mercoledì 29 aprile 2020

Breve corso di teologia applicata

Questo dialogo immaginario mi è stato mandato dall'amico Sergio Pastore, che ringrazio per la cortesia. Ho deciso di pubblicarlo perchè l'ho trovato non solo divertente e godibile, ma anche più profondo di quanto non sembri. Buona lettura.
LUMEN


SERGIO SCREANZATI - Chi o che cosa è 'Dio'?
TEOLOGO - È il creatore, l’Essere Perfetto, Atto puro, Puro Spirito

SCREANZATI - Mi può spiegare cosa è un Atto puro o Essere Perfetto?

TEOLOGO - Ma certo, figliuolo. Atto puro significa che Dio ha realizzato o attuato tutte le sue potenzialità, se no non sarebbe perfetto. Ciò che esiste solo in potenza difetta dell’attuazione, dell’esistenza, non è completo.

SCREANZATI - Ma se Dio si è completamente realizzato non può aggiungere altro, è in un certo senso arrivato al limite. Ma ciò cozza con il «dogma» dell’onnipotenza.

TEOLOGO - Ma lo sai che sei un sofista? Vorresti insinuare che Dio non è onnipotente? Ma il catechismo l’hai studiato o no? Ripassalo e poi non porrai più domande così ingenue e persino un po’ cattivelle. Ma con me non funziona, io so rintuzzare ogni attacco, non per niente mi sono addottorato in questa materia, la teologia, che ne sa una più del diavolo. Sei sotto scacco, figliuolo, tiè!

SCREANZATI - Piano, piano. Non ho ancora finito. Ho ancora qualche obiezione da fare in merito all’onnipotenza. È il paradosso noto anche a lei: può Dio creare un macigno tanto pesante da non poterlo sollevare? Si rivela impotente in entrambi i casi: se il macigno non può crearlo non è onnipotente, e posto il caso che possa crearlo ma non può poi sollevarlo si rivela di nuovo impotente.

TEOLOGO - Ma su, figliuolo, queste sono obiezioni ridicole. Non posso darti nemmeno la sufficienza, sei rimandato a ottobre. Perché Dio è Dio, Atto Puro e Puro Spirito, onnipotente, onnisciente, bontà infinita: ma c’è scritto chiaro chiaro nel catechismo. Adesso basta, eh!

SCREANZATI - Mah, non sono convinto, anzi, mi sembra che lei mi stia prendendo per i fondelli. Ma non sono così scemo, sa!

TEOLOGO - Ma figuriamoci, ti ho sempre ritenuto uno dei più svegli in classe e ti ascolto volentieri. Dagli allievi svegli anche i professori imparano, per esempio a trovare altri argomenti per tenerli sotto.

SCREANZATI - Tenerli sotto? Ma che dice? Lei mi fa dubitare delle sue intenzioni. Comunque riprendiamo il discorso su Dio. Come ha saputo della sua esistenza? E non mi tiri fuori di nuovo il catechismo!

TEOLOGO - Dio si riconosce e manifesta in due modi: con la logica, o il pensiero, e con l’esperienza mistica (poi c’è la rivelazione, ma lasciamola stare per il momento, limitiamo il discorso ai due modi suddetti). Già Aristotele ha dimostrato che il regressus ad infinitum è impossibile, inconcepibile. Tutto ha una causa e all’inizio della catena ci dev’essere per forza la causa prima, il motore immobile. Questo lo capiscono tutti, ci arrivano anche i bambini. Dunque Dio esiste, ma se vuoi ti concedo anche di chiamarlo Causa prima o Motore immobile, sono sinonimi. Poi c’è l’esperienza mistica: l’incontro personale con Dio, la rivelazione ad personam, della quale però non si può parlare in termini logici, è francamente impossibile, è qualcosa d’ineffabile, inesprimibile.

SCREANZATI - Sul primo modo di conoscere Dio (risalire dalle cause alla Causa prima) potrei essere anche d’accordo. Sul secondo modo invece ho dei dubbi. Lei l’esperienza mistica l’ha già fatta? Conosce per caso altri che hanno fatto quest’esperienza?

TEOLOGO - Io non sono un mistico (a volte vorrei, cerco di fare quest’esperienza, ma non ci riesco, dev’essere colpa mia). Il peccato originale, i miei difetti, le mie colpe m’impediscono di vedere Dio in tutta la sua maestà. Ma di mistici è piena la storia della Chiesa, pensa a Santa Teresa d’Avila, a Santa Caterina. Ma ce ne sono cento, mille altri. Personaggi incantevoli che ci aiutano a credere.

SCREANZATI - Mah! Se le loro esperienze sono ineffabili, come possiamo loro credere, credere alle loro visioni – che francamente a volte fanno ridere a essere benevoli. È come credere agli asini che volano.

TEOLOGO - Fai proprio onore al tuo cognome, ti si addice bene, sei proprio un maleducato.

SCREANZATI - Vedo che sta già perdendo la pazienza. Mo’ mi picchia? Ma proseguiamo. L’altro ieri – Galileo muore nel 1642 – si credeva che la Terra fosse al centro dell’universo e che il sole le girasse intorno. Ma oggi il quadro è completamente cambiato. Già Leopardi aveva ben espresso il concetto d’infinito, sia nella poesia omonima che nella Ginestra (ma anche Pascal nei suoi Pensieri ha detto cose encomiabili). Ma Leopardi non sapeva ancora quello che sappiamo noi due secoli dopo. Anzi, pensi che Einstein quando formulò la sua tesi della relatività nel 1916 (appena un secolo fa!) pensava che la nostra galassia, la Via Lattea, costituisse l’intero universo! E invece questa galassia è solo una dei cento miliardi di galassie oggi stimate. Non so se si rende conto: cento miliardi di galassie che contengono o possono contenere miliardi di stelle. La Via Lattea ne contiene da duecento a trecento miliardi, altrettante o anche più la gemella Andromeda che si fonderà con la Via Lattea fra qualche miliardo di anni. Se uno pensa intensamente a questa realtà – confermata, pensi un po’, persino dai chierici astronomi della specola di Castel Gandolfo – resta senza parole. L’unica reazione possibile davanti a questa realtà è il silenzio, tra sgomento e ammirazione. Io personalmente non mi sentirei di dire: “e il naufragar m’è dolce in questo mare”. Mi sento piuttosto annichilito. Cosa siamo noi al confronto? Niente. Secondo logica non proprio niente, ma un quasi niente. Adesso poi si ipotizza persino un pluriverso, un universo parallelo, anzi più universi, cento, mille. Semplicemente pazzesco, no? È qualcosa d’inconcepibile, terrificante. E a questo punto penso che, quasi quasi, signor Teologo, possiamo metterci d’accordo o trovare un punto d’incontro.

TEOLOGO – Sentiamo.

SCREANZATI - Il Dio delle religioni rivelate – eterno, immenso, onnipotente, onnisciente (lasciamo stare la bontà infinita) – non è poi simile o persino identico all’immenso universo che contiene tutto il pensabile e l’immaginabile? La definizione di Dio come Essere Perfetto o Totalità dell’Essere non si addice anche all’universo o pluriverso? Il catechismo dice: Chi ci ha creati? Ci ha creato Dio (per amarlo e servirlo in questa vita e goderlo poi nell’altra, in paradiso). Ma chi ha creato Dio? Lei mi dirà: ma che domanda sciocca! Dio è Dio, la Causa prima, il Motore immobile, l’Essere Perfetto, la Totalità dell’essere! Ah, questa mi piace, sa! La Totalità dell’Essere! Ma è quello che dicevo poco fa: l’universo o il pluriverso costituisce appunto la Totalità dell’Essere, oltre o al di fuori del qualche non è concepibile alcunché, nemmeno il nulla.

TEOLOGO - Senti, figliuolo, mi fai girare la testa. Però è vero quello che dici, ma guarda un po’. Sì, la Totalità dell’Essere è un concetto che mi piace, più del Puro Spirito che in effetti non si sa che significhi. Dio coincide con l’universo, è qualcosa di maledettamente concreto, sì, materiale. Mi sembra che anche quell’ebreaccio di Spinoza dicesse qualcosa di simile, 'Deus sive natura'.

SCREANZATI - Ah, meno male, cominciamo a ragionare. Dio o l’universo o la materia sono eterni, non creati da nessuno (quello che si diceva una volta del Dio cristiano). A questo punto possiamo anche dire – con Emanuele Severino – che “tutto è da sempre e per sempre”. Gesù e la Madonna, Dio padre e lo Spirito Santo sono forse simpatici (mica tanto però, se penso alle invettive di Gesù), ma non hanno realtà, consistenza. Ma l’universo, la Terra, il Sole, Marte, Giove, Alpha Centauri, Andromeda, Orione, le due Orse ecc. ecc. “sono” – indubitabilmente. Se ne dubitassimo non potremmo affermare alcunché. Ma non solo: anche noi, io e Lei, signor Teologo dei miei stivali, “siamo”. Se Dio non c’è, almeno nel senso di voi teologi e cristiani, noi 'siamo', ci siamo. Bello, no?

TEOLOGO - Però, guagliò, non hai tutti i torti, ci devo pensare un po’. Ebbravo, mo’ ti do un dieci e lode. Passa poi in camera mia che ti devo far vedere qualcosa.
SCREANZATI - Eh no, adesso la denuncio!

11 commenti:

  1. Caro Sergio,
    io non ho mai incontrato un teologo di mestiere, ma tu probabilmente sì, visti gli studi che hai fatto da ragazzo.
    Però la materia la conosco, perchè da ragazzo frequentavo il catechismo ed andavo a messa tutte le domeniche, per ascoltare (con molto interesse) la predica dei preti.
    A un certo punto, però, leggendo e riflettendo, sono arrivato sulla riva dell'ateismo, dove ho finalmente trovare tutte le risposte che mi mancavano.

    I ragionamenti principali che mi hanno portato a negare l'esistenza di Dio (di un qualisiasi dio, non solo di quello cristiano) sono sostanzialmente 2, uno pratico ed uno scientifico.
    Il primo è questo: << Se Dio esistesse sarebbe una 'cosa' talmente enorme che sarebbe impossibile dubitare della sua esistenza >>
    Il secondo, invece, è questo: << Se Dio controlla tutto l'universo, deve essere ancora più complesso dell'universo stesso. Ma spiegare una complessità con una complessità ancora maggiore non serve a nulla. >>

    RispondiElimina
    Risposte
    1. COMMENTO DI SERGIO (inserito da me per motivi tecnici)

      Il tuo primo ragionamento mi ricorda la prova dell'esistenza di Dio di Sant'Anselmo - che non ho mai capito ... Quindi non capisco nemmeno questo ragionamento.
      Fra parentesi, Josef Seifert, un docente di filosofia cattolico che ho conosciuto personalmente e che dichiara Bergoglio eretico, difende la prova di Sant'Anselmo contro Kant (su Kant vedi il mio prossimo commento).

      Neanche il secondo ragionamento mi convince. Perché non sarebbe possibile immaginare una complessità maggiore del complesso universo che conosciamo?

      Strano, io ho prima dubitato dell'esistenza di Dio, fino poi a negarla, basandomi semplicemente sulla logica, sul buon senso.
      Credere o non credere in una entità che chiamiamo Dio significa semplicemente affermare o negare l'autorità di chi proclama la sua esistenza (Chiesa, Stato). In ultima analisi è una questione di potere: chi ha l'ultima parola? Presso gli antichi Romani si chiedeva ai cristiani di sacrificare in onore dell'imperatore. E chiaro che chi rifiutava dimostrava di non riconoscere l'autorità dell'imperatore. La condanna a morte era logica.
      Ma poi mi hanno indotto a non credere in Dio o a negarne l'esistenza le contraddizioni del cristianesimo, a cominciare dalla sua sedicente immensa bontà. Un Dio che tiene pronto un inferno eterno per un povero cristo che ha commesso un peccatuccio (una bestemmia, un atto impuro, un furtarello) è semplicemente un mostro. Ma poi ci sono altre contraddizioni che non devo ricordarti.

      Elimina
    2. Caro Sergio, le contraddizioni del cristianesimo, che sono evidenti e incontestabili, portano facilmente a negare l'esistenza del Dio cristiano.
      Ma essere atei, a mio avviso, vuol dire qualcosa di più.
      Vuol dire negare l'esistenza di qualsiasi essere soprannaturale che sia creatore, regolatore e giudice.
      E, per arrivare a questo, le contraddizioni del Cristianesimo (o delle altre religioni) potrebbero non bastare.

      Elimina
  2. COMMENTO DI SERGIO

    La Chiesa (e penso altre religioni) sostengono che è possibile affermare o riconoscere l'esistenza di Dio con la sola ragione. Ma questa benedetta ragione con può provare l'esistenza di Dio.
    Al massimo si può ragionare come Aristotele e San Tommaso: ci dev'essere un punto fermo iniziale da cui è disceso tutto il resto (la Causa prima, il Motore immobile). Qui c'è poi un'altra difficoltà o contraddizione: Dio essendo di una natura diversa dalla nostra, puro spirito (che significa?), non può assolutamente essere confuso con il suo creato che è notoriamente composto di materia.
    Resta il problema di che cosa è fatto Dio. Sembra, dicono che sia spirito, puro in più (alcool a 100 gradi?). Non parliamo poi di altri problemi (la Trinità per esempio). Insomma, com'è difficile credere! Con la ragione proprio non ci si arriva.
    Se ne rende conto anche la Chiesa che per finire ti dice che da solo, appunto con la sola ragione, non puoi credere: ti ci vuole la grazia, che è un dono (di Dio ovviamente). Senza la grazia - che devi invocare, desiderare - non arriverai mai a credere.
    Ora invocare la grazia, desiderare di credere, significa poi di nuovo riconoscere l'autorità terrena, il potere. Il potere ti dice: sei una nullità, posso schiacciarti con un dito. Ma se invochi clemenza riconoscendo la mia autorità, ecco, tutto è posto, sei dei nostri, hai la fede (che ti ho concesso io grazie alla mia benevolenza - verso tutti coloro che s'inchinano davanti a me.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Fede e ragione sono termini antinomici per definizione.
      La ragione serve per credere nelle cose dimostrabili, sulle quali pertanto c'è consenso generale.
      La fede, invece, serve per credere nelle cose indimostrabili.
      Se la ragione fosse sufficiente in campo religioso, non ci sarebbe nessun bisogno della fede (o della grazia, sua sodale).

      Elimina
  3. COMMENTO DI SERGIO

    Ci terrei a riproporre la tesi di Kant. Secondo lui non si può provare né l'esistenza né la non esistenza di Dio. Non conosco il ragionamento esatto che ha portato Kant ad affermare la sua tesi che comunque è ben vista dai credenti: ma come, l'ha detto persino lui che è impossibile provare la non esistenza di Dio, ed era Kant, mica uno qualsiasi.
    Io vorrei chiedere a Kant che cos'è questa cosa o persona di cui si vuole affermare o negare l'esistenza, Dio appunto. A parte il fatto che spetta a chi fa un'affermazione dimostrarne la veridicità, resta il fatto che non conosciamo la cosa o la persona di cui stiamo parlando. Ci sono i miti antichi, le religioni che ci parlano di questo fantomatico Dio - che però nessuno ha visto e che gioca apparentemente a nascondino con le sue creature che poi massacra se usano di quella libertà che ha loro concessa.
    Voglio dire: Kant non prova un bel niente, il suo è ragionamento bislacco (eppure tiene ancora banco presso i teologi o certi teologi). Per parlare del fantomatico Creatore, del Signore dell'universo, dovremmo avere qualche idea possibilmente non ingenua o peregrina.
    Dicono i credenti che Dio si è manifestato - per es. a Mosè sul Sinai (ma ci sono studiosi ebrei che sostengono che Mosè non è mai esistito, è un personaggio mitico ...).
    Esiste la tazza volante gravitante intorno a Marte? Vediamo, sappiamo cosa è una tazza, un oggetto materiale, solido, che girerebbe intorno al pianeta rosso. Cerchiamo di scovarla, localizzarla, e così sapremo se esiste davvero o meno. Ma né tu né io possiamo credere alla tazza. La cosa è chiaramente ridicola. Ma lo è anche Dio che ha la sostanza della tazza: irreperibile, e sicuramente inesistente. Se poi ci cadesse davvero in testa, be', avremmo l'indubitabile dimostrazione che davvero esisteva. Ma fino a prova contraria credo sia ragionevole dubitare, non credere, e persino negare l'esistenza di questa tazza-Dio (con buona pace di Kant).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro Sergio, tu sai bene cosa penso dei filosofi (di tutti i filosofi, di tutti i tempi).
      Siccome, per definizione, non utilizzano il metodo scientifico, le loro conclusioni sono prive di qualsiasi utilità.
      Kant sarà stato anche un gigante della filosofia, ma era, per l'appunto, un filosofo, per cui vale anche per lui il ragionamento di cui sopra.

      Elimina
    2. COMMENTO DI SERGIO

      Strano che uno del "classico" abbia sviluppato una tale avversione per la filosofia. Eppure senza la filosofia non avresti oggi il computer e tutte le altre piacevolezze della vita (aeroplani, auto, bombe atomiche ...).
      I filosofi ovvero i pensatori hanno preparato il nostro mondo. E non escluderei che servano ancora.
      Che cosa è la filosofia? Non mi piace tanto la traduzione letterale: amore della verità. Direi che è l'arte di pensare bene (e ciò è scientifico) e di guardare più in là del contingente, dell'attualità. Certo tanta filosofia non serve più, come la teologia. Ma pensare con rigore e precisione resta una necessità.
      Comunque sono anch'io scettico verso tanta filosofia.
      Fra parentesi: siamo tutti in qualche misura filosofi. Era quello che ci diceva il nostro professore di filosofia al liceo per sottolineare l'importanza di questa materia e invogliarci a prenderla sul serio. Chi pensa, riflette, è già un filosofo, un piccolo filosofo. Certo occorre la verifica, come nella scienza.
      Ma comunque anch’io preferisco oggi la scienza vera alle chiacchiere di certi sedicenti filosofi. E se voglio sapere “was die Welt im Inneren zusammenhält” (Goethe, Faust: che cos’è che tiene insieme il mondo) mi rivolgerò piuttosto agli scienziati. Direi persino che i veri filosofi sono oggi proprio i fisici, gli astrofisici, gli scienziati in genere.
      Ma non disprezzerei quelli che ci hanno preceduto e che sono ancora almeno in parte interessanti - e quindi utili.

      Elimina
    3. Caro Sergio, io non disprezzo i pensatori che ci hanno perceduto, perchè se avevano dei limiti non era colpa loro.
      Ma non posso assolutamente considerare utile il loro lavoro, perchè, anche se è stato socialmente rilevante, non ha determinato nessun effettivo progresso dell'umanità.
      Il progresso lo portano la scienza e la tecnologia, non certo la filosofia.

      Concludo con la mia personalissima (e sicuramente discutibile) definizione di filosofia, che avevo pubblicato in uno dei miei primissimi post:
      “La Filosofia consiste nel fornire delle spiegazioni inventate e indimostrabili alle domande alle quali la Scienza non ha ancora dato una risposta accettabile”.

      Elimina
    4. COMMENTO DI SERGIO

      "Il progresso lo portano la scienza e la tecnologia, non certo la filosofia."

      Ma la scienza, prima di essere scienza applicata, è pensiero.
      La filosofia è nata in Grecia come scienza (rifletteva su tutti i campi del sapere e dell'esperienza).
      Poi è forse degenerata …

      Elimina
    5. Infatti il problema è proprio quello.
      A un certo punto la filosofia e la proto-scienza si sono separate e siccome la seconda era ancora acerba (ed ha passato poi lunghi secoli di oblio) il pensiero filosofico si è un po', come dire, montato la testa.

      Elimina