Esistono
ancora oggi dei poveretti che sostengono che la terra è
piatta (i ‘terra-piattisti’), ma vengono guardati con
semplice commiserazione, e nessuno ci fa molto caso.
La
stessa cosa dovrebbe avvenire con i creazionisti, ancora convinti che
il mondo abbia avuto origine nel modo assurdamente inverosimile
descritto nella Bibbia.
Ed
invece no: pare che questi signori siano ancora molto influenti e
che, grazie alle donazioni ed ai finanziamenti di qualche eccentrico
loro sodale, operino come una lobby (soprattutto negli USA) per
ottenere la pari dignità’ teorica con l’evoluzionismo
darwiniano, da applicarsi anche nei libri di testo (!).
Quelle
che seguono sono alcune puntualizzazioni sull’argomento di Aldo
Piombino, tratte dal suo blog (Scienze-e-dintorni).
LUMEN
<<
Negli Usa i tentativi di indebolire l’insegnamento dell’evoluzione
hanno conosciuto un nuovo impulso e anche in Europa, a lungo
considerata relativamente immune a questo tipo di anti-scienza, il
creazionismo continua ad avanzare.
Pertanto
150 anni dopo Darwin la battaglia contro l’arretratezza mentale
(almeno dal punto di vista scientifico) degli anti-evoluzionisti, è
ancora da vincere, nonostante che la pubblicazione de “l’origine
delle specie” sia stata uno spartiacque fra il “prima” in cui
la mancanza di un “motore” dell’evoluzione rendeva possibile il
dibattito, ad un “dopo” in cui nessun uomo di Scienza ha potuto
dubitare dell’evoluzione (…).
[Purtroppo]
alcuni aspetti dell’evoluzione sono fraintesi e anche grazie a tali
fraintendimenti gli anti-evoluzionisti possono trovare alcuni
(sbagliati) appigli. (…)
Significato
di evoluzione
Darwin
non parlò mai di “evoluzione” ma di “discendenza con
modificazioni”. È una distinzione particolarmente importante
perché nel XIX secolo quando fu introdotto il termine "evoluzione"
questo serviva per mettere l’Uomo al vertice della biosfera (e,
calandosi nel periodo vittoriano, della supremazia dell’uomo
inglese su quelli europei in primis e sul resto dell’umanità poi).
Con
il termine evoluzione quindi la darwiniana asettica “discendenza
con modificazioni” diventava tacitamente un “progresso”. In
realtà ciò non è sempre vero: certamente la “corsa agli
armamenti” fra preda e predatore fa sì che certi standard
(riflessi, corsa, veleni ed immunizzazione dai veleni, etc. etc.)
migliorino, e in genere forme di vita più performanti soppiantino
quelle meno performanti una volta che entrino in una determinata
nicchia ecologica: l’estinzione delle faune autoctone del
Sudamericane quando si è formato l’istmo di Panama è un esempio
classico, come lo sono in tutto il mondo le specie invasive portate
dall’uomo.
Ma
non c’è un finalismo in tutto ciò, né una specie meno
“progredita” dal punto di vista fisiologico verrà soppiantata
necessariamente da una più progredita o intelligente: ad esempio un
coccodrillo è “meno perfetto” di un mammifero, se guardiamo a
intelligenza, complessità strutturale, comportamento e quant’altro,
ma nel suo ambiente non ha rivali. Quindi lì è più performante di
qualsiasi mammifero che abbia tentato di spartire con lui la nicchia
ecologica di "predatore fluviale d'apice in zone equatoriali".
Invece
i coccodrilli di abitudini più terricole che sfruttando l’estinzione
dei dinosauri hanno popolato la Terra nel primo Paleocene sono
scomparsi appena uccelli e mammiferi carnivori si sono organizzati
con forme capaci di fare loro concorrenza. Insomma, c’è una netta
differenza fra un prodotto della tecnologia e un essere vivente:
nessuno comprerebbe per un uso quotidiano una automobile di 50 anni
fa, che per certi versi è diversa da quelle attuali come un rettile
lo è da un mammifero, mentre i rettili sono ancora in “servizio
regolare”.
Anche
la teoria dell’evoluzione si è … evoluta nel tempo e oggi le
idee di Darwin sono state “decisamente migliorate”: ad esempio
non c’è più il gradualismo esasperato grazie agli “equilibri
punteggiati” di Gould e Eldredge; insomma, mentre animali “poco
evoluti” come i molluschi bivalvi godono di ottima salute, nessuno
può insegnare la biologia come nell’immediato dopo – Darwin (se
non parlando di storia della Scienza).
L’evoluzione
non spiega (né si sogna di spiegare) l’origine della vita
Con
l’evoluzione si spiega la storia della biodiversità da quando la
vita è apparsa sulla Terra e come questa si è modificata con il
tempo, ma non come la vita sia nata, un problema scientifico aperto
(e che non sarà facile risolvere). Il motivo è molto semplice,
proprio perché applichiamo il criterio dell’attualismo: non ci
sono dubbi che pressioni e meccanismi evolutive abbiano guidato le
modificazioni nel tempo degli esseri viventi fin dalla loro comparsa.
Ma
l’attualismo non si può applicare ai processi che hanno coinvolto
quei composti chimici che alla fine si sono auto-organizzati in
sistemi molecolari in grado di replicarsi e mantenere un metabolismo,
semplicemente perché non ne esistono più e non possono essere
direttamente studiati.
Per
parlarne, supponendo che in qualche modo anche questi composti siano
stati soggetti a pressioni ambientali di vario tipo, si parla di
evoluzione chimica durante questa fase pre-biotica. Ma è una cosa
diversa dalla evoluzione in senso biologico. Ovviamente su questo (da
loro voluto) equivoco gli anti-evoluzionisti ci sguazzano, perché
“secondo loro l’evoluzione è un falso proprio perché, appunto,
non spiega l’origine della vita”. (…)
Non
ci siamo evoluti per caso
Diversi
creazionisti attribuiscono ai biologi l’asserzione secondo la quale
il cambiamento degli esseri viventi sia dovuto al puro caso. (…)
Diciamo che il caso in diversi aspetti “funziona” ottimamente;
anzi, è il motore primo dell’evoluzione: le mutazioni sono
effettivamente casuali (o, almeno, non risulta per adesso esistere un
trend nelle mutazioni). Ma se qualche mutazione “funziona” e
quindi si fissa, mentre altre che non funzionano non si fissano,
questo non è certo un caso, a meno che il portatore della mutazione
favorevole abbia avuto delle cause contingenti che non gli hanno
permesso la riproduzione (ad esempio predazione, scarso sex appeal,
catastrofe naturale o epidemia).
Nel
caso dei falchi la pressione evolutiva ha selezionato le mutazioni
che hanno prodotto la loro proverbiale visione, mentre un falco con
una mutazione che gli conferisce una vista scadente “non funziona”
e non è un caso se poi non si riproduce… quindi la selezione
naturale addirittura fa l’opposto, cioè si oppone al caso quando
questo produce disastri. Insomma, esiste un filtro che corregge le
casualità delle mutazioni e che addirittura è in grado di
accelerare l’evoluzione, diffondendo quelle mutazioni che
permettono agli individui di lasciare più discendenti.
D’altra
parte la forma del corpo è in qualche modo abbastanza logica:
soprattutto notiamo che una caratteristica di base di tutti i phyla
che appartengono ai ‘bilatera’, cioè tutti gli Animalia a parte
poriferi, cnidari (celenterati) e qualcos’altro è che la parte
pensante, i sensi con organi appositi (vista) e l’ingresso del cibo
siano “davanti”, mentre l’ano è dietro. Quindi l’evoluzione
ha premiato le mutazioni che hanno prodotto questo piano corporeo,
sicuramente più logico di uno con il cervello in mezzo e gli occhi
dietro.
L’evoluzione
è osservabile
Nella
concezione darwiniana l’evoluzione era lenta e graduale. Poi si è
visto che ci sono dei momenti in cui la biodiversità aumenta
rapidamente. Prendiamo ad esempio i dinosauri teropodi che,
originatisi nel Triassico, sono sopravvissuti almeno in parte alla
estinzione al passaggio fra Triassico e Giurassico: la divisione
basale fra Carno-sauri e Celuro-sauri è avvenuta all'inizio del
Giurassico.
E
questo vale anche all'interno dei Celuro-sauri, la cui biodiversità
è a sua volta immensa, a partire dalle dimensioni, fra giganteschi
tirannosauri, oviraptororidi, therizinosauri dagli artigli enormi,
ornitomimosauri, dromaeosauri dagli artigli simili a falci e, buon
ultimi, i piccoli teropodi antenati degli uccelli. Ebbene, tutti
questi gruppi si sono originati tra il Giurassico inferiore e quello
medio, nei primi 30 milioni di anni di una storia che ne conta 135.
Identiche caratteristiche temporali contraddistinguono la storia
dell'altro ramo dei dinosauri, gli ornitischi.
Pensiamo
poi, per esempio, ad un caso che ci riguarda molto da vicino,
l’evoluzione dei Primati: sfruttando lo scontro fra i due
continenti, alcuni gruppi passando dall’Eurasia in Africa sono
stati protagonisti di una radiazione evolutiva incredibilmente
complessa e veloce, che ha fissato la sistematica basale degli
antropoidi.
Ma
[anche] se veloci dal punto di vista del tempo geologico, a scala
umana sono sempre processi molto lenti; tuttavia esistono molti casi
nei quali è possibile osservare l’evoluzione in diretta o quasi:
la resistenza dei batteri agli antibiotici è forse l’esempio più
classico, ma ci sono alcuni adattamenti dovuti ai cambiamenti
climatici nei vertebrati dimostrano una velocità evolutiva
sorprendente. Un caso eccezionale è quello delle lucertole di Pod
Mrcaru: in pochi anni una popolazione di lucertola classica italiana
si è trasformata in qualcosa di completamente diverso.
Per
rimediare al problema, gli anti-evoluzionisti hanno tirato fuori una
delle loro solite fantasie, i ‘baramini’, cioè forme ancestrali
create da Dio (a livello credo di “ordine” o di “famiglia”)
che poi si differenziano, come cercano di differenziare fra
evoluzione intraspecifica (che ammettono all’interno dei
‘baramini’) ed evoluzione interspecifica (quella che fa “nascere”
una specie da un’altra, che non ammettono). Un classico esempio del
vecchio metodo pre–galileiano in cui le idee avevano il privilegio
sui fatti. (...)
L’adattamento
perfetto non esiste
Un
essere vivente che vive nelle stesse condizioni ambientali dei suoi
antenati senza che ci sia stata una sostanziale alterazione antropica
di quello che lo circonda viene spesso indicato “perfettamente
adattato” all’ambiente. A me il concetto di “perfezione” ha
sempre dato una reazione fastidiosa: nessuno può discutere che un
certo essere sia adatto all’ambiente in cui vive (ancora meglio:
che nella sua nicchia ecologica sia particolarmente performante) e
che probabilmente se lo mettiamo in un ambiente diverso potrebbe fare
la fine del proverbiale “pesce fuor d’acqua”.
Ma
la perfezione non è un concetto applicabile agli esseri viventi e
l’adattamento ad un certo tipo di vita sarà un compromesso fra
tante esigenze: ad esempio lo sviluppo di una vista eccezionale al
buio negli antenati ha comportato che quasi tutti i mammiferi vedano
la vita in bianco e nero (solo uomini e pochi altri primati hanno
sviluppato nuovamente la visione a colori). Insomma in quell’essere
dalle abitudini notturne progenitore dei mammiferi è stata premiata
la vista al buio rispetto a quella dei colori diurni: ma a questo
modo di notte si muoveva parecchio bene.
Tornando
agli esseri umani, la postura eretta con andatura bipede, è stata
celebrata come un esempio di “evoluzione come progresso” per
tutta una serie di motivazioni sulle quali non c’è spazio per
parlarne qui. Ora, per correre occorre avere un bacino stretto e un
bacino largo che consente di correre poco nella savana poteva essere
piuttosto rischioso. Ma le femmine con il bacino stretto non potevano
certo partorire.
Quando
poi la capacità cranica è aumentata drasticamente i problemi si
sono fatti ancora maggiori. Da qui nasce la soluzione neandertaliana
di una testa a forma un po' ovale (ovviamente con l’asse più lungo
nella direzione del parto) e quella di sapiens in cui il neonato ha
la testa molto ridotta e il cervello ancora poco funzionante. La
soluzione di sapiens è quindi un compromesso che permette sia
l’uscita della testa che la capacità di corsa alle femmine, ma al
prezzo di un lungo periodo di totale dipendenza dalla madre del
neonato, la quale quindi si sarà salvata dai predatori, ma deve
svolgere una serie di difficili e assidui compiti. >>
ALDO
PIOMBINO
COMMENTO DI SERGIO
RispondiElimina(inserito da me per motivi tecnici).
Mi sento incompetente e quindi non posso esprimermi criticamente in merito all'articolo (a parte che l'ho trovato troppo lungo e anche noioso). Nemmeno ho capito cosa voglia dire l'autore, contro chi polemizzi.
Non sapevo che per Darwin il termine evoluzione non implicasse un progresso, un miglioramento. In effetti si afferma e riproduce il vivente meglio adatto al suo ambiente senza che ciò costituisca davvero un progresso in assoluto. Le modifiche hanno comunque avuto, almeno per il momento, un effetto positivo in quanto gli permettono di sopravvivere e di trarre dei vantaggi.
Lo stesso mi chiedo se non si possa parlare di progresso, per es. per i primati.
Il sapiens sapiens è sicuramente, direi oggettivamente, qualche gradino più in alto di chi l'ha preceduto, basti pensare al progresso tecnologico a cui un erectus o un habilis non poteva arrivare (nemmeno il neandertal, pur avendo un cervello di dimensioni maggiori del sapiens sapiens, ma probabilmente meno complesso).
Il bello (o il brutto) è che il sapiens sapiens con tutto il suo cervellone e le strabilianti conoscenze acquisite non è al riparo da catastrofi da lui stesso provocate: non si può escludere un tracollo per i cambiamenti climatici, la sovrappopolazione, l'inquinamento, un conflitto atomico (comunque ci sono altri pericoli contro i quali l'uomo può per il momento fare ben poco o nulla, per es. l'impatto con un asteroide di notevoli dimensioni o gli effetti di un Gammablitz che ucciderebbe tutti gli esseri viventi).
Insomma, non negherei che certe modifiche abbiano portato ad effettivi progressi (miglioramenti) della specie. Che ci sia dunque un’evoluzione (dal semplice al più complesso).
Caro Sergio, l'autore polemizza principalmente contro certi ambienti creazionisti degli USA, che insistono per ottenere la parità di insegnamento nelle scuole (!!!).
EliminaIl tutto agevolato, probabilmente, da una maggior 'ingenuità di fondo' degli americani.
Leggi cosa pubblicava, qualche anno fa, il sito di Wall Street Italia:
<< Altro che Darwin e la teoria ell’evoluzionismo. La metà quasi degli americani, esattamente il 46% crede ancora nel creazionismo, ovvero ritiene che Dio abbia creato l’essere umano nella sua forma attuale.
E’ quanto trapela da un sondaggio di Gallup, che ha un margine massimo di errore di 4 punti percentuali, e che è stato condotto prendendo un campione di 1.012 americani, contattati telefonicamente.
Un terzo ha risposto di ritenere che gli esseri umani si siano evoluti “seguendo la guida di Dio”, mentre solo il 15% ha detto di credere in un concetto di evoluzionismo in cui Dio non abbia giocato alcuna parte; ciò significa che il 78% degli americani è dell’idea che la presenza di Dio, durante il processo evolutivo – e per coloro che ci credono – ci sia comunque stata. >>
Quanto al complicato rapporto tra evoluzione e progresso, io penso che si possa parlare di progresso quando la nuova specie è più duttile ed adattabile della precedente.
EliminaPer cui, grazie aad una maggior variabilità genetica dei singoli fenotipi, può sopravvivere ed adattarsi ad una maggior quantità di modifiche dell'ambiente esterno.
Intendendo per ambiente tutto ciò influisce sulla sopravvivenza della specie: clima, vegetazione, predatori, malattie (ad es. virus), cibo, acqua, ecc.