domenica 13 ottobre 2024

Punti di Vista – 37

L'EGOISMO DELLA MIGRAZIONE
Ci sono tanti fattori che condizionano le scelte delle persone; io non voglio essere rigida e sicuramente non voglio demonizzare qualsiasi tipo di migrazione.
C'è chi migra per aiutare gli altri, o per amore, o per imparare, o per offrire un servizio all’umanità intera e non solo a una sua parte.
Ma dietro a tantissime storie di migrazione, per quanto umanamente comprensibili e anche ammirevoli nell’impegno e nel coraggio che hanno richiesto, c’è fondamentalmente una motivazione egoistica.
Per sè, per i propri figli. E basta. Non per il paese da cui sono partiti. Non per il paese che li riceve. Chi non è stato fedele la prima volta, forse non lo sarà neanche la seconda. Dovesse mettersi male, potrebbe scappare di nuovo. (…)
Dicevo che alcuni migrano per amore: trovano una persona o un posto e se ne innamorano, e per questo si spostano. Ma tanti migrano per interesse, per un lavoro che paga di più, per una vita con meno problemi.
Dal punto di vista di chi riceve, questa cosa può sia essere lusinghiera che sconfortante. È bello essere apprezzati, anche poter condividere quello che si ha con chi non ce l’ha, ma non essere obbligati a fare i conti con l’opportunismo altrui.
Per me questa è casa, è assolutamente insostituibile; spesso per chi viene qui è un posto come un altro.
GAIA BARACETTI


RIVOLUZIONI E CAOS
Alla rivoluzione francese nel 1789 seguì un decennio di caos. Le élite furono sostituite dall’equivalente settecentesco dei populisti.
Le conseguenze economiche furono gravi e diffuse, causando notevoli difficoltà per il popolo francese. La produzione e il commercio diminuirono, la produzione agricola crollò e la nazione dovette affrontare iperinflazione, carenza di cibo, corruzione e la confisca della proprietà privata.
Allo stesso modo, la rivoluzione russa e la guerra civile (1917-1922) causarono enormi perturbazioni economiche. Le infrastrutture furono danneggiate, la produzione industriale crollò e si verificarono diffuse carenze di beni e servizi.
Il cittadino medio russo ha dovuto affrontare notevoli difficoltà, tra cui carenza di cibo, disoccupazione e un forte calo degli standard di vita.
Nella maggior parte delle rivoluzioni moderne, le élite sono semplicemente sostituite da nuove élite, e non è raro che le vecchie riacquistino il potere entro pochi decenni.
ART BERMAN


C'ERA UNA VOLTA LA SINISTRA
L’antifascismo nasconde il tradimento della sinistra nei confronti della lotta al capitalismo: il capitale diventa alleato perché il nemico supremo da abbattere è sempre e solo il fascismo (che non esiste).
Così la sinistra diventa ovunque la guardia bianca del capitale. Cosa riceve in cambio? L’adozione del proprio manuale ideologico antifascista, filo-migranti e filo-transgender.
Al di là di una spruzzatina pop sui temi sindacali e sociali, la sinistra di fatto non sogna alcun superamento del capitalismo, è dentro il suo mondo e la sua tabula rasa, concorre a cancellare la civiltà ereditata; il suo nemico non è più il Padrone, i ricchi, i giganti della finanza e i potenti, che sono invece suoi alleati, ma la famiglia, la civiltà tradizionale, la sovranità nazionale e popolare, riassunti nella formula diabolica del fascismo, con aggravante obbligata del razzismo. (...)
La formula viene applicata ovunque. Se tu per esempio denunci che un treno ad alta velocità e lungo percorso non può abbandonare a metà corsa sui binari, per sciopero, i viaggiatori, tra cui donne, bambini, disabili, trovi sempre quattro deficenti di sinistra che ti attaccano: ah, il solito fascista, vuole abolire il diritto di sciopero.
I problemi concreti del presente, il disagio reale dei cittadini, cancellati dal solito mantra ideologico di un secolo fa. A questo serve l’antifascismo, usato dai cinici furbi e dai cretini acidi.
MARCELLO VENEZIANI


LE SFIDE INUTILI
Mi sono sempre domandato che senso abbia affrontare i pericoli scalando una montagna.
Gli scalatori dicono che "sfidano" la montagna. Si accorgono della sciocchezza che dicono? La montagna non è un essere vivente, non parla e non conosce. Si può sfidare un avversario che sia anch'egli un essere umano.
Non si può infatti dire che un uomo sfidi una tigre se non va a disturbarla o non si trovi aggredito perché entrato nel suo territorio disturbandola o addirittura con l'idea di cacciarla.
La tigre non ha intenzione di sfidare l'uomo. Come il povero toro non ha alcuna intenzione di sfidare il maledetto e vigliacco torero (quando qualche rara volta viene incornato ne provo grande gioia).
Tanto meno si può dire "Sfidare la montagna". La montagna non sfida alcuno. Sta lì ferma e, se avesse il pensiero, direbbe: " Sta' lontano da me. Io non ti sfido e tu non venire a rompermi le scatole. Non lamentarti poi se ti capita qualcosa. L'hai voluto tu, non io, che non sono sfidante". (…)
Fatta questa premessa mi domando: come mai i famosi scalatori, come anche quelli che fanno traversate oceaniche in solitario, appaiono come eroi moderni, degni di considerazione e di ammirazione?
Io li considero degli esseri inutili, se le loro imprese non hanno un significato scientifico. Per me non sono gente normale di testa.
Io ammiro invece i ricercatori che, pur senza correre rischi, lavorano nell'oscurità di un laboratorio per dedicare la loro vita alla ricerca scientifica con benefici per tutti. Essi sono i veri eroi dell'umanità, facendo funzionare la mente e non la passione inutile dell'impresa senza senso.
PIETRO MELIS

22 commenti:

  1. A proposito della rivoluzione francese, ho sempre pensato a duna cosa: per molti personaggi la rivoluzione è stata l'OCCASIONE, quella che per molti non si presenta nemmeno una volta nella vita. Pensiamo a Napoleone, un genio militare, non ci fosse stata la rivoluzione sarebbe diventato al massimo colonnello (Gli altri gradi erano riservati all'alta nobiltà), con la rivoluzione diventò generale a 24 anni ed imperatore a 35... Lo stesso ragionamento si può fare per tanti altri, dei generali napoleonici prima nel 1789 nessuno era nell'esercito. Pensiamo poi a personaggi come Talleyrand, tutta gente che senza la rivoluzione avrebbe condotto una vita oscura. È vero, le rivoluzioni cancellano un'elite e fanno posto ad un'altra.

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    1. Una sintesi perfetta.
      Qualcuno ha detto che la storia non è altro che un cimitero di elites (mi pare che fosse Vilfredo Pareto).
      Mentre il popolo fa più o meno sempre la stessa vita (e se la migliora è solo grazie alle innovazioni della tecnica).

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  2. Le elites a volte eliminate, avvicendate, forse perché vengono meno a scellerati patti sottoscritti, per ragioni varie, difficilmente, ritengo, per ravvedimento umano, pietoso, da pietate...

    Il popolo sta sempre nella stessa maniera, cioè malissimo, salvo limitati e fortunati quadranti del nostro habitat.

    Tayllerand era chiamato il ministro camaleonte
    servitore di 100 padroni come il nostro Arlecchino. Imposto da gente più potente di Robespierre e Napoleone...

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  3. Tayllerand è un esempio di personaggio pronto a tutti i compromessi, ma abilissimo negoziatore, capace di uscire da tutte le situazioni senza rimetterci. A lui Giuseppe Giusti ha dedicato "Il brindisi di Girella", poesia che tutti dovrebbero leggere per capire i politici e la storia d'Italia. Comunque Tayllerand fu tutto: vescovo, personaggio della rivoluzione (fu lui che suggerì la nazionalizzazione dei beni ecclesiastici), dovette fuggire durante il terrore, tornò in auge e sostenne Napoleone, quando poi le cose si misero male cominciò a preparare la restaurazione di borboni,nel 1830 organizzò la presa di potere di Luigi Filippo...se invece che morire nel 1838 fosse vissuto altri 20 anni sarebbe sicuramente stato ministro della seconda repubblica e poi di Napoleone III.

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    1. I personaggi come Tayllerand sono insostituibili per le elites, perchè sono abili, non hanno vincoli morali e non rappresentano un pericolo (sono al loro servizio), per cui possono tenere i rapporti formali con la popolazione e gestire le necessità di governo.
      Un moderno Tayllerand potrebbe essere, mutatis mutandis, il 'buon' Mario Draghi.

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    2. Io invece, a proposito di camaleonti vorrei ricordare Adenauer fra tutti, mentre del rettilario Italia eviterei parlarne.....

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  4. Le sfide inutili

    Effettivamente sfidare la montagna è da idioti. Tuttavia posso immaginare che chi arriva in cima all'Everest o altra eccelsa vetta provi una certa soddisfazione, ce l'ha fatta perbacco. Mesmer però mi sembra una persona ragionevole, non certo piena di sé, un semidio. Quante vette ha scalato, quante volte sarà scomapato alla morte per miracolo. Una persona normale come Melis o il sottoscritto si chiede giustamente: ma chi gliel'ha fatto fare? Ma si sa, i gusti sono gusti.

    Ma ormai la vita in occidente è tutta una sfida, si sfidano gli sportivi, gli scienziati sfidano la natura e Dio, tutti parlano continuamente di nuove sfide. E che diavolo, ma quali sfide.
    Ormai non ne posso più di sentire questa parola. Nello sport tutti sfidano tutti, a che scopo? Per primeggiare, dice Lumen, per sentirsi superiori, non se ne può fare a meno, siamo fatti così. Sarà.

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    1. scampato, non quella parolaccia idiota

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    2. Come vedi, il mio 'pallino' (il diavoletto della superiorità) ha un campo di applicazione molto vasto e può spuntare fuori nei luoghi più impensati.
      Persino sulle vette dell'Himalaya. ;-)

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    3. Giusto il pezzo del prof.Melis. Condivido.

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    4. Spero che tu condivida anche l'esistenza del 'diavoletto' di cui parlavo. :-)

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  5. C'ERA UNA VOLTA LA SINISTRA

    Premesso di essere una semplice "particella subatomica", mi sembra che se/qualora la Sinistra ufficiale si gettasse davvero alle proprie spalle tutto il ciarpame ideologico-politico di matrice social-comunista e marxista-leninista per acquisire definitivamente un moderno orientamento socialdemocratico filo-europeista, laico e riformatore si tratterebbe di un fatto da salutare del tutto POSITIVAMENTE: come se/qualora la Destra rinunciasse finalmente alla tradizionale Trimurti Dio-Patria-Famiglia per assumere finalmente e pienamente il volto di una Destra moderna, liberale e filo-occidentale... Contrariamente a quanto sostiene l'illustre intellettuale nazional-conservatore invece, la Sinistra (così come la Destra) sembra purtroppo tuttora assai restia a rinunciare al proprio armamentario ideologico novecentesco ormai sostanzialmente superato dal drastico mutamento delle condizioni economico-politico-sociali e scientifico-tecnologiche locali e globali... Saluti

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  6. Debbo dire che mi sembra tu abbia perfettamente ragione, i politici, sia si destra che di sinistra non si sono accorti che il monto è cambiato, e sta cambiando in continuazione, sono ancora ancorati ad idee sorpassate.

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    1. E' strano, però, che i politici diano questa impressione, perché loro, in genere, proprio per il ruolo che ricoprono, dovrebbero essere sempre pronti a fiutare il vento del cambiamento, a seguire le idee nuove, anche solo per motivi di immagine.
      Non sarà che questi atteggiamenti 'passatisti' appartengano più agli elettori che ai loro leader politici ?
      I quali sono poi costretti a seguirli per convenienza ?

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    2. Domande sensate, peraltro penso che un po' in tutto il mondo (perlomeno laddove si puo' ancora votare piu' o meno liberamente...) l'attuale corsa alla rigida polarizzazione abbia favorito tanto nell'elettorato quanto nei principali partiti/movimenti il predominio delle ali estreme (e "passatiste") emarginando pesantemente le tendenze centriste, moderate e riformatrici pure presenti sia a destra sia a sinistra.

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    3. Lo penso anch'io.
      Probabilmente gli estremismi pagano di più in termini di visibilità e forse (ma non ne sono sicuro) anche in termini elettorali.

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  7. Rivoluzioni e Caos

    Come sostenne Popper di fronte a Marcuse (1961), tra la mera conservazione dello "status quo" e la rivoluzione violenta esiste una ragionevole via di mezzo: quella RIFORMATRICE, sostenuta ad es dagli intellettuali illuministi. Peccato che puntualmente essa rischi di finire stritolata nel classico e rigido dualismo Destra VS Sinistra (cfr F.Caffe', La solitudine del riformista)... Saluti

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    1. Esatto.
      Ci vogliono delle elites intelligenti e lungimiranti che accettino di riformare (moderatamente) se stesse.
      Mica facile.
      Chi gestisce il potere ha il terrore del cambiamento, perchè teme di non saperlo gestire.
      Ed inoltre non ne vede la necessità (Hic manebimus optime).

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    2. Vero, se Luigi XVI avesse avuto il coraggio di prendere delle misure di cambiamento, ridurre i privilegi di nobiltà e clero che non pagavano le tasse (la rivoluzione, checché se ne dica, ebbe inizio dal fatto che il terzo stato doveva sostenere tutta la spesa pubblica mentre aristocrazia e clero, che controllavano i 2/3 del reddito, non pagavano niente) e avesse modificato il regime dell'assolutismo avrebbe potuto continuare a regnare come un monarca costituzionale sul modello inglese.

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    3. E qui viene fuori la differenza 'semantica' tra aristocrazia e oligarchia.
      Il primo è il governo dei migliori (cosa rara), il secondo è solo il governo dei pochi.
      Con tutte le conseguenze che ne derivano.

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  8. Posto il caos che regna durante e dopo le rivoluzioni, riporta il livello sociale come se non indietro rispetto a quello che era prima appunto della, delle,rivoluzioni, ne consegue trattarsi di sovvolgimenti provocati, dalle cosiddette elites, ovvero regolamenti di conti, avvicendamento ai vertici, eliminazione frange elitarie obsolete eccetera. La rivoluzione francese ne è un esempio.

    Si taglia la capoccia ad un re e ti arriva un imperatore....paradosso assoluto!

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    1. Beh sì, certo.
      La storia la fanno le elites.
      Le masse la seguono soltanto.

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