domenica 27 novembre 2022

Ne Bis in Idem

Uno dei principi fondamentali del diritto romano è il divieto delle duplicazioni inutili, ben descritto dalla formula “Ne bis in idem”.
Un principio che dovrebbe valere non solo per il diritto civile e penale, ma anche per quello costituzionale, vietando l'esistenza in uno Stato di due organi uguali.
L'Italia, però, ha deciso di fare eccezione, con il cosiddetto bicameralismo perfetto previsto dalla nostra Costituzione, una anomalia che non solo non è mai stata corretta, ma che è diventata oggi ancora 'peggiore' di prima.
A questo argomento è dedicato il post di oggi, scritto da Paolo Balduzzi per il sito 'La Voce Info'.
LUMEN



<< Il 22 dicembre del 1947 veniva approvata la Costituzione della Repubblica Italiana, la legge fondamentale del nostro Paese. Pochi giorni dopo, il 27 dicembre dello stesso anno, la Costituzione viene promulgata e infine entra in vigore dal 1° gennaio 1948. Nella sua versione originaria, la Carta era composta da 139 articoli (gli articoli 115, 124, 128, 129 e 130 sono stati in seguito abrogati) e da XVIII disposizioni finali e transitorie.

Gli articoli dedicati al Parlamento, cioè all’organo legislativo, sono quelli compresi tra il 55 e l’82. Il sistema parlamentare italiano è stato definito bicameralismo perfetto, in quanto Camera e Senato hanno esattamente gli stessi compiti. Ciò per esplicita scelta dell’Assemblea costituente che, dopo un lungo dibattito sull’opportunità o meno di avere due camere, decise a favore di un Senato della repubblica che facesse da bilanciamento alla Camera dei deputati.

Tra i principali elementi di differenziazione delle due camere, ne spiccavano tre. Il primo era dato dalle età di elettorato attivo e passivo (art. 57), fissate rispettivamente a 25 e a 40 anni, contro la maggiore età e i 25 anni per la Camera (artt. 48 e 56). Questo articolo è stato modificato con legge costituzionale 1/2021 che ha ridotto l’età di elettorato attivo alla maggiore età (18 anni), equiparandola a quella delle Camera dei deputati.

Il secondo elemento di differenziazione era (ed è) la previsione che il Senato sia “eletto a base regionale” (art. 60). Si tratta di una differenza originata dal dibattito in Assemblea che, per alcuni suoi membri, prevedeva la possibilità che il Senato diventasse, totalmente o parzialmente, un’assemblea eletta dalle autonomie regionali. In altre fasi del dibattito, il comma sarebbe stato necessario per garantire a ciascuna regione un numero minimo di Senatori. Oggi, la “base regionale” di fatto condiziona solo la necessità che i confini dei collegi elettorali per il Senato non travalichino i confini regionali.

Infine, altro rilevante elemento di differenziazione era la durata del mandato, che fino alla legge costituzionale n. 2/1963 era di sei anni per il Senato e di cinque per la Camera (art. 60). Anche se, a dire il vero, in quei quindici anni, il Senato venne sempre sciolto insieme alla Camera dei deputati (due scioglimenti). Vale la pena di ricordare che la riforma costituzionale del 2016, poi bocciata dal referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, pur non eliminando del tutto il Senato, conteneva un parziale superamento del bicameralismo.

Per la prima volta nella storia repubblicana, nelle elezioni del 25 settembre [scorso] ha votato per il Senato e per la Camera dei deputati lo stesso corpo elettorale, composto da tutti i cittadini maggiorenni. Ciò è stato possibile a seguito dell’approvazione della già citata legge costituzionale 1/2021.

Per quanto riguarda la legge elettorale, a entrambe le camere si applica la Legge 165/2017 (cosiddetto “Rosatellum”), che non prevede differenze sostanziali salvo quelle (minime) sulla ripartizione dei seggi tra le liste, che avviene su base nazionale per la Camera e invece su base regionale per il Senato, e sulla presenza di una soglia di sbarramento anche a livello regionale per il Senato. (...)

Date queste premesse, ha senso chiedersi se i risultati elettorali siano stati diversi oppure no. E la risposta è, poco sorprendentemente, no. (…)

Il tasso di partecipazione è stato identico per Camera e Senato (63,91 per cento e 63,90 per cento rispettivamente). Le percentuali di voto ottenute dai partiti sono praticamente le stesse. A parte rare eccezioni (...), gli stessi partiti che hanno eletto deputati hanno ottenuto anche dei senatori. Il peso percentuale dei gruppi parlamentari nelle due camere è virtualmente uguale. Che senso può avere una situazione del genere?

Una legge per essere approvata deve ottenere il voto favorevole di entrambe le camere. È vero, queste sono composte da individue differenti. Ma allora, si potrebbe argomentare, anche la stessa Camera dei deputati è composta da 400 individui differenti e liberi. Analogamente per la fiducia da votare all’esecutivo. Superare il bicameralismo non è una questione di costi: andrebbe benissimo sostituire due camere da 400 e 200 membri rispettivamente con una da 600.

E, in fin dei conti, non è nemmeno una questione di bicameralismo: se le due assemblee avessero elementi che le differenziano in maniera sostanziale, il meccanismo di “check and balances” avrebbe un senso. Senso che invece non c’è in una situazione del genere. Oggi ci sono certamente altre priorità; ma entro fine legislatura, forse, la questione del destino del Senato andrà definitivamente affrontata. >>

PAOLO BALDUZZI

12 commenti:

  1. Si potebbe poi aggiungere (passando dala teoria alla pratica) che le due camere, oltre ad essere uguali, sono anche abbastanza inutili, perchè si ha spesso l'impressione che NON siano loro a decidere la politica nazionale dell'Italia.

    Ecco cosa scrive il sito di 'Sollevazione' in uno degli ultimi post:
    << La Legge di Bilancio varata dal governo Meloni è stata scritta a Roma, ma decisa a Bruxelles. Dall’incontro con la cupola eurista, avvenuto il giorno prima della riunione del Consiglio dei ministri che ha approvato la Nadef, erano arrivati ordini chiari e secchi: dato che la guerra contro la Russia deve continuare, tutte le risorse derivanti dallo scostamento di bilancio autorizzato devono andare sulle bollette, per il resto non ci sono risorse. Dunque, ogni altra misura dovrà autofinanziarsi con nuovi tagli e/o nuove tasse. E così è stato. >>
    Difficile dargli torto.

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  2. L'Italia è una colonia, il presidente della Repubblica è il governatore, garante che le desiderata/ordini della casa madre non vengano disattese. Segue una pletora di figuranti che, come i ladri di Pisa, di giorno fanno finta di litigare, la notte vanno a rubare insieme. Gente come Mattei, Moro, non avevano ben capito questo, ovvero tentarono di ribellarsi allo status quo. Sappiamo come andò a finire.

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  3. In effetti, molto spesso, la sensazione è questa.
    E, d'altra parte, l'Italia ha una lunga storia di sottomissione (formale o anche solo implicita) a qualche potenza straniera.

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    1. Ma non esiste un po' ovunque il bicameralismo? Per es. negli USA, in Francia, Inghilterra, Germania, Svizzera ecc. Quanto a quell'aggettivo, perfetto, non so cosa significhi esattamente. Immagino che le due camere abbiano lo stesso peso o importanza. Leggi e provvedimenti debbono essere approvati dalle due camere, se no non passano. Ma forse mi sfugge qualcosa ovvero non me ne intendo.

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    2. Cao Sergio, in effetti il bicameralismo esiste quasi dappertutto, in genere per motivi storici, ma le due camere svolgono un ruolo diverso, proprio per dare un senso alla duplicazione.
      Il sistema più diffuso è quello per cui una camera fa le leggi e l'altra di occupa di controllo politico / supervisione costituzionale / rappresentanza territoriale, e simili.

      Anche in Svizzera, paese che tu ben conosci, il Parlamento è costituito da due Camere: il Consiglio nazionale e il Consiglio degli Stati.
      Ma il Consiglio nazionale rappresenta direttamente il Popolo svizzero, mentre il Consiglio degli Stati rappresenta i Cantoni.

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    3. La cosa strana in Svizzera è la composizione del Consiglio degli Stati (= cantoni) che non rispecchia il quadro politico complessivo. Per es. il partito di maggioranza (Unione democratica di centro, la destra, 26% di consensi popolari) è sottorappresentato (solo cinque rappresentanti su 46. Le leggi le fa il parlamento (Consiglio nazionale), ma devono essere approvate anche dall'altra camera. In caso contrario le leggi sono rispedite al Consiglio nazionale per una nuova discussione. Se il dissidio permane una commissione cercherà di mettere d'accordo le due camere. Se il tentativo fallisce la legge è bocciata.
      In genere il Consiglio degli Stati - meno succubo dei partiti - è più ragionevole e assennato, secondo me.
      Resta il fatto che le due camere hanno una funzione diversa, l'una non è il doppione dell'altra.

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    4. Appunto: classico esempio di buon senso applicato alle faccende Istituzionali.
      Ma noi in Italia siamo più... furbi (?)

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  4. Nel panorama carcerario mondiale, ovvero habitat per reclusi in anima e corpo, la Svizzera è una prigione modello. Dannatamente noiosa, però. Dei danari

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  5. Continuazione : dei danari colà conferiti da tutto il mondo non ne voglio parlare. Non mi interessa più. L'ultimo viaggio è senza tasche.

    Mi scuso per il bisticcio, ma il mio smartphone è ormai in quota Fornero.

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    1. Non conosco personalmente la Svizzera.
      Ma l'amico Sergio, che ci vive da molti anni, dice di trovarsi molto bene.

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    2. Questa storia della Svizzera noiosa e gretta e perciò odiosa o comunque non entusiasmante, è anche l'opinione di Pardo. Mah, può darsi. Certo è un paese ordinato in cui quasi tutto funziona alla perfezione, ciò che non è da buttare. E persino Pardo loda l'ottima organizzazione. Tanto per dire: il popolo ha approvato anni fa "il freno all'indebitamento" che a me sembra ottima cosa (credo che sia il paese meno indebitato del mondo)*. Le tasse non sono perciò così elevate come altrove. La sinistra vede il freno all'indebitamento come il fumo negli occhi: bisogna indebitarsi, indebitararsi, indebitarsi - per rilanciare l'economia, creare posti di lavoro e favorire la crescita. La solita lagna di sinistra.
      Così l'Italia si ritrova con quasi 3000 miliardi di debito e paga sui 50 miliardi d'interesse sul debito. Le regole di Maastricht sono per ridere (massimo il 3% d'indebitamento annuo). C'è però da dire che nemmeno Germania e Francia rispettano questa regole, ma non sono inguaiate come l'Italia.

      * Una curiosità sull'indebitamento. La Svizzera è il paese più indebitato per i mutui. Infatti le ipoteche non devono essere ammortizzate che in parte per cui il debito nel settore è enorme (ma è debito dei privati).
      C'è da dire che gli Svizzeri sono un popolo d'inquilini, solo il 40% circa è proprietario (per modo di dire: i veri proprietari sono le banche). In Italia invece abbiamo il 70% di proprietari.

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  6. E infatti io non ho detto odiosa, ma noiosa, ovvero prigione modello nel penitenziario globale. Ribadisco. Inoltre vi è molto sterco di vacca, e troppo sterco del demonio, il danaro. Semplice considerazione.

    Sul lungolago di Ascona, diversi anni fa, mi domandavo come mai gli uccelletti sui rami non cinguettassero, i poppanti in carrozzina non frignassero, non si udissero i classici rumori della strada.... Mi baleno' in testa per in attimo di urlare cicchirichi' chicchirichi', come il ligio professore rovinato dalle femmina perduta, dal film Angelo Azzurro con la Dietrich....

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