lunedì 9 settembre 2024

Fuori Controllo

E' noto che la UE, con la sua struttura pesantemente burocratica, provvede a normare e controllare moltissime attività comunitarie (ed anche nazionali).
Ci si aspetterebbe pertanto che sia molto attenta e occhiuta anche nel controllare i flussi dell'immigrazione. Ma purtroppo non è così e la situazione sembra ampiamente fuori controllo.
A questo argomento è tratto il post di oggi, tratto dal sito internazionale 'The Overpopulation Project' (traduzione dall'inglese di Google).
LUMEN



<< Secondo l’ufficio statistico dell’Unione europea, nel 2022 sono emigrati 5,1 milioni di persone nell’UE (l’ultimo anno per il quale sono disponibili statistiche complete). Ciò ha rappresentato un aumento del 117% rispetto al 2021.

Nel frattempo, circa 1 milione di persone hanno lasciato gli Stati membri dell’UE per altre nazioni, con conseguente immigrazione netta di 4,1 milioni.

Nonostante un calo di breve durata dopo la le proteste pubbliche nel 2015 e un altro calo dovuto al COVID nel 2020, i numeri dell’immigrazione dell’UE sono rimbalzati e ora sono i più alti che siano mai stati.

Gran parte del recente aumento è dovuto alla guerra in Ucraina, in particolare alla migrazione verso l'Europa orientale e centrale. Ma i numeri sono aumentati rapidamente anche per la migrazione dal Medio Oriente, dal Sud e dall'Asia Orientale e dall'America Latina.

Nel 2022, quasi 3,7 milioni di nuovi permessi di soggiorno sono stati rilasciati nell’Unione Europea (UE) negli Stati membri – non includendo l’afflusso dall’Ucraina – rispetto ai 2,9 milioni del 2021. Secondo Eurostat la Germania ha registrato il maggior numero totale di [nuovi] immigrati (2,1 milioni) nel 2022, seguita da Spagna (1,3 milioni), Francia (0,4 milioni) e Italia (0,4 milioni).

L'immigrazione di massa, un fenomeno relativamente recente in Europa, solleva questioni sociali urgenti.

In che misura [gli europei] sono disposti ad accettare un gran numero di persone provenienti da culture senza un forte impegno per i diritti umani e la parità di genere ? 
Quanto bene questi migranti si integrano nelle società europee?
I cittadini attuali dovrebbero avere il diritto di rallentare la migrazione ad un ritmo che consenta la piena integrazione (se possibile) ?
In che modo i diversi livelli di immigrazione influiscono sulle generose reti di sicurezza economica dell’Europa ?
E quale sarebbe il destino delle aree naturali dell’UE, comprese le zone della rete di natura protetta (Natura2000), se il continente diventasse ancora più densamente popolato?

Nonostante molti europei abbiano dichiarato il desiderio di una minore immigrazione, le élite politiche generalmente continuano a offrire di più. (…)

Una questione che è generalmente trascurata sia dagli oppositori che dai sostenitori dell’immigrazione di massa è il suo impatto demografico (…).

I livelli di immigrazione sono un fattore importante nel determinare il numero futuro della popolazione nell'UE, mentre il futuro numero di popolazione dell'UE sarà un fattore importante per determinare le emissioni di gas a effetto serra, il successo degli sforzi di protezione della biodiversità e altri sforzi di sostenibilità all'interno dell'UE.

Come regola generale, meno persone forniscono molteplici benefici ambientali. Al contrario, più siamo, più danni facciamo.

Per coloro che vivono nell'UE e sono curiosi di sapere in che modo l'aumento o la riduzione degli attuali livelli di immigrazione influenzerà il numero futuro di abitanti del proprio paese, abbiamo predisposto un grafico previsionale. (...)

Ad esempio, la migrazione netta annuale della Germania per i vent'anni precedenti al 2016 era di circa 260.000 persone. Il nostro grafico prevede che se passasse al 200% (circa 520.000 migranti netti annuali) la popolazione della Germania aumenterebbe da 82 milioni a 113 milioni entro il 2100.

Ma nel 2023, secondo l’ufficio statistico tedesco, la migrazione netta annuale è già stata molto più elevata, circa 700.000. Se questo livello continuasse per tutto il secolo, i tedeschi possono aspettarsi una popolazione di diverse decine di milioni più alta, con tutte le pressioni ambientali che ne conseguono.

Al contrario, la diminuzione o l’azzeramento della migrazione netta annuale porterà probabilmente al calo della popolazione in Germania, con i conseguenti benefici ambientali.

Oppure consideriamo la Francia, dove la migrazione netta ha raggiunto 183.000 nel 2023, la più alta degli anni. Nei due decenni precedenti al 2016, l’immigrazione netta annuale in Francia è stata in media di 100.000.

Il nostro grafico fornisce un’approssimazione abbastanza buona di dove il livello migratorio netto del 2023 porterebbe la popolazione francese nei prossimi decenni: nel 2100 raggiungerebbe i 90 milioni, 33 milioni di persone in più rispetto a oggi.

Infine, consideriamo l'Unione europea nel suo insieme. Il dato annuo di immigrazione di 4,1 milioni fornito da Eurostat per il 2022 è molto vicino alla cifra della migrazione netta (4,75 milioni) che avevamo previsto nel nostro grafico pubblicato cinque anni fa.

È divertente ricordare quante critiche avevamo ricevuto allora da alcuni demografi, che avevano detto che lo scenario era troppo elevato per essere mai raggiunto e non avrebbe dovuto essere incluso nello studio. Bene, l'UE è quasi lì, ora, e alcuni sostengono norme più permissive che aumenterebbero i livelli di immigrazione ancora più alti.

Se l'UE dovesse continuare ad accogliere il suo attuale elevato livello di migrazione netta per tutto il secolo, la popolazione dell'UE raddoppierebbe approssimativamente entro il 2100. A livelli di immigrazione più bassi, al contrario, ci sono strade per un graduale declino della popolazione.

Queste differenze di centinaia di milioni di persone in più o meno nel 2100, solo tre generazioni in futuro, faranno ovviamente una grande differenza nell’impronta ecologica degli europei e nella loro capacità di creare società sostenibili. >>

PHILIP CAFARO

mercoledì 4 settembre 2024

La settima Arte – (5)

In questo nuovo post dedicato al cinema, troverete 3 commedie italiane recenti, scelte come sempre tra i miei film preferiti. Si sorride, in molte scene si ride di gusto, ma c'è anche l'occasione per riflettere.
Tutti i testi sono tratti dal sito MYMOVIES.IT.
LUMEN



IO C'E' (2018)

<< La trama prende a bersaglio le religioni in generale, la fragilità dell’uomo che da quando è diventato “Homo erectus” pare non sia riuscito a fare a meno di affidarsi al credo di un Dio, rimuovendo il pensiero che bisogna credere innanzitutto negli uomini, in se stessi e negli altri, nell’empatia tra i propri simili, nella solidarietà, nella reciprocità.
Attorno a questo spunto, manifesto pur se non dichiarato, gira la trama che, naturalmente attacca (e lo fa in fondo con morbidezza, visto che viviamo tempi difficili anche per parlare male delle religioni ) paradossali situazioni sostanziali quali l’esenzione dalle tasse per i luoghi di culto e dunque delle attività commerciali (a volte floride) che vi si possono svolgere, il business dell’otto per mille ecc.
Di qui l’idea: perché lavorare per pagare le tasse se basta inventarsi una religione? Ed ecco bello e pronto lo “Ionismo”! I fedeli arriveranno. Basta aspettare: in questa società di solitudine, verranno spinti dalla inconfessata necessità di stare insieme!
Un limite del film? Forse avrebbe potuto essere più irriverente, ma viviamo tempi non facili. Accontentiamoci. >>

<< Esilarante commedia mista di sacro e profano "Io c'è"; irriverente verso tutte le follie delle religioni come le loro regole, comandamenti e dettami... Tra risate a crepapelle, si individua comunque, lo stile di vita che viene suggerito dalle migliori filosofie dei nostri tempi, (...) come la libertà sessuale da Osho e la sua idea di ”Uomo Nuovo”: un uomo nuovo la cui esistenza si fonda sulla consapevolezza, l’affermazione della vita e della libertà. Consigliatissimo per 100 minuti di piacevole serata al cinema.>>


L'ORA LEGALE (2017)

<< Ficarra e Picone continuano a far ridere al cinema, ma stavolta aggiungono un qualcosa in più, un'analisi amara ma purtroppo veritiera sul malcostume generale italiano e sul rispetto delle regole. Siamo a Pietrammare, il Comune si appresta ad eleggere il nuovo Sindaco, e i cittadini stanchi delle promesse non mantenute dal sindaco in carica Patanè, decide di cambiare aria e di affidarsi ad un nuovo sindaco, cognato di Ficarra e Picone.
L'entusiasmo iniziale dei cittadini viene sin da subito smorzato, il Sindaco Natoli impone, o meglio, rispetta e fa rispettare le regole, rimette i vigili in strada, applica la raccolta differenziata e aumenta le tasse, il malcontento generale cresce e coinvolge anche Ficarra e Picone; il finale lascia l'amaro in bocca e smuove una critica ed una riflessione profonda. >>

<< Com'è difficile essere onesti! Il tema oggi è di estrema attualità e diventa ogni giorno più pressante. Tra gli slogan urlati e i comportamenti reali c'è sempre il rischio di una inaspettata divergenza. E' merito di Ficarra e Picone aver dato a questo frequente conflitto una veste cinematografica plausibile, e al tempo stesso assai ironica e divertente.
Senza mai scadere nel qualunquismo disfattista, e senza peraltro tacere i difetti degli "innovatori", i due cominci riescono ad intrattenere il pubblico scaricando nella trama ogni possibile conflitto tra purezza e opportunismo, tra intransigenza e quieto vivere. L'ambientazione siciliana appare quanto mai idonea ad ospitare la summa di tutti i mali che infestano la pubblica amministrazione ma che fanno deviare dalla retta via anche i comportamenti individuali dei singoli cittadini.
La conclusione è quanto di più realistico ci si potesse aspettare in questo contesto. Ma una vena di speranza per un futuro migliore forse può sopravvivere. Film davvero spassoso, che però induce ad un esame di coscienza sul proprio livello di senso civico. >>


HABEMUS PAPAM (2011)

<< Il conclave, la designazione del nuovo papa, è quasi il ‘pretesto’ per la narrazione, l’idea-base da cui partire, ma poi si allarga cosmicamente fino a divenire un’indagine sull’uomo, sulla sua capacità di fingere e di essere, soprattutto se riferita ad un uomo che, come il Cristo – e la metafora percorre tutto il film – è ‘solo’ uomo, ma è anche divino, è il santo padre–come lo definisce uno dei prelati parlando con moretti-psicanalista che lo ‘chiama’ solo uomo.
Ma è uomo con grande, troppo peso sulle spalle, quello del mondo ecumenico, la cattolicità intera, osì come il Cristo aveva nel destino la salvezza del genere umano. (...)
E’ il Woytila della gioventú, quello che scriveva poesie e pièces teatrali e recitava, quello che fugge dopo la sua elezione – uno stupendo ottantacinquenne, mostro sacro in sempre ottima forma, il grande Michel Piccoli – l’uomo che rifiuta la sua umana condizione, troppo pesante da affrontare, troppo umana-mente insopportabile,troppo onesto per continuare a mentire a se stesso ed a quel miliardo di persone che si aspettano da lui cose che non è in grado di dare.
E l’uno nessuno e centomila di pirandelliana memoria sempre meno si confanno alla solitudine dell’uomo moderno,novello Cristo di un quotidiano sempre più faticoso da vivere.

La leggerezza al rigoroso spessore del film viene, quasi paradossalmente, dalla stessa interpretazione di Nanni, la parte che si è scelta non è casuale, giocata com’è sul filo di un surrealismo a tratti buňueliano ma che, in realtà, fa parte della serie delle sue consuete auto-glorificazioni che però ci stanno e benissimo, usate stavolta in maniera (…) auto-ironica, per creare un equilibrato contraltare, esaltandola sottovoce, alla enorme vicenda umana che si dipana davanti ai nostri occhi.
E’il Moretti maturo che ha ritrovato il miglior se stesso raggiungendo con 'Habemus Papam' un’eleganza formale ed una raffinatezza di sintesi che san quasi di perfezione, di eternità. 
Persino commovente il finale: l’autenticità di comportamento nell’accettarsi nella propria impotenza di essere umano,ammessa pubblicamente, alla finestra del Vaticano di fronte al virtuale-vero miliardo di fedeli che lo attendevano, e coerentemente ed onestamente sottrarsi, accettando responsabilità e conseguenze di quanto fatto, è sentimento e dichiarazione d’intenti impensabile e, quindi, ancor più encomiabile, proprio in questa nostra società odierna. >>

giovedì 29 agosto 2024

La Terra del pianto - (2)

Sembra non esserci tregua per la martoriata terra di Palestina: tutte le parti coinvolte continuano a  parlare con le armi ed una pace stabile appare ancora lontana.
Il testo di oggi (scritto da Franco Londei), pur esendo chiaramente di parte (israeliana), risulta comunque interessante, in quanto evidenzia alcune delle difficoltà oggettive che si troverebbe ad affrontare la soluzione più caldeggiata, ovvero quella dei 'Due popoli, due Stati'.
LUMEN


<< Palestina libera dal fiume al mare, urlano gli studenti senza sapere né di quale fiume si parla né a quale mare si fa riferimento. Palestina libera, riconosciamo la Palestina dicono i premier di Spagna, Irlanda e Norvegia, senza sapere su quali confini riconoscerla, con quale moneta, con quale governo, con quale banca centrale ecc. ecc.

Tornano in mente le parole di Zahir Muhsein, uno dei leader più importanti della OLP tra il 1971 ed il 1979 il quale in una intervista ad un giornale olandese diceva:

« il popolo palestinese non esiste. La creazione di uno stato palestinese è solamente un mezzo per continuare la nostra lotta per l’unità araba contro lo Stato d’Israele. In realtà oggi non c’è differenza tra giordani, palestinesi, siriani e libanesi. Oggi parliamo dell’esistenza di un popolo palestinese per ragioni politiche e strategiche poiché gli interessi nazionali arabi richiedono che venga assunta l’esistenza di un distinto “popolo palestinese” da opporre al sionismo ».

Quindi chiariamo subito il punto principale: la Palestina non esiste, il popolo palestinese non esiste per stessa ammissione dei cosiddetti “leader palestinesi”.

Non c’è traccia storica di un popolo palestinese prima degli anni 60, né di un sovrano palestinese, un governo palestinese, una moneta palestinese, una guerra condotta dai palestinesi, un ritrovamento storico che faccia riferimento ad una civiltà palestinese. Niente di niente di niente.

Palestina libera dal fiume al mare, urlano gli studenti senza sapere né di quale fiume si parla né a quale mare si fa riferimento. Palestina libera, riconosciamo la Palestina dicono i premier di Spagna, Irlanda e Norvegia, senza sapere su quali confini riconoscerla, con quale moneta, con quale governo, con quale banca centrale ecc. ecc.

Tornano in mente le parole di Zahir Muhsein, uno dei leader più importanti della OLP tra il 1971 ed il 1979 il quale in una intervista ad un giornale olandese diceva «il popolo palestinese non esiste. La creazione di uno stato palestinese è solamente un mezzo per continuare la nostra lotta per l’unità araba contro lo Stato d’Israele.

In realtà oggi non c’è differenza tra giordani, palestinesi, siriani e libanesi. Oggi parliamo dell’esistenza di un popolo palestinese per ragioni politiche e strategiche poiché gli interessi nazionali arabi richiedono che venga assunta l’esistenza di un distinto “popolo palestinese” da opporre al sionismo».

Quindi chiariamo subito il punto principale: la Palestina non esiste, il popolo palestinese non esiste per stessa ammissione dei cosiddetti “leader palestinesi”. Non c’è traccia storica di un popolo palestinese prima degli anni 60, né di un sovrano palestinese, un governo palestinese, una moneta palestinese, una guerra condotta dai palestinesi, un ritrovamento storico che faccia riferimento ad una civiltà palestinese. Niente di niente di niente. Facciamoci delle domande scomode.

Il popolo palestinese è quindi solo una invenzione araba e non è altro che un agglomerato di emigrati egiziani, giordani e siriani. Punto.

Ma vogliamo veramente far contenti tutti quei babbei che vogliono uno stato palestinese? Ok. Cominciamo con il ragionare da Stato palestinese, anche se non sappiamo su che confini.

Prima di tutto mi serve un Governo, una moneta e una banca centrale, perché mica vorrò vivere di aiuti a fondo perduto per centinaia di miliardi come ho fatto fino ad ora? Dovrò pure prendermi la responsabilità di creare una moneta e di metterla sul mercato, fare debito con titoli di stato, lottare contro l’inflazione, i prezzi del mercato ecc. ecc.

Fino ad oggi ho usato la moneta israeliana (perché non quella giordana o egiziana?) battuta dalla banca centrale di Gerusalemme. Ma da oggi non potrò più farlo perché sono lo Stato Palestinese.

Poi dovrò creare una qualche forma di welfare, cioè tutta quella serie di interventi e di prestazioni destinati alla popolazione che uno stato eroga finanziandole con le entrate fiscali. La sanità pubblica, le scuole, l’assistenza sociale ecc. ecc. È una delle spese più grandi per uno stato (l’Italia spende più di 600 miliardi l’anno).

Fino ad oggi hanno pagato tutto i donatori internazionali (cioè noi), mi hanno pure incassato le entrate fiscali (Israele), ma da oggi devo pagare tutto io con i miei soldi e le mie entrate fiscali che in qualche modo provvederò a incassare.

Dovrò studiare una linea politica economica, cercare di far crescere il PIL senza far crescere troppo il debito. Dovrò pagare la polizia, il personale statale, i maestri e professori. Tutte cose che fino ad oggi mi pagavano gli altri.

Adesso capite perché i palestinesi hanno sempre rifiutato un loro stato, anche quando gli hanno offerto il 99,99% delle richieste territoriali ed economiche. Creare uno stato è facile. È gestirlo che è complicato. E poi perderebbero quell’alone di vittime che fino ad oggi gli è valsa la simpatia internazionale (meno che quella degli arabi).

Quindi, volete riconoscere l’isola che non c’è? Riconoscetela pure, ma fate anche tutto quello che serve per farla funzionare, pretendete un governo democratico, una sanità pubblica decente ecc. ecc.

In tutti questi anni la cosiddetta Palestina ha ricevuto più aiuti di tutta l’Africa messa insieme. È come se l’Umbria avesse avuto più aiuti dell’Africa. Solo che oggi l’Umbria sarebbe lo “stato” più ricco al mondo mentre la cosiddetta Palestina è tra i più poveri.

Ho lasciato volutamente per la fine il dettaglio più importante: con quale Governo riconoscete la Palestina? Hamas oppure Fatah? La stragrande maggioranza dei palestinesi oggi voterebbe Hamas e ha festeggiato il massacro del 7 ottobre ritenendolo giusto. Se quindi riconoscete la Palestina riconoscete Hamas e anche voi approvate quello che hanno fatto. Punto. >>

FRANCO LONDEI

sabato 24 agosto 2024

Pensierini – LXXV

OMBRELLO NUCLEARE
Secondo alcuni esperti di geo-politica (tra cui Alessandro Orsini), la presenza USA in Italia (con le sue numerose basi militari) non sarebbe neppure una garanzia di deterrenza nucleare.
Nel senso che se la Russia (per fare un esempio) mandasse una bomba atomica sugli USA, gli USA risponderebbero subito con la stessa moneta.
Ma se la Russia mandasse una atomica solo sull'Italia (o su qualsiasi altro paese europeo), gli USA non farebbero la stessa cosa, onde evitare l'escalation, con il rischio di ricevere un'atomica sul proprio territorio.
I latini dicevano: "cui commoda, eius et incommoda" (chi ha i vantaggi, deve accettare anche gli svantaggi).
Ma qui mi sembra che abbiamo solo i secondi senza i primi.
LUMEN


AMBIENTE
Temo che la sorte del nostro pianeta possa essere efficacemente riassunta da questo breve dialogo.
D – Buongiorno. Secondo Lei, la salvaguardia dell'ambiente e della natura è un problema importante ?
R – Certo. Importantissimo
D – Quindi, Lei pensa che i governanti della Terra debbano prendere provvedimenti per garantirla ?
R – Sicuramente.
D – Ma Lei, personalmente, quali rinunce è disposto a fare per il bene dell'ambiente ?
R – Nessuna. Ho già tanti problemi per i fatti miei.
D – Allora, tanti auguri.
R – Grazie
LUMEN


CRUDELTA'
Alcuni pessimisti ad oltranza hanno il sospetto che le elites economiche mondialiste stiano cercando di ridurre la popolazione mondiale non per un qualche calcolo ecologico, ma per semplice crudeltà.
Ora, le elites sono sicuramente egoiste e ciniche (devono esserlo, per conservare il potere), ma non sono necessariamente crudeli.
E d'altra parte la crudeltà è molto ben distribuita anche tra noi gente comune, basta guardarsi intorno.
Se le elites decidessero davvero di ridurre la popolazione mondiale (ma secondo me non lo stanno ancora facendo) lo farebbero solo per continuare a godersi il loro potere in un mondo più vivibile.
Mentre i deviati sociopatici, che esistono anche tra le elites, possono divertirsi con la crudeltà come e quando vogliono, indipendentemente dal livello della popolazione.
LUMEN


AZIENDA CULTURALE
La Chiesa Cattolica (come tutte le religioni) è una azienda culturale: non produce cose concrete, come automobili, cioccolato o saponette, ma solo immagini.
Pertanto quando l'azienda è in crisi, come sta succedendo attualmente, non possono concentrarsi sul prodotto, per cercare di migliorarlo; possono solo agire sulle immagini.
Quindi se l'attuale Papa ed i suoi più importanti collaboratori parlano di problemi sociali in modo generico, buonista e non teologico, ma riescono, con le loro parole, ad attirare i media di tutto il mondo, vuol dire che hanno usato le immagini giuste, e che hanno ragione loro.
Se parlassero - per dire - dell'Immacolata Concezione o della Transustanziazione, non riceverebbero mezzo rigo.
Forse questo non basterà per salvare la loro storia millenaria, ma non hanno molte alternative.
LUMEN


CONFORMISMO
Per molte persone la parola “conformismo” ha una valenza negativa, ma non è necessariamente così, perchè occorre distinguere il conformismo del comportamento da quello del pensiero.
Io posso tenere un comportamento conformista per vari motivi: per adeguarmi alle circostanze, per non mettere in imbarazzo gli altri, per evitare di mettermi nei guai, eccetera.
Ed in questo non ci vedo nulla di male.
Diverso è il conformismo del pensiero, per il quale le persone credono veramente che certi comportamenti siano giusti ed anzi obbligatori.
Questo non solo limita la libertà interiore delle persone, ma porta anche all'intolleranza e quindi alla violenza.
Ma si tratta di due conformismi molto diversi.
LUMEN

lunedì 19 agosto 2024

C'era una volta il Matriarcato

Si parla spesso del famigerato Patriarcato, presunta causa di tutti i mali sociali, ma occorre tenere presente che questo sistema, per avendo una storia millenaria, non è sempre esistito nella nostra civiltà.
Il Patriarcato venne infatti preceduto, per un certo periodo, dal Matriarcato, che aveva caratterisitiche molto diverse e venne poi sostituito per motivi ben precisi.
A questo argomento è dedicato il post di oggi, scritto da Alessia Vignali per il sito 'Come Don Chisciotte'.
LUMEN


<< Per Bachofen e altri studiosi (...), le società patriarcali vigenti dai tempi dell’Antico Testamento furono precedute da società matriarcali, nelle quali centro della società e della famiglia erano la donna e la madre. (…)

Erich Fromm, attento lettore di Bachofen, sottolinea come per questo autore il principio matriarcale sia quello della vita, dell’unità e della pace. “La donna, prendendosi cura del bambino, estende il suo amore al di là del proprio io ad altri esseri, ed elargisce tutti i suoi doni e la sua immaginazione al fine di preservare e migliorare l’esistenza di un altro essere umano.

L’istinto materno non si estende poi solo al bambino, ma si attiva anche nell’uomo adulto come sentimento sociale, come amore per l’umanità, e rappresenta una delle più importanti fonti dello sviluppo sociale. L’amore materno costituisce la fonte da cui scaturisce ogni forma d’amore. (...)

Per tornare al matriarcato delle origini per come postulato da Bachofen, esso si fondava interamente sulla naturale produttività della donna, sul fatto che lei sola sapeva generare la vita, il che veniva inteso come qualcosa di quasi divino. In una società relativamente primitiva, che si fondava sull’agricoltura e sull’allevamento, la sicurezza e la ricchezza non dipendono essenzialmente da fattori tecnici e razionali.

La produttività della natura, cioè la fertilità del terreno, l’azione dell’acqua e del sole erano gli elementi che decidevano della vita o della morte dell’uomo. Il punto cardine dell’economia, sottolinea Fromm, è quella misteriosa forza della natura di generare da sé cose sempre nuove, di vitale importanza per l’uomo.

A possedere quella misteriosa forza della natura di generare produttività naturale era soltanto la donna. Aveva quella capacità, da lei condivisa con la natura intera, da cui dipendevano la vita e l’esistenza umana.

Il matriarcato non conosceva l’istituto del matrimonio, né leggi né principi né ordine: era uno stato di vita paragonabile alla crescita selvaggia della vegetazione di una palude.

In base alle prove simboliche rinvenute d Bachofen, in essa vigevano la pietà, la generosità, la benevolenza. La proprietà privata era inesistente. Infine, la fratellanza e l’uguaglianza erano valorizzate, perché ogni figlio è uguale all’altro per la madre, di egual valore nella sua diversità e originalità.

Gli aspetti negativi del matriarcato sono la scarsa razionalità – tutto si regge sull’istinto, non sulla ragione e sulla giustizia – e la mancanza di progresso: i tempi ciclici delle madri si ripetono sempre uguali, lo strapotere delle madri sul figlio, se non arginato, lo rende appendice sterile di lei presso il suo grembo.

Viceversa, il patriarcato instaura il governo del padre, rappresentante dei principi del diritto, della ragione, della coscienza e dell’organizzazione gerarchica.

In positivo si conseguono la legge, la scienza, la civiltà, la crescita intellettuale. In negativo l’ineguaglianza: i figli non sono uguali per il padre, il padre della proprietà privata sceglie il figlio più simile a lui, il più capace e gli affida la continuità nel tempo delle sue proprietà. E poi l’oppressione e la disumanità.

A questo punto, il contributo per noi interessante di Fromm è aver introdotto il concetto di “invidia maschile della potenza generatrice femminile”, che si colloca psicologicamente alla base del crollo del sistema matriarcale e del desiderio di sottomissione della donna da parte dell’uomo, nel momento in cui trionfa un sistema economico-sociale intriso di patologia.

Egli osserva che nella società antica l’uomo si sarà sentito un menomato, privo com’era della più importante, decisiva potenzialità: la facoltà di riproduzione naturale.

L’invidia, come pure l’ammirazione, dovettero essere tanto maggiori quanto minore era il ruolo attribuito alla fecondazione, al principio maschile. Ci volle molto tempo prima che gli uomini giungessero a comprendere il nesso tra coito e gravidanza, a capire che la donna non può generare un figlio da sola, senza un intervento esterno.

Nell’idea dell’Immacolata Concezione, che si ritrova in tanti miti e religioni fino al cristianesimo, si è mantenuto questo antico credo.

Vi è poi traccia del sentimento annichilente dell’invidia maschile per la creatività femminile tanto nell’Antico Testamento, nel quale è il maschile a creare anziché il femminile, quanto nell’ Enuma Elis, il mito babilonese della creazione ad esso antecedente.

Fu il ricorso alla produttività razionale, l’ingresso potente della tecnica nella vita dell’uomo a invertire la rotta e a offrire al maschio la possibilità di una “rivincita”.

Si cominciarono via via a sottovalutare sempre più i fattori naturali, così come un tempo li si era sopravvalutati. “Si attribuì allo spirito, al principio produttivo maschile, un’influenza incondizionata, illimitata.”

La millenaria “guerra tra i sessi” non poteva, dunque, che produrre oppressori ed oppressi, rivendicazioni dei vinti, e così via.

Un’ideologia che nasca “in opposizione”, se non matura seri anticorpi di autocritica, reca a volte in sé un qualcosa di passivo, “lavora in difesa e non in attacco”, rimanendo succube dei valori degli ex dominanti.

Un “mondo davvero nuovo” per il Femminile ed il Maschile, che dia ad essi ciò che gli spetta in termini di valorizzazione e pieno sviluppo del potenziale, è ancora al di là da venire.

La fase attuale vede la donna di nuovo al centro di forti rivendicazioni. Le leader del mondo occidentale Meloni, Schlein, Von der Leyen, Le Pen ecc. ecc. sono apparentemente testimonial del “nuovo potere al femminile”, ma quanto contribuisce davvero, questa giusta eguaglianza, all’espressione dell’ancestrale “principio femminile?”.

Dirò una cosa banale: l’attenzione della donna è andata verso la conquista di ciò che prima era dell’uomo, ma non verso una posizione pienamente originale, valorizzante il suo potenziale. >>

ALESSIA VIGNALI

giovedì 15 agosto 2024

Appunti di Geo-Politica – (4)

Nuove considerazioni tratte dal web sulla situazione politica internazionale.
LUMEN


NAZIONI SPECIALI
L'eccezionalismo e' un'ideologia politica per la quale un dato paese, essendo eccezionale, sfugge ai normali canoni storici e giuridici, e puo' fare quel che vuole, anche se vietato o deprecabile, in quanto “un caso unico ed eccezionale”.
I casi piu' evidenti sono due:
= eccezionalismo americano. Gli USA possono fare le peggio porcherie ma sono sempre “il bene”, in quanto eccezionali, e quindi al di sopra della legge e della morale. La fonte di tale eccezionalita' e' la forza militare,
= eccezionalismo israeliano. Israele puo' fare quel che vuole, in quanto il popolo ebraico e' eccezionale, in quanto ha subito la Shoah, e siccome ha subito la shoah allora e' al di sopra di ogni legge e ogni morale. La fonte di tale eccezionalita' e' quindi l'olocausto.
Adesso, con fonti internazionali esterne al conflitto ed essenzialmente dedicate al diritto umanitario, l'eccezionalita' israeliana e' fortemente indebolita, e la marea di fotografie sugli effetti del conflitto su Gaza, (...) demolira' questa eccezionalita' in pochi mesi, ammesso che non lo abbia gia' fatto presso le generazioni piu' giovani.
Il motivo per il quale gli USA sono entrati [in crisi] (…) quando si tratta del conflitto in medio oriente e' proprio questo: si sono resi conto che se e' possibile distruggere l'eccezionalismo israeliano, e' possibile distruggere anche il loro.
URIEL FANELLI


CONTESE TERRITORIALI
Dichiarando l’annessione dei territori occupati, Putin ha di fatto riesumato il “diritto di conquista”, qualcosa che si credeva seppellito con Hitler e Stalin.
Dai tempi loro, solo Israele ha annesso le colline del Golan che, infatti, nessuno gli ha riconosciuto.
Neppure la pretesa annessione delle regioni ucraine è stata riconosciuta da alcuno, ma rimane comunque un precedente pericolosissimo, perché praticamente tutti i paesi del mondo (Italia compresa) hanno contese territoriali in sospeso con i vicini.
Contese che da polverose reminiscenze potrebbero rapidamente tornare ad essere dei 'casus belli', come già avvenuto con Maduro che ha annunciato (per ora solo a chiacchiere) la sua intenzione di invadere la Guyana. (…)
Nell’insieme, il livello di pericolo di conflitto anche fra stati importanti è quindi salito notevolmente e non sarà facile riabbassarlo.
JACOPO SIMONETTA


POPULISMI MODERNI
Il populismo è in aumento in tutto il mondo. Disgrega i sistemi politici consolidati, crea incertezza e approfondisce le divisioni sociali. [Rappresenta] una grave crisi di governabilità e del contratto sociale (…)
Il contratto sociale è l’accordo implicito tra individui e governo. Le persone accettano collettivamente di rinunciare ad alcune delle loro libertà in cambio della protezione dei loro diritti rimanenti e del mantenimento dell’ordine sociale.
Un governo debole o fallito può generare proteste e persino a violente rivolte se la gente perde fiducia nel sistema e prende in mano la situazione. Le conseguenze sono disordini finanziari, disoccupazione, inflazione e povertà. (...)
Una spiegazione semplice per il populismo è il peggioramento della situazione economica della classe media.
Il rapporto del 2023 sul benessere economico delle famiglie statunitensi ha rivelato che il 37% degli americani non può coprire una spesa di emergenza da 400 dollari senza prendere in prestito denaro o vendere qualcosa; all’incirca la stessa percentuale di elettori che sostengono Donald Trump.
Lo stesso rapporto ha rilevato che l’inflazione è stata la più grande preoccupazione economica, colpendo oltre un terzo degli intervistati, seguita dalle spese di sussistenza e per l’alloggio.
Queste risposte sottolineano le difficoltà che molti devono affrontare per mantenere la stabilità finanziaria in mezzo a costi crescenti e incertezza economica.
ART BERMAN


PROBLEMI UCRAINI
In Ucraina è ufficialmente entrata in vigore la nuova legge che regolamenta la mobilitazione – anche forzosa – dei militari.
Tra le principali novità attuate ci sono l’abbassamento della soglia anagrafica per il reclutamento dai 27 ai 25 anni oltre all’interruzione di tutti i servizi consolari per i cittadini ucraini all’estero, come ad esempio il rinnovo del passaporto, senza i documenti di avvenuta presentazione presso gli uffici militari.
La legge rappresenta un ulteriore inasprimento del controllo sulla popolazione soprattutto maschile, ma non solo: la nuova legge ormai in vigore riguarda infatti anche le donne, introducendo obblighi di carattere militare per il personale sanitario femminile.
Mentre i dati pubblicati dalla Banca Mondiale fotografano la situazione di un paese in cui circa un ucraino su tre si trova in condizioni di povertà Vladimir Zelensky ha sottolineato l’importanza di queste scelte per mettere a disposizione delle forze armate circa mezzo milione di nuovi combattenti.
Omettendo [però] un dato fondamentale: considerando il numero degli abitanti dell’Ucraina ed i suoi problemi attuali è estremamente difficile che mezzo milione di uomini possa essere mobilitato senza coinvolgere i lavoratori di settori strategici (energia, chimica, siderurgia, telecomunicazioni, forze di polizia, personale sanitario, logistica).
MAURIZIO VEZZOSI