(Prosegue l’intervista virtuale con Nate Hagen sui rapporti tra l’economia teorica ed il mondo reale – LUMEN).
LUMEN – Quinto concetto:
l'energia è un fattore speciale, non è sostituibile nella funzione di
produzione, ed ha una curva di costo di lungo periodo crescente.
HAGENS –
La fisica
ci dice che l'energia è necessaria per la produzione economica e quindi
per la crescita. Tuttavia, i testi di economia nemmeno menzionano
l'energia tra i fattori che limitano o permettono
la crescita economica. La teoria finanziaria standard postula che
capitale e lavoro si combinano per creare il prodotto economico, e che
l'energia è solo una merce generica, in ingresso alla funzione di
produzione e del tutto sostituibile.
LUMEN – Invece non è così.
HAGENS
– No. La verità è che ogni singola transazione che crei del valore
nell'economia globale richiede anzitutto un input energetico: il
capitale, il lavoro, le conversioni sono TUTTI dipendenti
dall'energia. Nei testi di economia classica per spiegare gli aumenti
di produttività si parla di
“aumento di capitale per lavoratore” o di
“aumento del numero di lavoratori” oppure ancora di “miglioramenti nella conoscenza e nella tecnologia”.
Da nessuna parte nella letteratura economica standard viene
nemmeno lontanamente suggerito che il “miglioramento” tecnico sia,
storicamente, collegato alla progressiva sostituzione dei muscoli umani e
animali, alimentati dal sole, con sempre maggiori quantità di energia
da carbone, petrolio e gas. Ma non solo: anche
altri minerali e metalli sono in esaurimento o in peggioramento
qualitativo e non possono essere (facilmente) sostituiti. Perciò
l'energia, nonostante la sua centralità, non è neppure l’unico fattore
chiave limitante.
LUMEN – Tutto questo, però, viene ignorato dalla teoria ufficiale.
HAGENS
- Nei modelli economici “energia e risorse” vengono trattati in modo
simile a qualunque altra merce. E quindi dovrebbero seguirebbero la
stessa curva di costo decrescente che possiamo
aspettarci dai prodotti qualunque, come tostapane, automobili e tazzine
da caffè, per i quali in effetti – sfruttando miglioramenti
tecnologici, delocalizzazioni ed economie di scala – è stato possibile
ottenere una diminuzione del costo nel tempo.
LUMEN – Invece per l’energia è diverso.
HAGENS
– Molto diverso. Anche l'energia ha seguito per un po' una curva
simile; però, dato che le risorse di qualità elevata sono limitate, e
che richiedono esse stesse altre risorse processate
di elevata qualità per essere estratte e raffinate, alla fine la curva
di costo per l'energia e per altri minerali e materie prime “chiave”
comincia prima o poi a puntare verso l'alto. Questa 'visione duale'
dell'energia in confronto alle normali merci è una
delle principali sviste dei libri di economia. All’inizio tale errore
poteva essere comprensibile, essendoci stato davvero un flusso continuo
di energia a basso costo, il cui valore sembrava essere solo il suo
costo in dollari, ma adesso non lo è più. Eppure,
per molti è ancora questa la visione del mondo imperante: i dollari
sembrano più importanti dell'energia.
LUMEN – Sesto concetto: l'energia ha un costo in termini energetici, che può essere molto diverso dal segnale di prezzo monetario.
HAGENS -
In
natura, per avere accesso a dell'energia (le loro prede), gli animali
devono consumare dell'energia (calorie muscolari). Questo meccanismo di
“ritorno sull'investimento” è un processo evolutivo
fondamentale che ha a che fare con metabolismo, accoppiamento, forza e
sopravvivenza; gli organismi che riescono a sviluppare ritorni
energetici elevati ottengono in cambio dei surplus di energia con cui
resistere meglio alle minacce ed ai nemici naturali.
Così è pure nel sistema umano: la quantità di energia che la società
può 'spendere' liberamente è quella che rimane dopo aver 'pagato'
l'energia e le risorse necessarie a raccogliere e distribuire quella
quantità.
LUMEN – E’ il famoso EROEI (Energy Returned On Energy Invested).
HAGENS
– Per le risorse esauribili, in genere viene seguita una logica di
estrazione tipo “prima le migliori”: dallo sfruttamento superficiale per
mezzo di setacci, alle indagini sismiche
per individuare le faglie sotterranee, allo sfruttamento di giacimenti
in acque profonde e sottosaline, alla fratturazione idraulica del
tight oil, il ritorno
energetico per unità di energia impiegata nel processo è nel tempo
diminuito da più di 100 a qualcosa intorno a 10. Economisti e decisori,
durante tutto questo periodo, hanno considerato solo
il costo in termini monetari e la produzione lorda, giacché alla fine
dei conti più denaro avrebbe 'creato' più energia. Ma l'energia netta
(quella effettivamente utilizzabile) può arrivare ad un picco e iniziare
poi a diminuire anche mentre l'energia lorda
continua ad aumentare.
LUMEN – Quindi si rischia di girare a vuoto.
HAGENS
– Esattamente. L’energia netta utilizzabile può addirittura arrivare a
“zero” anche in presenza di grosse quantità di risorsa lorda ancora
rimanente. Tutto quel che facciamo diventerà
più caro e se non riusciamo a ridurre il consumo energetico dei
processi specifici più velocemente di quanto i prezzi crescano siamo
costretti a fermarci. Eppure, i testi di finanza continuano a trattare
l'attività economica come una funzione della creazione
infinita di denaro, più che come funzione delle risorse limitate e dei
flussi finiti di energia. Senza contare che i combustibili fossili si
sono generati tanto tempo fa, e, nell'approfittare della loro
abbondanza, noi non siamo tenuti a pagare il prezzo della
loro formazione, ma solo quello della loro estrazione.
LUMEN – Che hanno comunque un’incidenza notevole.
HAGENS
- Nonostante l'enorme quantità di energia solare che incide sulla Terra
ogni giorno, dobbiamo consumare considerevoli risorse reali per
raccoglierla e convertirla in forme e luoghi
dove possa essere utilizzata. A prescindere da come misuriamo
nominalmente il PIL (dollari, o cifre, o oro), una percentuale crescente
dei costi sarà destinata al settore energetico. Possiamo continuare ad
aumentare la produzione energetica lorda individuando
e sfruttando giacimenti di combustibili fossili sempre più in
profondità, ma alla fine arriveremo a un punto in cui la nostra intera
infrastruttura alimentare, sanitaria e di intrattenimento sarà
unicamente al servizio di una gigantesca operazione mineraria.
LUMEN – Attualmente a che punto siamo ?
HAGENS
- Con la tendenza attuale, l'esaurimento energetico implica che le
spese in energia passeranno dal 5% dell'economia al 10-15% o più. Oltre
ai problemi ovvi che questo causerà, c'è anche
il fatto che ci troveremo a usare energia di minor qualità: mentre il
petrolio aumenta di prezzo, lo stiamo sempre più rimpiazzando con
carbone e legna. Nei paesi in cui la capacità di spesa è crollata (vedi
Grecia), già si stanno abbattendo i boschi per riscaldare
le abitazioni in inverno. L'attenzione delle società dovrebbe essere
puntata sull'energia netta, e invece la maggioranza delle persone non ne
ha mai sentito nemmeno parlare.
LUMEN – Settimo concetto: gli strumenti monetari e finanziari sono solo degli indicatori del capitale reale.
HAGENS -
Accumulare
denaro in un conto corrente bancario è un po’ come per gli animali
accumulare riserve di grasso, ma in realtà è un'altra cosa. Perché si
tratta solo di un indicatore del grasso: un beneficio
calorico accumulato per il futuro ma “virtualmente”, in quanto legato
ad indicatori creditizi e monetari (il denaro non si mangia).
LUMEN – Una differenza non da poco.
HAGENS
- A scuola di economia (e a Wall Street) ci insegnavano che la crescita
di lungo periodo di un'azione, normalmente intorno al 10% ogni anno, è
qualcosa di simile a una legge naturale;
ma la verità è ben diversa. Azioni ed obbligazioni sono esse stesse dei
“derivati” del capitale primario (energia e risorse naturali) che si
combina con la tecnologia per produrre il capitale secondario (trattori,
edifici, attrezzature e così via). Il denaro
e gli strumenti finanziari perciò sono capitale terziario, senza alcun
valore: è unicamente il sistema sociale ad attribuirgli un valore, e
questo sistema è basato sul capitale naturale, costruito, sociale e
umano. E nell'attuale sistema di “credenze” (cioè
quel che le persone ritengono di possedere) tale valore è parecchio
scollegato dal “capitale reale” sottostante.
(continua)