venerdì 3 aprile 2020

Pandemia e dintorni

Da quando ho iniziato a pubblicare questo blog (nel lontano 2010) ho sempre cercato di parlare di argomenti di lungo respiro, non legati ad una specifica attualità.
Oggi però, credo che l'emergenza sociale e sanitaria legata al 'coronavirus' possa meritare una piccola eccezione.
Quelle che seguono sono alcune riflessioni sull'argomento, raccolte qua e là sul web. Con la speranza di poter ritornare alla normalità (mai tanto desiderata come oggi) in tempi ragionevoli.
LUMEN 


IL MODELLO MEGALOPOLI
La lezione che dobbiamo trarre [dalla crisi del coronavirus] è che il modello di crescita basato sulle megalopoli mostra un limite.
E' il segnale del suo fallimento. Abbiamo sbagliato modello di sviluppo e modo di abitare il pianeta.
Le megalopoli stanno invadendo la terra, alimentate dalla crescita esponenziale della popolazione umana e dal modello consumistico.
La loro crescita corrisponde all'espansione antropica su tutte le superfici vergini rimaste, con lo sventramento e l'abbattimento delle foreste fluviali e di tutte le zone silvestri. (…)
Le megalopoli sono grandi strutture antropiche che per sopravvivere necessitano di scambi continui e globali di merci e di persone, e che hanno bisogno di tecnologie che assicurino la convivenza stretta in spazi limitati di milioni di persone in archi temporali ristretti.
Tutte condizioni che favoriscono le pandemie veloci e letali come quella attuale.
AGOBIT


MARGINI DI CRESCITA
La peculiarità del capitalismo è di essere strutturato su una ridondanza di retroazioni positive. In altre parole, è fatto in modo da dover crescere per forza, altrimenti si disintegra. Non può rallentare, deve per forza accelerare.
Era già così ai tempi della [epidemia] Spagnola, ma allora il Pianeta offriva ancora ampi margini di crescita per l’economia e per la popolazione umana; superata la crisi acuta, una vivace ripresa era possibile ed infatti avvenne.
Oggi quei margini non ci sono più, anzi ci troviamo in “overshoot” per almeno il 50%, probabilmente di più.
Questo significa che passata la crisi acuta [da Coronavirus], ne comincerà una cronica.
JACOPO SIMONETTA


SALUTE MENTALE
Penso che l’aspetto emotivo o addirittura di salute mentale di questa epidemia non vada sottovalutato.
Siamo preoccupati per noi stessi e per i nostri cari, ci chiediamo continuamente se le misure prese sono giuste, proviamo compassione per chi sta male o muore e rabbia per chi non fa abbastanza, e quando le due categorie si sovrappongono siamo confusi; proviamo anche sospetto che ci sia qualcosa che non ci stanno dicendo, ansia perché il futuro è così incerto, noia, impazienza.
Per chi ancora esce, il vicino, il conoscente, lo sconosciuto o il collega ci passano troppo vicino e pensiamo: non è che sono infetti?
Alcune delle persone a cui vogliamo più bene non possiamo nemmeno vederle; con altre siamo rinchiusi in casa in una convivenza che mette alla prova i legami più saldi.
Per non parlare di tutta la gente che ha perso, sta perdendo o rischia di perdere reddito o lavoro.
Questa potrebbe essere un’occasione per prendersi un attimo per riflettere e stare calmi, certo, ma non è facile.
GAIA BARACETTI


SANITA' AMERICANA
Un esempio interessante [del sistema USA] è la serie televisiva del Dr. House, o la celeberrima 'E.R medici in prima linea'.
Dove si raffigurano coraggiosissimi ed eccezionalmente competenti medici di un centro di pronto soccorso di un ospedale di contea immaginario.
Mi è venuta la curiosita’ di andare a vedere quello che non ci fanno MAI vedere in questa serie: il momento in cui il paziente, sopravvissuto grazie alle cure puntuali e geniali del Dr. House, riceve il conto da pagare per le prestazioni mediche erogate.
Perche’ non sarebbe, come dire, una bella cosa, sapere che lo stipendio del Dr. House e colleghi, eccezionalmente elevato se rapportato a quello dei nostri analogamente bravissimi ed addirittura eroici medici, è pagato da un nuovo mutuo acceso sulla casa dai poveracci salvati dall’esimio sanitario.
CRISIS


IL MITO DEL PROGRESSO
Perché alcune centinaia di morti per virus sono sufficienti a far scattare misure che non si vogliono prendere neanche di fronte a decine di migliaia di morti per inquinamento od altre cause? (...)
La caratteristica principale che ci rende unici nel mondo e forse nell'universo è il fatto che non ci rapportiamo quasi mai direttamente alla realtà, bensì a dei modelli mentali che la descrivono, ci spiegano come funziona e cosa bisogna quindi fare.
Se in altre culture la creazione ed il dominio di tutto ciò che era vitale era attribuito a divinità che si potevano implorare in caso di bisogno, nella nostra civiltà gli artefici di tutto ciò che consideriamo importante siamo noi stessi e il dominio universale è il destino ineluttabile dell’umanità.
Di conseguenza, quale che sia il nostro credo apparente, a livello subliminale il nostro dio è l’Uomo; inteso come rappresentazione astratta dell’umanità. (…)
Neppure questo atteggiamento mentale è un’invenzione moderna, (...) ma la disponibilità di quantità illimitate di energia di ottima qualità quasi gratis ci ha permesso di svilupparlo fino alle sue estreme conseguenze: esattamente quelle che stiamo vivendo e che vivremo.
Una di queste conseguenze è che qualunque cosa può essere sacrificata per salvare una vita umana, ma migliaia o milioni di persone possono essere tranquillamente immolate in nome e per conto del progresso.
JACOPO SIMONETTA

3 commenti:

  1. Risposte
    1. Caro 'sconosciuto', sei davvero d'accordo su tutto o c'è una sottile vena di sarcasmo nelle tue parole ? :-)

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  2. A proposito del rapporto tra pandemia e globalizzazione aggiungo una considerazione di Jeremy Rifkin, che mi è stata segnalata dall'amico Sergio:

    << Ora possiamo sentire da vicino quanto velocemente la crescita può finire. Con un evento che alcuni virologi hanno sottolineato, ma che ha colpito il mondo completamente impreparato.
    Non sono un esperto in Pandemie - ma ci sarà una seconda ondata in autunno, inizialmente fino alla prossima primavera.
    La globalizzazione così come l'abbiamo conosciuta finirà allora. Comprendiamo quanto siano fragili le nostre filiere, quanto dipendiamo dagli altri.
    La più grande industria del mondo - il settore dei viaggi e del turismo - è svanita dall'oggi al domani. >>

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