martedì 25 luglio 2023

I Prolifici e gli Asceti – 2

Si concludono qui le considerazioni di Luigi De Marchi sulle diverse risposte culturali dell'uomo ai problemi della sessualità e della procreazione (seconda e ultima parte).
LUMEN

<< In “Fuga dalla libertà” Erich Fromm, sviluppando le famose osservazioni di Max Weber sui rapporti intercorrenti tra l'etica protestante e la nascita del capitalismo, mette persuasivamente a fuoco i nessi anche più stretti che legano l'attivismo economico del capitalismo nascente con la teoria calvinista della Grazia.

Da un lato, [vi è] la costante incertezza di ciascuno circa la propria ammissione o meno alla grazia divina (e quindi, alla salvezza dell'anima), dall'altro il riconoscimento del successo economico come segnale non sicuro, ma indicativo della benevolenza divina, spinsero intere generazioni di calvinisti ad accumulare ricchezze, senza mai goderle, attraverso una vita interamente dedita al lavoro e all'investimento produttivo.

Anche se Fromm (...) non sembra rendersene conto, questa preoccupazione ossessiva per la Grazia e i suoi segni terreni è chiaramente collegata allo shock esistenziale e alla relativa difesa religiosa. La Grazia, infatti, era la condizione necessaria e sufficiente alla salvezza ultraterrena, sicché averla o non averla equivaleva alla vita o alla morte dell'anima o, ancor peggio, alla gioia eterna o all'eterno tormento.

Non c'è da stupirsi, quindi, se tanti protestanti si dedicarono a un attivismo economico frenetico. Del resto, nel mondo cattolico già da tempo era in corso un fenomeno psicologicamente molto simile ed economicamente molto vistoso, anche se articolato in modo diverso.

Fin dal XIV secolo, cioè fin da quell'autunno del Medioevo in cui, come si è rilevato in altra parte di questo libro, l'angoscia della dannazione giunse in tutto il mondo cristiano a livelli parossistici, si sviluppò nel mondo cattolico un regime testamentario nuovo che destinava alla chiesa e alle opere pie parti cospicue del patrimonio del testatore, in cambio di una garanzia ecclesiastica di vita eterna.

Scrive Philippe Ariès: “Il testamento è un contratto d'assicurazione concluso tra il testatore e la Chiesa, vicaria di Dio. Un contratto dal duplice scopo: innanzi tutto un “passaporto per il cielo”, secondo l'espressione di Jacques Le Goff, oppure una polizza d'eternità i cui premi erano pagati in moneta temporale: i lasciti pii; ma anche un lasciapassare sulla terra per il godimento, così legittimato, del bene acquisito durante la vita (e i premi di questa garanzia erano, questa volta, pagati in moneta spirituale: messe, preghiere, atti di carità).”

Nel quadro di quel regime testamentario, che si protrasse sostanzialmente invariato fino al XVIII secolo (e con variazioni minori fino ai nostri giorni), oltrechè grazie al commercio delle indulgenze che assunse notoriamente dimensioni sempre più massicce fino alla Controriforma, la Chiesa, le opere pie e gli ordini religiosi incamerarono immensi patrimoni che costituirono e costituiscono la base del loro formidabile potere economico.

Tanto l'attivismo produttivo del capitalismo protestante, quanto l'accumulazione fondiaria e immobiliare (finalizzata alla rendita o all'assistenza) che prevalse nel mondo cattolico attraverso i lasciti testamentari e il commercio delle indulgenze furono fenomeni economici di cui è difficile esagerare l'importanza nelle rispettive aree d'incidenza.

Beninteso si trattò di fenomeni molto diversi. Ma questa diversità riguarda solo l'impatto che essi ebbero sullo sviluppo economico locale e mondiale, e non i meccanismi di elaborazione delle tensioni psichiche di fondo. L'attivismo economico protestante fu ovviamente un fenomeno molto più importante nelle sue implicazioni produttive e culturali e, soprattutto, più capace di autonomizzarsi dalle sue matrici strettamente religiose.

Mentre la tradizione testamentaria cattolica è andata progressivamente affievolendosi col declino delle certezze religiose, l'attivismo economico e produttivo è dilagato in tutto il mondo moderno ben oltre i limiti storici e geografici del rigorismo protestante, talché D.H. Lawrence poteva osservare negli anni '20 che “il lavoro è lo stupefacente più diffuso della nostra epoca”.

Il motivo del fenomeno è evidente: indipendentemente dai dettami religiosi o teologici, l'ansia provoca facilmente reazioni motorie ripetitive e frenetiche, che hanno la funzione di sostituire, nell'uomo, la reazione fisiologica di fuga e di smaltire le energie connesse alla secrezione adrenalinica. È per questo che la persona in stato di ansia cammina nervosamente avanti e indietro, tamburella ossessivamente le dita sul tavolo o agita ritmicamente una gamba.

L'attivismo lavorativo può essere una forma solo più elaborata che consente non solo una scarica motoria, ma una efficace distrazione psichica dal pensiero ansiogeno.

Quale che sia stata comunque, nel mondo cattolico e in quello protestante, l'elaborazione culturale ed economica delle tensioni di fondo, queste tensioni furono e restano esattamente le stesse nell'una e nell'altra area culturale. Si trattò sempre essenzialmente di angosce di dannazione scatenate dal rigorismo cattolico o dalla teoria protestante della Grazia. (...)

Insomma, una psicologia consapevole dello shock esistenziale e delle sue complesse formazioni reattive può aiutarci a capire non solo i grandi movimenti religiosi e politici, ma anche i fenomeni demografici ed economici apparentemente più estranei alla problematica esistenziale.

In campo demografico, in particolare, essa può essere molto utile per comprendere le motivazioni profonde e spesso inconsce che stanno alla radice delle resistenze e razionalizzazioni religiose, politiche o comportamentali che si sono tenacemente opposte in ogni tempo e in ogni paese al controllo delle nascite, così ovviamente necessario per la sopravvivenza e il progresso dell'umanità.

Per esempio, possiamo ora capire meglio perché il problema dell'esplosione demografica sia oggi così drammatico e, al tempo stesso, così trascurato: i millenarismi religiosi e politici di stampo cattolico, fascista, islamista e leninista-marxista non solo hanno contribuito a scatenare quell'esplosione contrastando ogni espressione non procreativa della sessualità, ma hanno anche impedito, con le loro promesse miracolistiche e la loro demagogia anti-malthusiana, ogni contromisura denatalista.

La coalizione di questi millenarismi ha già condannato a morte per fame diecine di milioni di sventurati e altre centinaia di milioni ne condannerà entro la fine del secolo [il libro è del 1984 - NdL]. >>

LUIGI DE MARCHI

mercoledì 19 luglio 2023

I Prolifici e gli Asceti – 1

Le risposte culturali elaborate dall'uomo di fronte alla sessualità ed alla procreazione hanno mostrato, nei secoli, uno spettro molto ampio, che va dall'esaltazione della prolificità, alla scelta ascetica dell'astinenza,
Si tratta di due posizioni estreme, oggettivamente contrapposte, ma che – secondo lo psicologo ed antropologo Luigi De Marchi – potrebbero avere la stessa matrice piscologica.
Il testo che segue (diviso in 2 parti) è tratto da uno dei saggi più appassionati scritti da Luigi De Marchi, intitolato “Scimmietta ti amo”.
LUMEN


<< Nei miei scritti di psico-politica culturalista (1958-78), ho cercato di chiarire i nessi intercorrenti tra l'odio per il controllo delle nascite che ha accomunato per secoli i fautori di tutti i fanatismi religiosi e politici, da un lato, e, dall'altro, la moralità sessuofobica necessaria per gregarizzare e aggressivizzare le masse dominate da quei sistemi.

Penso oggi che quelle analisi possano essere utilmente integrate da un'analisi esistenziale. Mi sembra che si possa affermare che l'uomo ha reagito allo shock esistenziale [la consapevolezza della morte - NdL], in campo procreativo, con due fondamentali modalità di reazione: quella monastico-ascetica e quella socio-prolifica, che sono tuttavia entrambe riconducibili alla visione millenaristica.

La prima modalità prepara il Millennio (che essa considera in genere ormai imminente) con una sospensione di ogni attività che non sia quella della preghiera, della penitenza, del proselitismo, e giudica la procreazione solo un'inutile e nociva concessione agli appetiti terreni. Questo atteggiamento prevale in tutta la letteratura cristiana più ascetica, dalla patristica fino al rigorismo del XVII e XVIII secolo.

Essa trova la sua espressione più tipica in testi come l' “Elogio della verginità” (De sancta virginitate) di sant'Agostino, ove è scritto che “i vergini risplenderanno in cielo come stelle lucenti, mentre i loro genitori saranno stelle senza luce”, o come gli Atti di Giuda Tommaso, ove si narra la storia di due sposini che, la prima notte di matrimonio, hanno un'apparizione di Gesù e ricevono da Lui un solenne monito:

“Sappiate - dice il Salvatore - che se non vi abbandonerete a questo atto sporco diverrete templi di purezza e scamperete alle afflizioni e all'onere dei figli, la cui sorte è sempre fonte di amarezza. Per essi, infatti, voi vi farete ladri e oppressori e sarete crudelmente afflitti dalle loro malefatte I figli sono invero la causa di molti dolori perché possono incorrere nella maledizione del re o del demonio o della paralisi. Se si portano bene fino alla maturità, cadono poi nel male per adulterio o furto o fornicazione o vanità”.

L'altra modalità di reazione allo shock esistenziale - quella prolifica - risale al biblico “Crescete e moltiplicatevi” ed ha appunto lo scopo di moltiplicare il Popolo Eletto, i seguaci della Vera Fede destinati a preparare il Millennio anche attraverso la lotta contro gli infedeli. Così il “bonum prolis” diverrà la principale giustificazione del matrimonio per tutte le chiese cristiane.

San Giovanni Crisostomo affermerà che le anime dei figli non concepiti accuseranno i loro potenziali genitori dinnanzi a Dio nel Giudizio Finale. E innumerevoli pontefici ribadiranno, fino ai nostri giorni, la loro radicale opposizione al controllo delle nascite, con rovinosi effetti sullo sviluppo economico e sulla lotta contro la fame.

Non a caso questo accanito pro-natalismo del cristianesimo e delle altre religioni millenaristiche è stato puntualmente travasato nelle versioni politiche e secolarizzate del Millennio: i totalitarismi di stampo fascista e comunista del nostro secolo.

Ciò non è comprensibile in chiave né ideologica né economica, in quanto si tratta spesso di regimi fortemente anticlericali e caratterizzati da strutture economiche molto diverse (a volta a volta capitaliste, corporative o anticapitaliste). Ma in un'ottica psicologica esistenziale, la convergenza pro-natalista di sistemi tanto disparati e pure accomunati dal dogmatismo salvazionista appare perfettamente spiegabile.

Anzitutto, il problema della sovrappopolazione, cioè dello squilibrio tra popolazione e risorse, non può esistere in una prospettiva di pensiero magico-religioso. Nel Millennio, sia esso religioso o politico, non può più esserci penuria. Così la parabola della moltiplicazione dei pani e dei pesci trova puntuale rispondenza nella tesi marxista che “una società comunista potrà assicurare a qualsiasi popolazione, per quanto grande, il pieno soddisfacimento dei bisogni di tutti”.

Inoltre, la soluzione millenaristica si accompagna sempre a una declinazione paranoicale dell'angoscia di morte e comporta sempre, pertanto, una lotta accanita contro le forze diaboliche e contro i loro agenti terreni, che tentano di opporsi all'avvento del Millennio.

Guerra Santa contro i nemici di Dio e Guerra Rivoluzionaria contro i nemici del Popolo Eletto o della Vera Rivoluzione sono quindi parte integrante del programma millenaristico. Ma per la guerra occorrono tanti, tanti combattenti pronti a morire eroicamente e sono quindi necessarie popolazioni pletoriche pronte alle guerre di invasione per attenuare l’eccessiva pressione demografica.

Al di là, o al di qua, di questi lucidi programmi espansionistici, la prolificità può assumere in molti individui e in molte culture un significato esorcistico verso la morte. E ciò non solo per l'ovvio motivo che i figli sono percepiti come una propria continuazione oltre la morte, ma anche perché l'atto procreativo, secondo una ipotesi di Ignazio Majore, costituisce per l'organismo metazoico un tentativo di assicurare ad alcune cellule la sopravvivenza dopo la morte dell'organismo stesso.

Molte culture, del resto, hanno istituzionalizzato questo rapporto tra figlio e immortalità, come si è visto, attraverso il culto degli antenati. Nella religione confuciana, solo attraverso la pietà dei discendenti che gli assicurino i dovuti rituali, l'uomo può avere la certezza di una felice esistenza ultraterrena.

Infine, l'angoscia di morte ebbe sull'andamento demografico un enorme impatto indiretto perché, essendo proibito dal fanatismo religioso o politico ogni accorgimento contraccettivo, l'unica attività sessuale lecita e approvata divenne quella finalizzata alla riproduzione. >>

LUIGI DE MARCHI

(segue)

giovedì 13 luglio 2023

Pensierini – LIX

CATTOLICI E COVID
Molti cattolici tradizionalisti si sono infuriati moltissimo per le regole di quarantena imposte dallo Stato durante il Covid ed accettate passivamente dalla Chiesa.
La motivazione ufficiale è che ciò avrebbe leso la libertà dei fedeli.
Io però non ci credo: sono duemila anni che la Chiesa non fa altro che conculcare la libertà dei fedeli, con le sue regole ed i suoi divieti, e non vedo proprio perchè dovrebbe mettersi a dfienderla proprio ora.
Forse le cose sono molto più semplici e quello che ha fatto arrabbiare i tradizionalisti è il fatto che, durante il Covid, la Chiesa si è messa ad ubbidire agli obblighi ideati ed imposti dal potere secolare, sulla base di dati scientifici.
Loro sono sempre stati abituati a comandare sulla base delle loro regole 'sacre' (rigorosamente inventate, ma gelosamente osannate e custodite) e la perdita di questa supremazia è vista come una abdicazione epocale, dalla quale hanno paura di non riuscire più a risollevarsi.
Insomma, nella lotta (storica) tra il potere sacro e qullo profano, ha vinto l'Imperatore e per il Papa non resta che abbozzare ed arrendersi, come ha fatto Bergoglio che, con molto senso pratico, si è adeguato su tutta la linea.
Perchè uno può usare le parole più belle del mondo per giustificare il proprio ruolo di preminenza, ma sotto sotto, quando si gratta la superficie, vengono sempre fuori le solite due cose: il potere e la ricchezza.
LUMEN


DIFFERENZE TRA ELITES
Una delle differenze più importanti tra le Democrazie e le Autocrazie è che nel primo caso le Eites sono distinte dalla Classe Politica (le prime comandano, le altre eseguono), mentre nel secondo caso coincidono.
Ne deriva che le le Elites della Democrazia sono 'migliori' delle altre – non in senso morale, ma come capacità ed efficienza - e, per conseguenza, c'è più ricchezza anche per i cittadini.
LUMEN


SANTI E FANTI
Un noto proverbio ammonisce di scherzare coi Fanti (le cose secolari), ma lasciare stare i Santi (le cose sacre).
Però, tenuto conto che i Santi, per definzione, sono tutti morti (e che le condanne al rogo non si usano più), mentre i soldati e gli eserciti sono sempre di attualità (ed anche piuttosto irascibii), il proverbio dovrebbe forse essere rovesciato, e diventare: “Scherza coi Santi, ma lascia stare i Fanti”.
E' proprio vero che non c'è più religione...
LUMEN


AUGURI
Un mio caro amico, che ha compiuto gli anni nei giorni scorsi, mi ha raccontato di aver ricevuto, per una serie di circostanze, tantissimi messaggi di auguri, molti di più di quelli che riceveva di solito.
Il caso ha voluto, però, che proprio quel giorno lui abbia avuto un piccolo infortunio ed abbia dovuto andare al Pronto Soccorso per farsi curare.
Si è trattato di mera sfortuna, certamente, ma allora io mi chiedo: a cosa sono serviti tutti quegli auguri di buon compleanno ?
Ed a cosa servono gli auguri in generale, che noi dispesiamo con tanto entusiasmo ? A niente.
LUMEN


TENORE DI VITA
Molte persone, in perfetta buona fede, sono convinte che basterebbe assicurare a tutte le persone del mondo un tenore di vita decente per avere un mondo pacificato, senza le guerre e le violenze che affliggono l'umanità.
Purtroppo, il problema non è quello.
Assicurare un buon tenore di vita a tutte e persone al mondo è difficile (molto difficile se siamo 8 miliardi, più facile se siamo 1-2 miliardi), ma non è teoricamente impossibile.
Però la cosa non finisce lì. Certo, la gente, prima di tutto, vuole stare bene, ma questo non gli basta, vuole anche sentirsi superiore.
E una situazione in cui TUTTI possono sentirsi superiori a qualcun altro è, ovviamente, impossibile.
LUMEN


CARNIVORI E VEGETARIANI
Io, personalmente, mangio pochissima carne e, se fosse necessario, potrei anche vivere da vegetariano (non da vegano).
Ma gli animali in natura muoiono: di morte naturale o per predazione. Pertanto non vi è alcun motivo per cui io non li possa mangiare.
La cosa importante, se ho davvero empatia nei loro confronti, è quella di non farli soffrire.
Ma questa dovebbe essere la nostra unica preoccupazione. E sarebbe già un grandissimo passo avanti rispetto ad oggi.
LUMEN

giovedì 6 luglio 2023

Il tramonto dell'Automobile

L'automobile 'per tutti' è stata un dei simboli del miracolo economico che ha accompagnato l'occidente nella seconda metà del secolo scorso, ed ancora oggi rappresenta un valore importante.
I tempi però, per vari motivi, stanno cambiando, e stanno cambiando in peggio, per cui anche per le auto private sembrano arrivare momenti difficili. La loro sorte è segnata ?
A questa ipotesi è dedicato il pezzo di oggi, scritto da Ugo Bardi per il suo blog.
LUMEN


<< Il problema [dell'automobile] è ben più difficile di quanto non sembri dalle buffe polemiche "elettrico-si, elettrico-no" che vanno per la maggiore in Italia. E' proprio il sistema produttivo che sta andando in crisi, insieme a tutto l'apparato sociale ed economico che una volta riuscivano a mettere a disposizione del "popolo" un veicolo a motore in grado più o meno di portare in giro tutta la famiglia per la città e in vacanza in Estate. (...)

Ora non esiste più niente che si possa considerare equivalente alla vecchia Fiat 500. E' vero, esistono le "Minicar" ma per legge sono limitate a 2 posti e a una velocità massima di 45 km/h. Sono mezzi utili per tante cose, ma provate a portarci la famiglia al mare, e vedete un po' come vi trovate. E anche le minicar sono care per chi non ha uno stipendio fisso. (...)

Poi ci sono altri fattori, come tasse, consumi, sanità, eccetera. Insomma, al momento molte famiglie hanno ancora un'automobile, ma non sappiamo per quanto tempo questo sarà ancora possibile mantenerla con il declino economico in corso. Se le cose continuano così, vedremo una rapida riduzione, un vero "collasso di seneca" della diffusione degli autoveicoli.

In pratica siamo di fronte alla necessità di grossi cambiamenti per mantenere in piedi un sistema che possa garantire un trasporto che permetta alla popolazione di spostarsi.

Il sistema attuale è stato costruito in gran parte con l'idea che il trasporto fosse in gran parte affidato al mezzo privato: autostrade, strade di grande comunicazione, strade a multi-corsie, tutte cose che esistono per i pendolari che si spostano dalle periferie al centro città con dei mezzi privati, perlomeno fino a raggiungere dei parcheggi scambiatori dove si possono trasferire su mezzi pubblici.

E ora, cosa facciamo? Passare tutto al trasporto pubblico? Questa è la soluzione spesso sbandierata in giro, senza però rendersi conto il trasporto pubblico è meno costoso di quello privato soltanto lungo le tratte ad alto traffico, ma molte periferie delle nostre città non sono state pensate in per questo.

Sono una dispersione di palazzine e casette che richiederebbero una diffusione capillare del trasporto pubblico che avrebbe costi fuori del concepibile (e in America le cose sono ancora peggiori). E non è che l'esperienza del trasporto pubblico sia poi così piacevole. Non so voi come vi trovate con il servizio nella vostra città, ma mi sembra che in nessun luogo la gente sia tanto soddisfatta di autobus strapieni, e spesso in ritardo.

Se vogliamo farci un'idea di come potrebbe essere una città pensata per il solo trasporto pubblico con bus e metropolitana, dobbiamo pensare alle città dell'Unione Sovietica, dove i veicoli privati erano scoraggiati. Gli abitanti vivevano più che altro in grandi blocchi alti una ventina di piani che potevano essere serviti dal trasporto pubblico senza bisogno di disperdere troppo le linee.

Vi posso dire per esperienza personale che questi edifici sono molto pratici e confortevoli, almeno finché gli ascensori funzionano (anche quelli sono un mezzo di trasporto un po' a rischio). Ma in Italia cosa facciamo? Demoliamo le periferie urbane costruite in 50 anni è più di sviluppo totalmente disordinato per ricostruirle in stile sovietico? Diciamo che non è un'idea facilmente realizzabile.

E allora? Possiamo sempre andare a piedi o in bicicletta, o perlomeno questo è quello che i nostri ambientalisti suggeriscono. Il problema è che le città che si sono ingrandite e "gentrificate" forzando la popolazione a vivere in periferie lontane dai posti di lavoro. L'uso stesso delle automobili ha ridotto la densità abitativa per lasciare spazio a strade larghe e spazi per i parcheggi.

Poi, il territorio italiano non è così piatto come in Olanda e in Danimarca, dove le biciclette sono molto più usate che da noi. Insomma, anche qui, o rivoluzioniamo una situazione urbanistica che si è evoluta a diventare quello che è oggi in almeno 50 anni, oppure ci rendiamo conto che certe "soluzioni" non lo sono.

Possiamo ridurre le necessità di trasporto decentrando le attività produttive e commerciali? In parte si, ma la crisi Covid ci ha fatto capire molte cose sui limiti del "telelavoro"; va benissimo per tante cose, ma il contatto umano è necessario per tante altre. Soltanto per la scuola, seguire le lezioni a casa potrebbe aver rovinato un'intera generazione di ragazzi.

Cosa resta? Beh, dovremmo perlomeno cercare di capire che il problema esiste e che non lo si risolve semplicemente passando dai motori termici a quelli elettrici -- anche se certamente aiuterebbe molto a ridurre costi e inquinamento. Per il momento, abbiamo ancora bisogno di veicoli su gomma in grado di assicurare quel trasporto capillare che è reso necessario dalle strutture urbanistiche attuali.

L'industria automobilistica dovrebbe pensare a produrre veicoli elettrici a basso costo invece che concentrarsi sui soltanto sui veicoli di alta gamma, come fanno adesso. E' comprensibile, l'industria fa più soldi sui veicoli costosi che su quelli a basso prezzo. Ma bisognerebbe che i governi facessero qualcosa per incoraggiare veicoli tipo "minicar" ma più capienti e più multiuso degli attuali. Insomma, una vera "auto del popolo" come lo erano le Fiat 500 al loro tempo.

Più a medio termine dobbiamo cominciare a pensare al concetto di “TAAS” "transport as a service," che è sostanzialmente un car-sharing esteso che riduce i costi permettendo di utilizzare di più i veicoli, e quindi ridurne il numero. E' un sistema integrato che fa uso anche di veicoli stradali su gomma, tipicamente elettrici, e che, in linea di principio, è compatibile con la situazione urbanistica attuale e non ci costringe a demolire intere periferie.

Lo so che a questo punto c'è chi si metterà a gridare, "volete portarci via le nostre macchine!" (…) Ma se il soggetto del verbo è "le circostanze," intese come esaurimento delle risorse, inquinamento diffuso, e crisi generalizzata della società industriale, allora è proprio così.

In tempi non lunghi, l'auto di proprietà è destinata a sparire come oggetto di massa - un po' come sono oggi i jet privati e una volta erano le carrozze a cavalli con il fiaccheraio personale. >>

UGO BARDI

sabato 1 luglio 2023

L'eredità del Fascismo – 2

Si concludono qui le considerazioni di Uriel Fanelli sulla natura socio-economica del Fascismo e le sue conseguenze nel tempo (seconda e ultima parte).
LUMEN



<< Mussolini fu il primo ad avere l’idea di pacificare la societa’, rimuovendo cosi’ i conflitti di classe tanto cari alle sinistre, mediante un welfare che senza espropri ridistribuisse i redditi.

La sinistra odiava queste azioni perche’ prevenivano la tensione, la lotta, e con essa la rivoluzione. Inoltre, non abbattevano la classe borghese, ma stabilizzando e pacificando la societa’ creavano un ceto medio possente. Ovvero, un grosso ostacolo a quella sollevazione di massa che le sinistre volevano. Non per nulla, la resistenza arriva solo alla fine, quando il fascismo non riesce piu’ a pacificare economia e classi sociali.

Ora, se esaminiamo il welfare moderno in Europa, non assomiglia per nulla all’esproprio di beni [tipico della sinistra] che poi lo stato redistribuisce. L’intento del welfare moderno e’ ESATTAMENTE quello del fascismo: portare la pace sociale. Esso si propone di conservare le classi e la loro struttura – diversamente da quell “di sinistra” che si propone di abolire le classi – e si propone di pacificare le classi sociali : quelle basse rinunciano alla lotta ed all’esproprio, quelle alte rinunciano a parte del reddito, sotto forma di tasse.

In questo senso, anche l’idea di welfare europeo e’ esattamente quella mussoliniana. Sebbene la sinistra se ne sia appropriata, il welfare mussoliniano non ha nulla a che fare con quello di sinistra, per la semplice ragione che si propone di conservare la societa’ e le sue classi, semplicemente pacificandole, ovvero eliminando la lotta e la rivoluzione dall’universo ideale.

Anche sul piano economico le socialdemocrazie europee sono totalmente mussoliniane. L’economia socialista e’, innanzitutto, un’economia PIANIFICATA. Essa si occupa di pianificare mezzi sufficienti ai bisogni della popolazione. Non esiste nell’economia socialista una vera e propria libera iniziativa, dal momento che il fine ultimo e’ di pianificare la produzione perche’ soddisfi i bisogni. Ogni iniziativa e’ del governo.

Mussolini introduce invece una situazione di intervento dello stato al fine, sempre di pacificazione. Lo stato mussoliniano interviene laddove la situazione economica offre ai comunisti la tensione sociale che serve all’istanza rivoluzionaria.

Per ovviare a questo problema, Mussolini bonifica le campagne e inizia i piani di case coloniche. Prende le famiglie piu’ disagiate, quelle che hanno piu’ figli, e offre loro una casa colonica al quarto figlio, e alle “Madri della Patria” , cioe’ le donne che hanno piu’ di sei figli, offre una intera fattoria.

Laddove l’industria stenta e ci sono tensioni sociali per la crisi del '29, inizia a potenziare ferrovie e strade, per spingere alla vendita di automobili. L’economia fascista non e’ un’economia di PIANIFICAZIONE, e’ un’economia che ha un solo fine unico: una societa’ pacificata ove non trovino posto le istanze rivoluzionarie. Il fascismo non pianifica, ma si limita a reagire quando vengono segnalate stuazioni di disagio e di stagnazione che potrebbero dare ai socialisti e ai comunisti il terreno fertile per seminare istanze rivoluzionarie.

Si potrebbe continuare con il ruolo delle forze dell’ordine, o con il ruolo delle donne, ma alla fine, il quadro e’ completo:

= L’idea di stato, di economia, di welfare, di polizia, di sindacato, sono quelle “di sinistra” quando lo scopo ultimo e’ realizzare l’ambiente ideale per una lotta, che ha una classe come vincitrice e una come perdente. Alla classe perdente viene espropriato tutto, che di diritto viene acquisito dalla classe lavoratrice, che domina anche la politica. Questa idea non accetta la societa’ pacificata come obiettivo, perche’ lo scopo ultimo e’ la rivoluzione, la lotta, la tensione ed il conflitto tra classi.

= L’idea di stato, di economia, di welfare, di polizia, di sindacato, sono palesemente fasciste quando obbediscono all’imperativo inventato dal fascismo (per proporsi alla borghesia come antidoto al comunismo e alle classi lavoratrici come alternativa pacifica al comunismo stesso), ovvero all’imperativo di produrre una societa’ PACIFICATA, ovvero una societa’ ove TUTTE le istituzioni e le classi sono socialmente riconosciute e lavorano per EVITARE la lotta, il conflitto di classe e quindi la rivoluzione.

E’ assolutamente chiaro che la differenza tra le democrazie europee ed il fascismo sia esclusivamente nella forma POLITICA dello stato. Ma tutte le istituzioni e le parti sociali , nonche’ il potere esecutivo, lavorano in Europa al medesimo intento: una societa’ pacificata e per questo priva di conflitti violenti tra classi sociali. Ma questo intento e’ la summa ideologica dei fascismi.

La societa’ senza conflitti sociali e lotte di classe e’ la summa ideologica, il “prodotto” che il fascismo offre sia alla borghesia - timorosa di una rivoluzione - che ad una classe operaia che chiede diritti ma non vuole versare sangue per averli. Il fascismo si IDEO’ allo scopo preciso di offrire la pace sociale come prodotto e la dittatura come sistema politico. Il sistema attuale non si comporta diversamente: si propone di offrire la stessa pace sociale come “prodotto”, semplicemente non vi allega la dittatura come sistema politico.

Cosi’, sicuramente lo stato europeo e’ politicamente democratico. Tuttavia, socialmente, economicamente e istituzionalmente e’, chiaramente e senza appello, di invenzione mussoliniana. Lo e’ nella misura in cui persegue l’invenzione massima del fascismo mussoliniano: la societa’ pacificata e senza conflitti sociali.

Questa e’ la ragione per la quale le sinistre hanno un nervo scoperto a riguardo. Esse sono consapevoli del fatto che la loro “modernizzazione” non sia altro che l’abbandono delle istanze “di sinistra” (rivoluzione, lotta di classe, esproprio dei mezzi di produzione e del plusvalore) , a favore dell’istanza fascista per definizione: la societa’ pacificata, senza lotte di classe e senza rischi di rivoluzione. E semmai, la democrazia non rappresenta una alternativa alla societa’ ed all’economia fascista, ma un comodo complice nel sistema politico per ottenere la pace sociale anche nel mondo della politica.

La sinistra sa bene che la sua “modernizzazione” non consiste in altro che non sia la sua mussolinizzazione, nell’adesione all’invenzione mussoliniana di societa’ pacificata. E sa bene di aver occupato , specialmente in Italia e Germania, istituzioni che il fascismo aveva inventato per ottenere la pace sociale, al preciso scopo di ottenere la pace sociale stessa, ovvero lo stesso obiettivo che si diede Mussolini.

Lavorano, cioe’, allo stesso scopo, e con gli stessi metodi: tutti ugualmente riconosciuti dallo stato, tutti allo stesso tavolo, tutti rinunciano alla rivoluzione e alla lotta di classe come strumento di rivendicazione. Idea tipica, esclusiva e originale del fascismo mussoliniano. (...)

Questa struttura fu tenuta in piedi dagli alleati proprio perche’ si era rivelata efficace nel combattere l’insorgenza di partiti rivoluzionari, e quindi il cambiamento nel dopoguerra non fu mai di smantellare la societa’ fascista, l’economia fascista o il corporativismo, bensi’ quello di smantellare la forma politica del fascismo e sostituirla con la democrazia, ribattezzando poi il sistema composto dall’ideologia socio-economica fascista sommata al sistema politico democratico come “social-democrazia”. >>

URIEL FANELLI