venerdì 27 dicembre 2019

L'equilibrio degli eco-sistemi - 2

Si conclude qui il post di Jacopo Simonetta sui “Servizi Eco-Sistemici” (seconda ed ultima parte). LUMEN


<< Aria
La composizione dell’atmosfera ha alcune implicazioni su cui raramente si riflette. Rende possibile alle piante di foto-sintetizzare ed a praticamente tutto ciò che vive di respirare, ma non solo. Come abbiamo accennato, filtra i raggi cosmici, impedendo che le cellule vangano uccise ed assicura al Pianeta una temperatura media compatibile con la presenza di acqua allo stato liquido e di vita biologica. Una composizione dell’atmosfera relativamente costante è un servizio eco-sistemico.

Qualcuno comincia a rendersi conto che averla alterata anche di poco sta scatenando una specie di anteprima d’inferno in molte regioni. Questa alterazione deriva solo in parte dalla combustione di biomassa fossile; per una parte consistente deriva da disboscamento e incendi, degrado dei suoli ecc.

Su quali siano le rispettive percentuali non c’è accordo fra i ricercatori, ma che siano entrambe determinanti è assodato. Quello su cui non si riflette abbastanza è che tutto ciò ha già scatenato una serie di retroazioni auto-rinforzanti di ulteriore riscaldamento e che solo ed esclusivamente il ripristino dei servizi eco-sistemici potrebbe, forse, fermare prima che la maggior parte del pianeta diventi un deserto. Quindi, abbiamo bisogno soprattutto di foreste e paludi.

Cibo
In effetti, oggi la base alimentare dell’umanità è costituita da petrolio e gas naturale, ma per rendere digeribile questa roba abbiamo bisogno di trasformarla in tessuti vegetali o animali sfruttando dei servizi eco-sistemici. E troppo petrolio e gas stanno demolendo pezzo per pezzo gli ecosistemi che ci forniscono questo servizio. Per non parlare dell’effetto definitivo rappresentato da quella coltre di cemento ed asfalto che siamo soliti chiamare “città”.

Clima
Già molto tempo fa, gli storici si sono accorti che le società complesse, capaci di produrre quelle che chiamiamo “grandi civiltà”, sono sempre state vincolate ad aree caratterizzate da clima mite. Il motivo è semplice e non c’entra con l’intelligenza umana, semmai con la stupidità. Un clima temperato è infatti un presupposto per suoli non solo fertili, ma anche dotati di una forte resilienza allo sfruttamento agricolo, a sua volta presupposto per il sostentamento di elevate concentrazioni di persone e, quindi, per lo sviluppo di società complesse, in grado di produrre i capolavori di arte e di scienza che tanto ci affascinano.

Non a caso, man mano che i suoli sono stati erosi ed il clima è diventato più ostile, le “società avanzate” sono fiorite altrove, tendenzialmente più verso nord, laddove il clima era ancora compatibile con elevate densità di popolazione.

Proprio ora, per la prima volta nella storia, climi e suoli stanno diventando inadatti a sostentare una società numerosa e tecnologicamente avanzata in praticamente tutto il mondo contemporaneamente. Si, perché la tecnologia, tanto più è avanzata, quanto più ha bisogno di una base sociale numerosa, il che significa dare da mangiare e da bere alle tante formichine che concorrono a far funzionare una grande città. Mangiare e bere che sono servizi eco-sistemici che la città sistematicamente distrugge.

Sostituire i servizi eco-sistemici

Si possono costruire depuratori per riciclare l’acqua, si possono sintetizzare fertilizzanti per produrre cibo su terreni esausti; plastiche e metalli possono sostituire il legno, anzi fare di meglio assai. Si sono costruite macchine che possono produrre elettricità senza emissioni climalteranti e perfino macchine che pompano CO2 dall’atmosfera nelle viscere della Terra. Certo, ma tutto ciò ha dei costi.

Costi in primo luogo energetici, perché mentre la fotosintesi trasforma CO2 in biomassa usando la luce del sole, le nostre macchine sono alimentate comunque da combustibili fossili ed è quanto meno improbabile che si possa fare altrimenti. Oggi, le fonti rinnovabili coprono infatti meno del 10% del consumo globale (5% idroelettrico, 3% eolico, 2% solare) ed esistono solo grazie ad un’industria potentissima che usa grandi quantità di materiali.

Incrementarne l’uso per sopperire ai consumi attuali comporterebbe l’estrazione ed il consumo di milioni di tonnellate di cemento, acciaio, rame eccetera, compresi parecchi minerali rari provenienti da immense miniere poste ai quattro angoli del mondo. L’unico modo di ridurre sensibilmente le emissioni climalteranti sarebbe tagliare drasticamente i consumi finali, cioè liquidare buona parte dell’industria e tutte le grandi città, per poi fare i conti con la mostruosa sovrappopolazione che ottenebra il Pianeta e che continuiamo ad ignorare.

Costi finanziari. Se a qualcuno sembra di dover correre sempre di più per ottenere sempre di meno non è pazzo. Anzi è uno dei pochi che si è accorto di un fenomeno ben reale: in gergo si chiama “Sindrome della Regina Rossa”. Ci sono diversi fattori concomitanti e sinergici alla base di questo fenomeno, ma i principali sono due:

Il primo è il degrado qualitativo delle risorse energetiche e minerarie che ci costringe a scavare, pompare, trasportare sempre di più per ottenere ciò che ci serve. Detto in altri termini, lo sforzo di produzione cresce più rapidamente del prodotto.

Il secondo è il venire meno dei servizi eco-sistemici, che ci costringe a ricorrere a succedanei tecnologici. Macchine ed impianti però costano ed i soldi vengono prodotti dalle banche mediante l’accensione di debiti e che devono poi essere restituiti con l’interesse, altrimenti il sistema grippa ed il denaro scompare. Per pagare gli interessi è necessario che l’economia cresca, solo che il degrado delle risorse ed il venir meno dei servizi eco-sistemici si mangiano parte crescente della produttività, lasciando sempre meno per la crescita.

I servizi eco-sistemici, invece, sono gratis. Ma lo sono davvero? Come disse giustamente Milton Friedman: “In Natura non esistono pasti gratis”. E quale è allora il prezzo da pagare? Il prezzo è accettare di rimanere degli elementi marginali della Biosfera.

Oggi però noi, i nostri simbionti e le nostre escrescenze di acciaio, vetro, catrame e cemento, copriamo circa il 50% circa delle terre emerse; il 100% se consideriamo che oramai qualunque angolo della Terra è sfruttato per qualcosa e/o inquinato da qualcosa: dalla troposfera agli abissi oceanici. Teoricamente sarebbe possibile un “rientro”, ma oramai non “dolce”. Bisognerebbe infatti che i ricchi accettassero di diventare poveri ed i poveri di restare tali, bisognerebbe anche che tutti accettassimo di fare al massimo due figli e di morire alla prima malattia seria che ci prende. >>

JACOPO SIMONETTA

3 commenti:

  1. Un altro articolo deprimente, come il precedente. Il quadro tracciato è veritiero o almeno verosimile, il che significa però che siamo tutti corruttibili, corrotti e corruttori, ovviamente in grado diverso: il piccolo corrotto in fondo alla scala è meno corrotto e nocivo del Corruttore Supremo in alto. Il fatto è che siamo tutti dipendenti da qualcuno più in alto di noi a cui dobbiamo piacere per sopravvivere o fare carriera. Ci sono i sacri principi che dobbiamo rispettare nel nostro interesse e nell'interesse della comunità (i tre comandamenti - il Decalogo l'ho ridotto a questi tre che ho già reso noti e non li ripeto qui per la milionesima volta).
    Ma poi è tutto un barcamenarsi con piccoli ritocchi, aggiustamenti, deroghe per i più svariati motivi (si pensi alla ragion di Stato che giustificava persino il delitto).
    Ma personaggi come Robespierre, detto l'Incorruttibile, o anche i moderni moralisti sono poco o per nulla simpatici: primo perché ci tengono sempre lo specchio davanti (sei un meschino e un peccatore) e poi perché sono francamente disumani nel loro rigorismo. E che diamine, goditela una volta, lasciati andare ogni tanto (semel in anno licet insanire).

    Una commedia di Pirandello ha per titolo: Il piacere dell'onestà. Non l'ho letta o vista, ma il titolo è già tutto un programma. L'onesto è il conformista che ritenendosi nel giusto, perché tutti sono come lui, si sente a suo agio, sta bene. Ma è anche costretto a tanti piccoli compromessi per mantenere l'equilibrio, per non discostarsi dalla norma corrente. E i compromessi sono dei cedimenti: sì, ci sono i cosiddetti sacri principi, ma poi "tengo famiglia". E siamo già sulla china scivolosa.
    Lo stesso i principi, anche se spesso disattesi, sono delle guide, un ideale irraggiungibile ma che ha una sua funzione.

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    1. Caro Sergio, in effetti l'incorruttibile assoluto è parente stretto del fanatico e il fanatismo, in una società umana, non può essere un valore positivo.
      Non si tratta di vendersi per denaro, ma di usare un po' di sana flessibilità ed evitare di mettere il rispetto rigoroso dei principi davanti al buon senso.

      Tu sai quale poca stima ho del personaggio di Gesù e della sua filosofia, ma alcune sue massime (poche in verità) restano condivisibili.
      Come per esempio quella che precisa che "non è l'uomo per il sabato, ma il sabato per l'uomo".

      Insomma, come dici giustamente tu, i principi assoluti vanno bene, ma solo come punto di riferimento a cui ispirarsi.

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  2. A proposito di eco-sistemi e di ambiente, segnalo un bellissimo post di Luca Pardi (pubblicato sul sito di Aspo Italia) che contiene una panoramica completa ed esauriente (anche se ben poco consolatoria) sullo 'stato dell'arte', e che ha dato origine anche ad una bella discussione.

    Il link è questo: https://aspoitalia.wordpress.com/2019/12/28/verso-il-2020-senza-illusioni/

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