Quinto post dedicato ai problemi della scuola italiana (ma non solo), con brevi digressioni su altri argomenti strettamente correlati, come l'apprendimento e l'educazione.
Le prospettive future appaiono sconfortanti, anche perchè non si vede traccia di un'inversione di tendenza.
LUMEN
INFORMAZIONI INUTILI
<< La scuola inonda i ragazzi di informazioni che NON SERVONO a prendere decisioni utili per loro stessi, omettendo sistematicamente tutte quelle utili.
Il risultato e’ un cittadino confuso, che non sa distinguere un dato utile da un dato inutile. (…)
Lo scopo non e’ solo quello di costruirsi un filtro anti-bufale: anche avute le informazioni rilevanti e veritiere, occorre metterle insieme con un metodo affidabile per costruire una decisione.
Ma anche in questo caso, la scuola avra’ riempito la testa degli studenti di nichilismo, idealismo, lullismo, platonismo, aristotelismo, marxismo, che a volte contengono regole logiche, ma non metodi sistematici per prendere decisioni.
Cosi’ si ottiene un cittadino che non sa quali informazioni scegliere nel fiume che gli viene vomitato addosso, e quando si trova con un problema si ferma perche’: non e’ sicuro di avere le informazioni giuste e non e’ sicuro che il metodo che usa funzioni.
Un cittadino che non si ritiene in grado di prendere una decisione e’ il cittadino perfetto di qualsiasi governo voglia prendere le decisioni AL POSTO SUO. (…)
Che e’, appunto, il motivo per il quale il governo impartisce loro questa educazione.
Insegnare confusione e inutilita’ e’ il modo attraverso il quale il governo tiene il cittadino in modalita’ imitativa , cosa che consente al governo di prendere decisioni prive di resistenza.
URIEL FANELLI
SOCIAL MEDIA
L’antropologo Walter Ong, nella sua celebre opera “Oralità e scrittura”, sostiene che i media elettronici comportino una modalità conoscitiva di tipo percettivo, analogico e olistico, tipica della tradizione orale, mentre la lettura alfabetica avanza invece analiticamente, secondo la linea stabilita dal testo, con possibilità di soffermarsi e di ritornare indietro, necessitando quindi un impegno di rielaborazione simbolica più complesso.
Cambia quindi il grado di focus mentale richiesto, poiché la lettura implica attenzione alta unitamente a un pensiero più razionale, analitico e penetrante, mentre il focus basso, che caratterizzerebbe l’oralità ‘di ritorno’ o ‘secondaria’ del digitale, si accompagna ad una maggiore rilassatezza e a un tipo di pensiero più diffuso e orientato all’associatività.
‘Focus basso’, di per sé, non è sinonimo di ‘rincretinimento’.
Lo diventa nel momento in cui l’oralità secondaria viene egemonizzata da coloro interessati a diffondere solo determinati contenuti e comportamenti sociali, grazie a una posizione dominante all’interno delle piattaforme, ma anche perché gli esponenti della cultura ‘libresca’ la rifiutano sdegnosi.
IGOR GIUSSANI
INTELLIGENZA E LINGUAGGIO
Il Quoziente Intellettivo medio della popolazione mondiale sta diminuendo e una delle cause è l'impoverimento del linguaggio.
Diversi studi dimostrano infatti la correlazione tra la diminuzione della conoscenza lessicale (e l'impoverimento della lingua) e la capacità di elaborare e formulare un pensiero complesso.
La graduale scomparsa dei tempi (congiuntivo, imperfetto, forme composte del futuro, participio passato) dà luogo a un pensiero quasi sempre al presente, limitato al momento: incapace di proiezioni nel tempo.
Meno parole e meno verbi coniugati implicano meno capacità di esprimere le emozioni e meno possibilità di elaborare un pensiero, perché più povero è il linguaggio, più il pensiero è scarno.
CHRISTOPHE CLAVE'
LA CRISI DELL'EDUCAZIONE
Il problema principale è che viviamo in una società ineducata. Si, anche maleducata, ma soprattutto ineducata; ossia nessuno avverte il dovere, il diritto, l’obbligo di educare e di essere educato.
Ciascuno ritiene di essere autonomo, autosufficiente, sin da piccolo; ogni tentativo di educare è visto come un plagio, una sottomissione, una coercizione; comunque una limitazione alla libertà, una mancanza di rispetto della personalità, anche quella in fieri di un ragazzino; insomma non un prendersi cura, ma un abuso sui sacrosanti diritti di essere quel che vogliamo essere.
Non si può nemmeno provare a dirla, quella parola – educazione – e ti sfilano davanti le immagini di regimi autoritari se non totalitari, dispotismi del passato o sistemi patriarcali, paternalistici ormai sepolti nel passato.
Ma come “non si nasce imparati”, così non si nasce educati; e non può bastare una forma di auto-educazione; contano i saperi, le esperienze, i ruoli, i confronti e le responsabilità.
Tutto questo dà autorevolezza e anche, non spaventatevi, autorità, di cui abbiamo bisogno almeno quanto il suo contrario, l’autonomia.
MARCELLO VENEZIANI
Le prospettive future appaiono sconfortanti, anche perchè non si vede traccia di un'inversione di tendenza.
LUMEN
INFORMAZIONI INUTILI
<< La scuola inonda i ragazzi di informazioni che NON SERVONO a prendere decisioni utili per loro stessi, omettendo sistematicamente tutte quelle utili.
Il risultato e’ un cittadino confuso, che non sa distinguere un dato utile da un dato inutile. (…)
Lo scopo non e’ solo quello di costruirsi un filtro anti-bufale: anche avute le informazioni rilevanti e veritiere, occorre metterle insieme con un metodo affidabile per costruire una decisione.
Ma anche in questo caso, la scuola avra’ riempito la testa degli studenti di nichilismo, idealismo, lullismo, platonismo, aristotelismo, marxismo, che a volte contengono regole logiche, ma non metodi sistematici per prendere decisioni.
Cosi’ si ottiene un cittadino che non sa quali informazioni scegliere nel fiume che gli viene vomitato addosso, e quando si trova con un problema si ferma perche’: non e’ sicuro di avere le informazioni giuste e non e’ sicuro che il metodo che usa funzioni.
Un cittadino che non si ritiene in grado di prendere una decisione e’ il cittadino perfetto di qualsiasi governo voglia prendere le decisioni AL POSTO SUO. (…)
Che e’, appunto, il motivo per il quale il governo impartisce loro questa educazione.
Insegnare confusione e inutilita’ e’ il modo attraverso il quale il governo tiene il cittadino in modalita’ imitativa , cosa che consente al governo di prendere decisioni prive di resistenza.
URIEL FANELLI
SOCIAL MEDIA
L’antropologo Walter Ong, nella sua celebre opera “Oralità e scrittura”, sostiene che i media elettronici comportino una modalità conoscitiva di tipo percettivo, analogico e olistico, tipica della tradizione orale, mentre la lettura alfabetica avanza invece analiticamente, secondo la linea stabilita dal testo, con possibilità di soffermarsi e di ritornare indietro, necessitando quindi un impegno di rielaborazione simbolica più complesso.
Cambia quindi il grado di focus mentale richiesto, poiché la lettura implica attenzione alta unitamente a un pensiero più razionale, analitico e penetrante, mentre il focus basso, che caratterizzerebbe l’oralità ‘di ritorno’ o ‘secondaria’ del digitale, si accompagna ad una maggiore rilassatezza e a un tipo di pensiero più diffuso e orientato all’associatività.
‘Focus basso’, di per sé, non è sinonimo di ‘rincretinimento’.
Lo diventa nel momento in cui l’oralità secondaria viene egemonizzata da coloro interessati a diffondere solo determinati contenuti e comportamenti sociali, grazie a una posizione dominante all’interno delle piattaforme, ma anche perché gli esponenti della cultura ‘libresca’ la rifiutano sdegnosi.
IGOR GIUSSANI
INTELLIGENZA E LINGUAGGIO
Il Quoziente Intellettivo medio della popolazione mondiale sta diminuendo e una delle cause è l'impoverimento del linguaggio.
Diversi studi dimostrano infatti la correlazione tra la diminuzione della conoscenza lessicale (e l'impoverimento della lingua) e la capacità di elaborare e formulare un pensiero complesso.
La graduale scomparsa dei tempi (congiuntivo, imperfetto, forme composte del futuro, participio passato) dà luogo a un pensiero quasi sempre al presente, limitato al momento: incapace di proiezioni nel tempo.
Meno parole e meno verbi coniugati implicano meno capacità di esprimere le emozioni e meno possibilità di elaborare un pensiero, perché più povero è il linguaggio, più il pensiero è scarno.
CHRISTOPHE CLAVE'
LA CRISI DELL'EDUCAZIONE
Il problema principale è che viviamo in una società ineducata. Si, anche maleducata, ma soprattutto ineducata; ossia nessuno avverte il dovere, il diritto, l’obbligo di educare e di essere educato.
Ciascuno ritiene di essere autonomo, autosufficiente, sin da piccolo; ogni tentativo di educare è visto come un plagio, una sottomissione, una coercizione; comunque una limitazione alla libertà, una mancanza di rispetto della personalità, anche quella in fieri di un ragazzino; insomma non un prendersi cura, ma un abuso sui sacrosanti diritti di essere quel che vogliamo essere.
Non si può nemmeno provare a dirla, quella parola – educazione – e ti sfilano davanti le immagini di regimi autoritari se non totalitari, dispotismi del passato o sistemi patriarcali, paternalistici ormai sepolti nel passato.
Ma come “non si nasce imparati”, così non si nasce educati; e non può bastare una forma di auto-educazione; contano i saperi, le esperienze, i ruoli, i confronti e le responsabilità.
Tutto questo dà autorevolezza e anche, non spaventatevi, autorità, di cui abbiamo bisogno almeno quanto il suo contrario, l’autonomia.
MARCELLO VENEZIANI
Raramente ho condiviso le opinioni di Veneziani ma in questo caso è impossibile dargli torto. Gli insegnanti oggi non sono più educatori ma solo asettici trasmettitori di nozioni. Eppure l'educazione è alla base di tutto per almeno due motivi. Primo per il rispetto che si deve alle persone, insegnanti o compagni che siano. In secondo luogo perché è solo rispettando la cultura, il pensiero e le idee di chi ci ha preceduto, che si può veramente apprendere, capire, comprendere, imparare. Senza il rispetto che solo l'educazione può dare, continueremo a vedere coppiette che felici si fanno un selfie ad Auschwitz, sotto l'insegna Arbeit Macht Frei.
RispondiEliminaCaro Agostino, la tua testimonianza su questo argomento è particolarmente preziosa, perchè la tua esperienza professionale ti ha consentito di vedere le cose dall'interno.
EliminaAggiungo che solo comprendendo a fondo le idee diverse dalle nostre, noi aquistiamo gli strumenti culturali per criticarle.
Respingerle per 'sentito dire' non ci insegnerà mai nulla.
"Raramente ho condiviso le opinioni di Veneziani ma in questo caso è impossibile dargli torto."
EliminaIo non so perché ce l'abbiate con Veneziani. Non tutto, non sempre quello che scrive nel suo blog mi piace, ma in genere ha ragione da vendere, quello che scrive e pensa ha capo e coda. Dicono che sia di destra, per un imbecille come Flores d'Arcais, un fanatico di sinistra come pochi, è pure ovviamente un fascista. Ma che significa poi essere di destra? Amare il proprio paese è un crimine? Già, Veneziani è un sovranista, peccato mortale per i Ferrara, Cerasa, Mattarella, Bergoglio e compagnia bella. Non mi piace di Veneziani la sua nostalgia di Dio, delle luminarie del suo paese a Natale - che non sono però peccati mortali. La sinistra esige professioni di antifascismo ad ogni piè sospinto. Una sinistra che ha adorato Stalin, Mao, Castro, Guevara, chissà magari anche Pol Pot, professori di sinistra che brandivano il ridicolo libretto rosso di Mao ecc. ecc. Questa sì che è gente da ammirare.
Ben detto, Sergio.
EliminaVeneziani, come tutti gli uomini di cultura, va valutato per quello che dice di volta in volta.
Non è corretto giudicarlo solo per appartenenza.
Sono sicuro, però, che non era questa l'intenzione di Agostino.
Social Media
RispondiEliminaCuriosamente quel W.Ong menzionato dal bravo Giussani (omonimo di un altro piu' noto presbitero cattolico. .) era (anche) un sacerdote gesuita che esercito' una certa influenza anche sul celebre massmediologo canadese (a sua volta convertito al Cattolicesimo) M.Mc Luhan: a ennesima riprova che il variegato mondo cattolico punta si all'Aldila' ma studia molto approfonditamente l'Aldiqua'... Saluti
Grazie per il riferimento.
EliminaDa Wiki: << Walter J. Ong (1912–2003), è stato un religioso, antropologo, filosofo, insegnante e storico delle culture e delle religioni statunitense. (...)
Fra le opere che ha pubblicato vanno soprattutto ricordate 'Interfacce della parola' (1977) ed 'Oralità e scrittura. Le tecnologie della parola' (1982).
Il libro è un'importante opera di sintesi, che delinea la storia delle varie tappe del cammino percorso dalla civiltà occidentale nel suo trascorrere dall'oralità alla completa interiorizzazione della scrittura.
Paragonando le società ad oralità diffusa con quelle che utilizzavano la scrittura, O. ha illustrato come l'introduzione di quest'ultima abbia profondamente mutato il pensiero delle società interessate dal fenomeno. >>
Io quoto monsieur Clave' per la sua intrigante e per me inedita teoria sui verbi declinati al presente e relative conseguenze eccetera eccetera, talche' l'orizzonte temporale e culturale dei giovani studenti si riduce ad un perimetro di pochi metri, richiamando alla mente lo stato di abbrutimento fisico, mentale e lessicale delle negritudini nelle famose piantagioni dello Zio Tom.
RispondiEliminaI giovani Pinocchio, per altro, mai venderanno l'abbecedario per andare a vedere i burattini di Mangiafuoco. In primis perché non ce l'hanno, in secundis perché il loro smartphone, abbecedario 2.0, fornisce lui stesso spettacoli di varia umanità, oltre custodire segreti preferibilmente non divulgabili. A volte si usa l'aggeggio per sapere chi era Napoleone, la radice quadrata di 8, zimbellare un collega di banco eccetera.
Suddito perfetto, suggeritore-influencer digitale sempre al fianco.
In effetti lo 'smartphone' a scuola è un'arma a doppio taglio.
EliminaTu, se fossi un professore, lo vieteresti ?
Mah, che ti devo dire Lumen, non saprei, anche perché un savio, pur ammesso che uno lo sia, cosa ci fa in una brigata di matti?
RispondiEliminaI ragazzi di oggi non sono matti, sono disorientati.
EliminaUn adulto saggio (ammesso che noi lo siamo) può sempre dare una mano.