martedì 8 ottobre 2024

Putant quod Cupiunt

L'espressione latina del titolo (in inglese “wishful thinking people”) si riferisce a quelle persone che preferiscono credere alle affermazioni più piacevoli e consolatorie, anche se false, piuttosto che accettare le verità scomode.
Il testo che segue, a cui ho intercalato i miei commenti, è tratto dalla pagina FaceBook di 'Telefonoverde' e mi sembra perfettamente adatto a rappresentare il fenomeno.
LUMEN



<< PERCHÉ DIO ESISTE? - Abbiamo provato a dare delle risposte a sostegno dell'esistenza di Dio che, andando oltre quelle che chiaramente darebbe la Bibbia, ci sono apparse ovvie, chiare, di assoluto buon senso ed universalmente accettabili.

È RAGIONEVOLE CHE DIO ESISTA
Senza l’esistenza di un essere supremo, che ha pianificato ogni cosa e che ha un disegno preciso, l’esistenza umana non ha ne capo ne coda; è occasionale e senza un reale senso. Senza Dio siamo senza una vera ragione se non quella fine a se stessa di sopravvivere, venendo dal nulla per riandare nel nulla.
L’esistenza di Dio, invece, colloca l’esistenza umana all’interno di una ragione; ha una causa ed ha un effetto. Con Dio l’esistenza umana assomiglia tantissimo a tutto quello che un essere intelligente normalmente fa e cioè: pensa, progetta e realizza qualcosa. 
Tutto nel creato segue questa logica. Gli animali non vagano a caso ma hanno degli obiettivi da realizzare. Le piante hanno un senso ed un ruolo all’interno dell’ecosistema così come tutto ciò che è creato. L’uomo, poi, è una sequenza interminabile di progetti ed obbiettivi da perseguire. 
Allora la cosa più irragionevole sarebbe che tutto questo creato, sensato e determinato, venga da un fatto insensato ed occasionale. È ragionevole invece che tutto venga da un fatto altrettanto, anzi, maggiormente sensato come l’esistenza di una intelligenza superiore che ha un progetto da perseguire ed una meta da raggiungere.

NOTA di LUMEN – La scienza biologica ha confermato che l’esistenza umana, così come quella di ogni essere vivente, non ha nessun significato particolare e nessuno scopo ultimo, che non sia la replicazione del proprio DNA. Dobbiamo farcene una ragione.


È GIUSTO CHE DIO ESISTA
Siamo tutti amanti della giustizia e dell’equità. Siamo in grado di concepire questi valori e di perseguirli. È assurdo concepire qualcosa che difficilmente possa poi trovare una vera e piena realizzazione. 
Nel mondo, infatti, esistono una infinità di ingiustizie e di iniquità che restano e che resteranno senza una risposta adeguata. Ingiustizie sociali, ingiustizie personali, ingiustizie genetiche (è ingiusto che uno sia più intelligente di un altro o che uno sia sano mentre un altro nasca disabile ecc…).
Questa ingiustizia dalla quale siamo pervasi, associata al senso di giustizia che tutti abbiamo, ci spingono energicamente a credere che esista una giustizia oltre i nostri limiti ed oltre quello che è al momento fuori dalla nostra portata pratica e cognitiva. Una giustizia che toccherà tutto e tutti; una giustizia che risponderà equamente ad ogni ingiustizia.
Ora questa giustizia è chiaro che non possa essere di questo mondo per cui deve essere per causa di forza maggiore una giustizia che risiede in qualcuno intelligente e potente che è sopra gli uomini, e chi se non Dio può essere questo giudice? Dio soddisfa il bisogno profondo di giustizia che è in ogni essere umano. Se Dio non esistesse questo mondo oltre che essere senza senso sarebbe anche un luogo profondamente e biecamente ingiusto ed impunito.
L’esistenza di Dio come esecutore di una giustizia sovrana, certa ed infallibile, colloca l’umanità in un quadro reale e profondamente compatibile con le aspettative dei sentimenti e dei valori umani, molto più di quanto non lo sarebbe la sua inesistenza.

NOTA di LUMEN - La scienza fisica ha dimostrato che il mondo è solo una sequenza di eventi oggettivi, privi di qualsiasi significato etico, e quindi non può che apparirci profondamente ingiusto. Possiamo cercare di contenere i danni, difendendoci dai pericoli, ma se ci limitiamo a confidare in una fantomatica giustizia soprannaturale, subiremo una sorte anche peggiore.

 
È NECESSARIO CHE DIO ESISTA
Proviamo ad immaginare quale reazione susciterebbe la notizia secondo la quale sarebbe stato inequivocabilmente dimostrato che Dio non esiste. Pensiamoci un attimo. Credo che la disperazione sarebbe totale e globale e non solo da parte dei credenti, come ci si aspetterebbe, ma sono convinto che questa disperazione investirebbe inaspettatamente anche gran parte dei non credenti: agnostici, atei e affini.
La disperazione sarebbe globale perché in fondo in fondo, anche se alcuni molto in fondo, tutti sperano, in modi differenti e con aspettative differenti, che dopo la morte possa davvero esistere qualcosa come una una specie di giusto riscatto dalle sofferenze di quaggiù. Una speranza alimentata da quel barlume di probabilità prodotto dal fatto che in realtà nessuno, ma proprio nessuno, può affermare il contrario e cioè che dopo la morte tutto realmente si estingue nel nulla.
I credenti hanno le loro idee molto chiare; i meno credenti hanno le loro idee confuse; gli atei e affini vedono alla possibilità che Dio esista e che esista un al di là nello stesso modo in cui vede la vincita uno che ha comprato un biglietto della lotteria; non ci crede mica più di tanto che vincerà, anzi ci crede poco, o niente, ma in fondo in fondo spera che possa essere proprio lui il vincitore.
 Così molta umanità guarda a Dio e all’aldilà. Non ci crede molto, poco, pochissimo, ma in fondo in fondo nutre una piccolissima, (o grande?) speranza che ciò che si dice in giro sia vero e che Dio sia benevolo poi con lui.
Se ci fosse la tragica notizia della certa inesistenza di Dio tutto ma proprio tutto il mondo sarebbe inevitabilmente ed irreversibilmente depresso e disperato perché tutti in qualche modo, in modo più o meno evidente, magari come un segreto inconfessabile del proprio cuore, sentono la necessità che Dio esista per davvero. Questa speranza in Dio e nella sua esistenza è il pensiero dell’eternità che abita ogni cuore e che spinge l’uomo a cercare la verità su se stesso e su Dio.

NOTA di LUMEN – La consapevolezza della 'non esistenza' di Dio comporterebbe, in effetti, una grande disperazione tra la gente. Questo però spiega soltanto l'esistenza delle Religioni ed il loro successo millenario. Null'altro.


È INEVITABILE CHE DIO ESISTA
Da che esiste il genere umano esiste anche il pensiero dell’eternità e di una qualche realtà sovrumana che possa avere un’influenza sul destino dell’umanità. Tutti gli esseri umani di tutti i tempi e di tutti i luoghi della terra, dalla tribù più sperduta fino al popolo più evoluto; dalla notte dei tempi fino ad oggi, hanno sempre avuto nel loro cuore la percezione di qualcuno o qualcosa al di sopra di essi e che li sovrastava.
Sono stati dati molti nomi a questa entità sovrumana, da Manitù agli alieni, dai politeisti ai monoteisti, dalle energie non meglio precisate alle divinità famigliari ecc… ; ma in un modo o in un altro l’idea del sovrumano, del divino, o di qualcuno che ci sovrasta e che possa intervenire per cambiare le sorti dell’umanità è sempre stata costantemente presente.
Se ci pensiamo, l’ateismo o l’agnosticismo sono relativamente recenti come pensieri filosofici ed anche se si cerca di collocare questo pensiero nella notte dei tempi in realtà dobbiamo arrivare al diciottesimo secolo per trovare l’ateismo positivo. 
Inoltre, la stragrande maggioranza di coloro che si compiacciono di definirsi “atei o agnostici” non sa assolutamente nulla di queste filosofie ma semplicemente scelgono l’ateismo perché banalmente non gli piace credere nell’esistenza di Dio passando di fatto, a piè pari, da una fede in Dio ad una sprovveduta fede negazionista, perché sempre di fede si tratta.
Chiediamoci: tutta questa umanità mondiale che dalla notte dei tempi ad oggi ha sempre percepito il divino è una umanità debole, ignorante e sprovveduta? No! La verità è piuttosto che l’esistenza e la presenza di Dio è inevitabile; la si trova in ogni angolo dell’universo, in ogni cm sulla terra ed in ogni angolo del pensiero, del credente come dell’”ateo”. 
La presenza di Dio è inevitabile ed invadente e nessuno potrà mai cancellarla ma ognuno dovrà piuttosto conciliarla alle aspettative, troppo spesso frustrate, di un cuore e di un pensiero che da sempre sono in grado di percepirla. >>

NOTA di LUMEN – E' vero che i credenti religiosi sono la maggioranza nel mondo, mentre gli atei e gli agnostici sono solo una minoranza, ma questo non significa nulla. La maggioranza può avere la forza di decidere, ma il numero non basta per avere ragione.

17 commenti:

  1. Veluti deus daretur aut etiam etsi deus non daretur, vivere decentemente sia che(come se) dio esista oppure no, dio sarà o non sarà. Lo sapremo post mortem, non vedo alternative salvo coloro che affettano una fede, un credo, più di facciata che di sostanza. Gli atei, per contro , mi pare si tormentino inutilmente.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Credo che di atei tormentati non ce ne siano poi molti.
      Comunque la tua citazione latina mi sembra perfettamente in tema.

      Elimina
    2. "Lo sapremo post mortem."

      Ma se siamo morti come faremo a saperlo? Quando saremo morti non ci sarà più coscienza e possibilità di verificare alcunché. Mica potremo dire: avevo ragione io, Dio c'è, oppure: l'avevo detto io che Dio non c'è.

      Caro Lumen, devo dire che questa lunghissima menata su Dio mi ha irritato. Ma stiamo ancora qui a perdere tempo con questa ridicola questione? Ho poi visto che il testo è tratto da un blog di (omissis).
      Ma per dire il livello di questi testi cito due passaggi:
      "Se ci fosse la tragica notizia della certa inesistenza di Dio tutto ma proprio tutto il mondo sarebbe inevitabilmente ed irreversibilmente depresso e disperato ..."
      MA PER FAVORE!

      "Inoltre, la stragrande maggioranza di coloro che si compiacciono di definirsi “atei o agnostici” non sa assolutamente nulla di queste filosofie ma semplicemente scelgono l’ateismo perché banalmente non gli piace credere nell’esistenza di Dio passando di fatto, a piè pari, da una fede in Dio ad una sprovveduta fede negazionista, perché sempre di fede si tratta."

      MA PER FAVORE (bis)!

      Io non "mi compiaccio" di essere ateo e agnostico. E che gli atei siano degli ignoranti (non sanno assolutamente niente di queste filosofie) è da dimostrare.
      E per finire anche la perla: chi dice di non credere in Dio crede lo stesso in qualcosa, nella sua inesistenza.
      MA PER FAVORE!

      Elimina
    3. Caro Sergio, ho pubblicato questo post perchè i ragionamenti "di buon senso" dell'autore sono molto diffusi e tutto quello che è molto diffuso a livello sociale è comunque importante.
      Ovviamente io, con i miei commenti, non ho la pretesa di convincere nessuno (anche perchè chi 'crede' non mi legge), ma mi sono divertito a farli e quindi mi sembrava giusto condividerli con i miei 25 lettori (copyright A. Manzoni).

      Elimina
    4. Veluti si deus daretur.....errata corrige

      Elimina
  2. Disse una volta un prete (!): questa parola - Dio - è così ipotecata, sarebbe meglio dire Senso. Ottimo suggerimento. Invece della insopportabile menata - se Dio c'è o non c'è - ecco una domanda sensata: la vita, l'universo hanno un senso? Giametta negava che la vita abbia un senso. Invece un senso c'è: la vita, l'universo esistono innegabilmente, lo constatiamo ad ogni istante. Sono dunque, e ce ne rallegriamo. Del fantomatico Dio manca ogni traccia, abbiamo invece un lungo discorso su qualcosa - Dio - che non si sa bene se sia o non sia e soprattutto chi o che cosa sia. Il barbuto di Michelangelo? Ci sono dei fessi - chiamati teologi (tra cui anche Cacciari !!!) - che continuano a strologare sul fantomatico Dio. Ma è il loro mestiere, si guadagnano - invero rubano - il pane strologando. E IO PAGO!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. << Disse una volta un prete (!): questa parola - Dio - è così ipotecata, sarebbe meglio dire Senso. >>

      Mi sembra una affermazione un po' riduttiva.
      'Senso' è sicuramente un concetto importante, ma che può essere riempito in tanti modi diversi, mentre Dio è un concetto unico e insostituibile.
      Forse anche lui, pur essendo un prete, aveva le sue perplessità.

      Elimina
  3. Per rispondere a Lumen circa il Manzoni, mi astengo da ulteriori rozze discettazioni posto iddio è evidentemente, eventualmente, un problema per i trapassati ed un tormento per i viventi, per rispondere a Lumen, dicevo, riterrei il Manzoni non avrebbe avuto molti più lettori dei 25 da lui "scherzosamente" citati se il suo pippone non fosse già dato alle stampe e proposto, imposto come romanzo "governativo ". Piccolo Mondo Antico del Fogazzaro è superiore, lo distanzia di mille leghe.... Sempre parere personale, ripeto. Trovo questo mio commento pertinente dato che il citato Manzoni ha vessato intere generazioni con la sua idea della provvidenza.

    RispondiElimina
  4. Ma dài, Piccolo Mondo Antico fa letteralmente schifo, illeggibile, l'ho letto alcuni anni, dovevo colmare questa lacuna, ma ci sono rimasto molto male. Be', poi non è che Manzoni in persona abbia vessato intere generazioni, che colpa ne ha se certuni hanno pensato di servirsi del suo romanzo per edificare gli italiani.
    Ricordiamo comunque che certi cattolici, mi pare i gesuiti, non erano teneri con Manzoni. E poi, come abbiamo visto, Manzoni era ateo, altro che Divina Provvidenza, ci ha preso per i fondelli, lui sì in prima personal.

    RispondiElimina
  5. Che ci abbia preso per i fondelli Sergio, lo penso pure io....

    RispondiElimina
  6. Ricordo un'intervista con Sciascia, in cui sosteneva che il vero protagonista del romanzo è Don Abbondio, con la sua arte tutta italiana di adeguarsi al potere di turno.
    Una sorta di metafora (ben occultata dalla Provvidenza) dei nostri peggiori difetti.

    RispondiElimina
  7. Uno degli aspetti più tragicomici dell'intera questione è l'estrema facilità con cui viene chiamato in causa un concetto metafisico-religioso (Dio) che già quasi un secolo fa l'acuto filosofo neopositivista Carnap definiva privo di un significato chiaramente intellegibile e universalmente condivisibile e che anche nella Bibbia più volte viene definito "ineffabile" tanto da sconsigliare di nominarlo invano. Eppure i credenti monoteisti ufficiali ne parlano costantemente, come se si trattasse di "uno di casa", salvo poi attribuirgli caratteristiche diversificate se non addirittura reciprocamente opposte!
    Evidentemente la saggia risposta data dal matematico P.S. de Laplace allorquando Napoleone I gli aveva domandato perché non avesse nominato Dio nel suo elaborato modello di spiegazione scientifica dell'Universo ("Sire, non ho bisogno di qs ipotesi!") continua ad essere considerata inopportuna, pericolosa e "sovversiva", anche per inconfessabili ragioni di matrice ideologico-politica (si pensi ad es. alle fiammeggianti dichiarazioni anti-laiche, anti-occidentali e anti-moderne del Patriarca russo-ortodosso Kyril)... Saluti

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Le 'inconfessabili ragioni' risiedono probabilmente nella grande utilità che la religione fornisce alle elites nella gestione del potere.
      Una utilità che raggiunge il suo massimo livello nelle teocrazie.

      A proposito delle quali - con riferimento all'attuale situazione del M.O. - Gianni Pardo ha fatto questa interessante considerazione:
      << In realtà il vero nodo della questione è in primo luogo religioso e non riguarda tanto l’Ebraismo e l’Islàm, quanto i sunniti e gli sciiti.
      L’ambizione dell’Iran è infatti quella di sostituire l’Arabia Saudita come Vaticano dell’Islamismo. Teheran sogna di essere il leader della rivolta maomettana contro un mondo largamente secolare (o distrattamente cristiano) nel quale viviamo, in modo da ridare nuovo impulso all’opera del Profeta.
      Naturalmente questo progetto è vivamente osteggiato dalla maggior parte dei Paesi musulmani i quali infatti non vedrebbero volentieri l’unione tra potere religioso e potere politico (cioè califfato), che trasformerebbe quei Paesi in teocrazie (come l’Iran), esautorando per sempre i laici. >>

      Elimina
  8. E' probabile... In fin dei conti un po' da sempre Potere politico e Potere religioso tendono a sostenersi/rafforzarsi a vicenda (si pensi alla classica e solida teoria della Religione come Instrumentum Regni) e cio' naturalmente accade soprattutto nei Regimi autoritari/totalitari come appunto quello iraniano o quello russo, acerrimi nemici della moderna Democrazia liberale di matrice occidentale, nella quale almeno tendenzialmente dovrebbe essere garantito un periodico, ragionevole e pacifico rinnovamento delle Classi dirigenti.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. D'altra parte, quando inventarono il principio "cuius regio, eius religio" (a metà del 1500) sapevano bene quello che facevano.
      E, dal loro punto di vista, avevano assolutamente ragione.
      Le società laiche multi-religiose, pur essendo le più avanzate, fanno una fatica tremenda a mantenere la coesione sociale.

      Elimina
    2. Mah, la coesione sociale delle odierne teocrazie (es Iran) o degli attuali Regimi di stampo cesaro-papista (es Russia) sembra molto più di facciata che sostanziale e cmq destinata a frantumarsi non appena le "condizioni al contorno" lo consentiranno... Saluti

      Elimina
    3. Anche questo è vero.
      Certamente, nelle teocrazie, il benessere della popolazione non è una delle prime preoccupazioni dei governanti.

      Elimina