CONTROLLO DIGITALE
Il controllo digitale sulle nostre vite esiste, ed è esercitato in forme talmente diffusive e subdole che praticamente tutti voi, [anche] prima del greenpass, ci convivevate serenamente, tant'è vero che prendevate molto sottogamba i reiterati appelli ad evitare almeno le forme più ingenue di autoviolazione della vostra privacy, quelle che praticavate concionando sui social.
Perché ci siamo rassegnati a questo? Semplice: perché l'oggettiva comodità offerta dai tanti servizi digitali (dal Bancomat in giù) oltrepassa la scomodità soggettiva di studiare per capire come evitare che le nostre vite siano tracciate e dai nostri dati si estragga valore, e li si usi per condizionare le nostre scelte, a nostra insaputa.
Quindi tutti noi, che non ci prendiamo nemmeno il tempo di rifiutare i cookies sui siti dove navighiamo, o di cancellarli dalla cache del nostro PC, o più banalmente di cambiare regolarmente le nostre password, abbiamo accettato per facta concludentia di essere esposti a continue violazioni della nostra identità, della nostra persona, che oggi è anche e soprattutto una persona digitale, un nodo di relazioni (commerciali, affettive, professionali) intermediate dalla rete.
ALBERTO BAGNAI
GRANDI LEADER
Né i soldi né le intimidazioni possono fare molto per controllare i leader di alto livello: stanno cavalcando la tigre, lo sanno bene. Quindi non si possono permettere di apparire deboli o, peggio, come traditori dei loro paesi.
Tutti i leader dei paesi sono normalmente uomini solitari (molto raramente donne) circondati da persone che non hanno alcun interesse e nessuna convenienza a contraddirli.
I leader più anziani possono essere particolarmente sensibili a questo approccio e, sicuramente, invecchiando, le loro capacità mentali non migliorano.
Lev Tolstoj ci ha fornito una descrizione notevole di come Napoleone I abbia commesso errori incredibili semplicemente facendo le cose che aveva sempre fatto e poi scoprendo con orrore che queste cose non funzionavano più.
UGO BARDI
AUTOMOBILI
Domanda: “se tu fossi un dittatore buono, e potessi fare una sola cosa, senza doverne rendere conto, per migliorare il futuro dell’umanità e del pianeta, cosa sarebbe?”
La [mia] risposta è: “semplicemente abolirei l’automobile.” (...)
L’automobile ha trasformato le nostre strade da luoghi di gioco per bambini e d’incontro e festa, in posti così pericolosi che un attimo di distrazione può costarci la vita (…) A volte non si può nemmeno parlare, perché il rumore dei motori copre tutto,
Ci lamentiamo sempre della spesa bellica, che paradossalmente non fa neanche un morto all’anno nel nostro paese, mentre pretendiamo addirittura il sostegno pubblico all’auto che ne fa migliaia.
GAIA BARACETTI
SIMBOLI POLITICI
La fiamma, la falce e martello, il sol dell’avvenire, lo scudo crociato e gli altri simboli politici [del '900] furono simboli di riscatto popolare e di passione ideale e civile e restano segni di memoria storica.
I simboli sono le stimmate di un'epoca in cui la politica era una fede e non solo una carriera; una cosa seria, anche troppo.
MARCELLO VENEZIANI
SCHIAVI DELLO STATO
Cos'è esattamente uno stato? Nella versione moderna, uno stato è definito dalla terra che controlla: i suoi confini.
Ma ciò che tiene davvero unito lo stato è il suo controllo sul denaro. Lo stato emette denaro (in realtà, lo fanno le banche centrali, autorizzando anche le banche ordinarie a fare lo stesso.
Ma è comunque tutto sotto il controllo statale). Poi, lo stato si riprende il denaro che ha emesso sotto forma di tasse, multe e altre forme di estorsione.
È questo circolo vizioso che mantiene i cittadini legati allo stato in una relazione che possiamo solo definire una versione soft della schiavitù (forse nemmeno così soft). Hai bisogno di soldi per sopravvivere e l'unico modo per ottenerli è obbedire allo stato.
UGO BARDI
ELOGIO DELL'OCCIDENTE
Viviamo in un mondo piuttosto bello, almeno noi occidentali. Il piu’ sicuro di sempre, il piu’ ricco di sempre, il piu’ democratico di sempre, il piu’ equo di sempre.
Si potrebbe avere ancora di piu’, ma questo richiederebbe alcuni sacrifici ai ricchi. E i ricchi non vogliono fare sacrifici.
URIEL FANELLI