Secondo
lo storico tedesco Gunnar Heinsohn (fondatore dell’ “Istituto per lo
studio comparato di genocidi e xenofobia” di Brema) non sono le
religioni e
nemmeno la fame le cause delle guerre: la violenza scoppia allorquando
c’è un eccesso di giovani maschi in rapporto alla popolazione
complessiva.
La
tesi del professor Heinsohn mi sembra davvero illuminante e
condivisibile, nella sua sconvolgente semplicità. Riporto pertanto qui
di seguito una bella
intervista rilasciata nel 2006 da Gunnar Heinsohn al giornale svizzero
“Neue Zürcher Zeitung am Sonntag”.
LUMEN
NZZ - Lei ha inventato una specie di formula mondiale della storia. «Youth bulge» si chiama questa teoria che lei utilizza anche per analizzare l’attualità. Che significa?
G.H.
- Ho ripreso il tentativo di una formula mondiale del francese Gaston
Bouthoul del 1970, l’ho sviluppata e applicata a 70 paesi. Il risultato:
sempre
quando le donne – per decenni o persino secoli – hanno 6 – 8 figli,
dunque 3 o 4 maschi, le cose si mettono male. Solo uno o al massimo due
di essi potranno assumere ruoli sociali. Il terzo e il quarto, ambiziosi
e nel pieno delle forze, o emigrano o cercano
di ottenere anche loro una posizione con la violenza. Quando ci sono
troppi giovani maschi si uccide: criminalità, guerre civili, genocidi di
minoranze, rivoluzioni, guerre internazionali o colonizzazioni. La
violenza perdura finché i maschi eccedenti soccombono
e muoiono e il numero dei nati diminuisce.
NZZ - Perché ha chiamato questa teoria «youth bulge»?
G.H.
- Uno «youth bulge» si ha allorché almeno il 30 per cento della
popolazione appartiene alla fascia di età tra i 15 e il 29 anni, oppure
allorché almeno
il 20 per cento è nella fascia tra i 15 e i 25 anni. Bulge significa in
inglese rigonfiamento. Con ciò s’intende il rigonfiamento della piramide
dell’età. In Europa si è avuto uno «youth bulge» in continuazione per
quattro secoli, a partire dal 1500. Dopo la
decimazione della popolazione causata dalla peste nera nel XIV secolo
cominciò l’incremento demografico. La caccia alle streghe uccise le
levatrici e con esse scomparve anche il sapere intorno alla
contraccezione. Il tasso di natalità salì da 2-3 figli per
donna nel medioevo a un numero costante di 7 – 8 figli.
NZZ - Con quali conseguenze?
G.H.
- La storia di Europa si tinse di sangue. L’eccedenza di figli maschi
spiega perché si andava in guerra ogni anno, perché si ebbero guerre
civili,
rivoluzioni, stermini e perché in questo periodo l’Europa conquistò il
mondo e, sotto il pretesto della cristianizzazione, assoggettò e uccise
in 400 anni il 90 per cento della popolazione mondiale. In Spagna
diventarono colonizzatori persino i «secundones»,
i secondogeniti. Con lo stesso termine erano designati però anche i
terzi e i quartogeniti eccendenti che organizzarono stragi e genocidi in
Sudamerica. I figli maschi della Svizzera furono esportati come
mercenari in mezza Europa.
NZZ - E che ne è delle figlie?
G.H.
- Le figlie eccedenti sono diventate anch’esse violente solo nel XX
secolo. Nella fase di dittature e guerrillas dell’America latina, dal
1950 al 2000,
durante le quali si eliminò lo youth bulge, per la prima volta presero
parte alle uccisioni anche le donne. Il loro contributo agli assassinii
non superò però il 5 per cento, cioè più o meno la percentuale di donne
carcerate condannate per omicidio.
NZZ - I ricercatori considerano piuttosto la fame e la miseria cause della guerra.
G.H.
- Sarebbe bello, perché se la gente avesse da mangiare il problema
sarebbe anche risolto. Ma la violenza che genera lo youth bulge non ha
niente a che
fare con la fame. Al contrario: chi partecipa ad azioni violente è in
genere ben nutrito. Chi cerca da mangiare mendica, chi aspira a una
posizione sociale spara.
NZZ - È dunque solo un problema di testosterone?
G.H.
- Anche il figlio unico produce testosterone in eccesso quando entra
nella pubertà, comincia a disprezzare i genitori e litiga col padre. E
la concorrenza
esiste anche nelle società senescenti, come la Germania e la Svizzera:
per avere un posto migliore, idee migliori, un aspetto migliore. Con una
differenza però: la lotta è incruenta. Perché lo youth bulge scateni la
violenza occorre inoltre un’altra circostanza:
devono esserci dieci giovani maschi per una sola posizione. Può influire
anche la sessualità, per esempio se il suo esercizio è possibile solo
all’interno del matrimonio, e se per potersi sposare occorre prima
conquistarsi una posizione.
NZZ - Secondo lei le idee sono del tutto irrilevanti per spiegare movimenti politici e conflitti?
G.H.
- Per prima cosa i giovani cominciano a diventare inquieti e a
sviluppare ambizioni. Vogliono posti, e questi si possono avere solo
eliminando gli altri,
se necessario uccidendoli. Questo fa loro paura. Si tratta infatti di
giovani normali con le consuete inibizioni morali: sanno cosa è bene e
cosa è male. Per agire in modo violento hanno bisogno, inconsciamente,
di un pretesto. E idee e testi allo scopo si
trovano facilmente: la bibbia, il corano, Marx, le ideologie, le
religioni risolvono il problema, perché esse suggeriscono: tu non
uccidi, fai giustizia. Tu elimini il male, gli infedeli. E i giovani
uccidono allora per la religione, la giustizia, la grandezza
del paese.
NZZ - Islamismo, socialismo: si tratterebbe dunque, nel gergo marxista, di sovrastrutture? La molla è invece il problema demografico?
G.H.
- È così. Un’idea appropriata per giustificare la violenza dei giovani
maschi si è sempre trovata. Fa allo scopo anche la bibbia. Quando gli
spagnoli
cercavano oro e gloria in Sudamerica e diffondevano il vangelo
mostrarono una bibbia a Atahualpa e gli dissero: “Questa è la parola di
Dio, accettala o considerati in guerra con la casa di Asburgo.”
Atahualpa portò il libro all’orecchio e poi lo scaraventò
nella polvere. Al che 180 spagnoli trucidarono 5000 incas. Crede davvero
che se Atahualpa si fosse convertito al cattolicesimo gli spagnoli,
soddisfatti della conversione, se ne sarebbero tornati sorridenti al
proprio paese?
NZZ - Oggi non è però la profanazione della bibbia, bensì del Corano che è presa a pretesto per scatenare la violenza dello youth bulge e gli assassinii.
G.H.
- In effetti c’è un parallelismo evidente. In occasione della
profanazione del Corano tutta la stampa occidentale ha subito
sentenziato: se si profana
il libro sacro, in Iraq e Afghanistan ci saranno per forza ancora più
attentati e assassinii. Non si vuol capire che l’islamismo è solo un
pretesto.
NZZ - Dunque lei crede che il Vicino Oriente sarebbe una regione inquieta anche se non ci fossero il petrolio e l’islam e il passato coloniale?
G.H.
- Naturalmente. Usama Bin Ladin parla oggi soltanto della gioventù di
Allah. Ha appreso che in soli 100 anni i mussulmani si sono decuplicati e
sono
oggi 1,5 miliardi. Intorno al 1950 nel mondo islamico una donna aveva in
media 6 – 8 bambini, cioè 3 o quattro figli maschi. I nati nel 1950
avevano nel 1970 vent’anni. Tra il 1970 e il 1990 cominciano in questi
paesi i primi disordini e le uccisioni. Un esempio
proprio classico è il Libano. In questo paese tra il 1975 e il 1990 c’è
stata una guerra civile con 150'000 morti su una popolazione di 3
milioni di abitanti. Naturalmente vi erano nel paese circa sei gruppi
religiosi che versavano olio sul fuoco aizzando i
giovani maschi. Ma quesi gruppi esistevano anche prima ed esistono anche
ora. Perché a partire dal 1990 cessa la violenza? L’alto numero di
figli maschi è calato: il tasso è calato da 6 figli per donna a 1,95.
Manca la materia prima per scatenare guerre e violenza.
NZZ - Invece nei territori palestinesi il personale ci sarebbe?
G.H.
- Lo youth bulge palestinese è uno dei più mostruosi in assoluto. Per
una ragione particolare: tutti i palestinesi che vivono nei campi per
profughi
sono appunto profughi. E tutti i figli che nascono in questi campi – il
primo o il decimo - sono automaticamente profughi anch’essi e sono
nutriti, istruiti e assistiti medicalmente dalle istituzioni umanitarie
dell’occidente. Ma l’occidente finanzia le cliniche
per partorire, ma non crea le strutture necessarie per i giovani.
Abbiamo dunque giovani istruiti e nutriti in una situazione senza
speranze. Finora il conflitto interno è rimasto relativamente sopito. Il
potenziale di violenza è rivolto contro Israele, ma
Israele si difende con azioni mirate. Da quando Israele si è ritirato
dalla striscia di Gaza si avverte che in futuro la violenza potrebbe
portare a una guerra civile fra palestinesi.
NZZ - Ma lo youth bulge non potrebbe essere riassorbito in modo incruento, per esempio se la crescita economica creasse posti e posizioni in numero sufficiente?
G.H.
- In genere le cose si svolgono esattamente al contrario. La crescita
economica fa calare il tasso di natalità. Non esiste un metodo
contraccettivo
migliore del lavoro salariato - per gli uomini, ma anche per le donne.
NZZ - La settimana prossima terrà una conferenza ai comandi militari britannici in merito alle sfide fino al 2020. Cosa dirà loro?
G.
H.: Nei paesi islamici ci sono oggi 300 milioni di giovani maschi sotto
i 15 anni. Non si tratta di una ipotesi, sono già nati. Nei prossimi 15
anni essi
avranno tra i 15 e i 30 anni. Nel migliore dei casi 100 milioni
troveranno una sistemazione nei loro paesi, ma 200 milioni costituiscono
un potenziale di violenza: molto probabilmente per quei paesi, ma anche
per il resto del mondo. Questa sarà la situazione
dei prossimi 15 anni. In seguito la situazione migliorerà.
NZZ - In concomitanza col calo del tasso di natalità.
G.H.
- Naturalmente, e si avvertono dei segnali. Il trend della
secolarizzazione ha fatto calare il tasso di natalità anche nei paesi
islamici. Per esempio
in Tunisia, ma anche in Algeria: qui il numero di figli per donna è
calato da 7 a 2 – è del resto questa la ragione per cui la guerra civile
tra gli islamisti e il governo militare, alimentata dallo youth bulge, è
terminata. Anche in Iran il numero di figli
è calato da 7 a 2 per donna. In Iraq non ancora, il numero è di 5. In
Afghanistan di 7, in Pakistan di quasi 5. Questi paesi restano per il
momento, unitamente allo Yemen e all’Arabia saudita, delle polveriere.
NZZ - Che cosa consiglierà concretamente ai generali britannici?
G.H.
- Di non immischiarsi, se esploderà un conflitto a causa dello youth
bulge. È quello che l’occidente già fa oggi. Per esempio per quanto
riguarda il
Darfur. Molti credono che lì sia in corso una guerra a sfondo razziale, i
neri contro gli arabi. Ma le divisioni per razza e religione sono solo
dei pretesti. Ci si è tenuti fuori in tutti i modi anche dai conflitti
in Liberia e Sierra Leone. In un conflitto
causato dallo youth bulge i buoni di oggi possono diventare i cattivi di
domani. Per portare la calma nella ragione occorrerebbe stazionare a
lungo molti soldati – che l’occidente non ha. La famiglia occidentale ha
solo un figlio di cui non può fare a meno,
nemmeno per un secondo. Se muore non ne ha più nemmeno uno. Ma il terzo
mondo pretende che il primo mandi il suo unico figlio per impedire che i
loro terzi e quartogeniti si ammazzino. Una pretesa eccessiva.
NZZ - Un discorso piuttosto cinico.
G.H.
- Non è solo cinico, ma anche pericoloso, perché l’umanità ha adottato
nel 1948 una legge internazionale contro i genocidi che obbliga ogni
singola
nazione ad impedire un genocidio. Un non intervento costituisce a rigore
una violazione del diritto. Per questo i genocidi vengono definiti
piuttosto guerre civili e come tali condannati – senza altre
conseguenze.
NZZ - Ma in Iraq e in Afghanistan l’occidente è intervenuto. Si tratta però anche di ricostruire questi paesi e di instaurarvi la democrazia. Finora il tentativo sembra fallito. Perché?
G.H.
- Avevamo l’esempio della bella politica della tavola rotonda, come in
Ucraina, Georgia e altri paesi dell’est europeo. Lì si sono ottenuti
progressi
promettenti, e si è pensato: insomma, ciò di cui abbiamo bisogno è un
filosofo tedesco alla Habermas con la sua teoria del dialogo, e la cosa è
fatta. Ma non è stato merito di Habermas e nemmeno della mentalità e
della saggezza degli europei dell’est. I successi
sono dovuti al fatto che qui abbiamo a che fare con popoli che implodono
e invecchiano. Ognuno di quelli che partecipava alla tavola rotonda
trovava poi una sistemazione di primo piano. In Iraq o in Afghanistan
per quell’unico posto si battono cinque giovani
maschi solo per potersi sedere alla tavola rotonda. Non appena lo youth
bulge si sgonfia la democrazia s’instaura per così dire automaticamente.
Lo abbiamo visto molto bene in America latina dopo che marxisti e
fascisti si erano decimati a vicenda e il tasso
di natalità era calato.
NZZ - Come stanno le cose da noi in Europa? Regna la pace perché i giovani maschi sono in numero così esiguo?
G.H.
- Se noi in Germania ci fossimo moltiplicati come i palestinesi di Gaza
ci sarebbero oggi 550 milioni di tedeschi e 80 milioni di giovani tra i
15 e
i 20 anni. Crede davvero che 80 milioni di giovani sarebbero dieci volte
più pacifici dei 7 che abbiamo oggi? O non farebbero piuttosto
esplodere bombe a Praga, Danzica e Breslavia e direbbero – come i
palestinesi: questo è il nostro territorio che ci è stato
strappato per vicende storiche di cui non siamo responsabili?
NZZ - Lei non ha dunque paura dei neonazisti tedeschi?
G.H.
- Proprio per niente. I giornali del mondo intero riportano le loro
imprese, ma ciò avviene perché non si è capito il vecchio fascismo. Si
credeva che
alla base del fenomeno ci fossero idee diaboliche. Benché l’ultimo youth
bulge tedesco si fosse formato tra il 1900 e il 1914: fu questo che
infiammò gli animi nella Repubblica di Weimar. Oggi si contano in
Germania 7.000 neonazisti, ma il corpo di polizia
conta 270.000 uomini: la situazione è dunque sotto controllo.
NZZ - Lei ha ricordato l’ultimo youth bulge tedesco dal 1900 al 1914. Non ce n’è stato un altro all’origine del 1968?
G.H.
- Certo che nel 1968 furono all’opera dei giovani che volevano fare
carriera. E ci scapparono anche dei morti – le vittime dalla banda
Baader-Meinhof.
Ma si trattò del ‘baby boom’, di uno youth bulge piccolo piccolo. I
giovani arrabbiati del 1968 si sono presto accorti che c’erano buoni
posti a sufficienza per loro nella società. E hanno smesso di combattere
– e ovviamente di ammazzare.
(Traduzione di Sergio Pastore)
Complimenti Lumen per questa intervista di Heinsohn che riporti, molto chiara ed efficace, di cui condivido completamente il contenuto. Un mondo con minori tassi di natalità sarà sicuramente un mondo meno inquinato e più pacifico. Il problema è che purtroppo ci stiamo avviando ad un mondo ancora più sovrappopolato e dominato dalla violenza e dall'instabilità.
RispondiEliminaGrazie Agobit.
EliminaUn secondo post sul libro di Heinsohn lo puoi trovare qui: http://ilfenotipoconsapevole.blogspot.it/2011/02/youth-bulge-il-libro.html
Resta la domanda del perchè nessun editore italiano si sia mai preso il disturbo di tradurlo.
Siamo sommersi da libri insulsi e questo no ? Mah...
Siamo sommersi da libri insulsi perché siamo un popolo insulso.
EliminaCmq. la teoria esposta è ragionevole, ma voglio ruminarla un po'. Per dire, la riduzione delle posizioni dotate di "status" si può avere anche a causa di una crisi economica che provochi un'ondata di licenziamenti ed una crescita della disoccupazione (vedi Weimar).
Caro Marcopie, è giusto che su questi argomenti si rifletta con calma: non sono per nulla semplici.
EliminaMa quando ho letto questa intervista per la prima volta ho avuto come un colpo di fulmine e mi sono detto: perbacco, ha proprio ragione.
1) Bomba dei ventri islamisti: e' guerra demografica deliberata: anche ERDOGAN chiede MINIMO 3 figli a ogni donna.
RispondiElimina22 giugno 2013
http://it.danielpipes.org/13012/tumulti-turchi
2) Da "GALILEO": DEMOGRAFIA
Quanti saremo nel 2100? Piu' del previsto secondo una nuova stima delle Nazioni Unite: 11 MILIARDI (4,2 Africa che sta QUADRUPLICANDO (da 1 miliardo), e 6,8 miliardi in tutto il resto del mondo, quasi stazionario o in regresso salvo Asia Meridionale quasi tutta islamica)
http://www.galileonet.it/articles/51c1ad49a5717a326a00005e
Caro Marcus Prometheus,
Eliminail trend demografico si fermerà prima di quanto indicano le statistiche (ed anche i folli desideri dei capi islamici) per il semplice motivo che la situazione già oggi non è ecologicamente sostenibile, per cui arriveranno i cavalieri dell'apocalisse a fare il loro (tristissimo) lavoro (Guerra, Carestia, ecc.) .
Non c'è scampo in natura: tutto quello che è fuori equilibrio, prima o poi vi ritorna.