venerdì 27 marzo 2020

Perchè gli Ebrei ?

Quasi tutti i popoli (o forse proprio tutti) sono stati protagonisti nella loro storia di episodi di persecuzione, sterminio e pulizia etnica, a volte dalla parte delle vittime, altre volte dalla parte dei carnefici, secondo i rapporti di forza (militare) del momento.
I motivi, in genere, sono di tipo geopolitico, ovvero legati alla conquista ed al dominio di un certo territorio. Questo, però, sembra non valere per il popolo ebraico, la cui persecuzione, nei secoli passati, ha avuto ben pochi legami con il controllo di un particolare territorio.
Il post che segue (tratto dal sito “Viaggio in Germania”) prova ad elencare le cause principali di questo accanimento così anomalo.
LUMEN


Origine n.1: Gli ebrei sono quelli che hanno crocefisso Gesù

Una delle fonti più antiche dell'antisemitismo è cristiana: "Gli ebrei sono quelli che hanno crocefisso Gesù!". Per molti secoli la chiesa ha alimentato nel popolo questa convinzione demagogica che serviva a giustificare la persecuzione e l'eliminazione della "concorrenza" religiosa.

La comunità religiosa degli ebrei era sparsa in tutta l'Europa, e costituiva sempre un corpo estraneo in una società in cui la chiesa voleva essere l'unica autorità, non solo religiosa, ma anche culturale e politica. Solo per la loro esistenza, gli ebrei erano un pericolo costante per una società medievale dominata dalla religione cristiana. Il loro costante rifiuto di farsi cristiani era una specie di delegittimazione della validità universale della fede cristiana.

Così è nato l'odio e anche la spiegazione "teologica" per quest'odio. L'idea della "colpa collettiva" degli ebrei per la morte di Gesù fu praticamente la condanna a morte per decine di migliaia di essi. Questa convinzione si mantenne molto a lungo, a livello più o meno conscio, in vasti strati della popolazione.

Origine n.2: Gli ebrei sono responsabili della peste

Questa è una variante dell'odio di origine cristiana descritta sopra. Nel medioevo, la peste fu una delle malattie più terribili e più temute capace di annientare decine di migliaia di persone e di spopolare intere regioni. L'origine era misteriosa, e dalla convinzione che fosse il diavolo a mandare la peste in terra fino a dare la colpa agli ebrei (che avrebbero avvelenato i pozzi) il passo non era lungo.

Numerosi teologi cristiani (come Johannes Chrysostomos o l'arcivescovo Agobardo di Lione) avevano attribuito a gli tutti ebrei un carattere criminale e così, gli ebrei erano facilmente individuati come quelli che scatenavano periodicamente la peste per eliminare i cristiani.

Un'altra teoria sosteneva che la peste era una punizione di Dio per il fatto che i cristiani tolleravano gli ebrei nelle loro città. Comunque sia, i risultati erano gli stessi: ogni volta che il flagello della peste colpì l'Europa aumentarono le sommosse popolari antisemite, i massacri e saccheggi, spesso con il tacito consenso – se non con l'appoggio attivo – delle autorità. Un esempio per tanti casi simili: nel 1349, a Strasburgo, furono sepolti vivi 2.000 ebrei ritenuti responsabili di quella terribile epidemia.

Origine n.3: Gli ebrei sono avari, degli usurai

Durante il Concilio Laterano del 1215 il Papa Innocente III, un nemico giurato degli ebrei, fece rilasciare una serie di norme che dovevano segnare il destino degli ebrei per molti secoli. Vietò per esempio ai cristiani di prestare soldi contro interessi e consigliò di escludere gli ebrei dalle altre associazioni professionali.

Successivamente, quasi tutte le associazioni professionali, riferendosi a queste prescrizioni della chiesa, vietarono agli ebrei l'esercizio della loro professione e costrinsero questi a delle attività professionali (cambia-monete, presta-soldi etc.) che il popolo, comprensibilmente, odiava.

Tutti, anche i contadini più poveri, dovevano rivolgersi prima o poi a un ebreo per farsi prestare dei soldi e ogni raccolta andata male portava a un odio crescente verso di loro. Ma anche gli imperatori avevano un gran bisogno di denaro, motivo per cui di solito i poteri imperiali erano molto più tolleranti nei confronti degli ebrei dai quali spesso dipendevano.

Origine n.4: Gli ebrei non vogliono integrarsi nel mondo cristiano-occidentale

Relegati da leggi religiose e civili nei loro ghetti, periodicamente perseguitati e anche sterminati, gli ebrei svilupparono una forte identità culturale che li fece sopportare e sopravvivere. Ma il loro essere diversi che si vedeva anche nel modo di vestirsi e in molte abitudini quotidiane, la loro "resistenza culturale", li rese ancora più oggetto di sospetti e di attacchi ingiusti. Colui che è diverso è tendenzialmente pericoloso. E questo valeva non solo per la società medioevale, ma anche per oggi.

Origine n.5: Gli ebrei vogliono manovrare tutti i paesi secondo i loro interessi

Questa è la versione più recente dell'anti-semitismo, è quella inventata dai nazisti per canalizzare e deviare i mille motivi di scontentezza e di rabbia del popolo contro una facile preda e per dare una semplice "spiegazione" alle molte ingiustizie nel mondo che molta gente non riusciva a spiegarsi.

In tutti i governi, in tutte le organizzazioni internazionali si potevano trovare degli ebrei, anche in posizioni importanti, e così era molto facile trovare delle "prove" per questa assurda affermazione. Secondo la teoria di Hitler l'anti-semitismo doveva diventare così una lotta di tutti i popoli contro un nemico universale. Per essere giustificato, lo sterminio sistematico aveva bisogno di una motivazione più forte, più "politica" e non solo etnica o religiosa.

Hermann Hesse sulle origini dell'antisemitismo (1958):

"L'uomo primitivo odia ciò di cui ha paura, e in alcuni strati della sua anima anche l'uomo colto è primitivo. Anche l'odio dei popoli e delle razze contro altri popoli e razze non si basa sulla superiorità e sulla forza, ma sull'insicurezza e sulla paura.

L'odio contro gli ebrei è un complesso di inferiorità mascherato: rispetto al popolo molto vecchio e saggio degli ebrei certi strati meno saggi di un'altra razza sentono un'invidia che nasce dalla concorrenza e un'inferiorità umiliante. Più fortemente e più violentemente questa brutta sensazione si manifesta nella veste della superiorità, più è certo che dietro si nascondono paura e debolezza." >>

VIAGGIO-IN-GERMANIA.IT

8 commenti:

  1. Commento di Sergio (inserito da me per motivi tecnici):

    << Sono francamente un po' deluso di questo testo: non vi ho appreso niente di nuovo. Continuo a non sapere cosa significhi "essere ebreo". Mi sembra un'evidenza che gli ebrei si considerino qualcosa di speciale: sono appunto il popolo eletto. Ma già questa semplice frase potrebbe essere considerata da alcuni (ebrei e non ebrei) manifestazione di latente antisemitismo. La critica di Israele viene anche interpretata (da ebrei, israeliani, benpensanti vari) come antisemitismo. L'ex presidente del consiglio israeliano Abba Eban sosteneva davvero che chi criticasse la politica di Israele fosse un antisemita - che poi significa essere abbietto, spregevole, colpevole anche della Shoah. Non ci sto.
    Gli ebrei sono una razza? Credo di no. Che cosa sono allora? Diciamo un gruppo etnico con una particolare storia e tradizione. Anche gli Italiani e tanti altri popoli hanno una storia e una tradizione, una lingua e una cultura che li distingue da altri gruppi o popoli. Ma gli ebrei sono speciali, rivendicano una loro peculiarità che significa anche superiorità. E pensare che sono quattro gatti, 15-18 milioni, una percentuale irrisoria della popolazione mondiale (sembra che ce ne siano addirittura cinque milioni a New York, altri sette sono in Israele). Ma il loro contributo alla scienza e alla cultura, passata e presente, è stato notevole (Einstein, Freud, Mendelssohn, Mahler, Adorno, Stefan Zweig ecc. ecc.). Gli ebrei appena citati erano comunque tutti atei e non sapevano nemmeno l'ebraico. Che cosa avevano in comune con gli altri ebrei, visto che non conoscevano la lingua e nemmeno i libri sacri degli ebrei?

    L'ebreo polacco Marcel Reich-Ranicki (pronuncia: ranizki), scampato al genocidio e scomparso alcuni anni fa, è stato uno dei più noti e apprezzati critici letterari della Germania del dopoguerra (ma era anche destestato per le sue stroncature). Io l'ammiravo, ho letto molti suoi libri, una persona coltissima, ma come tanti altri ebrei famosi ateo e ignaro dell'ebraico. A lungo ho ignorato che fosse ebreo - dunque nei suoi libri e nei suoi shows televisivi non trapelava niente della sua ebraicità. Finché lessi il suo libro su Heinrich Heine e cominciai a pormi delle domande, se non fosse anche lui ebreo. Era sposato con un'ebrea e una volta disse che non avrebbe potuto immaginarsi altro che sposare un'ebrea (cosa che a me pare un po' strana). Ma ciò non toglie che per me Ranicki è un punto di riferimento per la letteratura tedesca, dai classici alla letteratura contemporanea, e ha un posto di riguardo nella mia biblioteca. Era una persona non solo colta, ma assolutamente razionale, comprensibile, alla portata di tutti: ha promosso più lui la conoscenza della letteratura, soprattutto tedesca ma non solo, che tanti blasonati e noiosi professori universitari. Ed ha anche pubblicato un utilissimo canone moderno della letteratura tedesca (romanzi, drammi, racconti, saggistica).
    Ecco: mi sarebbe piaciuto porre a Ranicki la fatale domanda: che significa essere ebrei, specie se si è atei, non si conosce l'ebraico e non si ha nessun interesse per il Vecchio Testamento e il Talmud? Sono sicuro che mi avrebbe dato una risposta interessante e accettabile perché era una persona intelligente. E ci saremmo congedati con buoni sentimenti e rispetto reciproci.

    Tuttavia non posso non osservare che chi si vuole diverso, profondamente diverso dagli altri, da tutti gli altri, non può lamentarsi di essere percepito come tale dagli altri. C'è come una barriera tra loro e noi. Certo si può e si deve convivere in qualche modo, rispettarsi. Ma qualcosa ci separa. >>
    SERGIO

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    1. Caro Sergio,
      condivido la tua domanda di fondo (cosa significa essere ebrei?) alla quale credo che non esista una risposta semplice ed univoca, visto anche che il collante religioso, che pure è stato importante in passato, non lo è più molto oggi.

      Probabimente l'ebraicità è costituito da un grande senso di appartenenza (più culturale che razziale), rafforzato dalla scelta storica (sempre mantenuta), di restare separati dalle società ospitanti.

      Condivido pertanto la tua chiusa finale:
      << chi si vuole diverso, profondamente diverso dagli altri, da tutti gli altri, non può lamentarsi di essere percepito come tale >>
      Nel bene e nel male, questa è sicuramente una scelta che fa la differenza.

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  2. Commento di Sergio:

    Gli ebrei bazzicavano a Roma e non erano ben visti ben prima che i Romani, prima che Vespasiano e poi Adriano li sconfiggessero definitivamente. Cominciò la diaspora che dura tuttora benché siano tornati a casa e possiedano l'atomica, ciò che li rende invincibili.
    Ma come mai hanno l'atomica e un'aviazione micidiale? Gliel'hanno concessa - contro la propria costituzione - gli Americani, e più precisamente gli ebrei americani ben presenti nell'amministrazione americana e in altri luoghi del potere, la finanza per esempio.
    Gli USA sostengono poi finanziariamente Israele, “avamposto contro la barbarie” (Herzl).
    Sono un piccolo popolo gli ebrei, ma recitano un ruolo di prim'ordine nel Nuovo Ordine Mondiale. Le loro atomiche sono puntate non solo su Teheran, ma anche su Mosca e il Vaticano - se sarà il caso, muoia Sansone con tutti i filistei ...
    Ce l'ho con gli ebrei, sono un antisemita? Ma nemmeno per sogno, in vita mia ho incontrato solo due ebrei con cui mi sono intrattenuto cordialmente (uno era un paranoico francese, l'altro - Nahum - un veterano della Guerra dei sei giorni).
    P.S. Perché l’atomica puntata su Mosca? Durante la guerra del Kippur Israele si trovò inizialmente in difficoltà perché fu sorpreso e a Golda Meir prudevano le mani, ce l’aveva coi Russi che sostenevano l’Egitto. Ma gli Americani la frenarono, la dissuasero dall’attaccare Mosca, per fortuna, se no non staremmo qui a fare commenti ...
    SERGIO

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    1. Caro Sergio, dal tuo commento ho imparato parecchie cose che non conoscevo e ti ringrazio.

      Quanto alla concessione dell'atomica ad Israele, non nego che possa aver avuto una parte importante la lobby ebraica, che negli USA ha conquistato (meritatamente, va detto) un notevole potere economico e qundi politico.
      Se però tieni presente la zona geografica in cui si trova Israele (il Medio Oriente), con le risorse petrolifere da un lato e l'ostilità islamica dall'altro, credo che, per gli USA, avere in loco un alleato forte, fedele e riconoscente sia un ottimo affare.

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  3. COMMENTO DI SERGIO:

    L'antigiudaismo cristiano, che si è protratto fino al Concilio Vaticano II (solo allora si sopprime l'infame espressione dei "perfidi giudei" colpevoli di deicidio - cosa davvero assurda, come si può uccidere Dio? - ha sicuramente fomentato l'antisemitismo moderno. Resta comunque il problema del sapersi e volersi diversi che crea volens nolens una barriera.
    La comunità ebraica in Italia è stata sempre numericamente irrilevante (non superava le 30'000 persone, a fronte di mezzo milione in Francia e di ben 3 milioni in Polonia), non so se per la presenza e l'ostilità della Chiesa.
    Comuque i pochi ebrei italiani erano perfettamente integrati nella società e alcuni hanno rivestito persino ruoli importanti sotto il fascismo (davvero incomprensibili le leggi razziali di Mussolini, forse adottate controvoglia - Mussolini non apprezzava Hitler che invece gli voleva persino bene tanto da farlo liberare dal Gran Sasso con un'azione alla James Bond).

    Gli ebrei hanno verosimilmente mantenuto la loro identità grazie alla religione, alla loro cultura e alla lingua. Ma i moderni israeliani, come pure i grandi ebrei citati, sono atei o agnostici. Freud, Zweig, Einstein, Ranickzi, Adorno ecc. non sapevano nemmeno l'ebraico. Cosa poteva mai significare per questi ultimi dirsi o forse magari anche sentirsi ebrei? Bisognerebbe chiederlo a loro, io avrei posto volentieri la domanda a Ranicki come ho scritto sopra. Per me personalmente che Freud, Mahler, Zweig ecc. fossero ebrei è assolutamente irrilevante, sono studiosi scrittori musicisti che apprezziamo e ammiriamo e sono benemeriti dell'umanità. Davvero contava molto per loro il senso di appartenenza alla comunità ebraica mondiale? Ne dubito.

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  4. A proposito degli ebrei, ho notato una cosa che mi sembra curiosa.
    Nelle notizie di cronaca e nelle opere di fiction (film, telefilm, romanzi) si parla spesso di organizzazioni criminali, collegate praticamente ad ogni etnia conosciuta (noi italiani per esempio abbiamo la famosa mafia).
    Non mi pare, però, di avere mai trovato qualcosa di simile per gli ebrei.
    Sono solo molto cauti e riservati, o seguono delle regole sociali diverse ?

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  5. COMMENTO DI SERGIO:

    Però il Mossad ha una pessima fama... o, a seconda dei punti di vista, eccellente, fin troppo!
    C’è anche da dire che gli ebrei non sono mai stati dei morti di fame per cui non hanno nemmeno avuto il bisogno di abbassarsi al livello della manovalanza dei gangster siciliani.
    Noblesse oblige.

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    1. Ti posso confermare che la fama del Mossad è eccellente (meritatamente eccellente).
      Almeno così si desume dai romanzi di spionaggio che ho letto (che sono però tutti di autori occidentali).

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