domenica 27 ottobre 2024

Di tutti i Colori

Non c'è dubbio che le arti figurative (e la pittura in particolare) si sono evolute seguendo il corso del pensiero umano, di cui hanno affiancato, ed a volte precorso, le tappe.
Ma notevole importanza hanno avuto anche le innovazioni tecniche connesse, a cominciare da quelle relative ai materiali usati per i 'colori', che, con il progresso della scienza, sono diventati sempre più accessibili e facili da usare.
All'importanza dei materiali nella pittura è dedicato questo post, scritto dall'esperto d'arte Alfredo Verdi Demma (il cui sito mi è stato segnalato dall'amico Agostino Roncallo). A seguire, un breve intervento di Philip Ball sui colori primari.
LUMEN



<< Il 15 Aprile 1875, a Parigi, Claude Monet, Camille Pissarro, Edgar Degas, Auguste Renoir e altri giovani artisti espongono per la prima volta dipinti che modificheranno radicalmente il corso della storia dell’arte: immagini e paesaggi quotidiani fatti di brevi tocchi di colori ad olio densi e nello stesso tempo aerei, in grado di trasferire sulla tela le sensazioni reali di aria, movimento e luminosità.

Il ruolo rivoluzionario dei quadri impressionisti, realizzati in base ad una precisa teoria della luce, è noto e riconosciuto da tutti; non sempre però si considera che questo radicale cambiamento nel linguaggio artistico è stato possibile anche grazie ad una banale innovazione tecnica: innovazione dei colori pronti in tubetto.

Grazie ad essi l’attrezzatura del pittore diventa agile, leggera e quindi facile da trasportare, ideale per dipingere in plein air; i colori in tubo sono più facili da utilizzare e permettono all’artista una maggiore libertà espressiva. Questo è solo un esempio di come, certi aspetti tecnici, a volte molto semplici, sono fondamentali per la comprensione dell’operare artistico.

Chi visita una galleria d’ arte o una chiesa si trova a contatto diretto con opere cariche di storia e di significati simbolici, ma anche con la loro parte materiale: la foglia d’oro racchiusa nelle tessere vitree dei mosaici bizantini, la lucida e compatta policromia di un’ancona lignea fiamminga, ma anche lo stupefacente blu di lapislazzuli che Lorenzo Lotto preparava in un procedimento particolare.

Questi elementi, sempre molto affascinanti, non sono semplicemente momenti accessori della costruzione di un’opera, ma indissolubilmente legati al contesto storico e alla personalità dell’artista, diventano portatori materiali del linguaggio simbolico delle immagini.

La tecnologia dei procedimenti e della materia diventa ancora più evidente nelle cosiddette arti applicate a volte impropriamente dette “minori”, che in ogni epoca- si pensi al panorama artistico quattro-cinquecentesco, ma anche al settecento- hanno assunto un ruolo di grandissima importanza, se non addirittura di vera e propria “guida”, per pittura, scultura e architettura.

Ricordiamo, per citare alcuni esempi, che l’oreficeria è stata il punto di partenza per Pollaiolo e Verrocchio e che molti pittori manieristi e barocchi amavano progettare e spesso realizzare bronzi decorativi, vetri e cristalli figurati.

Nell Settecento, poi la scoperta della formula della porcellana, rivelata da Bottger, è stata così determinante e rivoluzionaria che la delicata materia inventata in Cina diventa la vera protagonista del secolo influenzando il gusto in pittura e scultura, entrando di prepotenza anche nell’arredamento e nell’architettura: un esempio in questo senso sono gli studiosi in porcellana a Capodimonte e al Palazzo Reale di Madrid.

Dietro ogni opera, piccola o grande, si cela un infinito lavoro di ricerca, innumerevoli prove, vere e proprie sperimentazioni alchemiche, Inoltre casualità e fortunati “errori”, determinano talvolta la scoperta di procedimenti e ricette che il tempo e l’esperienza di artisti e “maestri sperimentatori” perfezionarono e tramandarono attraverso i secoli. >>

ALFREDO VERDI DEMMA


 
IL PROBLEMA DEI COLORI PRIMARI

<< Dopo aver impiegato secoli per capire cosa sono i colori primari, siamo in procinto di abbandonarli. La nozione di primari, infatti, può scatenare furiose discussioni tra gli specialisti del colore.
Alcuni fanno notare che la terna che molti di noi hanno imparato a scuola – rosso, giallo e blu – si applica solo alla miscelazione dei pigmenti; mescolando la luce, come nei pixel degli schermi televisivi, servono diversi primari (approssimativamente il rosso, blu, verde).
Ma se si stampa con degli inchiostri, si usa un sistema di “primari” ancora diverso: giallo, ciano e magenta. Nello spettro dell’arcobaleno della luce visibile non c’è alcuna gerarchia: non abbiamo alcuna ragione per preferire la luce gialla all’arancione, che ha una lunghezza d’onda leggermente superiore.
Inoltre, anche se i pittori imparano a mescolare i colori – ad esempio il blu e il giallo per ottenere un verde – sanno bene che i risultati possono essere deludenti se paragonati a un pigmento “puro” del colore desiderato: è difficile ottenere un bel viola dal rosso e dal blu.
Di conseguenza, gli artisti pensano al colore non tanto come una proprietà astratta, ma in termini della sostanza che lo produce: rosso robbia, blu oltremare, giallo cadmio.
Per capire davvero cosa significa il colore per un artista, dobbiamo pensare ai suoi componenti. O, per dirla diversamente, ciò che la tavolozza dell’artista è in grado di produrre dipende dai materiali a sua disposizione e dall’ingegnosità con cui se li è procurati. >>

PHILIP BALL

lunedì 21 ottobre 2024

Pensierini – LXXVIII

DIO E LA SCIENZA
Molti scienziati, pur essendo personalmente atei, affermano che il problema dell'esistenza (o non esistenza) di Dio si trova al di fuori dal campo di applicazione della Scienza e che pertanto è inutile cercare delle risposte scientifiche a questo problema.
Io, però, non ne sono convinto, in quanto la Scienza, nei secoli, ha elaborato moltissime leggi, e quindi è possibile verificare se la figura di Dio, quale ci viene descritta dalle Religioni, sia compatibile o meno con esse.
Le leggi scientifiche della natura sono moltissime, ed io ne conosco solo alcune, ma posso elencare almeno 4 casi di palese incompatibilità:
1 = Dio viola la legge dell'Entropia, perchè, essendo sempre uguale a se stesso, non si degrada secondo la freccia del tempo.
2 = Dio viola il limite posto dalla velocità della luce, perchè può intervenire istantaneamente ovunque voglia.
3 = Dio viola la legge dell'Evoluzione, perchè, pur essendo il massimo della complessità, non deriva da esseri più semplici.
4 = Dio viola il principio di causalità, perchè, essendo onniscente, conosce già il futuro, ma può ugualmente modificarlo.
E si potrebbe continuare.
Quindi la Scienza può pronunciarsi sull'esistenza di Dio e negarla, semplicemente richiamandosi al (mancato) rispetto delle proprie leggi.
Non mi pare una cosa da poco.
LUMEN


HANDICAP SOCIALI
La gestione dei 'diversi' è un problema sociale importante, ma anche molto delicato. E può essere risolto solo con la giusta misura.
Certo, le persone che hanno un handicap (sia fisico che mentale) non devono essere derise ed emarginate, come succedeva un tempo, e su questo siamo tutti d'accordo.
Ma non possono nemmeno essere trattate come tutti gli altri. Perchè non lo sono (ed io so di cosa parlo).
LUMEN


TRADIMENTI
Il tradimento del partner rappresenta una delle sofferenze psicologiche maggiori che possa subire l'essere umano.
Le motivazioni biologiche della gelosia sono abbastanza ovvie e sono legate all'investimento riproduttivo. L'uomo teme di dover allevare un figlio non suo, mentre la donna teme di non avere dal partner tutto il supporto necessario.
Oggi però, nella specie umana il rapporto tra sesso e riproduzione è diventato molto più tenue, per cui, a livello strettamente evolutivo, la gelosia sessuale dovrebbe essere molto meno importante.
Eppure le cronache non sembrano mostrare molte differenze. Perchè ?
Perchè il tradimento del nostro partner, che ha preferito un'altra persona a noi, ci fa sentire inferiori al nostro rivale.
E questo - secondo il meccanismo psicologico che lega la felicità al senso di superiorità - ci rende automaticamente arrabbiati ed infelici.
LUMEN


PROBLEMI E SOLUZIONI
Ad Aristotele viene attribuita questa massima, considerata molto profonda: "Se c'è soluzione perché ti preoccupi? Se non c'è soluzione perché ti preoccupi?”
A me, la frase appare non solo troppo semplicistica, ma anche di pessimo insegnamento.
Anzitutto perchè l'assenza di una soluzione può essere solo temporanea, o derivare da una analisi incompleta del problema. Il che rende senz'altro opportuno (per non dire necessario) riletterci ancora.
In secondo luogo, perchè, anche se è già stata trovata una soluzione, non è detto che questa sia l'unica, e che non ve ne siano delle altre migliori. Quindi, anche in questo caso, conviene riflettere ulteriormente sulla situazione.
In conclusione, continuare a preoccuparsi di fronte ad un problema non è solo umano, ma può essere anche utile.
Con buona pace del grande filosofo di Stagira.
LUMEN


VITE UMANE
Questo pensierino non è mio, ma è talmente profondo che non posso fare a meno di riportarlo qui, per la meditazione di tutti.
« Tutte le decisioni che impegnano delle vite umane sono prese da coloro che non rischiano niente. » (Simone Weil).
E' una riflessione molto amara, ma rappresenta, forse, la pricipale lezione della storia.
LUMEN
 

giovedì 17 ottobre 2024

De Profundis

Per quanto mi riguarda, sono assolutamente favorevole all'eutanasia, che considero una delle massime espressioni della libertà individuale.
Però, Marcello Veneziani non ha tutti i torti quando sostiene che, a furia di diritti individuali (di cui l'eutanasia può essere considerato il punto culminante), si perde irrimediabilmente la coesione della società; la quale, per funzionare, ha bisogno di valori condivisi e considerati superiori, anche se si tratta di finzioni ed inganni
Per questo, le società fondate sui diritti individuali, come la nostra, finiscono sempre con la dissoluzione. Resta da vedere chi verrà a sosituirla.
LUMEN


<< Da tempo i messaggi pubblici inviati dalle maggiori agenzie di riferimento della nostra epoca, tra i quali spiccano il cinema e la tv, ruotano intorno a certi temi [legati alla morte] e si raccolgono infine nell’elogio dell’eutanasia. (…)

Non entro nel merito dell’eutanasia, capisco alcune sue ragioni, reputo ragionevole stabilire dei limiti all’accanimento terapeutico o al mantenimento in vita solo artificiale, di persone che non hanno più una vita cosciente e non hanno più possibilità di riprendersi.

Capisco, condivido l’umana pietà di mettere fine alla sofferenza. No, non è di questo che voglio parlare. Ma del fatto che gli unici messaggi ideali e morali, civili e individuali che vengono diramati dalle messaggerie culturali dell’epoca nostra sono rivolti alla morte, al pensiero negativo, alla preferenza per il non essere rispetto all’essere. E l’unica sovranità riconosciuta è di tipo individuale e ancora negativo, come il potere di uscire dalla vita.

Rovesciando il punto di osservazione, noto che l’eutanasia è l’unico messaggio dominante sul passaggio tra la vita e la morte. Non c’è più il mistero di Dio, la scommessa sulla fede, la contemplazione della morte, il destino dell’uomo, la sua memoria e le eredità che lascia a chi resta, ma solo la possibilità del singolo di tagliare il nodo gordiano, di recidere il cordone della vita, come si recidono i cordoni ombelicali per mettere la mondo i neonati.

Questa recisione ha un significato inverso, come inverso è ormai il canone odierno. L’eutanasia è l’ultimo decisionismo dell’occidente-uccidente; una decisione-recisione volta solo a negare, a sottrarsi, in una via di fuga individuale. Autonomi nella dissoluzione, libertà come cupio dissolvi.

Aleggia in questa ossessione dell’eutanasia il segno di una società stanca e sfiduciata, demotivata e ripiegata nella vita singola, isolata, popolata da vecchi, impauriti dall’incipiente soglia; che allestisce terapie, balsami e culture utili a giustificare il trapasso indolore e inodore, asettico, verso l’estinzione. Un nirvana per via sanitaria, un nichilismo clinico come sollievo dal dolore di esistere.

Nei millenni passati furono attrezzati grandi cerimoniali per accompagnare la vita nel suo fatale distacco; riti, liturgie, pensieri, opere e missioni, lasciti, eredi e testamenti.

Ho visto degli splendidi 'tableau vivant' a Castellabate, in cui venivano inscenate alcune grandi opere pittoriche a tema religioso, in prevalenza sulla morte di Gesù Cristo: colpiva vedere la morte come atto corale, corpi viventi intrecciati a corpi morenti, dolore consorte, compagnia dell’addio. La nostra è invece morte ospedaliera, in solitudine.

Fino a pochi anni fa l’unica eutanasia riconosciuta era morire per un motivo che fosse più importante della nostra vita individuale: morire per testimoniare la fede, come facevano i martiri, morire per la patria, come facevano gli eroi, morire per la Causa che trascende la vita dei singoli.

Inconcepibile oggi; ma di queste scelte estreme vorrei sottolineare la convinzione che la morte individuale fosse meno importante rispetto a entità, principi, realtà comunitarie che sopravvivono al destino dei singoli. Offrivi la vita sapendo che la tua morte non coincideva col nulla, ma era la fine di una foglia, forse di un ramo, non dell’albero, con le sue radici e il suo tronco e le sue stagionali rinascite; la tua morte rientrava nel ciclo delle stagioni, in cui si rinnova la pianta.

Nessun uomo di senno e di buon senso può rifugiarsi in quel paragone e limitarsi a rimpiangere quel mondo. Ma il fatto che oggi poniamo la questione solo a livello individuale e racchiudiamo la visione della morte solo nell’atto di andarcene, in libertà, quando lo vogliamo noi e non quando lo dice la sorte o la malattia, è il tema di cui dovremmo curarci, perché investe noi oggi, il nostro tempo, il nostro domani.

Sconforta osservare che anche su questo tema non esiste alcuna divergenza di vedute nei racconti pubblici, non c’è un film o un’opera che dica una cosa diversa se non opposta a quella del mainstream mortifero.

E stiamo parlando di una società che celebra la libertà sopra ogni cosa e ritiene anzi di essere superiore a tutte le epoche precedenti proprio per la sua raggiunta libertà. E invece non c’è possibilità di vedere e narrare diversamente le cose; non è possibile, esiste un muro invisibile, una cappa pervasiva che impedisce di articolare un pensiero differente e metterlo poi su strada.

Se ci provi ti saltano a uno a uno gli addendi: non trovi chi si esponga a scrivere, a sceneggiare, a produrre l’opera, a realizzarla, a recitare, a distribuire, a comunicare, a riconoscere e premiare una cosa del genere. Strada facendo il progetto si azzoppa, nessuno vuol andare a sbattere contro il muro, andare allo sbaraglio. Eutanasia del dissenso.

Noi occidentali viviamo in una società profondamente spaccata, con rari e confusi attraversamenti fra le due sponde; siamo divisi tra l’alto e il basso, tra oligarchie e popoli, tra comunitari e individualisti, fra tradizione e liberazione, e potrei a lungo continuare.

Non immagino che si possa ritrovare l’unità, se non attraverso l’intolleranza, l’egemonia e la supremazia coatta di una parte sull’altra: vorrei invece che fosse possibile avere la possibilità di scegliere, che sia legittimo divergere e soprattutto che sia possibile esprimerlo pubblicamente.

Ma se guardo la realtà, al momento, non vedo segnali e aperture. Chiedono la libertà dell’eutanasia, ma io vedo l’eutanasia della libertà. >>

MARCELLO VENEZIANI

domenica 13 ottobre 2024

Punti di Vista – 37

L'EGOISMO DELLA MIGRAZIONE
Ci sono tanti fattori che condizionano le scelte delle persone; io non voglio essere rigida e sicuramente non voglio demonizzare qualsiasi tipo di migrazione.
C'è chi migra per aiutare gli altri, o per amore, o per imparare, o per offrire un servizio all’umanità intera e non solo a una sua parte.
Ma dietro a tantissime storie di migrazione, per quanto umanamente comprensibili e anche ammirevoli nell’impegno e nel coraggio che hanno richiesto, c’è fondamentalmente una motivazione egoistica.
Per sè, per i propri figli. E basta. Non per il paese da cui sono partiti. Non per il paese che li riceve. Chi non è stato fedele la prima volta, forse non lo sarà neanche la seconda. Dovesse mettersi male, potrebbe scappare di nuovo. (…)
Dicevo che alcuni migrano per amore: trovano una persona o un posto e se ne innamorano, e per questo si spostano. Ma tanti migrano per interesse, per un lavoro che paga di più, per una vita con meno problemi.
Dal punto di vista di chi riceve, questa cosa può sia essere lusinghiera che sconfortante. È bello essere apprezzati, anche poter condividere quello che si ha con chi non ce l’ha, ma non essere obbligati a fare i conti con l’opportunismo altrui.
Per me questa è casa, è assolutamente insostituibile; spesso per chi viene qui è un posto come un altro.
GAIA BARACETTI


RIVOLUZIONI E CAOS
Alla rivoluzione francese nel 1789 seguì un decennio di caos. Le élite furono sostituite dall’equivalente settecentesco dei populisti.
Le conseguenze economiche furono gravi e diffuse, causando notevoli difficoltà per il popolo francese. La produzione e il commercio diminuirono, la produzione agricola crollò e la nazione dovette affrontare iperinflazione, carenza di cibo, corruzione e la confisca della proprietà privata.
Allo stesso modo, la rivoluzione russa e la guerra civile (1917-1922) causarono enormi perturbazioni economiche. Le infrastrutture furono danneggiate, la produzione industriale crollò e si verificarono diffuse carenze di beni e servizi.
Il cittadino medio russo ha dovuto affrontare notevoli difficoltà, tra cui carenza di cibo, disoccupazione e un forte calo degli standard di vita.
Nella maggior parte delle rivoluzioni moderne, le élite sono semplicemente sostituite da nuove élite, e non è raro che le vecchie riacquistino il potere entro pochi decenni.
ART BERMAN


C'ERA UNA VOLTA LA SINISTRA
L’antifascismo nasconde il tradimento della sinistra nei confronti della lotta al capitalismo: il capitale diventa alleato perché il nemico supremo da abbattere è sempre e solo il fascismo (che non esiste).
Così la sinistra diventa ovunque la guardia bianca del capitale. Cosa riceve in cambio? L’adozione del proprio manuale ideologico antifascista, filo-migranti e filo-transgender.
Al di là di una spruzzatina pop sui temi sindacali e sociali, la sinistra di fatto non sogna alcun superamento del capitalismo, è dentro il suo mondo e la sua tabula rasa, concorre a cancellare la civiltà ereditata; il suo nemico non è più il Padrone, i ricchi, i giganti della finanza e i potenti, che sono invece suoi alleati, ma la famiglia, la civiltà tradizionale, la sovranità nazionale e popolare, riassunti nella formula diabolica del fascismo, con aggravante obbligata del razzismo. (...)
La formula viene applicata ovunque. Se tu per esempio denunci che un treno ad alta velocità e lungo percorso non può abbandonare a metà corsa sui binari, per sciopero, i viaggiatori, tra cui donne, bambini, disabili, trovi sempre quattro deficenti di sinistra che ti attaccano: ah, il solito fascista, vuole abolire il diritto di sciopero.
I problemi concreti del presente, il disagio reale dei cittadini, cancellati dal solito mantra ideologico di un secolo fa. A questo serve l’antifascismo, usato dai cinici furbi e dai cretini acidi.
MARCELLO VENEZIANI


LE SFIDE INUTILI
Mi sono sempre domandato che senso abbia affrontare i pericoli scalando una montagna.
Gli scalatori dicono che "sfidano" la montagna. Si accorgono della sciocchezza che dicono? La montagna non è un essere vivente, non parla e non conosce. Si può sfidare un avversario che sia anch'egli un essere umano.
Non si può infatti dire che un uomo sfidi una tigre se non va a disturbarla o non si trovi aggredito perché entrato nel suo territorio disturbandola o addirittura con l'idea di cacciarla.
La tigre non ha intenzione di sfidare l'uomo. Come il povero toro non ha alcuna intenzione di sfidare il maledetto e vigliacco torero (quando qualche rara volta viene incornato ne provo grande gioia).
Tanto meno si può dire "Sfidare la montagna". La montagna non sfida alcuno. Sta lì ferma e, se avesse il pensiero, direbbe: " Sta' lontano da me. Io non ti sfido e tu non venire a rompermi le scatole. Non lamentarti poi se ti capita qualcosa. L'hai voluto tu, non io, che non sono sfidante". (…)
Fatta questa premessa mi domando: come mai i famosi scalatori, come anche quelli che fanno traversate oceaniche in solitario, appaiono come eroi moderni, degni di considerazione e di ammirazione?
Io li considero degli esseri inutili, se le loro imprese non hanno un significato scientifico. Per me non sono gente normale di testa.
Io ammiro invece i ricercatori che, pur senza correre rischi, lavorano nell'oscurità di un laboratorio per dedicare la loro vita alla ricerca scientifica con benefici per tutti. Essi sono i veri eroi dell'umanità, facendo funzionare la mente e non la passione inutile dell'impresa senza senso.
PIETRO MELIS

martedì 8 ottobre 2024

Putant quod Cupiunt

L'espressione latina del titolo (in inglese “wishful thinking people”) si riferisce a quelle persone che preferiscono credere alle affermazioni più piacevoli e consolatorie, anche se false, piuttosto che accettare le verità scomode.
Il testo che segue, a cui ho intercalato i miei commenti, è tratto dalla pagina FaceBook di 'Telefonoverde' e mi sembra perfettamente adatto a rappresentare il fenomeno.
LUMEN



<< PERCHÉ DIO ESISTE? - Abbiamo provato a dare delle risposte a sostegno dell'esistenza di Dio che, andando oltre quelle che chiaramente darebbe la Bibbia, ci sono apparse ovvie, chiare, di assoluto buon senso ed universalmente accettabili.

È RAGIONEVOLE CHE DIO ESISTA
Senza l’esistenza di un essere supremo, che ha pianificato ogni cosa e che ha un disegno preciso, l’esistenza umana non ha ne capo ne coda; è occasionale e senza un reale senso. Senza Dio siamo senza una vera ragione se non quella fine a se stessa di sopravvivere, venendo dal nulla per riandare nel nulla.
L’esistenza di Dio, invece, colloca l’esistenza umana all’interno di una ragione; ha una causa ed ha un effetto. Con Dio l’esistenza umana assomiglia tantissimo a tutto quello che un essere intelligente normalmente fa e cioè: pensa, progetta e realizza qualcosa. 
Tutto nel creato segue questa logica. Gli animali non vagano a caso ma hanno degli obiettivi da realizzare. Le piante hanno un senso ed un ruolo all’interno dell’ecosistema così come tutto ciò che è creato. L’uomo, poi, è una sequenza interminabile di progetti ed obbiettivi da perseguire. 
Allora la cosa più irragionevole sarebbe che tutto questo creato, sensato e determinato, venga da un fatto insensato ed occasionale. È ragionevole invece che tutto venga da un fatto altrettanto, anzi, maggiormente sensato come l’esistenza di una intelligenza superiore che ha un progetto da perseguire ed una meta da raggiungere.

NOTA di LUMEN – La scienza biologica ha confermato che l’esistenza umana, così come quella di ogni essere vivente, non ha nessun significato particolare e nessuno scopo ultimo, che non sia la replicazione del proprio DNA. Dobbiamo farcene una ragione.


È GIUSTO CHE DIO ESISTA
Siamo tutti amanti della giustizia e dell’equità. Siamo in grado di concepire questi valori e di perseguirli. È assurdo concepire qualcosa che difficilmente possa poi trovare una vera e piena realizzazione. 
Nel mondo, infatti, esistono una infinità di ingiustizie e di iniquità che restano e che resteranno senza una risposta adeguata. Ingiustizie sociali, ingiustizie personali, ingiustizie genetiche (è ingiusto che uno sia più intelligente di un altro o che uno sia sano mentre un altro nasca disabile ecc…).
Questa ingiustizia dalla quale siamo pervasi, associata al senso di giustizia che tutti abbiamo, ci spingono energicamente a credere che esista una giustizia oltre i nostri limiti ed oltre quello che è al momento fuori dalla nostra portata pratica e cognitiva. Una giustizia che toccherà tutto e tutti; una giustizia che risponderà equamente ad ogni ingiustizia.
Ora questa giustizia è chiaro che non possa essere di questo mondo per cui deve essere per causa di forza maggiore una giustizia che risiede in qualcuno intelligente e potente che è sopra gli uomini, e chi se non Dio può essere questo giudice? Dio soddisfa il bisogno profondo di giustizia che è in ogni essere umano. Se Dio non esistesse questo mondo oltre che essere senza senso sarebbe anche un luogo profondamente e biecamente ingiusto ed impunito.
L’esistenza di Dio come esecutore di una giustizia sovrana, certa ed infallibile, colloca l’umanità in un quadro reale e profondamente compatibile con le aspettative dei sentimenti e dei valori umani, molto più di quanto non lo sarebbe la sua inesistenza.

NOTA di LUMEN - La scienza fisica ha dimostrato che il mondo è solo una sequenza di eventi oggettivi, privi di qualsiasi significato etico, e quindi non può che apparirci profondamente ingiusto. Possiamo cercare di contenere i danni, difendendoci dai pericoli, ma se ci limitiamo a confidare in una fantomatica giustizia soprannaturale, subiremo una sorte anche peggiore.

 
È NECESSARIO CHE DIO ESISTA
Proviamo ad immaginare quale reazione susciterebbe la notizia secondo la quale sarebbe stato inequivocabilmente dimostrato che Dio non esiste. Pensiamoci un attimo. Credo che la disperazione sarebbe totale e globale e non solo da parte dei credenti, come ci si aspetterebbe, ma sono convinto che questa disperazione investirebbe inaspettatamente anche gran parte dei non credenti: agnostici, atei e affini.
La disperazione sarebbe globale perché in fondo in fondo, anche se alcuni molto in fondo, tutti sperano, in modi differenti e con aspettative differenti, che dopo la morte possa davvero esistere qualcosa come una una specie di giusto riscatto dalle sofferenze di quaggiù. Una speranza alimentata da quel barlume di probabilità prodotto dal fatto che in realtà nessuno, ma proprio nessuno, può affermare il contrario e cioè che dopo la morte tutto realmente si estingue nel nulla.
I credenti hanno le loro idee molto chiare; i meno credenti hanno le loro idee confuse; gli atei e affini vedono alla possibilità che Dio esista e che esista un al di là nello stesso modo in cui vede la vincita uno che ha comprato un biglietto della lotteria; non ci crede mica più di tanto che vincerà, anzi ci crede poco, o niente, ma in fondo in fondo spera che possa essere proprio lui il vincitore.
 Così molta umanità guarda a Dio e all’aldilà. Non ci crede molto, poco, pochissimo, ma in fondo in fondo nutre una piccolissima, (o grande?) speranza che ciò che si dice in giro sia vero e che Dio sia benevolo poi con lui.
Se ci fosse la tragica notizia della certa inesistenza di Dio tutto ma proprio tutto il mondo sarebbe inevitabilmente ed irreversibilmente depresso e disperato perché tutti in qualche modo, in modo più o meno evidente, magari come un segreto inconfessabile del proprio cuore, sentono la necessità che Dio esista per davvero. Questa speranza in Dio e nella sua esistenza è il pensiero dell’eternità che abita ogni cuore e che spinge l’uomo a cercare la verità su se stesso e su Dio.

NOTA di LUMEN – La consapevolezza della 'non esistenza' di Dio comporterebbe, in effetti, una grande disperazione tra la gente. Questo però spiega soltanto l'esistenza delle Religioni ed il loro successo millenario. Null'altro.


È INEVITABILE CHE DIO ESISTA
Da che esiste il genere umano esiste anche il pensiero dell’eternità e di una qualche realtà sovrumana che possa avere un’influenza sul destino dell’umanità. Tutti gli esseri umani di tutti i tempi e di tutti i luoghi della terra, dalla tribù più sperduta fino al popolo più evoluto; dalla notte dei tempi fino ad oggi, hanno sempre avuto nel loro cuore la percezione di qualcuno o qualcosa al di sopra di essi e che li sovrastava.
Sono stati dati molti nomi a questa entità sovrumana, da Manitù agli alieni, dai politeisti ai monoteisti, dalle energie non meglio precisate alle divinità famigliari ecc… ; ma in un modo o in un altro l’idea del sovrumano, del divino, o di qualcuno che ci sovrasta e che possa intervenire per cambiare le sorti dell’umanità è sempre stata costantemente presente.
Se ci pensiamo, l’ateismo o l’agnosticismo sono relativamente recenti come pensieri filosofici ed anche se si cerca di collocare questo pensiero nella notte dei tempi in realtà dobbiamo arrivare al diciottesimo secolo per trovare l’ateismo positivo. 
Inoltre, la stragrande maggioranza di coloro che si compiacciono di definirsi “atei o agnostici” non sa assolutamente nulla di queste filosofie ma semplicemente scelgono l’ateismo perché banalmente non gli piace credere nell’esistenza di Dio passando di fatto, a piè pari, da una fede in Dio ad una sprovveduta fede negazionista, perché sempre di fede si tratta.
Chiediamoci: tutta questa umanità mondiale che dalla notte dei tempi ad oggi ha sempre percepito il divino è una umanità debole, ignorante e sprovveduta? No! La verità è piuttosto che l’esistenza e la presenza di Dio è inevitabile; la si trova in ogni angolo dell’universo, in ogni cm sulla terra ed in ogni angolo del pensiero, del credente come dell’”ateo”. 
La presenza di Dio è inevitabile ed invadente e nessuno potrà mai cancellarla ma ognuno dovrà piuttosto conciliarla alle aspettative, troppo spesso frustrate, di un cuore e di un pensiero che da sempre sono in grado di percepirla. >>

NOTA di LUMEN – E' vero che i credenti religiosi sono la maggioranza nel mondo, mentre gli atei e gli agnostici sono solo una minoranza, ma questo non significa nulla. La maggioranza può avere la forza di decidere, ma il numero non basta per avere ragione.

giovedì 3 ottobre 2024

Pensierini – LXXVII

I QUATTRO PILASTRI
Le leggi che governano la natura sono moltissime ed è bene conoscerne il maggior numero possibile.
Esistono però quattro leggi fondamentali, che è assolutamente necessario conoscere per avere una adeguata comprensione del mondo, cioè per essere un Fenotipo Consapevole.
La prima riguarda l'universo nel suo complesso ed è la legge dell'ENTROPIA, secondo cui tutte le strutture passano inevitabilmente da uno stato di ordine ad uno di disordine, seguendo la freccia del tempo.
La seconda riguarda gli esseri viventi ed è la legge dell'EVOLUZIONISMO, secondo cui lo scopo ultimo di tutti gli esseri viventi è quello della massima replicazione.
La terza riguarda le società umane ed è la legge delle ELITES, secondo cui ogni gruppo organizzato si divide sempre tra una minoranza che comanda ed una maggioranza che obbedisce.
La quarta, infine, riguarda la nostra mente ed è la legge della SUPERIORITA', secondo cui, una volta soddisfatti i bisogni fisici primari, le persone hanno come obiettivo principale quello di sentirsi superiori agli altri.
Non sono leggi difficili da conoscere e nemmeno da applicare, ma, per qualche strano motivo, vengono ignorate dalla maggior parte delle persone.
LUMEN


VERO AMICO
Come si fa a distinguere un vero amico da un semplice conoscente ?
Non è difficile.
Un vero Amico è una persona a cui puoi mostrare i tuoi punti deboli, sapendo che non li userà mai contro di te.
Con tutti gli altri, invece, è meglio andare cauti.
LUMEN


TERRA NOSTRA
Nel suo ultimo libro (molto interessante), dedicato ai disastri ecologici del turismo di massa, Gaia Baracetti si chiede, tra le altre cose, a chi appartenga davvero un territorio.
Appartiene a chi lo abita oggi e se ne prende cura ? A chi l'ha abitato nel recente passato ? Nel lontano passato ? Oppure a chiunque voglia venirci ad abitare ? O, addirittura, a tutti gli uomini, indistintamente ?
L'autrice non ha una risposta definitiva e conclude che le cose devono essere valutate di volta in volta.
Io, invece, una risposta ce l'avrei, anche se è cinica e sgradevole: 'una terra appartiene a chi ha la forza militare per occuparla e difenderla'.
E' vero che l'affermazione viola i principi del diritto internazionale, ma questo diritto esiste davvero o è solo un'illusione ?
LUMEN


FEMMINISMO ESTREMO
Ho l'impressione che le femministe più estreme, quelle che continuano a battersi come furie anche dopo il raggiungimento (sacrosanto) della parità giuridica tra i sessi, non abbiano ben chiaro il ginepraio in cui vorrebbero inoltrarsi.
Quello che chiedono, infatti, è che le donne non si accontentino dei propri difetti naturali, ma ci aggiungano anche quelli degli uomini.
Non mi sembra un grande guadagno.
LUMEN


AMARE
Pochi termini sono importanti, ed al tempo stesso generici, come il verbo amare. Ma la precisione lessicale è importante.
Secondo me, 'amare' vuol dire mettere un'altra persona prima di sé, cioè pensare al bene dell'altro prima che al proprio.
Per questo le donne amano di più degli uomini: perchè sono abituate a farlo con i propri figli.
LUMEN


SFORTUNA
Il principio secondo cui gli uomini vogliono sempre primeggiare, non viene meno neppure nei casi di autolesionismo o di masochismo.
Nel senso che anche le vittime di questi handicap psicologici tentano comunque, come tutti, di essere superiori agli altri, e non riuscendo ad esserlo 'in positivo' ci provano (paradossalmente) 'in negativo'.
A confema di ciò, ho trovato sul web questo piccolo calambour, che risulta divertente proprio perchè lo sentiamo vero.
« Sono un tipo molto sfortunato. Sono così sfortunato che quando ho partecipato ai campionati mondiali di sfortuna sono arrivato secondo. »
Ma crogiolandosi nel 'tanto peggio, tanto meglio' non si potrà mai combinare nulla.
LUMEN

domenica 29 settembre 2024

Acquafan

A proposito dei ripetuti disastri ambientali causati dal Cambiamento Climatico, Luca Pardi ha riportato sulla sua pagina FB questa considerazione:
“Determinate aree vicine ai fiumi (...) sono difficilmente difendibili dalle alluvioni; ora ci vuole coraggio, il coraggio di dirsi le cose in faccia, il coraggio per chi ha sempre rifiutato l’idea del cambiamento climatico di ammetterlo, il coraggio di smettere di fare polemiche politiche, il coraggio di fare azioni sul territorio drastiche, e il cittadino capisca che qui ci vorranno anni per risolvere in parte i problemi".
Ha pubblicato inoltre questo breve testo di Stefano Materia, che, pur prendendo spunto da un evento specifico (il recente alluvione in Emilia-Romagna), si allarga a considerazioni più generali.
LUMEN


<< Visto che mi girano un po' le scatole, adesso dico anch'io la mia sull'alluvione. Facile sedersi e scrivere quattro scemenze che si leggono su certi blog, senza avere un'idea di come funziona la fisica dell'atmosfera, senza un'idea di statistica di base, o tantomeno di medie climatologiche e variabilità inter-annuale, e senza un'idea di come si dovrebbe gestire un fiume. Facile anche, come hanno fatto certi ministri, chiedere conto dei soldi inviati meno di un anno fa.

Partiamo da un concetto di base: nelle zone alluvionate, le stesse di 16 mesi fa, sono caduti tra i 250 e i 350 mm. di pioggia. Sono i quantitativi di 4-6 mesi, caduti in tre giorni. Per tre volte negli ultimi 16 mesi. Parliamo, rispetto al riferimento dei dati del XX secolo (1900-2000) di valori che superano le tre deviazioni standard. Cosa significa? Significa che sono eventi che dovrebbero verificarsi circa 3 volte ogni 1000 anni. Si sono verificati 3 volte in 16 mesi.

Ora, scriveva Pierluigi Randi che il Mare Adriatico è stato con temperature totalmente fuori scala per più di due mesi, addirittura superiori ai 30 gradi accumulando una quantità di calore che viene rilasciato e dissipato molto lentamente ("l’acqua è pigra", concetto meraviglioso), e messo a disposizione per l’atmosfera.

Questo comporta:
1) maggiore quantità di vapore acqueo all'atmosfera;
2) aria più instabile, poiché meno densa si solleva più rapidamente e poiché più calda contiene più vapore;
3) maggiore energia rilasciata come calore latente, rafforzando i sistemi perturbati;
4) formazione di rovesci e temporali più intensi.

La stessa situazione si può tranquillamente estendere a tutto il Mediterraneo, e anche a tutto l'Atlantico nord tropicale e settentrionale che sperimentano temperature assurdamente alte non da due mesi, ma da ANNI. Ora, chi ha il coraggio di dirmi che i CAMBIAMENTI CLIMATICI non esistono, non c'entrano niente, sono un'invenzione del 'mainstream'?

Chi lo afferma, mi dia una spiegazione altrettanto valida di ciò che successo negli ultimi 16 mesi. Se è normale variabilità atmosferica interannuale, me lo si dimostri con la fisica, non con il ricordo della nonna che ottant'anni fa a settembre usciva con l'ombrello.

Seconda riflessione: chi dice che il problema sono i fiumi che non sono stati "puliti", cosa intende? Sul Senio è stata fatta tabula rasa di vegetazione da Faenza a Riolo Terme, non si trova più un albero. Ho sentito chi si lamentava che però ci sono ancora i canneti, l'erba (!!), che andrebbero tagliati di continuo.

Secondo loro il fiume dovrebbe essere dragato e canalizzato per essere sicuro. Ma un minimo di concetto di idraulica lo avete? In un tubo senza un minimo di scabrosità (attrito) l'acqua scorre rapidissima, e quando non sta più nel letto esce ad una velocità che si porta via qualsiasi cosa.

L'Italia è un posto SUPER antropizzato dove è fondamentale avere argini robusti a protezione delle città e dei paesi. È giusto rinforzare gli argini dove ci sono centri abitati, ma è necessario *progettare zone di espansione del fiume*, dove il fiume possa uscire dal suo letto e allagare le campagne circostanti. Solo così l'acqua può perdere parte del suo volume e della sua energia nel viaggio verso valle.

Giusto è anche rimuovere la vegetazione ALL'INTERNO del letto, ma sulle sponde la *vegetazione ripariale* è importantissima, perché è l'unico elemento di disturbo alla velocità dell'acqua in uscita dal letto, e soprattutto la vegetazione riduce il trasporto solido responsabile dei fenomeni erosivi sugli argini stessi.

Quindi il concetto di "pulizia" del fiume va spiegato per bene alla popolazione, e i decisori politici devono smetterla di fornire soluzioni SEMPLICISTICHE E ANACRONISTICHE (per esempio la concessione rilasciata da Arpa Idro-Meteo-Clima per il taglio a raso della vegetazione sul Reno, chilometri di sponde desertificati).

Ultima riflessione che mette insieme i due concetti. Visto che i cambiamenti climatici ci stanno innegabilmente presentando il conto, e visto che le soluzioni per limitarne le conseguenze esistono, basta seguire concetti base di fisica, geologia, chimica e ingegneria, QUANDO INIZIAMO CON L'ADATTAMENTO ?

È cruciale *ridurre il consumo di suolo*, per permettere all'acqua un normale drenaggio ed evitare che scorra all'impazzata su suoli cementati. Trasformare aree dismesse in zone verdi che consentano l'assorbimento delle piogge. Ripensare completamente la gestione dei fiumi. Ci vogliono ANNI di investimenti, non soluzioni tampone. Siamo già in netto ritardo, in Olanda, Francia e Danimarca, solo per citare esempi che conosco, sono anni che si lavora in questa direzione.

Cosa ne pensa il candidato presidente alla nostra regione (Emilia Romagna), Michele De Pascale, che un anno fa disse che la colpa dell'alluvione era degli ambientalisti ? Cosa ne pensa l'attuale ministro della protezione civile Nello Musumeci che oggi chiede conto dei soldi stanziati sei mesi fa ? Secondo te che sei Ministro della Protezione Civile, in sei mesi si risolve il problema ? >>

STEFANO MATERIA

martedì 24 settembre 2024

Uomini e Donne – (3)

Terzo post dedicato ai rapporti (eternamente complicati) tra gli uomini e le donne, scritto dal noto psicologo Umberto Galimberti (dal sito Sicilia Buona).  
A seguire, un breve pensierino del sottoscritto.
LUMEN


<< La donna dall’origine dei tempi è sempre stata vincolata alla natura. Il suo corpo è sempre stato previsto come corpo di riproduzione. La donna è sempre stata pensata legata alla natura, quindi non libera. 
 
Oggi le donne stanno entrando nella storia grazie agli anticoncezionali: la generazione non è più un destino per loro, ma è una libera scelta, e non è un passaggio da poco. Ciò nonostante, nella donna si combatte molto più drasticamente che nel maschio, quel conflitto tra le due soggettività che ci abitano: una è l’”Io” e l’altra è la “specie”. L’economia della specie, a cui è vincolata la donna in quanto genera, è completamente in contraddizione e antitetica all’economia dell’Io.

Una donna che deve generare assiste alla deformazione del proprio corpo, al trauma della nascita (che non è solo del bambino), alla soppressione del suo tempo, alla dedizione totale al nascituro, all’allattamento, alla cura, al sonno, al cambio del pannolino …a tutto. 
 
Probabilmente perderà anche il lavoro, attraverso la perdita del lavoro perde la socializzazione, magari perde anche i suoi amori, che non sono limitati al figlio e al marito. Dal punto di vista dell’economia dell’Io è un disastro, dal punto di vista della specie un guadagno secco! Questo conflitto gli uomini non lo avvertono.

Le donne hanno anche un potere assoluto, quello di vita e di morte: possono generare e possono abortire. Questo potere assoluto genera in lei un vissuto di onnipotenza molto pericoloso che si traduce nel fatto di pensare di poter cambiare un uomo. Ma gli uomini sono come pietre, non si lasciano spostare dal loro impianto e concepiscono la donna non come un altro da sé, ma come un loro possesso. Questa dimensione possessiva fa sì che l’uomo percepisca la donna con cui vive come una risposta alle sue esigenze.

Quando questa risposta non arriva più si arriva anche al femminicidio. Il femminicidio si può evitare se le donne non si affidano a questo vissuto naturale, intrinseco di onnipotenza. Non siete onnipotenti potete generare i figli, ma non potete rigenerare gli uomini. Quando questi uomini vi trattano male lasciateli subito, andate via, perché andate incontro a una vita di frustrazioni che, anche quando non uccidono, vi fanno vivere male.

Le donne si innamorano dei narcisisti. Ma i narcisisti sono persone handicappate a cui manca la struttura della relazione, e non la acquistano strada facendo nella loro vita. E’ come se ad una persona mancasse un braccio, non è che glielo puoi aggiungere vivendo con lui. E come si diventa narcisisti? I maschi trascurati dalle madri o che hanno delle madri molto severe, dove non hanno sorbito una dimensione di sentimento, hanno due chance per sopravvivere: o vanno in depressione (quella che gli psichiatri chiamano “anaclisi infantile”) oppure investono su sé stessi.

Investire su sé stessi è la loro salvezza ma è la disgrazia per chi ci vive insieme. Anche se sono belli, affascinanti, non cascate nella trappola, perché non vi daranno niete. Per loro il prossimo, e quindi voi donne, siete il loro applausometro, coloro che conferma le loro scelte, li gratifica con i complimenti, ma al di là di questo non sono capaci di vedere l’altro, quindi non sono idonei alla convivenza.

Tenete presente questa differenza radicale tra maschile e femminile, anche se ci avviamo verso una cultura unisex, la differenza tra uomo e donna è radicale. Le donne hanno qualche chance in più, però devono entrare nella storia fatta dagli uomini, e quando entrano nella storia non si comportino come gli uomini, si comportino come donne, altrimenti le cose non cambieranno mai. >>

UMBERTO GALIMBERTI



VIVA LA DIFFERENZA
Una volta stabilito che le donne devono avere gli stessi diritti degli uomini, nessuno riuscirà mai a convincermi che gli uomini e le donne sono uguali.
Le differenze fisiche le vediamo tutti, ma ci sono anche differenze caratteriali importanti, legate al fatto che le rispettive strategie riproduttive, per motivi fisiologici, sono molto diverse tra loro: le donne sono costrette a seguire la strategia K (pochi figli, da seguire con molta cura), mentre gli uomini, a livello potenziale, sono portati per la strategia R (tanti figli, poca cura).
Data l'importanza fondamentale che la riproduzione riveste nello sviluppo degli animali (e quindi anche di noi uomini) questo basta e avanza per determinare tutte le differenze caratteriali che possiamo notare a livello generale (ovviamente salvo eccezioni).
Tra le tante, vorrei segnalarne una in particolare: che gli uomini tendono sempre a sopravvalutare le proprie capacità, mentre le donne tendono a considerarsi poco adeguate alla situazione, non abbastanza all'altezza.
Ne deriva che i primi si sentono sempre molto sicuri di sé, con la conseguenza di combinare spesso disastri, mentre le seconde si sentono sempre poco sicure di sé, con la conseguenza di non sviluppare appieno le proprie potenzialità.
Ma si potrebbe continuare.
E comunque, visto che la natura ci ha fatto così: viva la differenza.
LUMEN


giovedì 19 settembre 2024

Ognuno vale Zero

Un famoso slogan politico del Movimento 5 Stelle recitava “Ognuno vale Uno”, ma la realtà, anche in democrazia, appare molto diversa.
La teoria elitista (che io seguo da tempo), afferma infatti che le società sono sempre dominate dalle rispettive Elites e che la volontà delle persone comuni finisce per avere (anche nelle democrazie formali) un'importanza modestissima, per non dire irrilevante.
Contro questa situazione si scaglia in modo appassionato Roberto Pecchioli, nel pezzo di oggi, tratto dal sito 'EreticaMente'.
LUMEN


<< Pochi concetti ci sono estranei quanto l’uguaglianza. Gli esseri umani sono terribilmente diseguali, benché ciascuno nasca, viva, muoia ed esistano esigenze e pulsioni comuni a tutti i conspecifici.

Pure, non condividiamo la sentenza di René Guénon, per il quale il parere della maggioranza non può che essere l’espressione dell’incompetenza. La teoria dell’autore de Il regno della quantità e i segni dei tempi conduce alla dittatura tecnocratica. Solo gli esperti (di un pezzetto piccolissimo dello scibile umano) sarebbero in grado di guidare il destino di tutti.

Siamo invece convinti che esista un buon senso popolare, un sentire comune che va ascoltato. Apprezziamo di più il pensiero di Aristotele: “la democrazia ha origine nell’idea che coloro che sono uguali sotto un qualsiasi rispetto sono uguali sotto tutti i rispetti”.

Insomma, l’uguaglianza - di cui la democrazia è l’espressione politica (teorica) - ha senso solo tra uguali. Poiché tali non siamo il principio non funziona.

Gli uomini decidono secondo interesse immediato, in base a una conoscenza nulla o superficiale, trascinati dal baccano circostante. Ne era convinto perfino Jean Jacques Rousseau, che nel Contratto Sociale scrive: “ se ci fosse un popolo di dèi, si governerebbe democraticamente. Un governo così perfetto non è adatto agli uomini”.

Per il ginevrino, meglio la “volontà generale”; il problema è che non è mai esistito il “buon selvaggio” corrotto dalla civilizzazione e che la società uscita dalle idee rivoluzionarie di cui fu l’alfiere si basa quasi soltanto sull’interesse. Il mitizzato cittadino non è che un “buon consumatore” eterodiretto, a cui si attaglia lo slogan produci, consuma, crepa.

Poiché non crediamo nell’uguaglianza, poco ci entusiasma la democrazia, il cui significato etimologico (governo del popolo) è forse la più antica impostura di cui sia vittima l’umanità.

La stessa idealizzata democrazia ateniese nata nel V secolo avanti Cristo non è affatto tale, come capì Benjamin Constant (La libertà degli antichi paragonata a quella dei moderni, 1819). Su una popolazione stimata attorno ai 250 mila abitanti, non più del quindici per cento degli ateniesi decideva per tutti. Erano esclusi i giovani, i metechi (i residenti non ateniesi), gli schiavi e le donne.

Gli stessi storici ellenici riconobbero che il lungo governo di Pericle fu un’autocrazia dominata dalla figura carismatica del grande condottiero e brillante oratore, tra gli inventori della demagogia, l’arte di trascinare il popolo solleticando i suoi istinti più bassi. Già allora avevano grande influenza lo spettacolo – specie il teatro- e la satira politica, sovente pagata dagli avversari di chi ne diventava bersaglio: le prime forme di propaganda.

La democrazia, come metodo di inveramento pratico dell’uguaglianza, nasceva zoppa anche nella forma delle partecipazione diretta. Oggi il rischio – compreso da Constant - è la perdita di interesse della popolazione per i suoi diritti e doveri politici. Anziché uguaglianza, si diffonde indifferenza, un’ulteriore arma di oppressione in mano ai detentori del potere, che la sfruttano a proprio vantaggio.

A ciò si aggiunge la forza del denaro, che svuota la democrazia e rende lo stesso processo elettorale- secondo la narrazione dominante, culmine dell’uguaglianza in base al principio “un uomo, un voto” – una farsa dominata da chi può mettere in campo le risorse per orientare- ossia ingannare- la cosiddetta opinione pubblica.

Si tende inoltre a nascondere un elemento decisivo di ogni luogo, tempo e civiltà: la natura oligarchica del potere. Sempre, in barba alle teorizzazioni sull’uguaglianza e all’enfatizzazione del totem democratico, le decisioni sono prese da minoranze la cui capacità di coesione e di azione concertata supera di gran lunga maggioranze divise o prive di direzione.

E’ la legge ferrea delle oligarchie (che solo raramente sono aristocrazie, potere dei migliori) enunciata da Roberto Michels: tutte le organizzazioni complesse – non solo politiche- evolvono da una struttura democratica a un nucleo dirigente ristretto dominato da una oligarchia. Si tratta di una verità negata attraverso l’inganno.

La differenza tra la struttura del potere contemporaneo e quello di altre epoche è che finge di essere legittimato dalla maggioranza in base al principio di uguaglianza, declinato politicamente mediante il voto.

La maggioranza, secondo tale credenza, vince in quanto espressione quantitativa. Una tautologia che non spiega perché l’opinione maggioritaria – anche di un solo “uguale” in più - sarebbe superiore a ogni altro criterio.

Si è spesso sostenuto che i voti si dovrebbero pesare, non contare. Era la convinzione, ad esempio, del romantico Schiller. Vale ancora nell’ambito delle società di capitali e dei condomini, in cui conta la quota di capitale posseduta o i millesimi detenuti in una proprietà. Purtroppo occorre riconoscere che non esistono metodi accettabili per attribuire valore differenziato a un voto, a un’opinione, a un convincimento. Non esiste il peso specifico delle idee, né, come in chimica, il concetto di “valenza”.

Per questo il cammino storico dell’uguaglianza, in politica ha finito per attribuire a ogni essere umano un voto di valore uguale a quello di ciascun altro. Basta essere” cittadini” - per nascita, sangue o certificazione burocratica- e avere una certa età.

Tutto questo in teoria; nei fatti il potere è più oligarchico che mai, la proclamata uguaglianza è simile al principio della Fattoria degli Animali di Orwell, in cui tutti erano uguali, ma alcuni più uguali degli altri. Nel romanzo i maiali, destinati al comando.

Le trasformazioni sociali e il senso comune maturato nel tempo rendono impossibile opporsi al principio “un uomo, un voto” in termini etici, culturali, pratici.

Tuttavia, i più fieri nemici dell’uguaglianza politica sono precisamente quelli che la proclamano ogni dì h.24, con il sostegno di un gigantesco apparato propagandistico. Più è esaltata nei “sacri “ principi, più è negata, compressa, cancellata nella realtà.

Ci piacerebbe poterla pensare come un giurista e poeta spagnolo del XVIII secolo, José Gerardo Hervàs, : “devo seguire la via dei pochi, poiché mendicare il suffragio della plebe comporta danni assai costosi”.

Bisogna invece ragionare con freddezza e prendere atto che l’oligarchia non ha mai dominato in maniera tanto estesa da quando il metodo democratico e il principio di uguaglianza sono diventati intangibili. Li hanno piegati ai loro interessi e la “plebe” è diventata una turba di schiavi felici convinti di contare qualcosa. (…)

[Ci dicono che] sono i mercati che decidono. Gli basta girare la manopola dello spread e in un paio di pomeriggi…puff!  Il brutto è che dicono così non per deprecare la fine della democrazia reale, ma per prepararci: comandano i mercati, il potere del denaro. E’ inevitabile, non c’è alternativa. Rassegnatevi, anzi applaudite. >>

ROBERTO PECCHIOLI

sabato 14 settembre 2024

Pensierini – LXXVI

SCHERZI DA VILLANO
Avrete notato anche voi che i film e le trasmissioni che parlano di scherzi, anche crudeli, sono seguitissime e molto popolari.
Sembra una cosa divertente, ma è invece molto triste, perchè ogni scherzo è – in ultima analisi - un atto di bullismo, che consiste nel provocare in una persona ignara dei sentimenti ingiustificati di disagio, di ansia o di paura.
E quando si chiede agli autori dello scherzo perchè lo hanno fatto, rispondono “perchè è divertente”, senza rendersi conto che questa non è una vera risposta, ma una semplice tautologia.
Perchè lo fanno, allora ? E perchè quelle fiction hanno tanto successo ?
Per lo stesso motivo per cui vengono commessi gli atti di bullismo: cioè per sentirsi superiori ad un altra persona, senza esserlo.
E se gli scherzi sono fatti da (sedicenti) amici, rappresentano una cattiveria ancora peggiore, perchè rompono il legame di fiducia esistente. Che tristezza.
LUMEN


CURA DEI FIGLI
Sul modo migliore di educare e crescere i figli sono stati versati fiumi di inchiostro e, data la mia inesperienza in materia (in quanto, personalmente, non ho figli) non intendo entrare in un argomento così complesso.
Mi limito però a dire, sulla base delle mie osservazioni personali, che sembra esistere una relazione diretta tra una buona educazione dei figli ed il tempo che i genitori passano con loro.
Nel senso che maggiore è il tempo che riescono a trascorrere insieme, migliore sarà lo sviluppo dei ragazzi.
Purtroppo, le buone intenzioni non bastano, perchè, con la vita di oggi, il tempo disponibile, per entrambi i genitori, è sempre troppo poco.
C'è da stupirsi, quindi, se l'educazione dei figli appare sempre più difficile e problematica ?
LUMEN


ARTE SACRA
Cosa si può dire dell'arte sacra, così come la conosciamo noi che viviamo in paesi cattolici ?
Certo vi sono dei capolavori assoluti, e non potrebbe essere diversamente, visto che, per molti secoli, le opere venivano commissionate ai massimi artisti viventi.
Ma per quanto riguarda i contenuti, se escludiamo le esigenze dei ricchi committenti, dobbiamo ammettere che si trattava solo di propaganda per analfabeti.
Per questo, in genere, risulta così noiosa.
LUMEN


FIDARSI O NON FIDARSI
Qualcuno ha fatto notare che tra i cittadini dei paesi occidentali si possono evidenziare due posizioni di massima, alternative tra loro: da un lato ci sono i seguaci del mainstream (vaccinisti, pro Israele, pro NATO, pro euro, ecc.) e dall'altra gli alternativi (No vax, pro palestinesi, No euro, No NATO, ecc.).
Credo che la distinzione sia antropologica e corrisponda a quella tra 'chi si fida' e 'chi non si fida'.
I primi credono ed accettano tutto quello che proviene dall'autorità, i secondi, invece, non credono e non accettano nulla.
Essendo due posizioni estreme, forse sono entrambe inadeguate.
L'ideale sarebbe poter dare una valutazione specifica e selettiva delle informazioni ricevute (a questo posso credere, a quest'altro no), ma abbiamo troppe poche informazioni sicure per poterlo fare.
Non credo, onestamente, che esista una soluzione.
LUMEN


PREVEDERE IL FUTURO
L'uomo ha il terrore del futuro, perchè gli mette ansia.
E' vero che esiste una certa curiosità per l'ignoto, ma ben peggiore, e di gran lunga più importante, è il timore delle avversità.
Per questo ha imparato a conoscere il ciclo del sole, il flusso delle stagioni e le altre costanti naturali (biologiche , astronomiche, ecc.).
Il futuro però, inteso nel suo complesso, è necessariamente incerto e questo, come detto, mette ansia.
Pertanto qualunque meccanismo sociale possa dare l'illusione di prevedere il futuro, toglie un poco di quella ansia.
In genere si tratta delle semplici furberie di ciarlatani o imbroglioni, che si guadagnano la pagnotta senza lavorare. Ma, a ben vedere, anche il principio religioso della provvidenza divina, che promette dei benefici futuri, opera in quella direzione.
E questo spiega il successo eterno di certi personaggi e di certe attività.
LUMEN

lunedì 9 settembre 2024

Fuori Controllo

E' noto che la UE, con la sua struttura pesantemente burocratica, provvede a normare e controllare moltissime attività comunitarie (ed anche nazionali).
Ci si aspetterebbe pertanto che sia molto attenta e occhiuta anche nel controllare i flussi dell'immigrazione. Ma purtroppo non è così e la situazione sembra ampiamente fuori controllo.
A questo argomento è tratto il post di oggi, tratto dal sito internazionale 'The Overpopulation Project' (traduzione dall'inglese di Google).
LUMEN



<< Secondo l’ufficio statistico dell’Unione europea, nel 2022 sono emigrati 5,1 milioni di persone nell’UE (l’ultimo anno per il quale sono disponibili statistiche complete). Ciò ha rappresentato un aumento del 117% rispetto al 2021.

Nel frattempo, circa 1 milione di persone hanno lasciato gli Stati membri dell’UE per altre nazioni, con conseguente immigrazione netta di 4,1 milioni.

Nonostante un calo di breve durata dopo la le proteste pubbliche nel 2015 e un altro calo dovuto al COVID nel 2020, i numeri dell’immigrazione dell’UE sono rimbalzati e ora sono i più alti che siano mai stati.

Gran parte del recente aumento è dovuto alla guerra in Ucraina, in particolare alla migrazione verso l'Europa orientale e centrale. Ma i numeri sono aumentati rapidamente anche per la migrazione dal Medio Oriente, dal Sud e dall'Asia Orientale e dall'America Latina.

Nel 2022, quasi 3,7 milioni di nuovi permessi di soggiorno sono stati rilasciati nell’Unione Europea (UE) negli Stati membri – non includendo l’afflusso dall’Ucraina – rispetto ai 2,9 milioni del 2021. Secondo Eurostat la Germania ha registrato il maggior numero totale di [nuovi] immigrati (2,1 milioni) nel 2022, seguita da Spagna (1,3 milioni), Francia (0,4 milioni) e Italia (0,4 milioni).

L'immigrazione di massa, un fenomeno relativamente recente in Europa, solleva questioni sociali urgenti.

In che misura [gli europei] sono disposti ad accettare un gran numero di persone provenienti da culture senza un forte impegno per i diritti umani e la parità di genere ? 
Quanto bene questi migranti si integrano nelle società europee?
I cittadini attuali dovrebbero avere il diritto di rallentare la migrazione ad un ritmo che consenta la piena integrazione (se possibile) ?
In che modo i diversi livelli di immigrazione influiscono sulle generose reti di sicurezza economica dell’Europa ?
E quale sarebbe il destino delle aree naturali dell’UE, comprese le zone della rete di natura protetta (Natura2000), se il continente diventasse ancora più densamente popolato?

Nonostante molti europei abbiano dichiarato il desiderio di una minore immigrazione, le élite politiche generalmente continuano a offrire di più. (…)

Una questione che è generalmente trascurata sia dagli oppositori che dai sostenitori dell’immigrazione di massa è il suo impatto demografico (…).

I livelli di immigrazione sono un fattore importante nel determinare il numero futuro della popolazione nell'UE, mentre il futuro numero di popolazione dell'UE sarà un fattore importante per determinare le emissioni di gas a effetto serra, il successo degli sforzi di protezione della biodiversità e altri sforzi di sostenibilità all'interno dell'UE.

Come regola generale, meno persone forniscono molteplici benefici ambientali. Al contrario, più siamo, più danni facciamo.

Per coloro che vivono nell'UE e sono curiosi di sapere in che modo l'aumento o la riduzione degli attuali livelli di immigrazione influenzerà il numero futuro di abitanti del proprio paese, abbiamo predisposto un grafico previsionale. (...)

Ad esempio, la migrazione netta annuale della Germania per i vent'anni precedenti al 2016 era di circa 260.000 persone. Il nostro grafico prevede che se passasse al 200% (circa 520.000 migranti netti annuali) la popolazione della Germania aumenterebbe da 82 milioni a 113 milioni entro il 2100.

Ma nel 2023, secondo l’ufficio statistico tedesco, la migrazione netta annuale è già stata molto più elevata, circa 700.000. Se questo livello continuasse per tutto il secolo, i tedeschi possono aspettarsi una popolazione di diverse decine di milioni più alta, con tutte le pressioni ambientali che ne conseguono.

Al contrario, la diminuzione o l’azzeramento della migrazione netta annuale porterà probabilmente al calo della popolazione in Germania, con i conseguenti benefici ambientali.

Oppure consideriamo la Francia, dove la migrazione netta ha raggiunto 183.000 nel 2023, la più alta degli anni. Nei due decenni precedenti al 2016, l’immigrazione netta annuale in Francia è stata in media di 100.000.

Il nostro grafico fornisce un’approssimazione abbastanza buona di dove il livello migratorio netto del 2023 porterebbe la popolazione francese nei prossimi decenni: nel 2100 raggiungerebbe i 90 milioni, 33 milioni di persone in più rispetto a oggi.

Infine, consideriamo l'Unione europea nel suo insieme. Il dato annuo di immigrazione di 4,1 milioni fornito da Eurostat per il 2022 è molto vicino alla cifra della migrazione netta (4,75 milioni) che avevamo previsto nel nostro grafico pubblicato cinque anni fa.

È divertente ricordare quante critiche avevamo ricevuto allora da alcuni demografi, che avevano detto che lo scenario era troppo elevato per essere mai raggiunto e non avrebbe dovuto essere incluso nello studio. Bene, l'UE è quasi lì, ora, e alcuni sostengono norme più permissive che aumenterebbero i livelli di immigrazione ancora più alti.

Se l'UE dovesse continuare ad accogliere il suo attuale elevato livello di migrazione netta per tutto il secolo, la popolazione dell'UE raddoppierebbe approssimativamente entro il 2100. A livelli di immigrazione più bassi, al contrario, ci sono strade per un graduale declino della popolazione.

Queste differenze di centinaia di milioni di persone in più o meno nel 2100, solo tre generazioni in futuro, faranno ovviamente una grande differenza nell’impronta ecologica degli europei e nella loro capacità di creare società sostenibili. >>

PHILIP CAFARO

mercoledì 4 settembre 2024

La settima Arte – (5)

In questo nuovo post dedicato al cinema, troverete 3 commedie italiane recenti, scelte come sempre tra i miei film preferiti. Si sorride, in molte scene si ride di gusto, ma c'è anche l'occasione per riflettere.
Tutti i testi sono tratti dal sito MYMOVIES.IT.
LUMEN



IO C'E' (2018)

<< La trama prende a bersaglio le religioni in generale, la fragilità dell’uomo che da quando è diventato “Homo erectus” pare non sia riuscito a fare a meno di affidarsi al credo di un Dio, rimuovendo il pensiero che bisogna credere innanzitutto negli uomini, in se stessi e negli altri, nell’empatia tra i propri simili, nella solidarietà, nella reciprocità.
Attorno a questo spunto, manifesto pur se non dichiarato, gira la trama che, naturalmente attacca (e lo fa in fondo con morbidezza, visto che viviamo tempi difficili anche per parlare male delle religioni ) paradossali situazioni sostanziali quali l’esenzione dalle tasse per i luoghi di culto e dunque delle attività commerciali (a volte floride) che vi si possono svolgere, il business dell’otto per mille ecc.
Di qui l’idea: perché lavorare per pagare le tasse se basta inventarsi una religione? Ed ecco bello e pronto lo “Ionismo”! I fedeli arriveranno. Basta aspettare: in questa società di solitudine, verranno spinti dalla inconfessata necessità di stare insieme!
Un limite del film? Forse avrebbe potuto essere più irriverente, ma viviamo tempi non facili. Accontentiamoci. >>

<< Esilarante commedia mista di sacro e profano "Io c'è"; irriverente verso tutte le follie delle religioni come le loro regole, comandamenti e dettami... Tra risate a crepapelle, si individua comunque, lo stile di vita che viene suggerito dalle migliori filosofie dei nostri tempi, (...) come la libertà sessuale da Osho e la sua idea di ”Uomo Nuovo”: un uomo nuovo la cui esistenza si fonda sulla consapevolezza, l’affermazione della vita e della libertà. Consigliatissimo per 100 minuti di piacevole serata al cinema.>>


L'ORA LEGALE (2017)

<< Ficarra e Picone continuano a far ridere al cinema, ma stavolta aggiungono un qualcosa in più, un'analisi amara ma purtroppo veritiera sul malcostume generale italiano e sul rispetto delle regole. Siamo a Pietrammare, il Comune si appresta ad eleggere il nuovo Sindaco, e i cittadini stanchi delle promesse non mantenute dal sindaco in carica Patanè, decide di cambiare aria e di affidarsi ad un nuovo sindaco, cognato di Ficarra e Picone.
L'entusiasmo iniziale dei cittadini viene sin da subito smorzato, il Sindaco Natoli impone, o meglio, rispetta e fa rispettare le regole, rimette i vigili in strada, applica la raccolta differenziata e aumenta le tasse, il malcontento generale cresce e coinvolge anche Ficarra e Picone; il finale lascia l'amaro in bocca e smuove una critica ed una riflessione profonda. >>

<< Com'è difficile essere onesti! Il tema oggi è di estrema attualità e diventa ogni giorno più pressante. Tra gli slogan urlati e i comportamenti reali c'è sempre il rischio di una inaspettata divergenza. E' merito di Ficarra e Picone aver dato a questo frequente conflitto una veste cinematografica plausibile, e al tempo stesso assai ironica e divertente.
Senza mai scadere nel qualunquismo disfattista, e senza peraltro tacere i difetti degli "innovatori", i due cominci riescono ad intrattenere il pubblico scaricando nella trama ogni possibile conflitto tra purezza e opportunismo, tra intransigenza e quieto vivere. L'ambientazione siciliana appare quanto mai idonea ad ospitare la summa di tutti i mali che infestano la pubblica amministrazione ma che fanno deviare dalla retta via anche i comportamenti individuali dei singoli cittadini.
La conclusione è quanto di più realistico ci si potesse aspettare in questo contesto. Ma una vena di speranza per un futuro migliore forse può sopravvivere. Film davvero spassoso, che però induce ad un esame di coscienza sul proprio livello di senso civico. >>


HABEMUS PAPAM (2011)

<< Il conclave, la designazione del nuovo papa, è quasi il ‘pretesto’ per la narrazione, l’idea-base da cui partire, ma poi si allarga cosmicamente fino a divenire un’indagine sull’uomo, sulla sua capacità di fingere e di essere, soprattutto se riferita ad un uomo che, come il Cristo – e la metafora percorre tutto il film – è ‘solo’ uomo, ma è anche divino, è il santo padre–come lo definisce uno dei prelati parlando con moretti-psicanalista che lo ‘chiama’ solo uomo.
Ma è uomo con grande, troppo peso sulle spalle, quello del mondo ecumenico, la cattolicità intera, osì come il Cristo aveva nel destino la salvezza del genere umano. (...)
E’ il Woytila della gioventú, quello che scriveva poesie e pièces teatrali e recitava, quello che fugge dopo la sua elezione – uno stupendo ottantacinquenne, mostro sacro in sempre ottima forma, il grande Michel Piccoli – l’uomo che rifiuta la sua umana condizione, troppo pesante da affrontare, troppo umana-mente insopportabile,troppo onesto per continuare a mentire a se stesso ed a quel miliardo di persone che si aspettano da lui cose che non è in grado di dare.
E l’uno nessuno e centomila di pirandelliana memoria sempre meno si confanno alla solitudine dell’uomo moderno,novello Cristo di un quotidiano sempre più faticoso da vivere.

La leggerezza al rigoroso spessore del film viene, quasi paradossalmente, dalla stessa interpretazione di Nanni, la parte che si è scelta non è casuale, giocata com’è sul filo di un surrealismo a tratti buňueliano ma che, in realtà, fa parte della serie delle sue consuete auto-glorificazioni che però ci stanno e benissimo, usate stavolta in maniera (…) auto-ironica, per creare un equilibrato contraltare, esaltandola sottovoce, alla enorme vicenda umana che si dipana davanti ai nostri occhi.
E’il Moretti maturo che ha ritrovato il miglior se stesso raggiungendo con 'Habemus Papam' un’eleganza formale ed una raffinatezza di sintesi che san quasi di perfezione, di eternità. 
Persino commovente il finale: l’autenticità di comportamento nell’accettarsi nella propria impotenza di essere umano,ammessa pubblicamente, alla finestra del Vaticano di fronte al virtuale-vero miliardo di fedeli che lo attendevano, e coerentemente ed onestamente sottrarsi, accettando responsabilità e conseguenze di quanto fatto, è sentimento e dichiarazione d’intenti impensabile e, quindi, ancor più encomiabile, proprio in questa nostra società odierna. >>

giovedì 29 agosto 2024

La Terra del pianto - (2)

Sembra non esserci tregua per la martoriata terra di Palestina: tutte le parti coinvolte continuano a  parlare con le armi ed una pace stabile appare ancora lontana.
Il testo di oggi (scritto da Franco Londei), pur esendo chiaramente di parte (israeliana), risulta comunque interessante, in quanto evidenzia alcune delle difficoltà oggettive che si troverebbe ad affrontare la soluzione più caldeggiata, ovvero quella dei 'Due popoli, due Stati'.
LUMEN


<< Palestina libera dal fiume al mare, urlano gli studenti senza sapere né di quale fiume si parla né a quale mare si fa riferimento. Palestina libera, riconosciamo la Palestina dicono i premier di Spagna, Irlanda e Norvegia, senza sapere su quali confini riconoscerla, con quale moneta, con quale governo, con quale banca centrale ecc. ecc.

Tornano in mente le parole di Zahir Muhsein, uno dei leader più importanti della OLP tra il 1971 ed il 1979 il quale in una intervista ad un giornale olandese diceva:

« il popolo palestinese non esiste. La creazione di uno stato palestinese è solamente un mezzo per continuare la nostra lotta per l’unità araba contro lo Stato d’Israele. In realtà oggi non c’è differenza tra giordani, palestinesi, siriani e libanesi. Oggi parliamo dell’esistenza di un popolo palestinese per ragioni politiche e strategiche poiché gli interessi nazionali arabi richiedono che venga assunta l’esistenza di un distinto “popolo palestinese” da opporre al sionismo ».

Quindi chiariamo subito il punto principale: la Palestina non esiste, il popolo palestinese non esiste per stessa ammissione dei cosiddetti “leader palestinesi”.

Non c’è traccia storica di un popolo palestinese prima degli anni 60, né di un sovrano palestinese, un governo palestinese, una moneta palestinese, una guerra condotta dai palestinesi, un ritrovamento storico che faccia riferimento ad una civiltà palestinese. Niente di niente di niente.

Palestina libera dal fiume al mare, urlano gli studenti senza sapere né di quale fiume si parla né a quale mare si fa riferimento. Palestina libera, riconosciamo la Palestina dicono i premier di Spagna, Irlanda e Norvegia, senza sapere su quali confini riconoscerla, con quale moneta, con quale governo, con quale banca centrale ecc. ecc.

Tornano in mente le parole di Zahir Muhsein, uno dei leader più importanti della OLP tra il 1971 ed il 1979 il quale in una intervista ad un giornale olandese diceva «il popolo palestinese non esiste. La creazione di uno stato palestinese è solamente un mezzo per continuare la nostra lotta per l’unità araba contro lo Stato d’Israele.

In realtà oggi non c’è differenza tra giordani, palestinesi, siriani e libanesi. Oggi parliamo dell’esistenza di un popolo palestinese per ragioni politiche e strategiche poiché gli interessi nazionali arabi richiedono che venga assunta l’esistenza di un distinto “popolo palestinese” da opporre al sionismo».

Quindi chiariamo subito il punto principale: la Palestina non esiste, il popolo palestinese non esiste per stessa ammissione dei cosiddetti “leader palestinesi”. Non c’è traccia storica di un popolo palestinese prima degli anni 60, né di un sovrano palestinese, un governo palestinese, una moneta palestinese, una guerra condotta dai palestinesi, un ritrovamento storico che faccia riferimento ad una civiltà palestinese. Niente di niente di niente. Facciamoci delle domande scomode.

Il popolo palestinese è quindi solo una invenzione araba e non è altro che un agglomerato di emigrati egiziani, giordani e siriani. Punto.

Ma vogliamo veramente far contenti tutti quei babbei che vogliono uno stato palestinese? Ok. Cominciamo con il ragionare da Stato palestinese, anche se non sappiamo su che confini.

Prima di tutto mi serve un Governo, una moneta e una banca centrale, perché mica vorrò vivere di aiuti a fondo perduto per centinaia di miliardi come ho fatto fino ad ora? Dovrò pure prendermi la responsabilità di creare una moneta e di metterla sul mercato, fare debito con titoli di stato, lottare contro l’inflazione, i prezzi del mercato ecc. ecc.

Fino ad oggi ho usato la moneta israeliana (perché non quella giordana o egiziana?) battuta dalla banca centrale di Gerusalemme. Ma da oggi non potrò più farlo perché sono lo Stato Palestinese.

Poi dovrò creare una qualche forma di welfare, cioè tutta quella serie di interventi e di prestazioni destinati alla popolazione che uno stato eroga finanziandole con le entrate fiscali. La sanità pubblica, le scuole, l’assistenza sociale ecc. ecc. È una delle spese più grandi per uno stato (l’Italia spende più di 600 miliardi l’anno).

Fino ad oggi hanno pagato tutto i donatori internazionali (cioè noi), mi hanno pure incassato le entrate fiscali (Israele), ma da oggi devo pagare tutto io con i miei soldi e le mie entrate fiscali che in qualche modo provvederò a incassare.

Dovrò studiare una linea politica economica, cercare di far crescere il PIL senza far crescere troppo il debito. Dovrò pagare la polizia, il personale statale, i maestri e professori. Tutte cose che fino ad oggi mi pagavano gli altri.

Adesso capite perché i palestinesi hanno sempre rifiutato un loro stato, anche quando gli hanno offerto il 99,99% delle richieste territoriali ed economiche. Creare uno stato è facile. È gestirlo che è complicato. E poi perderebbero quell’alone di vittime che fino ad oggi gli è valsa la simpatia internazionale (meno che quella degli arabi).

Quindi, volete riconoscere l’isola che non c’è? Riconoscetela pure, ma fate anche tutto quello che serve per farla funzionare, pretendete un governo democratico, una sanità pubblica decente ecc. ecc.

In tutti questi anni la cosiddetta Palestina ha ricevuto più aiuti di tutta l’Africa messa insieme. È come se l’Umbria avesse avuto più aiuti dell’Africa. Solo che oggi l’Umbria sarebbe lo “stato” più ricco al mondo mentre la cosiddetta Palestina è tra i più poveri.

Ho lasciato volutamente per la fine il dettaglio più importante: con quale Governo riconoscete la Palestina? Hamas oppure Fatah? La stragrande maggioranza dei palestinesi oggi voterebbe Hamas e ha festeggiato il massacro del 7 ottobre ritenendolo giusto. Se quindi riconoscete la Palestina riconoscete Hamas e anche voi approvate quello che hanno fatto. Punto. >>

FRANCO LONDEI

sabato 24 agosto 2024

Pensierini – LXXV

OMBRELLO NUCLEARE
Secondo alcuni esperti di geo-politica (tra cui Alessandro Orsini), la presenza USA in Italia (con le sue numerose basi militari) non sarebbe neppure una garanzia di deterrenza nucleare.
Nel senso che se la Russia (per fare un esempio) mandasse una bomba atomica sugli USA, gli USA risponderebbero subito con la stessa moneta.
Ma se la Russia mandasse una atomica solo sull'Italia (o su qualsiasi altro paese europeo), gli USA non farebbero la stessa cosa, onde evitare l'escalation, con il rischio di ricevere un'atomica sul proprio territorio.
I latini dicevano: "cui commoda, eius et incommoda" (chi ha i vantaggi, deve accettare anche gli svantaggi).
Ma qui mi sembra che abbiamo solo i secondi senza i primi.
LUMEN


AMBIENTE
Temo che la sorte del nostro pianeta possa essere efficacemente riassunta da questo breve dialogo.
D – Buongiorno. Secondo Lei, la salvaguardia dell'ambiente e della natura è un problema importante ?
R – Certo. Importantissimo
D – Quindi, Lei pensa che i governanti della Terra debbano prendere provvedimenti per garantirla ?
R – Sicuramente.
D – Ma Lei, personalmente, quali rinunce è disposto a fare per il bene dell'ambiente ?
R – Nessuna. Ho già tanti problemi per i fatti miei.
D – Allora, tanti auguri.
R – Grazie
LUMEN


CRUDELTA'
Alcuni pessimisti ad oltranza hanno il sospetto che le elites economiche mondialiste stiano cercando di ridurre la popolazione mondiale non per un qualche calcolo ecologico, ma per semplice crudeltà.
Ora, le elites sono sicuramente egoiste e ciniche (devono esserlo, per conservare il potere), ma non sono necessariamente crudeli.
E d'altra parte la crudeltà è molto ben distribuita anche tra noi gente comune, basta guardarsi intorno.
Se le elites decidessero davvero di ridurre la popolazione mondiale (ma secondo me non lo stanno ancora facendo) lo farebbero solo per continuare a godersi il loro potere in un mondo più vivibile.
Mentre i deviati sociopatici, che esistono anche tra le elites, possono divertirsi con la crudeltà come e quando vogliono, indipendentemente dal livello della popolazione.
LUMEN


AZIENDA CULTURALE
La Chiesa Cattolica (come tutte le religioni) è una azienda culturale: non produce cose concrete, come automobili, cioccolato o saponette, ma solo immagini.
Pertanto quando l'azienda è in crisi, come sta succedendo attualmente, non possono concentrarsi sul prodotto, per cercare di migliorarlo; possono solo agire sulle immagini.
Quindi se l'attuale Papa ed i suoi più importanti collaboratori parlano di problemi sociali in modo generico, buonista e non teologico, ma riescono, con le loro parole, ad attirare i media di tutto il mondo, vuol dire che hanno usato le immagini giuste, e che hanno ragione loro.
Se parlassero - per dire - dell'Immacolata Concezione o della Transustanziazione, non riceverebbero mezzo rigo.
Forse questo non basterà per salvare la loro storia millenaria, ma non hanno molte alternative.
LUMEN


CONFORMISMO
Per molte persone la parola “conformismo” ha una valenza negativa, ma non è necessariamente così, perchè occorre distinguere il conformismo del comportamento da quello del pensiero.
Io posso tenere un comportamento conformista per vari motivi: per adeguarmi alle circostanze, per non mettere in imbarazzo gli altri, per evitare di mettermi nei guai, eccetera.
Ed in questo non ci vedo nulla di male.
Diverso è il conformismo del pensiero, per il quale le persone credono veramente che certi comportamenti siano giusti ed anzi obbligatori.
Questo non solo limita la libertà interiore delle persone, ma porta anche all'intolleranza e quindi alla violenza.
Ma si tratta di due conformismi molto diversi.
LUMEN

lunedì 19 agosto 2024

C'era una volta il Matriarcato

Si parla spesso del famigerato Patriarcato, presunta causa di tutti i mali sociali, ma occorre tenere presente che questo sistema, per avendo una storia millenaria, non è sempre esistito nella nostra civiltà.
Il Patriarcato venne infatti preceduto, per un certo periodo, dal Matriarcato, che aveva caratterisitiche molto diverse e venne poi sostituito per motivi ben precisi.
A questo argomento è dedicato il post di oggi, scritto da Alessia Vignali per il sito 'Come Don Chisciotte'.
LUMEN


<< Per Bachofen e altri studiosi (...), le società patriarcali vigenti dai tempi dell’Antico Testamento furono precedute da società matriarcali, nelle quali centro della società e della famiglia erano la donna e la madre. (…)

Erich Fromm, attento lettore di Bachofen, sottolinea come per questo autore il principio matriarcale sia quello della vita, dell’unità e della pace. “La donna, prendendosi cura del bambino, estende il suo amore al di là del proprio io ad altri esseri, ed elargisce tutti i suoi doni e la sua immaginazione al fine di preservare e migliorare l’esistenza di un altro essere umano.

L’istinto materno non si estende poi solo al bambino, ma si attiva anche nell’uomo adulto come sentimento sociale, come amore per l’umanità, e rappresenta una delle più importanti fonti dello sviluppo sociale. L’amore materno costituisce la fonte da cui scaturisce ogni forma d’amore. (...)

Per tornare al matriarcato delle origini per come postulato da Bachofen, esso si fondava interamente sulla naturale produttività della donna, sul fatto che lei sola sapeva generare la vita, il che veniva inteso come qualcosa di quasi divino. In una società relativamente primitiva, che si fondava sull’agricoltura e sull’allevamento, la sicurezza e la ricchezza non dipendono essenzialmente da fattori tecnici e razionali.

La produttività della natura, cioè la fertilità del terreno, l’azione dell’acqua e del sole erano gli elementi che decidevano della vita o della morte dell’uomo. Il punto cardine dell’economia, sottolinea Fromm, è quella misteriosa forza della natura di generare da sé cose sempre nuove, di vitale importanza per l’uomo.

A possedere quella misteriosa forza della natura di generare produttività naturale era soltanto la donna. Aveva quella capacità, da lei condivisa con la natura intera, da cui dipendevano la vita e l’esistenza umana.

Il matriarcato non conosceva l’istituto del matrimonio, né leggi né principi né ordine: era uno stato di vita paragonabile alla crescita selvaggia della vegetazione di una palude.

In base alle prove simboliche rinvenute d Bachofen, in essa vigevano la pietà, la generosità, la benevolenza. La proprietà privata era inesistente. Infine, la fratellanza e l’uguaglianza erano valorizzate, perché ogni figlio è uguale all’altro per la madre, di egual valore nella sua diversità e originalità.

Gli aspetti negativi del matriarcato sono la scarsa razionalità – tutto si regge sull’istinto, non sulla ragione e sulla giustizia – e la mancanza di progresso: i tempi ciclici delle madri si ripetono sempre uguali, lo strapotere delle madri sul figlio, se non arginato, lo rende appendice sterile di lei presso il suo grembo.

Viceversa, il patriarcato instaura il governo del padre, rappresentante dei principi del diritto, della ragione, della coscienza e dell’organizzazione gerarchica.

In positivo si conseguono la legge, la scienza, la civiltà, la crescita intellettuale. In negativo l’ineguaglianza: i figli non sono uguali per il padre, il padre della proprietà privata sceglie il figlio più simile a lui, il più capace e gli affida la continuità nel tempo delle sue proprietà. E poi l’oppressione e la disumanità.

A questo punto, il contributo per noi interessante di Fromm è aver introdotto il concetto di “invidia maschile della potenza generatrice femminile”, che si colloca psicologicamente alla base del crollo del sistema matriarcale e del desiderio di sottomissione della donna da parte dell’uomo, nel momento in cui trionfa un sistema economico-sociale intriso di patologia.

Egli osserva che nella società antica l’uomo si sarà sentito un menomato, privo com’era della più importante, decisiva potenzialità: la facoltà di riproduzione naturale.

L’invidia, come pure l’ammirazione, dovettero essere tanto maggiori quanto minore era il ruolo attribuito alla fecondazione, al principio maschile. Ci volle molto tempo prima che gli uomini giungessero a comprendere il nesso tra coito e gravidanza, a capire che la donna non può generare un figlio da sola, senza un intervento esterno.

Nell’idea dell’Immacolata Concezione, che si ritrova in tanti miti e religioni fino al cristianesimo, si è mantenuto questo antico credo.

Vi è poi traccia del sentimento annichilente dell’invidia maschile per la creatività femminile tanto nell’Antico Testamento, nel quale è il maschile a creare anziché il femminile, quanto nell’ Enuma Elis, il mito babilonese della creazione ad esso antecedente.

Fu il ricorso alla produttività razionale, l’ingresso potente della tecnica nella vita dell’uomo a invertire la rotta e a offrire al maschio la possibilità di una “rivincita”.

Si cominciarono via via a sottovalutare sempre più i fattori naturali, così come un tempo li si era sopravvalutati. “Si attribuì allo spirito, al principio produttivo maschile, un’influenza incondizionata, illimitata.”

La millenaria “guerra tra i sessi” non poteva, dunque, che produrre oppressori ed oppressi, rivendicazioni dei vinti, e così via.

Un’ideologia che nasca “in opposizione”, se non matura seri anticorpi di autocritica, reca a volte in sé un qualcosa di passivo, “lavora in difesa e non in attacco”, rimanendo succube dei valori degli ex dominanti.

Un “mondo davvero nuovo” per il Femminile ed il Maschile, che dia ad essi ciò che gli spetta in termini di valorizzazione e pieno sviluppo del potenziale, è ancora al di là da venire.

La fase attuale vede la donna di nuovo al centro di forti rivendicazioni. Le leader del mondo occidentale Meloni, Schlein, Von der Leyen, Le Pen ecc. ecc. sono apparentemente testimonial del “nuovo potere al femminile”, ma quanto contribuisce davvero, questa giusta eguaglianza, all’espressione dell’ancestrale “principio femminile?”.

Dirò una cosa banale: l’attenzione della donna è andata verso la conquista di ciò che prima era dell’uomo, ma non verso una posizione pienamente originale, valorizzante il suo potenziale. >>

ALESSIA VIGNALI

giovedì 15 agosto 2024

Appunti di Geo-Politica – (4)

Nuove considerazioni tratte dal web sulla situazione politica internazionale.
LUMEN


NAZIONI SPECIALI
L'eccezionalismo e' un'ideologia politica per la quale un dato paese, essendo eccezionale, sfugge ai normali canoni storici e giuridici, e puo' fare quel che vuole, anche se vietato o deprecabile, in quanto “un caso unico ed eccezionale”.
I casi piu' evidenti sono due:
= eccezionalismo americano. Gli USA possono fare le peggio porcherie ma sono sempre “il bene”, in quanto eccezionali, e quindi al di sopra della legge e della morale. La fonte di tale eccezionalita' e' la forza militare,
= eccezionalismo israeliano. Israele puo' fare quel che vuole, in quanto il popolo ebraico e' eccezionale, in quanto ha subito la Shoah, e siccome ha subito la shoah allora e' al di sopra di ogni legge e ogni morale. La fonte di tale eccezionalita' e' quindi l'olocausto.
Adesso, con fonti internazionali esterne al conflitto ed essenzialmente dedicate al diritto umanitario, l'eccezionalita' israeliana e' fortemente indebolita, e la marea di fotografie sugli effetti del conflitto su Gaza, (...) demolira' questa eccezionalita' in pochi mesi, ammesso che non lo abbia gia' fatto presso le generazioni piu' giovani.
Il motivo per il quale gli USA sono entrati [in crisi] (…) quando si tratta del conflitto in medio oriente e' proprio questo: si sono resi conto che se e' possibile distruggere l'eccezionalismo israeliano, e' possibile distruggere anche il loro.
URIEL FANELLI


CONTESE TERRITORIALI
Dichiarando l’annessione dei territori occupati, Putin ha di fatto riesumato il “diritto di conquista”, qualcosa che si credeva seppellito con Hitler e Stalin.
Dai tempi loro, solo Israele ha annesso le colline del Golan che, infatti, nessuno gli ha riconosciuto.
Neppure la pretesa annessione delle regioni ucraine è stata riconosciuta da alcuno, ma rimane comunque un precedente pericolosissimo, perché praticamente tutti i paesi del mondo (Italia compresa) hanno contese territoriali in sospeso con i vicini.
Contese che da polverose reminiscenze potrebbero rapidamente tornare ad essere dei 'casus belli', come già avvenuto con Maduro che ha annunciato (per ora solo a chiacchiere) la sua intenzione di invadere la Guyana. (…)
Nell’insieme, il livello di pericolo di conflitto anche fra stati importanti è quindi salito notevolmente e non sarà facile riabbassarlo.
JACOPO SIMONETTA


POPULISMI MODERNI
Il populismo è in aumento in tutto il mondo. Disgrega i sistemi politici consolidati, crea incertezza e approfondisce le divisioni sociali. [Rappresenta] una grave crisi di governabilità e del contratto sociale (…)
Il contratto sociale è l’accordo implicito tra individui e governo. Le persone accettano collettivamente di rinunciare ad alcune delle loro libertà in cambio della protezione dei loro diritti rimanenti e del mantenimento dell’ordine sociale.
Un governo debole o fallito può generare proteste e persino a violente rivolte se la gente perde fiducia nel sistema e prende in mano la situazione. Le conseguenze sono disordini finanziari, disoccupazione, inflazione e povertà. (...)
Una spiegazione semplice per il populismo è il peggioramento della situazione economica della classe media.
Il rapporto del 2023 sul benessere economico delle famiglie statunitensi ha rivelato che il 37% degli americani non può coprire una spesa di emergenza da 400 dollari senza prendere in prestito denaro o vendere qualcosa; all’incirca la stessa percentuale di elettori che sostengono Donald Trump.
Lo stesso rapporto ha rilevato che l’inflazione è stata la più grande preoccupazione economica, colpendo oltre un terzo degli intervistati, seguita dalle spese di sussistenza e per l’alloggio.
Queste risposte sottolineano le difficoltà che molti devono affrontare per mantenere la stabilità finanziaria in mezzo a costi crescenti e incertezza economica.
ART BERMAN


PROBLEMI UCRAINI
In Ucraina è ufficialmente entrata in vigore la nuova legge che regolamenta la mobilitazione – anche forzosa – dei militari.
Tra le principali novità attuate ci sono l’abbassamento della soglia anagrafica per il reclutamento dai 27 ai 25 anni oltre all’interruzione di tutti i servizi consolari per i cittadini ucraini all’estero, come ad esempio il rinnovo del passaporto, senza i documenti di avvenuta presentazione presso gli uffici militari.
La legge rappresenta un ulteriore inasprimento del controllo sulla popolazione soprattutto maschile, ma non solo: la nuova legge ormai in vigore riguarda infatti anche le donne, introducendo obblighi di carattere militare per il personale sanitario femminile.
Mentre i dati pubblicati dalla Banca Mondiale fotografano la situazione di un paese in cui circa un ucraino su tre si trova in condizioni di povertà Vladimir Zelensky ha sottolineato l’importanza di queste scelte per mettere a disposizione delle forze armate circa mezzo milione di nuovi combattenti.
Omettendo [però] un dato fondamentale: considerando il numero degli abitanti dell’Ucraina ed i suoi problemi attuali è estremamente difficile che mezzo milione di uomini possa essere mobilitato senza coinvolgere i lavoratori di settori strategici (energia, chimica, siderurgia, telecomunicazioni, forze di polizia, personale sanitario, logistica).
MAURIZIO VEZZOSI

venerdì 9 agosto 2024

La Luna storta

Le esplorazioni spaziali vengono considerate, dai governi ma anche dalla gente comune, come uno dei risultati più gloriosi dell'umanità, ed è vero.
Ma, come dimostra questo post, possono essere viste anche in un'ottica critica.
Da un lato c'è lo scetticismo per l'effettiva utilità di tutti gli sforzi profusi e dei miliardi spesi, (anche se poi molte tecnologia spaziali hanno avuto delle ricadute utili nella vita sulla Terra).
Dall'altro ci sono i dubbi, a volte anche scientifici, sull'effettivo raggiungimento di certi obbiettivi (a partire dal mitico sbarco sulla Luna del 1969).
Forse dovremmo occuparci di problemi più Terra-Terra.
LUMEN


CONQUISTE INUTILI
La vicenda della Conquista dello Spazio è stata gonfiata da troppa retorica, da troppa politica, e perfino da troppa propaganda militare.
La prima colpa l’ebbe l’Unione Sovietica che strombazzò il primo Sputnik come il sorpasso della Russia sull’America. Per non parlare del successo di avere inviato il primo uomo in orbita. Era successo che la Russia si era interessata prima degli Stati Uniti a quel genere di prodezze.
Così, quando poi questi ultimi si credettero in dovere di accettare la sfida, partirono con l’handicap del tempo perduto. Ma vinsero lo stesso. Tanto che quando, nel 1969, Armstrong e Aldrin atterrarono sulla Luna, la prodezza ebbe soprattutto il valore di una riconferma del primato scientifico e militare americano.
Poi, su questo, si innestò l’esplosione di retorica provocata dall’entusiasmo dell’intero mondo. Si parlò di nuova era (l’era spaziale, appunto), di conquista dello spazio, di future mete mirabolanti.
Le persone di buon senso non si facevano di queste illusioni. Armstrong e Aldrin erano due eroi dal coraggio fenomenale, ma l’impresa non avrebbe condotto a nulla. Il suo significato era semplicemente militare, e in questo senso con l’atterraggio sulla Luna la Nasa aveva completato la sua missione. Oltre non si poteva andare. (…)
La Luna è totalmente inutile, dal punto di vista economico. Non solo non contiene né aria né acqua, ma è, secondo i momenti, o troppo calda (la faccia illuminata dal Sole) o troppo fredda. Se anche i ciottoli che la ricoprono fossero d’oro, per quanto costa andarci, raccoglierli e tornare, probabilmente costa meno l’oro delle miniere africane. 
L’uomo non ha conquistato e non conquisterà mai lo spazio. Nessuno può conquistarlo. Lo stesso pianeta Marte, di cui tanto si parla, non soltanto è una meta lontana, difficile ed estremamente costosa, ma andare su quel pianeta non servirebbe assolutamente a niente. Se non a dire: «Ci siamo stati».
GIANNI PARDO


TECNOLOGIA ANNI '60
Quindi, limitandoci all'ultimo anno [e mezzo] di esplorazioni lunari, coi supercomputer e le AI, i rilevatori laser e le scansioni del terreno in HD, la sonda giapponese Hakuto-R si è schiantata (un eventuale equipaggio sarebbe morto), la sonda russa Luna 25 si è schiantata (un eventuale equipaggio sarebbe morto), la sonda USA Peregrine si è guastata dopo pochi minuti di volo (un eventuale equipaggio sarebbe morto), la sonda giapponese SLIM è atterrata capovolta (un eventuale equipaggio sarebbe morto).
La sonda indiana Chandrayaan 3 è atterrata e ha trasmesso poche foto e tre brevissimi video.
Invece grazie alla straordinaria tecnologia degli anni '60 (purtroppo perduta) gli americani nel 1969-72, con un'astronave senza schermatura per le radiazioni e con astronauti protetti dalle temperature estreme solo da miracolose tute raffreddate con 5 litri d'acqua, hanno portato in bellezza 12 astronauti.
Si sono trattenuti sulla Luna fino a tre giorni, nei quali hanno perfino ballato, cantato, giocato a golf e fatto rally con un'auto pieghevole tenuta nel bagagliaio del LEM, trasmesso in diretta ore e ore di video, girato filmati e scattato centinaia di ottime foto. E ovviamente scavato col piccone e riportato 383 kg. di rocce.
Poi sono decollati, hanno centrato l'astronave madre che passava in cielo a 6000 km./h, l'hanno agganciata e sono tornati a Terra freschi e riposati.
GIULIANO BRUNI


COMPLOTTO LUNARE
Esistono numerose prove indipendenti, cioè non fornite dalla Nasa, sull’autenticità delle missioni [lunari].
Per esempio, sonde inviate in orbita lunare da altri Paesi – il Giappone, l’India e persino un Paese rivale degli Stati Uniti come la Cina – hanno fotografato gli oggetti lasciati sul satellite dalle missioni Apollo.
Inoltre, nessun esperto (astronauta, ingegnere aerospaziale, astrofisico, geologo che ha esaminato le rocce lunari) ha mai sollevato dubbi sulle missioni, nemmeno tra gli esperti non americani.
Falsificare sei viaggi sulla Luna sarebbe stato impossibile. Non sarebbe stato realizzabile, in particolare, un enorme set cinematografico privo di atmosfera.
Inoltre, sarebbe stato necessario lanciare comunque i razzi Saturn V (i lanci avvennero sotto gli occhi del pubblico) e falsificare migliaia di fotografie, centinaia di ore di videoregistrazioni e comunicazioni con le basi sulla Terra, nonché un’infinità di documenti tecnici, tutti perfettamente coerenti tra loro (e oggi consultabili in internet sia per Apollo 11 sia per le altre missioni).
Infine, sarebbe stato necessario garantirsi il silenzio di migliaia e migliaia di cittadini: le missioni Apollo coinvolsero complessivamente 400.000 persone e, se tutto fosse stato finto, una grossa parte di loro doveva essere messa a parte del complotto.
GEOPOP


LA VERSIONE DI ECO
La prova scientificamente inoppugnabile è una sola: gli unici che potevano controllare se lo sbarco [sulla Luna] era avvenuto (perché avevano già inviato lassù delle telecamere e avevano altre sofisticate possibilità di monitoraggio), e gli unici che avevano tutto l'interesse a sbugiardare gli americani, erano i russi.
Se i russi sono stati zitti significa che lo sbarco sulla Luna era vero. Fine del dibattito.
UMBERTO ECO