Obiezioni e risposte sul tema della sovrappopolazione, in un testo dell'associazione Umanitamtam (terza parte). LUMEN.
<< 9) “La diminuzione della popolazione danneggerà le imprese, che avranno meno clienti. Anche se si tratta di persone sottopagate o disoccupate un minimo consumano e acquistano comunque, favorendo l’economia”
I soldi spesi dalle persone disoccupate provengono dal welfare o dai loro genitori. Nel primo caso si tratta di soldi prelevati tassando le aziende stesse (non solo quelle che vendono beni e servizi a queste persone). Nel secondo caso si tratta di soldi di cui i genitori avrebbero diritto di tenere per sé per potersi permettere, in età avanzata, una badante o una casa di riposo senza bisogno di chiedere soldi allo stato.
Se parliamo di bambini certo, questi determinano indubbiamente un indotto. Ma di nuovo, si tratta di soldi del welfare e quindi provenienti dalla tassazione se i genitori sono poveri, oppure si tratta di soldi che i genitori, se non avessero avuto figli, avrebbero comunque speso, pur diversamente, oppure soldi che avrebbero messo da parte per un bisogno futuro. Non si può sperare che una persona, bisognosa di mettere soldi da parte per il futuro, debba rinunciare a farlo per necessità di crescere dei figli.
10) “Se la popolazione decresce non ci saranno sufficienti lavoratori che pagheranno le pensioni!”
Da decine di anni è in aumento la percentuale disoccupati. Quindi far decrescere la popolazione non significa diminuire il numero di persone che in futuro lavoreranno e verseranno i contributi pensionistici. Piuttosto significa diminuire il futuro numero di disoccupati, che non verseranno alcun contributo e in più, raggiunta una certa età, riscuoteranno comunque una seppur minima pensione, e nel corso della loro vita beneficeranno di beni e servizi pagati dai contribuenti.
Inoltre, al di là della questione della disoccupazione, basare la tenuta del sistema pensionistico sua strategia secondo cui ogni fascia di età è più numerosa della precedente significa creare una spirale senza fine, come in uno schema Ponzi, rimandando la soluzione di un problema che si ripresenterebbe successivamente in scala sempre più grande.
11) “Chi si prenderà cura degli anziani? L’invecchiamento della popolazione renderà la popolazione sempre meno dinamica!”
Non ci sono prove che un paese con un’età media più elevata sia meno dinamico. I paesi più sviluppati sono quelli che generalmente hanno una popolazione più anziana. La cura degli anziani può migliorare con un’adeguata allocazione di risorse.
Pensare di poterlo fare generando più figli è totalmente irrazionale e peggiorerebbe solo le cose: i giovani di oggi saranno gli anziani di domani, che quindi a loro volta richiederanno più cure. In un contesto di disoccupazione cronica, come quello attuale, certo non manca il personale che si può prendere cura degli anziani.
12) “Dobbiamo occuparci dello sviluppo, prima!”
No. Dobbiamo occuparci dello sviluppo non prima, ma contemporaneamente. Lo sviluppo è necessario per contrastare la povertà, ma se tutti i paesi sovrappopolati del mondo avessero uno sviluppo pari a quello dei paesi benestanti (che stanno diminuendo la loro popolazione), aumenterebbero enormemente i danni ambientali.
La Cina ha un fortissimo impatto sull’ambiente perché si sta avvicinando a un livello di sviluppo nord-occidentale, e al tempo stesso ha una popolazione enorme (seppure in decrescita), tanto da portarla a cercare terre in tutto il mondo per sfamare i suoi abitanti.
Lo sviluppo di una nazione è deleterio per tutto il mondo se non è accompagnato dal rispetto dell’ambiente, che va di pari passo con la moderazione demografica. Inoltre la crescita demografica ostacola lo sviluppo, come si vede in Africa, in cui molti paesi non riescono a soddisfare le esigenze in termini di istruzione, formazione e salute, e hanno perfino difficoltà a garantire la costruzione e la manutenzione delle infrastrutture minime necessarie all’economia.
13) “Ma i dati dicono che col crescere dello sviluppo diminuisce la fertilità!”
Sì, ma dicono anche che non è abbastanza. Per ridurre la fertilità è assolutamente insufficiente affidarsi al fatto che le persone dei paesi più sviluppati, e quindi più istruiti, pensano più razionalmente e pianificano la propria famiglia in base alle proprie possibilità economiche. Le campagne per l’educazione alla moderazione della fertilità, dovendo risolvere un problema urgente e che peggiora ogni giorno, devono essere condotte subito e in modo specifico.
Non si può semplicemente sperare che fra 10 o 15 anni, grazie al maggiore benessere (peraltro difficile da raggiungere per via della sovrappopolazione) aumenti la scolarità, poi di conseguenza l’elasticità mentale nelle future generazioni e sperare che poi, di conseguenza, maturi un qualche atteggiamento razionale che porti a una pianificazione responsabile. Il messaggio deve arrivare adesso, anche e soprattutto alle persone povere e poco istruite.
14) “È necessario prima affrontare il problema della disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza!”
No, non è necessario farlo prima. È necessario farlo contemporaneamente. Il grande errore dei nostri tempi è proprio questo: la ridistribuzione della ricchezza, di per sé ottimo intento che darebbe maggiore stabilità delle nostre società, viene perseguita dimenticando l’opportunità di risolvere la sovrappopolazione.
È un atteggiamento problematico per due motivi:
1= la demografia responsabile è indispensabile per ottenere una più equa distribuzione della ricchezza, perché la disoccupazione generata dalla sovrappopolazione diminuisce il potere contrattuale dei lavoratori dipendenti e quindi il loro salario, e perché i genitori lasceranno in eredità una quantità minore di beni per ogni figlio quanto maggiore sarà il numero di figli;
2= se l’unico cambiamento rispetto alla situazione attuale fosse un’equa distribuzione della ricchezza, i danni ecologici si moltiplicherebbero, perché tutti avrebbero una pur modesta automobile e usufruirebbero dei vari oggetti e servizi che consumano energia, ad es. gli elettrodomestici; a livello globale il consumo di risorse aumenterebbe, perché l’impronta ecologica è principalmente legata al consumo delle classi medie. >>
UMANITAMTAM
(segue)