E’
noto che l’accelerazione culturale dell’Homo Sapiens è talmente veloce,
che la mutazione genetica non riesce a tenere il passo delle continue
variazioni che il fenotipo si trova ad affrontare
nell’ambiente e nello stile di vita.
E questo disallineamento può avere conseguenze importanti anche nel campo delicato della salute e delle malattie.
Un
libro molto interessante sull’argomento è quello scritto da Randolph M.
Nesse e Gorge C. Williams, dal titolo emblematico: “Perché ci ammaliamo?
La nuova Medicina Darwiniana”.
Riporto qui di seguito una breve selezione del testo, tratta dal Blog “Un pianeta non basta” dell’amico Agobit.
LUMEN
<< Cambiamenti comportamentali ed ambientali, specie se rapidi e innaturali, possono determinare l’insorgere di malattie in quanto gli organismi non hanno sviluppato sufficientemente meccanismi adattativi.
Il
caso agisce sul genoma producendo cambiamenti neutrali, ovvero né utili
né dannosi; è poi il gioco competitivo e l’influenza ambientale che
stabilisce i geni adatti che si riproducono.
Ma vi sono dei vincoli che impediscono di raggiungere l’adattamento
ottimale, perché spesso accade che la vicenda evolutiva ha imboccato
un’altra strada da cui è impossibile tornare indietro.
I cambiamenti nel genoma agiscono sui tempi lunghi mentre in genere l’ambiente si modifica più rapidamente, portando ad incongruenze tra patrimonio genetico, espressione fenotipica e ambiente esterno. (...)
Il
nostro corpo si è formato durante milioni di anni trascorsi nelle savane
in piccoli gruppi dediti alla caccia e alla raccolta. La selezione
naturale non ha avuto il tempo per adattarlo
ai rapidi cambiamenti intervenuti negli ultimi 40.000 anni con
l’invenzione dell’agricoltura, dell’allevamento e della vita cittadina.
La tecnologia esplosa negli ultimi secoli ha poi rapidamente e ulteriormente modificato l’ambiente e il nostro corpo non è stato in grado di adattarsi altrettanto rapidamente e di affrontare, ad esempio, alimentazioni ricche di grassi, di glicidi, le automobili, droghe, luci artificiali e riscaldamento centralizzato.
La
maggior parte delle malattie moderne derivano da questa imperfetta
combinazione tra l’ambiente sviluppatosi recentemente e la nostra
struttura conformatasi in milioni di anni. (…)
Ci sono geni che rimangono nel genoma nonostante siano causa di malattie. Alcuni dei loro effetti sono “capricci” che risultavano innocui quando vivevamo in un ambiente più naturale.
Per
esempio, la maggior parte dei geni che predispongono a malattie
cardiache è rimasta inoffensiva per migliaia di anni finché non abbiamo
cominciato a mangiare troppi grassi e a vivere in
maniera stressante.
I
geni che causano la miopia danno problemi solo all’interno di società in
cui i bambini, nei primi anni di vita, utilizzano troppo gli occhi per
guardare da vicino, come nella lettura.
Alcuni dei geni che causano l’invecchiamento erano soggetti a ben poca selezione quando la vita era molto più breve.
Inoltre,
molti geni che causano malattie sono presenti nel nostro corpo perché
danno benefici in altre situazioni o altre combinazioni. Il gene della
falcemia (una forma di anemia), per esempio,
protegge dalla malaria e per questo la malattia è molto diffusa in
Africa. (…)
Questi
geni danneggiati vengono continuamente eliminati o tenuti sotto
controllo dalla selezione naturale. Ma esistono geni “fuorilegge” che
agevolano la propria trasmissione a spese del portatore,
dimostrando brutalmente come la selezione agisca a favore dei geni e
non dell’individuo o della specie.
Tuttavia poiché la selezione tra gli individui è una potente forza evolutiva, anche questi geni fuorilegge sono difficilmente origine di malattie. (…)
Le
modifiche ambientali dovute alla tecnica moderna sono state rapidissime
negli ultimi due, tre secoli. Ciò ha causato forti anomalie tra le
strutture fisiche del corpo evolutesi durante
milioni di anni in ambiente del tutto diverso e i comportamenti
richiesti dalla tecnologia.
I comportamenti anormali dei bambini che potrebbero causare uno sviluppo fisico irregolare sono molti. Stare ore ed ore seduti sui banchi di scuola non è naturale; ai bambini del Paleolitico non era richiesto niente del genere. Quando stavano fermi erano accoccolati, non seduti.
Gli
uomini potevano camminare, sedersi, inginocchiarsi e correre quando
volevano. Molti di quelli che oggi soffrono di mal di schiena debbono
il fastidio alle tante ore passate in una posizione
anormale imposta loro nell’infanzia. (…)
Esiste un meccanismo capace di aumentare la pressione durante la veloce crescita dell’adolescenza (più un corpo è grosso più la pressione deve essere alta). Secondo Weder e Schork nell’ambiente atavico il meccanismo doveva regolarsi su una gamma più ristretta di dimensioni corporee.
Oggi la nutrizione molto ricca determina crescite veloci e taglie grandi, assai rare nel passato. Il meccanismo che regola la pressione è stato costretto ad adattarsi a variazioni più ampie di quelle per cui si era selezionato, così spesso esagera e alza troppo la pressione sanguigna.
Il freddo può essere considerato un fattore ambientale relativamente nuovo. La diffusione della popolazione umana in ecosistemi con stagioni fredde fu facilitata da progressi tecnologici quali i vestiti e il fuoco, scoperti poche migliaia di anni fa.
Per
sopravvivere all’inverno, nella maggior parte della superficie abitata
del pianeta abbiamo ancora bisogno di questi elementi artificiali.
La bassa temperatura non è però il solo stress che dobbiamo combattere alle alte latitudini. I vestiti e le case, che ci permettono di vivere in luoghi come Montreal e Mosca, ci causano altri problemi di salute.
La
sintesi della vitamina D dipende dalla superficie della pelle esposta al
sole. Stando in casa tutto il giorno e coprendoci con i vestiti quando
siamo all’aperto sintetizziamo una quantità
di vitamina D molto più bassa di quella prodotta da un abitante della
savana africana che gira nudo, e probabilmente molto inferiore ai nostri
bisogni metabolici. La sua carenza porta a problemi di salute connessi
con il metabolismo del calcio. (…)
L’invenzione dell’agricoltura fece aumentare la densità della popolazione in un modo che sarebbe stato impensabile in un’economia di caccia-raccolta, e consentì inoltre la nascita delle città.
Queste
modifiche nello stile di vita aumentarono il numero di contatti
interpersonali che ogni individuo poteva avere, oltre ad accrescerne la
vicinanza e la durata. Emersero allora nuove
malattie infettive che potevano diffondersi solo tramite contatto.
L’efficacia dell’evoluzione di nuove difese fu tragicamente dimostrata [in negativo] quando coloni che erano portatori sani di vaiolo invasero territori le cui popolazioni non erano mai state esposte alle malattie occidentali. Gli europei uccisero molti più nativi americani con il vaiolo e l’influenza che con le armi.
Molti
problemi psicologici sono causati dalla vita moderna. Nonostante la
retorica politica sui valori della famiglia, i bambini allevati in
periferie da famiglie nucleari che vivono in villette
o in palazzi sono immersi in un ambiente sociale nuovo almeno quanto
quelli vigilati da un insegnante precario in un asilo.
Da adulti, ma anche da adolescenti e da bambini, spesso abbiamo a che fare più con burocrazie impersonali che con persone note. Le persone che incontriamo durante il giorno sono perlopiù sconosciuti. Non è questo il mondo in cui sono evoluti i nostri antenati. (…)
Pare
inoltre che le caratteristiche degli ambienti moderni aumentino
l’incidenza del cancro: raggi X e altre radiazioni ionizzanti, nuove
tossine, pesticidi in agricoltura, livelli eccessivi
di esposizione alle tossine naturali (come la nicotina e l’alcol),
alimentazione e stili di vita stressante. (…)
Un alimento con una concentrazione elevata di sale o alcol, oppure ricco di carcinogeni come quelli della carne affumicata o alla griglia, aumenta il rischio di cancro dello stomaco o all’intestino.
I
composti chimici del fumo di tabacco o dello smog delle città
influenzano alla stessa maniera le cellule dei polmoni. Il modo in cui
una alimentazione ad alto contenuto di grassi incide
sui tumori della mammella e alla prostata è noto. Manipolazioni
ormonali dovute a sostanze usate in agricoltura o come additivi nei cibi
influiscono artificialmente sui tessuti. >>
R. NESSE & G. WILLIAMS