MUSSOLINI E GLI ITALIANI
Giordano Bruno Guerri, nel suo [libro] “Benito”, riprende una tesi a lungo rimossa: gli italiani furono mussoliniani, non fascisti; in lui si identificavano come in un superuomo che chiamavano familiarmente Benito.
Insomma non l’ideologia, la fede politica, il regime permeò gli italiani ma il mito del duce, che era la gigantografia delle loro aspirazioni. (...)
Perché gli italiani furono più mussoliniani che fascisti? Ce lo aveva spiegato alcuni anni prima un grande psicologo delle folle, Gustave Le Bon, che Mussolini leggeva e ammirava, considerando quel suo saggio “un’opera capitale”.
Per Le Bon le folle, soprattutto latine, sono femmine, hanno bisogno di un Capo, di un Gallo nel pollaio, insomma di un dittatore che li seduca e sconfigga i nemici di dentro e di fuori. Erano affascinati dalla sua figura, il suo corpo, il suo volto, la sua voce, i suoi comandi.
A quest’indole delle folle va aggiunta la mitologia del Monarca, del Principe, del Sovrano decisore, stratificata nei secoli. Ma come voleva ormai l’epoca delle masse, un Re non più per ragioni ereditarie e dinastiche ma selezionato sul campo e in trincea, venuto dal popolo, che conquista con la sua forza e la sua volontà, il dominio e lo esercita da vero Capo.
Una specie di monarchia popolare, se non socialista, in cui il capo è un arcitaliano, per dirla con Curzio Malaparte, ovvero è il potenziamento, la versione in grande, dell’italiano comune. Identificazione e proiezione, al tempo stesso, di un popolo nel suo Capo.
MARCELLO VENEZIANI
GUERRA E COSTITUZIONE
[Vorrei] ricordare che la Costituzione della Repubblica Italiana ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.
E che è in corso una controversia internazionale tra l'Ucraina e la Russia.
Ne consegue che qualunque politico italiano dica che questa controversia internazionale debba essere risolta inviando dei materiali bellici a Kiev sta violando la Costituzione Italiana. Tutto qui.
Se poi i nostri politici ritengono di dover fare ciò che dice Biden e non quello che detta la nostra Costituzione, beh, facciano pure. Non ho problemi con questi traditori della Cosituzione Italiana. Rispetto tutti.
ALESSANDRO ORSINI
I LAMENTI DELLA SINISTRA
Oggi come oggi, morto il comunismo, e morto perfino Karl Marx, un programma di sinistra non esiste più, né c’è spazio finanziario per i sogni.
Ma molte parti di quell’antico programma sono penetrate così profondamente nell’animo di tutti, da sembrare dogmi indiscutibili.
È obbligatorio il pacifismo irenico. I lavoratori hanno sempre ragione. Se i giovani sbagliano è colpa degli adulti. Se i ragazzi sono analfabeti non è colpa loro, è colpa della scuola (che li promuove per giunta). Bisogna fare ciò che è giusto e il costo non importa: qualcuno pagherà.
Gli emarginati più sono infingardi, ignoranti e poveri, e più bisogna aiutarli. Vale anche per i giovani delinquenti. E, all’occasione, assassini, per vedere di nascosto l'effetto che fa.
GIANNI PARDO
DIFFERENZE DI POTENZIALE
Il nostro universo funziona sulla base della differenza di potenziale.
Quindi la vita, che le cose accadano, che si trasformino una nell’altra, che percepiamo lo scorrere del tempo, dipendono proprio dalla differenza tra un punto e un altro e in queste differenze c’è anche il ricco e il povero, il satollo e l’affamato, chi affoga e chi muore di sete.
All’inverso, l’idea di “equalizzare” cose e persone, rendere tutto “uguale”, non solo è priva di senso perché nessuno mai ha saputo come fare, a parte raccontare un sacco di balle come la “collettivizzazione dei mezzi di produzione”, è priva di senso perché è meccanicamente impossibile, stante la ragione di cui sopra.
Le cose “uguali” sono morte e quando “ugualizzi” uccidi, annienti, cancelli.(...)
La vita cerca di espandersi il più possibile, fino a che non incontra un limite invalicabile e la nostra specie ha avuto più successo di altre, diventando endemica, perché tramite la tecnologia è stata capace di valicare qualsiasi limite che si è trovata davanti.
Valicare i limiti significa essere sempre in movimento e avere sempre “fame”. Fame di grano come fame di ferro e di carbone. Fame di acqua come fame di legno e di pietra, di terra coltivabile, di climi temperati.(...)
Quindi, la “fame” non si può eliminare. Non solo non si può eliminare, ma provarci significa seminare morte e distruzione, cancellare la vita invece di crearla.
Quello che possiamo fare è applicare l’intelligenza al discorso di cui sopra della continua espansione, perché fatti non fummo a viver come bruti. Quindi avremmo sempre fame, però possiamo scegliere cosa mangiare e quanto mangiarne. Il “cosa” e il “quanto” sono la chiave di tutto il discorso.(...)
Comunque, ci sarà sempre il povero e il ricco, il sano e il malato, il vivo e il morto.
NOVE (dal sito ERETICAMENTE)
Giordano Bruno Guerri, nel suo [libro] “Benito”, riprende una tesi a lungo rimossa: gli italiani furono mussoliniani, non fascisti; in lui si identificavano come in un superuomo che chiamavano familiarmente Benito.
Insomma non l’ideologia, la fede politica, il regime permeò gli italiani ma il mito del duce, che era la gigantografia delle loro aspirazioni. (...)
Perché gli italiani furono più mussoliniani che fascisti? Ce lo aveva spiegato alcuni anni prima un grande psicologo delle folle, Gustave Le Bon, che Mussolini leggeva e ammirava, considerando quel suo saggio “un’opera capitale”.
Per Le Bon le folle, soprattutto latine, sono femmine, hanno bisogno di un Capo, di un Gallo nel pollaio, insomma di un dittatore che li seduca e sconfigga i nemici di dentro e di fuori. Erano affascinati dalla sua figura, il suo corpo, il suo volto, la sua voce, i suoi comandi.
A quest’indole delle folle va aggiunta la mitologia del Monarca, del Principe, del Sovrano decisore, stratificata nei secoli. Ma come voleva ormai l’epoca delle masse, un Re non più per ragioni ereditarie e dinastiche ma selezionato sul campo e in trincea, venuto dal popolo, che conquista con la sua forza e la sua volontà, il dominio e lo esercita da vero Capo.
Una specie di monarchia popolare, se non socialista, in cui il capo è un arcitaliano, per dirla con Curzio Malaparte, ovvero è il potenziamento, la versione in grande, dell’italiano comune. Identificazione e proiezione, al tempo stesso, di un popolo nel suo Capo.
MARCELLO VENEZIANI
GUERRA E COSTITUZIONE
[Vorrei] ricordare che la Costituzione della Repubblica Italiana ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.
E che è in corso una controversia internazionale tra l'Ucraina e la Russia.
Ne consegue che qualunque politico italiano dica che questa controversia internazionale debba essere risolta inviando dei materiali bellici a Kiev sta violando la Costituzione Italiana. Tutto qui.
Se poi i nostri politici ritengono di dover fare ciò che dice Biden e non quello che detta la nostra Costituzione, beh, facciano pure. Non ho problemi con questi traditori della Cosituzione Italiana. Rispetto tutti.
ALESSANDRO ORSINI
I LAMENTI DELLA SINISTRA
Oggi come oggi, morto il comunismo, e morto perfino Karl Marx, un programma di sinistra non esiste più, né c’è spazio finanziario per i sogni.
Ma molte parti di quell’antico programma sono penetrate così profondamente nell’animo di tutti, da sembrare dogmi indiscutibili.
È obbligatorio il pacifismo irenico. I lavoratori hanno sempre ragione. Se i giovani sbagliano è colpa degli adulti. Se i ragazzi sono analfabeti non è colpa loro, è colpa della scuola (che li promuove per giunta). Bisogna fare ciò che è giusto e il costo non importa: qualcuno pagherà.
Gli emarginati più sono infingardi, ignoranti e poveri, e più bisogna aiutarli. Vale anche per i giovani delinquenti. E, all’occasione, assassini, per vedere di nascosto l'effetto che fa.
GIANNI PARDO
DIFFERENZE DI POTENZIALE
Il nostro universo funziona sulla base della differenza di potenziale.
Quindi la vita, che le cose accadano, che si trasformino una nell’altra, che percepiamo lo scorrere del tempo, dipendono proprio dalla differenza tra un punto e un altro e in queste differenze c’è anche il ricco e il povero, il satollo e l’affamato, chi affoga e chi muore di sete.
All’inverso, l’idea di “equalizzare” cose e persone, rendere tutto “uguale”, non solo è priva di senso perché nessuno mai ha saputo come fare, a parte raccontare un sacco di balle come la “collettivizzazione dei mezzi di produzione”, è priva di senso perché è meccanicamente impossibile, stante la ragione di cui sopra.
Le cose “uguali” sono morte e quando “ugualizzi” uccidi, annienti, cancelli.(...)
La vita cerca di espandersi il più possibile, fino a che non incontra un limite invalicabile e la nostra specie ha avuto più successo di altre, diventando endemica, perché tramite la tecnologia è stata capace di valicare qualsiasi limite che si è trovata davanti.
Valicare i limiti significa essere sempre in movimento e avere sempre “fame”. Fame di grano come fame di ferro e di carbone. Fame di acqua come fame di legno e di pietra, di terra coltivabile, di climi temperati.(...)
Quindi, la “fame” non si può eliminare. Non solo non si può eliminare, ma provarci significa seminare morte e distruzione, cancellare la vita invece di crearla.
Quello che possiamo fare è applicare l’intelligenza al discorso di cui sopra della continua espansione, perché fatti non fummo a viver come bruti. Quindi avremmo sempre fame, però possiamo scegliere cosa mangiare e quanto mangiarne. Il “cosa” e il “quanto” sono la chiave di tutto il discorso.(...)
Comunque, ci sarà sempre il povero e il ricco, il sano e il malato, il vivo e il morto.
NOVE (dal sito ERETICAMENTE)
Partirei da Veneziani per dire che il suo ragionamento gira a vuoto. Un po' come chiedersi se è nato prima l'uovo o la gallina. Se è vero che la "ricerca del padre" è un topòs della cultura italiana nella storia (si pensi che Roma nacque dalla guerra tra due fratelli) è anche vero che Mussolini è il creatore del fascismo, cioè una dittatura che prende il nome dal simbolo del fascio.
RispondiEliminaOrsini sfonda una porta aperta. Poi, naturalmente, c'è chi si aggrappa a funamboliche interpretazioni dell'arte. 11 della Costituzione ma la sostanza è quella.
Gianni Pardo mi piace sempre, nella sua essenzialità le sue argomentazioni vanno a toccare sempre corde profonde.
Quanto a Nove, cosa dire, mi pare che la questione sia non poco astratta e che richieda una qualche contestualizzazione.
Caro Agostino, secondo me la differenza tra 'mussoliniani' e 'fascisti' esiste ed è uno dei motivi per cui la Germania, che è stata nazista e non solo hitleriana, si è trovata in una situazione molto peggiore della nostra.
EliminaNon voglio sottovalutare i danni ed i disastri del fascismo, ma ho la sensazione (ovviamente col senno di poi e senza averci vissuto) che la dittatura italiana fosse più sopportabile di quella tedesca.
Forse perchè era più personalistica e quindi meno efficiente.
Inoltre ho grande stima di Giordano Bruno Guerri (di cui ho letto alcuni saggi) e mi fido della sua capacità di analisi.
Quanto al pezzo di NOVE, era il commento ad un post che parlava della lotta alla povertà ed alla fame.
EliminaPuò darsi che, enucleate dal contesto, le sue riflessioni appaiano un po' astratte.
D'altra parte non potevo pubblicate il post per intero, per ovvi motivi di spazio (ma anche di contenuto, che ho trovato modesto e discutibile).
Comunque, se interessa, provvedo a riportare il link:
https://www.ereticamente.net/lemma-dilemma-o-trilemma-come-risolvere-il-problema-della-fame-nel-mondo-renato-padoan/
Ma la differenza tra mussoliniani e fascisti quale sarebbe se parliamo del ventennio? Se parliamo del presente, concordo certamente che essere fascisti non significa essere mussoliniani, oggi esiste un neofascismo che certamente ha caratteristiche peculiari. Bruno Guerri potrebbe aver ragione, forse la più parte degli italiani si riconosceva nel duce e nel fascismo solo indirettamente: ma con questo cosa si vuole dire? Che la colpa di ciò che è accaduto è di Mussolini e non del fascismo? Mi auguro che non sia questa l'intenzione.
Elimina