giovedì 26 maggio 2022

Consigli per risparmiare energia

Ci troviamo da tempo a dover gestire una crisi energetica mondiale, che il conflitto in corso in Ucraina ha acuito, ma non certo determinato.
Per questo, diventano sempre più importanti le attività di risparmio e consumo intelligente delle energie disponibili, ma spesso ai buoni consigli non fanno seguito le decisioni necessarie..
Ce ne parla Antonio Turiel, in questo pezzo tratto dal suo blog 'The Oil Crash' (con traduzione automatica di Google).
LUMEN


<< [Nel marzo 2022], l'Agenzia Internazionale per l'Energia (AIE) ha annunciato un elenco di 10 misure di emergenza per ridurre rapidamente il consumo mondiale di petrolio di circa 2,7 milioni di barili al giorno (Mb/g), un importo da confrontare con circa 100 Mb/g che si consumano oggi nel mondo.

Queste misure sono solo raccomandazioni per i paesi OCSE, a cui l'AIE fornisce consulenza in materia energetica, e la loro giustificazione deriverebbe dalle sanzioni imposte alla Russia a causa della sua invasione dell'Ucraina. (…) Il vero motivo, però, non è a causa delle sanzioni alla Russia, ma semplicemente perché la produzione di petrolio è in caduta libera.

Il picco di tutti i liquidi petroliferi è stato a dicembre 2018 e, a causa del forte clima di disinvestimeno delle compagnie petrolifere, ciò che anche la stessa AIE prevede sono diversi picchi del prezzo del petrolio fino al 2025. Abbiamo chiuso l'anno scorso con un deficit dell'offerta di petrolio del 3% rispetto alla domanda, e tutto indica che entro la fine di quest'anno il deficit potrebbe allargarsi al 10%. Questo, e nessun altro, è il motivo dell'attuale corsa.

C'è chi ha interpretato come qualcosa di positivo le misure contenute nella raccomandazione dell'AIE (anche alcuni incauti le vedono come "facili da applicare"). La verità è che queste misure, adottate come potrebbero essere adottate ora (con fretta) sono tremendamente negative per l'economia e per la popolazione, alcune, altre semplicemente impossibili.

Diamo un'occhiata alle misure e analizziamo perché generalmente non sono positive:

1.- Ridurre i limiti di velocità sulle autostrade di almeno 10 km/h: (…) si tratta di legiferare su qualcosa che molte persone stanno già iniziando a fare per motivi economici: guidare più lentamente per risparmiare carburante. Questa misura produce un piccolo risparmio ma, di per sé, non è male. Certo, è sempre mal accolto dalla popolazione (...).

2.- Telelavoro da casa 3 giorni a settimana
: fantastico per chi può permetterselo, cosa che non accade per la maggior parte dei lavoratori. Per di più, nel caso di chi può farlo, risulterà che pagherà un aumento della bolletta della luce per il tempo extra che trascorrerà a casa, che aumenterà ancora anche quando si cucina a casa e forse facendo altri compiti in ore che l'elettricità non è a buon mercato. Si risparmia petrolio, certo, ma impoverisce i lavoratori.

3.- Le domeniche senza auto
: certo si risparmia petrolio, ma è una misura difficile da attuare in molte piccole città e nei dormitori delle grandi città. Come sempre, quello che penalizza di più sono i redditi meno abbienti.

4.- Trasporto pubblico più economico e micromobilità
: come utente del trasporto pubblico, penso che molte persone sarebbero d'accordo con me sul fatto che il problema principale del trasporto pubblico è la sua scarsità, e ancor di più se più persone sono costrette a usarlo. Che diventi più economico va bene, ma la cosa più importante sarebbe che aumenti. La mancanza di mezzi pubblici porta i più poveri a pagare con quello che hanno: il tempo.

5.- Accesso alternativo alle grandi città: (...) si intende che sia possibile circolare con un'auto targata pari nei giorni pari, e con targa dispari nei giorni dispari. Questa misura produce un grande risparmio di carburante e incoraggia le persone a condividere le auto (nel mezzo dell'era CoVid, ma, beh, il CoVid è già stato dimenticato). Fa poco male a chi ha più di un'auto in casa, e molto di più alle famiglie che hanno bisogno dell'auto per fare commissioni, fare la spesa, andare a prendere i bambini...

6.- Aumentare l'uso delle auto condivise: senza dubbio una delle misure più efficaci per ridurre i consumi di carburante senza incidere gravemente sulla vita quotidiana delle persone, anche se solo per quanto riguarda il pendolarismo verso il posto di lavoro. Rimane irrisolta la questione della spesa, del ritiro dei bambini, ecc., a meno che non si cerchi un compagno per ogni occasione.

7.- Movimentazione efficiente delle merci: pensavo che i camionisti sapessero tutto in termini di massimizzazione dell'efficienza rispettando i tempi di consegna. I camion hanno velocità limitata per legge, con contagiri regolarmente controllati dalla polizia stradale. Certo, forse si intende che i camionisti devono guidare lentamente, molto più lentamente: infatti la velocità ottimale è di 40 km/h, perché è proprio a questa velocità che il comportamento del flusso d'aria circostante smette di variare. laminare e diventa prevalentemente turbolento. Ancora una volta, lascia che i poveri paghino con quello che hanno, nel tempo.

8.- Uso dei treni notturni e ad alta velocità al posto degli aerei: non andare in aereo fa risparmiare molto petrolio, quindi in linea di principio è una misura positiva. Naturalmente, i treni convenzionali consumano molta meno energia di quelli ad alta velocità, quindi qui l'apostille "notturna" è rilevante, ancora una volta, per coloro che non possono pagare così tanto. I ricchi accelereranno e i poveri pagheranno con il loro tempo (in genere trascorrendo il tempo con la famiglia) trascorrendo la notte su un treno.

9.- Evitare i viaggi aerei d'affari: l'unica misura che punta direttamente alla classe più ricca e più dispendiosa. Ovviamente è una misura efficace.

10.- Adozione di elettricità e veicoli più efficienti: una misura urgente non può basarsi sull'acquisto di nuovi veicoli. Non tutti o tutte le aziende possono permetterselo, né forse ci sono abbastanza azioni per effettuare una sostituzione significativa. Questa misura è un brindisi al sole.

Tutte queste misure ricordano molto quelle formulate dall'AIE (...) nel 2008, aggiornate 10 anni dopo. È significativo che ora siano tornate: la situazione è analoga a quella del 2008, forse peggiore. (...)

Ma per quanto limitate e irregolari, la cosa peggiore è che finora nessun governo ha mostrato intenzione di adottare almeno una di queste raccomandazioni. Tutti aspettano, per vedere se il problema si risolverà da solo. >>

ANTONIO TURIEL

giovedì 19 maggio 2022

L'inganno inevitabile

I meccanismi di inganno esistono in natura poiché generano vantaggi per gli individui che li adottano. La loro origine è evolutiva, in quanto gli animali che si mimetizzano meglio (per salvarsi o per predare), sopravvivono e si riproducono con maggior facilità.
Negli esseri umani, dotati di maggiore complessità cerebrale, le strategie di inganno discendono piuttosto da scelte deliberate, e possono dare vantaggi di diverso ordine. Ma possono anche giungere sino al punto (apparentemente paradossale) di ingannare se stessi.
A questo argomento è dedicato il post di oggi, scritto da Marco Pierfranceschi per il suo blog 'Mammifero Bipede'.
LUMEN


<< I processi di inganno che osserviamo nelle società umane originano dalle forme di autoinganno che il cervello ha sviluppato per compensare i danni psichici prodotti da una comprensione troppo approfondita della realtà. A monte di tutto c’è il fatto che i processi vitali sono basati, volenti o nolenti, su una pulsione (alla sopravvivenza e riproduzione) del tutto a-razionale.

Il batterio che sopravvive e si riproduce, o l’organismo complesso che sopravvive e si riproduce, non lo fanno per scelta razionale, ma per un semplice processo auto-selettivo: gli individui che sopravvivono, e si riproducono, trasmettono le loro caratteristiche alla discendenza, gli altri vengono semplicemente eliminati dall’albero della vita.

Tuttavia, quello che può essere semplice per un batterio o un insetto, non lo è più per creature complesse. Nel nostro caso, lo sviluppo di facoltà cognitive evolute ha sì generato un vantaggio in termini di processi di sopravvivenza (siamo più bravi a cacciare, raccogliere, coltivare e mantenerci in salute), però ha prodotto, come contraltare, la sofferenza psichica causata dalla consapevolezza di dover esistere all’interno di un Universo sostanzialmente insensato, esposti all’arbitrio del fato e con l’unica certezza della morte, individuale e di tutte le persone a noi care.

Questa consapevolezza può essere estremamente dannosa per i singoli individui, conducendo a stati di depressione anche profondi, tuttavia può essere efficacemente esorcizzata per mezzo di un costrutto culturale irrazionale: la fede. Alla radice dei processi di inganno, del loro sviluppo e della loro efficacia, si individua la stessa capacità di auto-inganno che ci consente di ignorare la realtà fattuale, costruirci una confortante bugia e sfruttarla per risollevarci lo spirito dalle difficoltà della vita di tutti i giorni.

I suddetti processi di auto-inganno prendono il nome di ‘bias cognitivi’ ed attengono la sfera individuale. Sulla scala dei gruppi (che continuo a trattare come dei sovra-individui), la condivisione delle credenze individuali finisce con l’assumere la forma di costrutti culturali, che vengono condivisi e tramandati tra i partecipanti al gruppo ed, in ultima istanza, trasmessi alle generazioni successive.

Assistiamo pertanto ad una ulteriore articolazione dei processi di inganno: non solo gli individui coltivano forme di auto-inganno (i bias cognitivi), ma finiscono col delegare persone, o gruppi di persone, all’interno del gruppo, perché gestiscano con la maggior efficienza possibile tali processi.

Questo porta all’emergere, nelle società antiche e su su fino a quelle moderne, di caste la cui funzione sociale consiste nell’irrobustire ed alimentare tali forme di auto-inganno collettivo. Caste che finiscono col rappresentare il vertice organizzativo ed ideativo, nonché il motore culturale, delle entità che, in assenza di altri termini, ho finito col definire Ideo-Culture.

A questo punto si rende necessario un passaggio ulteriore, corrispondente ad un’ulteriore incremento di complessità rispetto a quanto precedentemente elaborato, perché diventa evidente come le Ideo-Culture originino da processi di auto-inganno, nel momento in cui la collettività stessa seleziona al suo interno determinati individui per farsi auto-ingannare.

Sostanzialmente tutte le culture umane si basano su qualche forma di ‘inganno delegato’ dal quale la collettività dovrebbe trarre vantaggi. Se i bias cognitivi mi restituiscono un vantaggio, avere un supporto esterno per rafforzarli massimizza questo vantaggio. Ma questa scelta può avere ricadute negative, e la stessa collettività ne può ricavare dei danni, perché gli individui che agiscono l’inganno potrebbero agire per aumentare il proprio tornaconto personale a danno del ventilato benessere collettivo.

Proviamo a vedere qualche esempio concreto. Prendiamo un gran sacerdote di culto religioso. La funzione del culto è convincere la collettività di avere i favori della divinità, che è un’entità benevola. Tali favori non possono manifestarsi esplicitamente in eventi sovrannaturali, quindi l’unico parametro di riferimento (l’unico di pressoché tutte le Ideo-Culture, indifferentemente) diventa il possesso e l’esibizione di ricchezza.

Se sono ricco (come persona e come istituzione) è difficile affermare che la divinità disapprovi il mio agire. Nell’esibire ricchezza il gran sacerdote assolve il suo compito di sostenere la credenza collettiva, ma ne ricava anche consistenti benefici personali. La possibilità di ricavare benefici personali ottiene quindi di attrarre gli individui più avidi, rischiando sul lungo termine di mettere a repentaglio la credibilità del culto.

Prendiamo un comandante militare. La sua funzione è rassicurare il gruppo di riferimento sulla forza dell’esercito e sulla capacità di reagire con successo ad eventuali attacchi da parte dei gruppi confinanti. Per far questo ha necessità di risorse economiche, che vengono drenate dalla ricchezza collettiva. Nel momento in cui si generano flussi di denaro, il meccanismo di accaparramento risulta del tutto analogo a quello visto in precedenza. Per giustificare maggiori investimenti si finisce con l’alimentare un clima di paura, che in ultima istanza nuoce alla collettività.

Ma l’osservazione più importante sta nel fatto che i processi di inganno non siano una condizione accidentale, derivante dalla cattiva volontà di singoli individui, quanto piuttosto una caratteristica strutturale ed ineliminabile delle organizzazioni collettive umane.

Dobbiamo aspettarci che i nostri leader, economici, politici, religiosi e militari, ci ingannino, perché l’inganno è strutturale alla loro funzione sociale, e il pretendere che non lo sia è parte del processo di inganno. Di fatto, è esattamente ciò che gli consente di funzionare, fin dal principio. >>

MARCO PIERFRANCESCHI

giovedì 12 maggio 2022

Pensierini - XLVII

MINISTERO DELL'ENERGIA
Essendo un sincero 'liberista', non ho mai visto con favore l'intervento dello Stato nelle faccende economiche.
Ma se c'è un settore che, oggi più che mai, deve essere sottratto alla libera iniziativa privata, ed essere accorpato interamente sotto il controllo dello Stato, è quello dell'energia.
Perchè l'energia è alla base di tutte le attività sociali ed economiche di una nazione.
E l'Italia, non solo non è autosufficiente, ma si avvale di così tante e diverse fonti di energia, che una loro gestione unitaria e coordinate è irrinunciable.
Abbiamo tanti Ministeri inutili, che si potrebbero abolire: perchè non creare uno specifico Ministero dedicato all'Energia ?
LUMEN


PROBLEM SOLVING
Non esiste attività intellettualmente più gratificante del 'risolvere problemi'.
Certo, ci sono problemi importanti, che possono cambiarti la vita, e problemi banali, anche irrilevanti, come risolvere un cruciverba.
Ma quando ci sei riuscito, e la soluzone è quella giusta, ti senti proprio in pace con te stesso e col mondo.
LUMEN


CATTIVI MAESTRI
I cattivi maestri possono essere utili come quelli buoni. Basta saperli riconoscere e poi fare il contrario di quello che dicono.
LUMEN


SINDACATI
I Sindacati, tutto considerato, sono una istituzione socialmente utile, ma solo nei periodi di “vacche grasse”.
Perchè quando c'è della ricchezza economica da distribuire, i sindacati possono minacciare di bloccare l'attività con uno sciopero, ed ottenere condizioni migliori per i lavoratori.
Ma quando ci sono le 'vacche magre', perchè l'economia è in crisi e le risorse sono poche, minacciare uno sciopero diventa irrilevante.
Ed i sindacati, non potendo in concreto minacciare nient'altro, diventano inutili.
LUMEN


MOTORE IMMOTO
Aristotele, col suo concetto del 'motore immoto', è il padre di uno degli ossimori più famosi della storia della filosofia. Una cosa che non può esistere.
Eppure, se consideriamo che Dio è uno dei motori della storia del mondo, ma non esiste, ecco che, forse, un 'motore immoto' possiamo averlo davvero.
LUMEN


REGOLE SOCIALI
Vi sono regole sociali che portano al paradosso.
Per esempio la 'delazione'. Se io sono testimone di un comportamento illecito e non lo denuncio, sono un omertoso e un asociale.
Ma se lo denuncio, ed il responsabile è una persona del mio stesso gruppo, divento un 'giuda' e un traditore. Come se ne esce ?
LUMEN


MORIRE, SOFFRIRE
Ci sono persone che accettano di soffrire pur di non morire, ed altre che preferiscono morire piuttosto che soffrire troppo.
Entrambe hanno le loro ragioni, ma la differenza tra loro è così profonda, che quando si parlano, non si capiscono.
Ecco perchè le discussioni sull'eutanasia, una semplice norma di libertà, che non costa nulla e non danneggia nessuno, risultano così difficili.
LUMEN


REGALI
Scambiarsi regali è una cosa molto piacevole, ma, dal punto di vista economico, è una delle attività più inefficienti che si possano concepire.
Perchè, molto spesso, il valore dei regali per il beneficiato è di gran lunga inferiore al costo sostenuto dal donatore.
Eppure è una abitudine sociale a cui pare impossibile rinunciare.
LUMEN

giovedì 5 maggio 2022

Alto Comando

Disse una volta George Clemenceau, con un aforisma passato alla storia, che «La guerra è una cosa troppo seria per lasciarla in mano ai militari».
E proprio questa considerazione, tra l'ironico e il paradossale, può fare da filo conduttore al post di oggi, dedicato ai problemi dell'Esercito Italiano, con due brevi testi (molto provocatori) che ho tratto dal blog di Uriel Fanelli.
LUMEN



<< Ogni esercito ha una storia, e ne risente. (…) Anche in Italia c’e’ qualcosa di simile, ma con un fenomeno strano, ovvero il momento nel quale l’Italia decise di non vincere le guerre. Avvenne subito dopo la “vittoria” della prima guerra mondiale. Cosa succede subito dopo? Un terremoto.

Dal fronte, infatti, arriva Diaz, che si prende l’incarico di capo dello stato maggiore (essendo il condottiero vincitore, anche se privo di particolari meriti militari) e tutta una torma di militari ultradecorati in quanto vincitori. I quali, ovviamente, sorpassano in carriera i militari “nobili” (col titolo nobiliare reale, insomma) e i guerrieri da salotto romano, che pensavano di avere carriere e promozioni assicurate.

A maggior ragione, gli ufficiali mutilati vengono destinati a ruoli di ufficio, a scapito degli ufficiali presenti, che vengono trasferiti a ruoli piu’ operativi: devono lasciare la dolce vita di Roma.

Ma non solo agli alti livelli succede: il maresciallo degli alpini che stava in ufficio a curare la logistica si trova con il maresciallo decorato e magari ferito , o mutilato, che prende il suo posto. E a lui toccano di nuovo le marce in montagna e le brine.

Per i nobili la cosa era doppiamente scioccante: non solo il Re aveva preferito Diaz ad un sangue di stirpe reale (il Duca d’Aosta) per la guerra, ma adesso Diaz superava il Duca d’Aosta anche gerarchicamente, venendo aggiunto “della Vittoria” al titolo nobiliare che gia’ aveva.

Il Duca d’Aosta dovette accontentarsi dei giornali che lo chiamavano “invitto”, sostenendo che le posizioni da lui perse durante Caporetto “mai furono perdute”. Lo stesso accadde a Thaon di Revel, che divenne “Duca del Mare”, e quindi rimase al comando della marina.

Questo terremoto era causato peraltro da un fenomeno detto competenza: ne’ Diaz ne’ Thaon di Revel brillarono, ma erano piu’ “hand on box” di Cadorna e dei vari generali da poltrona di Roma e della “scuola di tiro” di Torino. E non andarono mai contro l’ordinamento militare, come invece fecero Cadorna e il Duca d’Aosta istituendo la “decimazione” (non sto scherzando) come punizione per i battaglioni secondo loro “indisciplinati”.

Comunque, finisce la guerra e arriva una pletora di ufficiali e sottufficiali da promuovere. (non sto parlando poi di mutilati ed invalidi di guerra che ebbero la precedenza nelle assunzioni del pubblico impiego). Fu un vero e proprio terremoto. Gente che aveva dei titoli nobiliari veniva soppiantata da personaggi che si, erano nobili, ma di tutt’altro lignaggio, tutt’altro radicamento a corte, tutt’altro acclimatamento ai salotti politici romani.

Quello fu il momento esatto in cui la cupola di “nobili” e di alti ufficiali di Roma decise che mai, giammai, mai piu’, l’Italia avrebbe vinto una guerra. >> 



<< Nell’esercito italiano, all’inizio della formazione del regno d’Italia, c’era una prevalenza di nobili. Perche’? Beh, perche’ i nobili dipendono dal Re sia per le onoreficenze che per le “promozioni”, per cui il Re sentiva di averne un certo controllo.

Inoltre i nobili erano scolarizzati, a fronte di una popolazione quasi analfabeta. Certo, esisteva una piccola borghesia, ma questo non toglie che la scuola di Tiro di Torino fosse popolata prevalentemente da nobili con il titolo di studio di avvocato.

Qual’e’ la cultura dei nobili?
= [avere] disprezzo verso le persone comuni e per le loro competenze, considerate spendibili o sacrificabili.
= considerare la propria carriera un diritto di sangue, un equivalente della promozione per anzianita’. Sangue e anzianita’.
= avere una carriera che coincide con la vicinanza al trono (o al governo di Roma), partecipando a tutti gli eventi sulle terrazze romane, spogliarelli nei circoli ufficiali, circoli di equitazione, vela, e compagnia bella.

Questa e’ la prima cultura che aleggiava, e aleggia ancora, negli stati maggiori e nelle accademie. Potrebbe essere un’eccezione l’aereonautica, nel senso che e’ nata col fascismo (Balbo) e quindi ha pochi nobili. (...)

Su questo si innescano alcune “dinastie” che sembrano avere le porte spianate da generazioni, nel senso che se prendiamo alcuni nomi scopriamo che da generazioni fanno carriera nelle forze armate: non sempre sono cattivi ufficiali, ma ci sono anche casi peggiori, diciamo “non vocazionali” per usare un eufemismo.

A peggiorare le cose c’e’ il fatto che le forze armate italiane non hanno strumenti giuridici per mandare via gli ufficiali che non fanno carriera e iniziano a fare la muffa. Per cui ci si trova nella situazione in cui un ufficiale che non ha MAI navigato abbia il grado di Comandante di Vascello, che richiede di aver passato Comandante di Fregata, e anche Comandante di Corvetta. Ma senza averle mai comandate, ti sei solo esercitato.

La verita’ e’ che se arrivi ad una certa eta’ e non hai mai comandato una corvetta (le navi sono poche ma l’accademia navale sforna ufficiali a iosa) , dovresti essere congedato. Invece vengono passati a ruoli logistici. E ti trovi personaggi che si congedano come Ammiragli senza aver mai navigato. Di conseguenza, se qualcuno va in missione, brilla e torna a casa, immediatamente infastidisce una pletora di personaggi accampati a Roma, che si vedono scavalcare. (…) 
 
Per gli altri ufficiali che campeggiano a Roma, l’Italia non deve affatto fare bene, vincere bene, tornare vincitrice. Semmai la gloria deve essere, semmai ci deve essere orgoglio, allora El Alamein e’ la battaglia perfetta: una medaglia al valore fa far carriera, una medaglia alla memoria no. >>

URIEL FANELLI