maggioranza, per non parlare di pagare gli interessi. Il mondo sta cambiando, si sta trasformando, e le regole che lo definiscono devono a loro volta cambiare. Non si può cominciare con un fardello pesante da cui  probabilmente non si potrebbe risalire. 

LUMEN – Sarà un terremoto. Andiamo avanti.
TURIEL – Punto secondo: riforma radicale del sistema finanziario.

LUMEN – In che senso ?
TURIEL - Non si può sperare di continuare a chiedere interessi per il prestito di denaro. Se il settore finanziario è cruciale per il buon funzionamento della società, e lo sarà anche durante il periodo di transizione, non lo si può affidare alla gestione privata,

LUMEN – E perché ?
TURIEL – Perché il settore privato tende a privatizzare i guadagni e a socializzare le perdite, perdite che a partire da adesso saranno crescenti e inevitabili; ed inoltre è pur sempre orientata alla crescita. 

LUMEN – Questo è vero.
TURIEL – Punto terzo: ridefinizione dei soldi. La politica monetaria non potrà più essere espansiva e in un primo momento sarà piuttosto in contrazione. I soldi sono una rappresentazione del valore, non il valore in sé.

LUMEN – Un concetto ovvio, anche se molti se lo dimenticano.
TURIEL – Quindi la loro gestione deve essere controllata dai settori direttamente coinvolti: ovvero produttori, commercianti, consumatori. Le persone tenderanno a usare monete locali prima della moneta nazionale, per la maggior difficoltà di garantire il valore di quest'ultima in una società che collassa. Le monete locali non possono essere controllate da interessi speculativi esteri e pertanto non può essere permesso che vengano messe a tesoro o si capitalizzino.

LUMEN – Quindi, addio globalizzazione.
TURIEL – Sicuramente. Ed infatti l'analisi economica classica dice che in questo modo si perdono opportunità di investimento e di crescita; ma questo diventa irrilevante.
LUMEN – In effetti, il cambio di paradigma consiste anche in questo.

TURIEL – Punto quarto: riforma degli Stati. Sin dalla loro nascita, gli Stati e il capitalismo hanno condiviso obbiettivi e sono stati complementari, con grande efficacia sociale, in alcuni paesi; inevitabilmente lo Stato-Nazione entra anche in crisi quando il capitalismo smette di essere sostenibile.

LUMEN – Simul stabunt, simul cadent
TURIEL - E' necessario rilocalizzare i centri decisionali e avvicinare la gestione agli amministrati, ma realmente, non a parole. La gestione deve essere prima di tutto municipale più che locale, prima di tutto locale che regionale, prima di tutto regionale più che nazionale. La mancanza di energia porterà ad una logica di rilocalizzazione che tenderà gradualmente a rendere gli ambiti amministrativi sempre più locali.

LUMEN – Quindi i due processi dovrebbero andare di pari passo.
TURIEL – Sì, ma senza dimenticare che, durante la transizione, l'inefficienza di un potere amministrativo nazionale iper-trofizzato potrà ancora porre molti  legacci, soprattutto di tipo legale. 

LUMEN – La grande burocrazia è sempre dura a morire.
TURIEL - Punto quinto: definizione di piani di transizione locali. Ogni popolazione deve determinare quali siano i suoi maggiori problemi e deve investire risorse per controllarli. In alcune comunità mancherà l'acqua, in altre il problema sarà la mancanza di suolo fertile, in altre l'eccesso di popolazione, l'inquinamento o la scarsità di risorse fondamentali.

LUMEN – Questo è inevitabile.
TURIEL - Si dovrà quindi analizzare la situazione attentamente, comprendendo che non vivremo una continuazione del sistema attuale, ma un cambiamento radicale. Una volta identificati i punti sensibili si devono investire risorse e sforzi per modellarli per rendere possibile la transizione, anche se da un punto di vista capitalistico attuale tale investimento non sia redditizio. Questo sarà uno dei grandi ostacoli, anche se sufficientemente minore della cancellazione dei debiti e dell'interesse composto.

LUMEN – Sarà una bella lotta.
TURIEL - Punto sesto: preservare i servizi fondamentali. Questa sarà forse una delle difficoltà maggiori della transizione.

LUMEN – E perché mai ?
TURIEL – Da un lato ci sarà l'opposizione del capitale al fatto di perdere i suoi privilegi, dall’altro la difficoltà di mantenere un afflusso di risorse sufficiente a permettersi certi privilegi. A seconda del grado di scarsità al quale troverà sottoposta ogni località, si potranno mantenere più o meno certi servizi.

LUMEN – I quali, a loro volta, saranno più o meno costosi.
TURIEL – Appunto. I più fondamentali sono l'educazione, la sanità e l'assistenza alle persone più anziane e bisognose. Ma per poter conservare questi servizi fondamentali ogni località dovrà decidere che sistema di finanziamento impiegherà, se per mezzo di tasse o con il lavoro volontario dei cittadini. Il poter offrire più servizi dipenderà dalla ricchezza relativa di ogni luogo. 

LUMEN – Non abbiamo ancora parlato di energia.
TURIEL – E’ vero. Le previsioni sopra indicate non parlano esplicitamente di energia, ma di organizzazione economico-sociale. Tuttavia, tutte hanno implicazioni a lungo raggio sull'uso e la disponibilità di energia.

LUMEN – Lo immaginavo.
TURIEL - Di fatto, le ipotesi che abbiamo abbozzato avranno un impatto energetico molto maggiore delle modeste misure di risparmio ed efficienza che vengono abitualmente proposte. Inoltre, sono le uniche che hanno senso in una situazione di decrescita energetica.

LUMEN – Concludo con la domanda che mi sembra più importante: ma questa transizione sarà gestibile o la dovremo subire con tutto quel che ne consegue ?
TURIEL – E chi lo sa ? Ma lo vedremo presto.
 

sabato 13 settembre 2014

Fratelli coltelli

LUMEN – Abbiamo qui con noi, oggi, il Conte Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi, un personaggio molto significativo nella storia europea. Posso chiamarvi solo Conte Kalergi ?
KALERGI – Ma certamente. 

LUMEN – Purtroppo i libri di storia parlano ben poco di voi.
KALERGI – Ormai, dopo tutti questi anni, mi sono rassegnato. Anzi, vi ringrazio per avermi invitato qui.

LUMEN – Il conte Kalergi, per chi non lo sapesse, è stato l’ideatore dell’Unione Paneuropea,  un'associazione fondata nel 1922 con l'intento di porre le basi per l'unità politica ed economica dell’Europa.
KALERGI – Noi la chiamavamo Pan-Europa, e con me c’erano non solo uomini politici, ma anche letterati famosi come Thomas Mann e Rainer Maria Rilke.

LUMEN – Non male. Allora, signor Conte, com’era la situazione in Europa nei primi anni del  novecento ?
KALERGI - All'inizio del XX secolo le potenze europee avevano, complessivamente, il mondo in pugno.   Una solida alleanza fra Inghilterra, Francia e Germania avrebbe avuto la forza di tenere in un angolo Stati Uniti, Russia e Giappone, nonché di risolvere tutti i problemi interni di povertà, continuando a sfruttare spudoratamente il resto del mondo.  

LUMEN – Questo, grazie al colonialismo, che era giunto al suo apice.
KALERGI - Certo, la cosa non era etica, ma non fu per uno scrupolo morale, bensì per un desiderio folle di predominio che gli europei decisero di suicidarsi scatenando la più terribile guerra mai vista fino ad allora.

LUMEN – La cosiddetta “grande guerra”, che fu grande per davvero.
KALERGI - Anche i vincitori ne uscirono molto peggio di come ci erano entrati ed il fiume di sangue fu così impressionante che ne  scaturì il mio progetto della “Paneuropa”.  Era un progetto che ebbe un notevole successo iniziale, ma presto fu soffocato dallo sbarco in Europa della Grande Depressione degli anni ‘30, nata in U.S.A.  

LUMEN – Tutto grande, nel novecento.
KALERGI - Il precipitare della situazione economica riportò al governo i partiti nazionalisti, che tentarono di arginare i danni ai singoli paesi a scapito dei vicini.  Particolarmente feroci furono i francesi a danno dei tedeschi, cosa che aiutò non poco la carriera politica di Adolf Hitler.

LUMEN – Che di aiuto non avrebbe avuto nessun bisogno.
KALERGI - Fu così che gli europei si gettarono in un secondo ed ancor più devastante suicidio collettivo; il più grandioso dell’intera storia umana.   Come andò lo sappiamo e, scavalcando forse 50 milioni di morti, giungiamo al 1945, con noi europei ridotti ad un cumulo di macerie, mentre USA ed URSS si spartivano il mondo, Europa compresa.

LUMEN – Un bel salto all’indietro.
KALERGI - Fu in questo desolante paesaggio che Robert Schuman ebbe l’idea geniale di sostituire lo sfruttamento dei vinti con la collaborazione economica.  Un processo che nelle sue intenzioni doveva gradualmente sanare le ferite reciproche e creare quel clima di fiducia e fratellanza che era indispensabile per giungere alla creazione di quegli Stati Uniti d’Europa, tante volte vagheggiati, a cominciare da me, e mai realizzati.

LUMEN – E questa volta, per fortuna, i risultati furono migliori.
KALERGI – In effetti, la cosa funzionò e giungiamo così al 1989, con il collasso dell’Impero Sovietico.  Occasione per gli europei per un nuovo suicidio. Con la Russia a pezzi e l’America troppo ebbra di vittoria per preoccuparsi di noi, si aprì  una finestra di almeno 10 anni in cui si potevano fare due cose.

LUMEN – Quali ?
KALERGI – Primo: guidare l’economia in uno stato il più possibile stazionario. Secondo: creare una Unione Europea che fosse politicamente molto coesa ed integrata da subito, diluendo invece l’integrazione economica nei decenni a venire.  In altre parole, politica e difesa comuni; economie tendenti all’unificazione, ma con i tempi e le protezioni di cui ognuno aveva bisogno.   Ancor più importante: basare l’integrazione dei paesi dell’est sulla necessità di fare fronte comune alle immense difficoltà che sarebbero ben presto arrivate, anziché sulla prosopopea dell’arricchito che “educa al benessere” il suo vicino di casa povero.  

LUMEN – Ma non andò così.
KALERGI – No. Fu esattamente il contrario di quanto fecero i partiti al potere di allora.

LUMEN - Ed anche di oggi, se è per questo.
KALERGI – Ma non basta: perseguendo un sogno neo-coloniale assolutamente folle, gli europei promossero e spinsero la globalizzazione economica planetaria.   Il sogno era affascinante: un Europa faro di civiltà che gestisce buona parte dell’economia mondiale (…a proprio vantaggio, ovviamente), mentre le fabbriche, l’inquinamento, il proletariato urbano e tutte le altre cose sgradevoli connesse con lo sviluppo se le prendevano gli altri che, per di più, ce ne sarebbero stati grati.  

LUMEN – I “commoda” senza gli “incommoda”. Una bella idea.
KALERGI – Le cose, però, sono andate un po’ diversamente ed ora che la realtà bussa alle porte dei sogni, riemergono gli spettri di un nazionalismo che, evidentemente, non è ancora costato abbastanza.  Sembra che gli europei stiano nuovamente scegliendo di scannarsi fra di loro, anche se solo sul piano economico e commerciale, anziché su quello militare, probabilmente perché non abbiamo più forze armate in grado di combattere se non come supporto a quelle USA. 

LUMEN – Beh, se non altro facciamo tacere i cannoni, almeno nell’ambito della U.E. (Ucraina permettendo).
KALERGI – Fenomeni complessi come questo hanno sempre cause altrettanto complesse, ma una di queste è facile da identificare: i partiti che controllano i governi nazionali controllano anche il Consiglio Europeo che è il vero organo decisionale comunitario.   E da 30 anni questi partiti sono impegnati in un gioco di prestigio: far funzionare un’economia integrata, ma senza integrare le politiche; anzi, spesso tirando a farsi l’un l’altro le scarpe.  

LUMEN – Un gioco che, infatti, non funziona.
KALERGI - Non funziona e non può funzionare, ma questa semplice constatazione non riesce a scalfire i processi decisionali interni agli stati che poi, tramite il Consiglio, si riverberano a livello comunitario.   Il paradosso sta tutto qui: gli stessi partiti che nel Parlamento europeo spingono per una sempre maggiore integrazione, nelle rispettive capitali locali e nel Consiglio Europeo remano invece contro, chi più chi meno.  

LUMEN – Un bel paradosso.
KALERGI - Del resto è sempre così: le comunità sono più forti dei singoli e danno quindi dei vantaggi, ma per farle funzionare occorre che ognuno sia disponibile a far passare l’interesse collettivo avanti a quello individuale.   Dunque, se proprio coloro che da sempre stanno seduti nelle “stanze dei bottoni” hanno estrema cura che certe cose non funzionino, è ovvio che non funzioneranno mai.   

LUMEN – Una bella ipocrisia.
KALERGI - Ed è altrettanto ovvio che questo provocherà problemi, scontento e la precisa sensazione di essere presi in giro. Sentimenti più che giustificati su cui estrema destra e sinistra hanno facile presa. 

LUMEN – Speriamo solo di poterci fermare prima di un nuovo abisso bellico.
KALERGI – Speriamo davvero. In fondo, finchè i cannoni tacciono tra i paesi dell’U.E., c’è sempre una speranza per la Paneuropa.

LUMEN - Grazie signor Conte. 
KALERGI – Di nulla. E’ stato un piacere.

P.S. – Le opinioni sull’Europa del Conte Kalergi sono in realtà dell’ambientalista Jacopo Simonetta, collaboratore di vari blog.  LUMEN
 

sabato 6 settembre 2014

Abbecedario Filosofico

Dopo il Dizionario Filosofico di Voltaire, eccovi, si parva licet, l'abbecedario filosofico del sottoscritto. Auguri. Lumen


AGOSTINO - Che cos'è il tempo? Se non me lo chiedi lo so; ma se invece mi chiedi che cosa sia il tempo, non so rispondere.
LUMEN – E se poi mi si guasta l’orologio, ne so ancora di meno.


AGOSTINO - Rendimi casto, ma non ora.
LUMEN – Anzi, facciamo così: rendimi casto quando non me ne importerà più nulla.
 

ARISTOTELE - La filosofia non serve a nulla, dirai; ma sappi che proprio perchè priva del legame di servitù é il sapere più nobile.
LUMEN – Nobile, certo. A patto però che ci sia qualcun altro, un po’ meno nobile, che lavora per te.
 

ARISTOTELE - Se c'e' soluzione perché ti preoccupi? Se non c'é soluzione perché ti preoccupi ?
LUMEN – E se di soluzione ce ne sono diverse, ma non sai qual è la migliore ? Non è forse il caso di preoccuparsi davvero ?
 

BACONE - Il mondo é stato fatto per l' uomo, e non l'uomo per il mondo.
LUMEN – Il mondo è stato fatto per sé. L’uomo è solo l’ultimo dei suoi ospiti, e nemmeno dei più graditi.
 

BOBBIO - Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze.
LUMEN – Ed infatti, fare l’uomo di cultura - oggi - è diventato sempre più facile.
 

BOBBIO - Diffidate di un filosofo che sa di sapere.
LUMEN – Anche perché è impossibile. Se è davvero un filosofo “non sa”; se invece “sa”, non può essere un filosofo.
 

BRECHT - Chi non conosce la verità é soltanto uno sciocco; ma chi, conoscendola, la chiama bugia, é un malfattore.
LUMEN – E chi invece prende una bugia e la chiama verità, è un teologo.
 

CHE GUEVARA - O siamo capaci di sconfiggere le idee contrarie con la discussione, o dobbiamo lasciarle esprimere. Non è possibile sconfiggere le idee con la forza, perché questo blocca il libero sviluppo dell'intelligenza.
LUMEN – Il signore sì, che se ne intende !
 

EPICURO - Il dolore non va temuto. Infatti se é intenso é breve, se é lungo non é intenso.
LUMEN – E se invece è lungo e intenso ? Posso prendermi un analgesico ? 


FREUD - La religione é un narcotico con cui l'uomo controlla la sua angoscia, ma ottunde la sua mente.
LUMEN – E se gli rimane la paura dell’inferno, non riesce neppure a controllare la sua angoscia. 


GANDHI - Se esiste un uomo non violento, perché non può esistere una famiglia non violenta? E perché non un villaggio? una città, un paese, un mondo non violento?
LUMEN – Perché – purtroppo - ci sarà sempre, nelle vicinanza, qualche violento pronto ad approfittarsene.
 

HESSE - Anche un orologio fermo segna l'ora giusta due volte al giorno.
LUMEN – Il guaio è che non sai mai quando succede.
 

HOBBES - La condizione dell' uomo é una condizione di guerra di ciascuno contro ogni altro.
LUMEN – Salvo che con parenti e consanguinei. I nostri geni non sono sciocchi sino a questo punto.
 

KANT - La ragione umana viene afflitta da domande che non può respingere, perché le sono assegnate dalla natura della ragione stessa, e a cui però non può neanche dare risposta, perché esse superano ogni capacità della ragione umana.
LUMEN – E provare con la scienza ? Alle volte funziona.
 

KRAUS - Il diavolo è un ottimista se crede di poter peggiorare gli uomini.
LUMEN – Dio invece no. Perché lui, a peggiorare gli uomini, ci riesce davvero.
 

MARX - La religione è l'oppio del popolo.
LUMEN – Il comunismo, invece, è l’eroina.
 

MARX - L'umanità non si propone se non quei problemi che può risolvere, perché, a considerare le cose da vicino, si trova sempre che il problema sorge solo quando le condizioni materiali della sua soluzione esistono già o almeno sono in formazione.
LUMEN - Il che mi pare la cosa più intelligente. Ad inseguire i problemi irrisolvibili ci pensano già teologi e filosofi.
 

NIETZSCHE - Si possono concepire i filosofi come persone che compiono sforzi estremi per sperimentare fino a che altezza l'uomo possa elevarsi.
LUMEN – Sfortunatamente, tra le cose più alte a cui può giungere la testa di un filosofo, ci sono le nuvole.
 

NIETZSCHE - La decisione cristiana di trovare il mondo brutto e cattivo, ha reso brutto e cattivo il mondo.
LUMEN – Ma no, era già brutto e cattivo anche prima. Non rendiamo il Cristianesimo più importante di quello che è.
 

NIETZSCHE - La Chiesa é esattamente ciò contro cui Gesù predicò e contro cui insegnò ai suoi discepoli a combattere.
LUMEN – E, paradosso dei paradossi, è stata la Chiesa stessa a stabilire qual era la predicazione di Gesù.
 

PLATONE - Per chi intraprende cose belle, é bello soffrire, qualsiasi cosa gli tocchi .
LUMEN – Soffrire non è mai bello. Salvo che per i masochisti.
 

ROUSSEAU - L'uomo è nato libero e ovunque è in catene.
LUMEN – Allora, forse, non era poi così libero.
 

RUSSELL - Non vorrei mai morire per le mie idee, perchè potrebbero essere sbagliate.
LUMEN – E, soprattutto, perché nessuna idea può mai giustificare la perdita della propria vita.
 

SCHOPENHAUER - Se ad un Dio si deve questo mondo, non ci terrei ad essere quel Dio: l'infelicità che vi regna mi strazierebbe il cuore.
LUMEN – Ecco perché dio può permettersi di essere buono: perché non esiste.
 

SENECA - Vivi ogni giorno della tua vita come se fosse l'ultimo.
LUMEN – Ma nemmeno per idea: vivi ogni giorno come se non dovessi morire mai.
 

SENECA - Vuoi ottenere la vera libertà ? Renditi schiavo della filosofia.
LUMEN – Non mi piace essere schiavo, neppure in senso metaforico. Preferisco imparare dalla scienza.
 

VOLTAIRE - Disapprovo ciò che dici, ma difenderò alla morte il tuo diritto di dirlo.
LUMEN – Beh, sino alla morte, magari, no. Diciamo che ti posso fare da avvocato difensore.
 

VOLTAIRE - Il divorzio risale probabilmente alla stessa epoca del matrimonio. Ritengo, comunque, che il matrimonio sia più antico di qualche settimana.
LUMEN – Poi è venuta anche la Sacra Rota. Di scorta.
 

WILDE - Non esistono domande imbarazzanti, bensì risposte imbarazzanti.
LUMEN – Ecco perché dio non risponde mai: per non mettere in imbarazzo i suoi fedeli.


WITTGENSTEIN - Tutto ciò che può essere detto, può essere detto chiaramente.
LUMEN – Ma solo se ti conviene. Altrimenti si può dire benissimo anche in modo oscuro