Da
quando ho iniziato a pubblicare questo blog (nel lontano 2010) ho
sempre cercato di parlare di argomenti di lungo respiro, non legati
ad una specifica attualità.
Oggi
però, credo che l'emergenza sociale e sanitaria legata al
'coronavirus' possa meritare una piccola eccezione.
Quelle
che seguono sono alcune riflessioni sull'argomento, raccolte qua e là
sul web. Con la speranza di poter ritornare alla normalità (mai
tanto desiderata come oggi) in tempi ragionevoli.
LUMEN
IL MODELLO MEGALOPOLI
IL MODELLO MEGALOPOLI
La
lezione che dobbiamo trarre [dalla crisi del coronavirus] è che il
modello di crescita basato sulle megalopoli mostra un limite.
E'
il segnale del suo fallimento. Abbiamo sbagliato modello di sviluppo
e modo di abitare il pianeta.
Le
megalopoli stanno invadendo la terra, alimentate dalla crescita
esponenziale della popolazione umana e dal modello consumistico.
La
loro crescita corrisponde all'espansione antropica su tutte le
superfici vergini rimaste, con lo sventramento e l'abbattimento delle
foreste fluviali e di tutte le zone silvestri. (…)
Le
megalopoli sono grandi strutture antropiche che per sopravvivere
necessitano di scambi continui e globali di merci e di persone, e che
hanno bisogno di tecnologie che assicurino la convivenza stretta in
spazi limitati di milioni di persone in archi temporali ristretti.
Tutte
condizioni che favoriscono le pandemie veloci e letali come quella
attuale.
AGOBIT
MARGINI
DI CRESCITA
La
peculiarità del capitalismo è di essere strutturato su una
ridondanza di retroazioni positive. In altre parole, è fatto in modo
da dover crescere per forza, altrimenti si disintegra. Non può
rallentare, deve per forza accelerare.
Era
già così ai tempi della [epidemia]
Spagnola, ma allora il Pianeta offriva
ancora ampi margini di crescita per l’economia e per la popolazione
umana; superata la crisi acuta, una vivace ripresa era possibile ed
infatti avvenne.
Oggi
quei margini non ci sono più, anzi ci troviamo in “overshoot”
per almeno il 50%, probabilmente di più.
Questo
significa che passata la crisi acuta [da
Coronavirus], ne
comincerà una cronica.
JACOPO
SIMONETTA
SALUTE
MENTALE
Penso
che l’aspetto emotivo o addirittura di salute mentale di questa
epidemia non vada sottovalutato.
Siamo
preoccupati per noi stessi e per i nostri cari, ci chiediamo
continuamente se le misure prese sono giuste, proviamo compassione
per chi sta male o muore e rabbia per chi non fa abbastanza, e quando
le due categorie si sovrappongono siamo confusi; proviamo anche
sospetto che ci sia qualcosa che non ci stanno dicendo, ansia perché
il futuro è così incerto, noia, impazienza.
Per
chi ancora esce, il vicino, il conoscente, lo sconosciuto o il
collega ci passano troppo vicino e pensiamo: non è che sono infetti?
Alcune
delle persone a cui vogliamo più bene non possiamo nemmeno vederle;
con altre siamo rinchiusi in casa in una convivenza che mette alla
prova i legami più saldi.
Per non parlare di tutta la gente che ha perso, sta perdendo o rischia di perdere reddito o lavoro.
Per non parlare di tutta la gente che ha perso, sta perdendo o rischia di perdere reddito o lavoro.
Questa
potrebbe essere un’occasione per prendersi un attimo per riflettere
e stare calmi, certo, ma non è facile.
GAIA
BARACETTI
SANITA'
AMERICANA
Un
esempio interessante [del sistema USA] è la serie televisiva del Dr.
House, o la celeberrima 'E.R medici in prima linea'.
Dove
si raffigurano coraggiosissimi ed eccezionalmente competenti medici
di un centro di pronto soccorso di un ospedale di contea immaginario.
Mi
è venuta la curiosita’ di andare a vedere quello che non ci fanno
MAI vedere in questa serie: il momento in cui il paziente,
sopravvissuto grazie alle cure puntuali e geniali del Dr. House,
riceve il conto da pagare per le prestazioni mediche erogate.
Perche’
non sarebbe, come dire, una bella cosa, sapere che lo stipendio del
Dr. House e colleghi, eccezionalmente elevato se rapportato a quello
dei nostri analogamente bravissimi ed addirittura eroici medici, è
pagato da un nuovo mutuo acceso sulla casa dai poveracci salvati
dall’esimio sanitario.
CRISIS
IL
MITO DEL PROGRESSO
Perché alcune centinaia di morti per virus sono sufficienti a far
scattare misure che non si vogliono prendere neanche di fronte a decine
di migliaia di morti per inquinamento od altre cause? (...)
La caratteristica principale che ci rende unici nel mondo e forse nell'universo è il fatto che non ci rapportiamo quasi mai direttamente alla realtà, bensì a dei modelli mentali che la descrivono, ci spiegano come funziona e cosa bisogna quindi fare.
La caratteristica principale che ci rende unici nel mondo e forse nell'universo è il fatto che non ci rapportiamo quasi mai direttamente alla realtà, bensì a dei modelli mentali che la descrivono, ci spiegano come funziona e cosa bisogna quindi fare.
Se
in altre culture la creazione ed il dominio di tutto ciò che era
vitale era attribuito a divinità che si potevano implorare in caso
di bisogno, nella nostra civiltà gli artefici di tutto ciò che
consideriamo importante siamo noi stessi e il dominio universale è
il destino ineluttabile dell’umanità.
Di
conseguenza, quale che sia il nostro credo apparente, a livello
subliminale il nostro dio è l’Uomo; inteso come rappresentazione
astratta dell’umanità. (…)
Neppure questo atteggiamento mentale è un’invenzione moderna, (...) ma la disponibilità di quantità illimitate di
energia di ottima qualità quasi gratis ci ha permesso di svilupparlo
fino alle sue estreme conseguenze: esattamente quelle che stiamo
vivendo e che vivremo.
Una
di queste conseguenze è che qualunque cosa può essere sacrificata
per salvare una vita umana, ma migliaia o milioni di persone possono
essere tranquillamente immolate in nome e per conto del progresso.
JACOPO
SIMONETTA
SONO PERFETTAMENTE D'ACCORDO
RispondiEliminaCaro 'sconosciuto', sei davvero d'accordo su tutto o c'è una sottile vena di sarcasmo nelle tue parole ? :-)
EliminaA proposito del rapporto tra pandemia e globalizzazione aggiungo una considerazione di Jeremy Rifkin, che mi è stata segnalata dall'amico Sergio:
RispondiElimina<< Ora possiamo sentire da vicino quanto velocemente la crescita può finire. Con un evento che alcuni virologi hanno sottolineato, ma che ha colpito il mondo completamente impreparato.
Non sono un esperto in Pandemie - ma ci sarà una seconda ondata in autunno, inizialmente fino alla prossima primavera.
La globalizzazione così come l'abbiamo conosciuta finirà allora. Comprendiamo quanto siano fragili le nostre filiere, quanto dipendiamo dagli altri.
La più grande industria del mondo - il settore dei viaggi e del turismo - è svanita dall'oggi al domani. >>