sabato 22 ottobre 2022

Il dominio della Finanza

E' sotto gli occhi di tutti – almeno per chi è disposto a guardare la realtà - il rapporto di progressiva subordinazione che si è creato tra la finanza (che comanda) e l'economia (che invece ubbidisce).
Si tratta di una subordinazione pericolosa per la ricchezza delle nazioni, perchè la finanza (diventata ancora più forte con la globalizzazione) porta inevitabilmente con sé speculazione, distorsione dei mercati e precarietà.
Le riflessioni, opera di autori diversi, sono tratte dal web.
LUMEN


FINANZA PADRONA
Provate a verificare e troverete che tutto, o quasi tutto, è in mano a tre o quattro colossi economico-finanziari: si tratta di società di investimento quali Vanguard (che gestisce circa 7,5 migliaia di miliardi di dollari), Black Rock (il cui patrimonio complessivo amministrato è di oltre 10.000 miliardi di dollari, di circa 1/3 in EU) e State Street.
Esse di fatto possiedono, essendone i principali azionisti con in media il 20% del capitale, tutte le più importanti aziende a livello mondiale: JP Morgan, Goldman Sachs, Visa, American Express, Apple, Microsoft, Intel, IBM, Walt Disney, Coca Cola e Pepsi Cola, Mc Donalds, Walmart, Nike, Pfizer, Johnson & Johnson, Procter & Gamble, Chevron, Exxon-Mobil, Boeing, solo per fare alcuni esempi.
Esse non sono affatto, in competizione fra loro come vorrebbero farci credere nell’era del “libero mercato globale”, bensì rappresentano un’unica merce da consumare, uno stesso nutrimento da assumere a livello di massa nell’illusione di poter scegliere tra cose diverse e presunte gradazioni di qualità.
Si tratta del controllo totale a livello planetario di tutti i settori strategici quali alimentazione, farmaci e cura della persona, energia e combustibili, informatica e telecomunicazioni, economia-banche e finanza.
STEFANO FALCINELLI


SCORTE DI MAGAZZINO
Dall’inizio degli anni ’90 la parola d’ordine tra l’industria, alcuni governi e anche alcune organizzazioni di servizi non profit è stata “snello” (“lean”). Gestire organizzazioni snelle – [senza scorte di magazzino - NdR] – è stato un modo per migliorare la redditività, riducendo i costi e snellendo i processi per far sì che le organizzazioni facciano di più con meno. (...)
Si pensa che la civiltà, cioè la congregazione di persone in grandi insediamenti che chiamiamo città, debba le sue origini in parte all’invenzione dell’agricoltura. Coltivando eccedenze di colture alimentari, gli agricoltori hanno permesso la creazione di una classe urbana non agricola che si è impegnata in tutti i tipi di attività culturali, governative e commerciali.
Queste attività ora occupano la stragrande maggioranza delle persone nelle economie avanzate.
Di anno in anno i nuovi insediamenti delle antiche civiltà assicuravano la loro continuità attraverso una misura molto importante: l’immagazzinamento delle colture alimentari in eccesso, specialmente il grano. Questo permetteva di sopravvivere a un cattivo raccolto o anche due o tre senza affrontare il collasso.
Che suprema ironia quindi che la conditio sine qua non della civiltà – mantenere un deposito di materiali essenziali – sia considerata ai nostri giorni una fonte di inefficienza e di spreco da evitare a tutti i costi.
KURT COBB


SPECULAZIONE E GUERRA
Che la guerra favorisca la speculazione è una banalità di cui tutti possono rendersi conto. Le cronache della Prima e della Seconda guerra mondiale, bastano e avanzano. Già ai primi di giugno del 1915, quando l’Italia era entrata in guerra da appena una settimana, iniziarono le prime segnalazioni di negozi che speculavano sul prezzo del grano e dei suoi derivati. Fu l’inizio di un disastro.
Si dirà che stavolta è diverso, visto che per ora non abbiamo soldati al fronte. In realtà tutta questa differenza non esiste. E’ vero, per ora non ci sono soldati a morire, ma le sanzioni sono una forma di guerra, ed il loro effetto ci sta tornando addosso.
Le speculazioni belliche nascono principalmente dalla scarsità di determinati beni causata dal conflitto. Inoltre, oggi più di ieri, la guerra è un fatto economico oltreché militare. In generale, dunque, la speculazione ama la guerra.
LEONARDO MAZZEI


GLOBALIZZAZIONE EUROPEA
Alcune recenti questioni mettono in discussione due caratteristiche fondamentali dello sviluppo della globalizzazione, questa volta soprattutto europea: l’importazione di beni a basso costo (Cina) e l’importazione di energia a basso costo (Russia).
Le sanzioni, ora, non fanno che peggiorare la situazione in quanto si favorisce direttamente il consolidamento dell’asse russo-cinese sul piano industriale ed energetico.
Già la Cina ha (ancora non per molto data la nostra politica deflattiva) un costo del lavoro più basso, ora avrà anche un costo energetico più basso, in quanto molte delle fonti di energia che prima vendeva a noi ora la Russia le vende scontate alla Cina e anche all’India.
Come noi cerchiamo fornitori alternativi (come se alcuni paesi dell’Africa fossero politicamente più stabili della Russia…), anche l’Orso cerca acquirenti alternativi. Avremo cioè molti prodotti “Made in China with Russian energy”, con una perdita di competitività delle nostre imprese.
GABRIELE GUZZI

7 commenti:

  1. Se è vero che esiste quella cosa mostruosa chiamata Alta Finanza, che si serve della speculazione per preservare se stessa, interferendo nelle nostre vite (io devo pagare il gasolio a 1,84 euro al litro!), è anche vero che, come singolo individuo (l'unico su cui io possa contare) ho gli strumenti per difendermi dalle minacce che mi vengono da finanzieri, banchieri, stati e governi nazionali, ebrei e massonerie varie, che ho riconosciuto da tempo come miei nemici, adottando tecniche di sopravvivenza mimetica. Ovvero, rendendomi invisibile ai loro occhi assassini, defilandomi e trovando il modo di cavarmela in stile partenopeo, mentre tutto il resto della popolazione bela e si lamenta non sapendo dove sbattere la testa. Ho fiducia in me stesso e nella mia capacità di adattamento. So di potermela cavare.

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    1. Ma che bel messaggio, Roberto, complimenti (nessuna ironia, credimi). Mi hai rinfrancato. Sì, è ancora possibile cavarsela, "strappare un po' di gioia al tempo che fugge" (Vittorio Saltini). Meditate, gente, meditate. Quanto ai massimi sistemi, be' lasciamoli perdere: non sono alla nostra portata. Salutoni.

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    2. Sì, ho apprezzato anch'io questo messaggio di speranza minimalista.
      E per come è strutturata la nostra attuale società, tenendo conto che la maggioranza resta comunque intrappolata in queste reti, una salvezza personale e privata resta possibile.
      Basta essere (se mi permettete l'ironica auto-citazione) un buon 'Fenotipo Consapevole'.

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  2. Una frazione di secondo prima di essere vaporizzato (abito vicino ad Aviano!) penserò: "Ho avuto una bella vita!".

    Altro non mi serve.

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    1. Se ti riferisci ad una ipotetica guerra nucleare, ti confesso che io, pur avendo parecchi timori sul nostro futuro, non temo in modo particolare l'uso della bomba atomica.
      Ma mi rendo conto che si tratta di un pensiero consolatorio, e quindi facile all'auto-inganno.

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  3. Globalizzazione europea
    Da ignorante in materia finanziaria, mi sembra cmq evidente che l'unico modo per tutelare adeguatamente l'economia europea sarebbe avviare finalmente quel processo di progressiva unificazione federale politico-giuridica dell'UE auspicato dai Padri fondatori ma (purtroppo) rimasto finora lettera morta, sicuramente in grado di porre robusti argini alla progressiva finanziarizzazione dell'Economia globale e agli "straripamenti" dei principali competitors sulla scena mondiale (a cominciare dalle note mega-aziende Big-tech)... Tuttavia rendendomi conto di stare (per parafrasare il vecchio Darwin a proposito della Teoria dell'evoluzione delle specie) proponendo/confessando una sorta di mostruoso crimine anti-mainstream politico-culturale attuale, prudentemente mi taccio... Saluti

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    1. Caro Claude, credo che, tutto sommato, tu abbia ragione.
      L'Unione Europea si trova (da tempo) in mezzo al guado, col rischio di sommare solo i difetti delle diverse strutture costituzionali.
      O si torna indietro (ipotesi ormai impraticabile), o si va avanti verso un federalismo più completo.
      Si tratta però di un percorso non facile per vari motivi, a cominciare dalla mancanza di una lingua (cultura) unica di riferimento; questione molto più importante di quanto non si creda.

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