Continuano le considerazioni di Gaia Baracetti sui limiti ed i difetti del risparmio finanziario (dal suo blog - seconda parte).
LUMEN
<< Solitamente il denaro perde progressivamente di valore, perché c’è l’inflazione. Anche il grano lasciato nel deposito troppo a lungo si deteriora, ma non per questo ci si aspetta di vederlo aumentare. Semmai si cerca di conservarlo bene e di garantire che l’agricoltura continui a funzionare anno dopo anno, per tutti.
Si potrebbe fare lo stesso con il denaro: se dopo anni e anni ancora non hai avuto modo di spenderlo o di metterlo a disposizione di qualcun altro, forse non ti serviva così tanto. Ma la nostra società, anziché sulla sostenibilità a lungo termine, è fondata sulla crescita, e crescita significa avere sempre di più anche se questo, ovviamente, a lungo andare non è possibile. I risparmiatori, quindi, non si accontentano che il frutto del loro lavoro sia protetto: vogliono che cresca.
Qui, in realtà, potrebbero anche incontrarsi due interessi complementari con profitto di entrambi. L’idea dell’investimento non è male: chi ha soldi e non sa cosa farsene li dà a chi ha idee e non ha soldi. Ci sono però alcuni problemi con questa pratica.
Innanzitutto, c’è sempre il rischio che l’idea che sembrava buona per qualche motivo non funzioni, e allora chi ha prestato soldi deve accettare di perderli. Altrimenti, se il debitore non è in grado di risarcire, questo significherebbe che il creditore si aspetta di essere risarcito dalla collettività, e questo non è giusto perché non è stata la collettività a decidere di finanziare un dato progetto.
Al contempo, chi presta soldi accetta il rischio di perderli e in cambio dell’accettazione di questo rischio pretende che i suoi soldi gli vengano restituiti con gli interessi. Detta così non ha completamente senso, ma la nostra società si è assestata su questa pratica (un’alternativa potrebbe essere prestare senza interessi perché ci si aspetta che tutti traggano beneficio da un buon investimento, ma raramente questo accade).
Passiamo al secondo problema con questo sistema: che i soldi creano soldi. Siccome l’incremento è percentuale, ma quello che conta ai fini pratici è l’assoluto, a parità di rendimento chi più presta guadagnerà di più, e sarà incrementalmente sempre più ricco rispetto a chi presta meno soldi perché ne ha di meno. Questo sembra essere uno dei meccanismi alla base della tendenza generale all’aumento delle diseguaglianze.
Tra l’altro, permettere ai soldi di crescere senza che la persona che li possiede debba fare fatica significa permettere alla gente di non lavorare anche se sarebbe in grado di farlo, e di essere pure ricca. Bastano pochi anni di lavoro molto redditizio, o addirittura un’eredità, e chi ha non deve muovere un dito mentre chi non ha si spacca la schiena.
Questo, semplicemente, non mi sembra giusto, anche perché, per l’appunto, è la società e non il singolo a stabilire quale lavoro è redditizio e quale no, e quindi chi ha avuto dalla società il permesso di guadagnare di più e di fatto il suo reddito non dovrebbe approfittarsene così tanto a spese della società stessa. >>
Il terzo problema è che un aumento di denaro nel tempo premia inevitabilmente chi è più vecchio e ha investito i propri soldi da più anni. Si potrebbe vedere questo fattore come un elemento di riequilibrio tra generazioni, dato che chi è più vecchio è meno in grado di lavorare, ma allora a cosa servono le pensioni?
È vero che le pensioni stesse si finanziano con gli investimenti, ma perché questo meccanismo di finanziamento funzioni bene serve un’economia in costante crescita. Se l’economia non cresce più, o i vecchi rinunciano ai profitti garantiti dai loro investimenti, o i giovani devono risarcirli a spese proprie, e a me sembra che sia questo quello che succede.
Un ulteriore problema è che la possibilità di vedere un investimento crescere nel tempo incoraggia l’estrazione del massimo delle risorse subito, a spese di chi verrà dopo. Se io voglio che ci siano abbastanza caprioli da cacciare anche l’anno prossimo, quest’anno ne ammazzo pochi. Se invece io so che più caprioli prendo adesso più ce ne saranno in futuro, sono incoraggiato ad ammazzarli anche tutti.
Una delle cause della catastrofe ambientale in corso, nonché delle diseguaglianze generazionali, è che si è premiato chi prelevava e non chi lasciava, chi teneva per sé e non chi condivideva con tutti.
Certo, in questo modo si è anche generata ricchezza, ma siccome la ricchezza umana distrugge la ricchezza ambientale, massimizzare la ricchezza umana incoraggiando meccanismi accumulativi e distruttivi ha finito per distruggere anche le basi materiali su cui si basava. Chi ha messo da parte i soldi guadagnati costruendo una fabbrica adesso dovrebbe restituirli a suo nipote che non può mangiare perché quella fabbrica ha ucciso tutti i pesci.
C’è poi un quinto problema, che è quello che si sta manifestando più esplicitamente in questi giorni. Si tratta del problema degli intermediari. La maggior parte delle persone non ha il tempo, le competenze e il talento per riconoscere con sicurezza un buon investimento.
A questo punto può fare due cose: comprare una casa o affidarsi a un intermediario. Lasciamo stare la casa, l’investimento sicuro per eccellenza, che tanti danni ha fatto al nostro paese proprio per questo motivo, e passiamo alla questione degli intermediari. Anche questo, da un certo punto di vista, potrebbe sembrare giusto: io pago qualcuno perché mi offre un servizio, e ci guadagnamo in tre: io, lui, e la persona o l’azienda a cui diamo i soldi.
La delega è sempre un problema nelle società umane, perché deresponsabilizza: ci si aspetta un risultato con fatica minima. (…) Una gestione più diretta è più responsabilizzante e dovrebbe generare meno abusi, perché ognuno dovrebbe prendersi personalmente la responsabilità delle scelte che fa e della fatica di portarle avanti. >>
GAIA BARACETTI
(continua)