Tutti
siamo stati protagonisti, almeno una volta nella vita, di una qualche
forma di corruzione, in genere subita.
Ma
se un singolo episodio, anche se estremamente sgradevole, può essere
visto solo come una piccola ingiustizia, l'insieme di tanti episodi,
continui e ripetuti, rappresenta un problema sociale di grande
rilevanza, e finisce per modificare l'ambiente stesso della nostra
vita collettiva.
Ce
ne parla Marco Pierfranceschi in questo interessante articolo, tratto
dal blog “Crisis?”. Buona lettura. LUMEN
<<
Quando leggiamo le statistiche della corruzione, (...) la maggior
parte di noi pensa semplicemente al politico truffaldino che intasca
la fatidica mazzetta, personaggio iconico che la fantasia popolare
percepisce ormai circonfuso da un’aura di simpatica ribalderia. In
realtà le ricadute negative della corruzione sono ben più numerose,
estese e gravi di quanto ci si renda normalmente conto. (…)
In
un sistema a corruzione endemica lo scambio di mazzette è solo la
punta dell’iceberg. Una classe politica diffusamente delinquenziale
deve attivamente alimentare un contesto sociale disfunzionale se
vuole che il fenomeno corruttivo operi in maniera efficace.
Il
terreno fertile per la corruzione è caratterizzato da istituzioni
inefficienti, norme procedurali farraginose ed incoerenti che offrano
ampio margine alla discrezionalità, corpi di pubblica sicurezza
sotto organico e con risorse limitate, clientelismo diffuso, percorsi
processuali lunghi ed incerti (con tempi di prescrizione
irragionevolmente brevi) e, quel che è peggio, da un’opinione
pubblica ignorante, distratta e politicamente poco reattiva.
Cominciamo
dall’inefficienza della macchina pubblica. Drenare risorse da un
sistema funzionale non è semplice, dal momento che in un simile
contesto le imprese lavorano e vengono pagate, le opere realizzate e
la popolazione è soddisfatta. Innescare un meccanismo di
favoreggiamento all’interno di un tale processo richiede di farsi
parte attiva nell’estorsione e rischiare di incontrare, dall’altra
parte, cittadini ligi alle regole e pronti a denunciare.
Al
contrario, con una macchina pubblica elefantiaca ed immobile si
creano le condizioni ottimali perché qualsiasi intervento
‘facilitatore’
diventi indispensabile, e conseguentemente ‘retribuito’.
Il punto, se ancora non è chiaro, non è tanto la singola mazzetta o
la quantità di denaro sottratto, quanto la distruzione
dell’efficienza della macchina pubblica indispensabile per dar vita
ad un efficace sistema tangentizio.
Distruzione
che ha, essa stessa, molte facce. Sul piano legislativo le leggi
devono essere confuse e di difficoltosa applicazione, in modo da
lasciare il massimo spazio da un lato all’inefficienza, dall’altro
alla discrezionalità.
In
seconda battuta va coltivata una classe di burocrati e tecnici
conniventi, che non pretenda, e men che meno ottenga, di rimettere in
discussione i protocolli attuativi disfunzionali rendendoli efficaci.
Una classe politica corrotta non promuoverà i funzionari in base al
merito o alla competenza, bensì in base alla disponibilità ad
assecondarne le scelte.
Una
volta messo a regime il sistema estorsivo occorre, parallelamente,
depotenziare l’azione delle forze dell’ordine per ostacolare
l’individuazione e la persecuzione dei comportamenti illegali. Ciò
si realizza da un lato agevolando le carriere di funzionari
conniventi col detto sistema, dall’altro riducendo progressivamente
le capacità operative ed investigative. (…)
Il
clientelismo, o voto di scambio, è solo un’ennesima testa
dell’idra. Politici corrotti presidiano la macchina pubblica
assumendo amici e parenti che, riconoscenti, garantiscono ossequio
alle direttive ed un serbatoio di voti certi alle successive
elezioni. Questo sistema consente di saccheggiare direttamente le
imprese pubbliche con false fatturazioni senza nemmeno passare per la
rischiosa richiesta di tangenti. (…)
Un
simile sistema basato su irregolarità, inefficienze ed arbitrio
finisce col trasformare l’organizzazione della macchina pubblica
nell’equivalente di una guerra tra bande criminali, dove ogni
funzionario, dipartimento o gruppo di potere, risponde alle pressioni
di realtà analoghe, ivi inclusi i poteri economici esterni
all’amministrazione.
I
dipartimenti, invece di collaborare, si ostacolano l’un l’altro,
ognuno cercando di sfruttare al massimo le proprie leve di potere.
Essendo infiltrata a qualsiasi livello, al pari della Mafia in
Sicilia, la corruzione diventa immenzionabile. O, per meglio dire, la
corruzione non
esiste.
Questo
non richiede che tutti i politici, o tutti i funzionari, siano
indiscriminatamente criminali. La politica è l’arte della
manipolazione, e i manipolatori più abili occupano generalmente le
posizioni apicali. Nei livelli intermedi troviamo spesso persone
oneste e capaci, che provano a migliorare le cose, intrappolati come
tutti gli altri nella tela del ragno.
Queste
persone garantiscono al sistema criminale un’immagine di
presentabilità nei confronti dell’elettorato, ma al contempo ogni
iniziativa che propongono viene sabotata da parte della macchina
amministrativa, o direttamente dai vertici del partito, vanificandone
gli sforzi.
Analogamente
l’attivismo dei cittadini viene sistematicamente ostacolato, in
particolar modo quando cerca di promuovere valori positivi, salvo
occasionalmente strumentalizzarne l’operato nel momento in cui si è
in cerca di consenso elettorale. All’interno della macchina
istituzionale, i pochi risultati positivi prodotti da un comparto
eventualmente meno corrotto vengono sistematicamente boicottati e
demoliti dagli altri, spesso per pura necessità di affermazione di
potere.
In
questo quadro complessivo emerge una evidente risonanza tra poteri
economici speculativi e corruzione politica, entità diverse che
operano scientemente ai danni sia dei cittadini che di una macchina
pubblica efficiente, perennemente sospesi sul sottile crinale
rappresentato dal dover realizzare l’opposto di quanto promesso
senza che l’opinione pubblica se ne accorga, e camuffando le
volontà speculative nella narrazione di problemi, ritardi ed
inefficienze burocratiche.
Ma
l’ultimo e probabilmente più disastroso effetto consiste nella
lenta e progressiva distruzione dell’intelligenza e della capacità
di attenzione dell’opinione pubblica, all’interno di un
meccanismo che si autoalimenta. Meno la ‘governance’
funziona, più il cittadino si trova a dimenarsi all’interno di un
sistema caotico ed incapace di fornire risposte efficaci alle sue
necessità, e più attenzione dovrà dirottare sulle proprie esigenze
minime di sopravvivenza.
Guidare
in un traffico sregolato che divora energie ed ore di vita,
rimbalzare da un ufficio all’altro, da una complicazione alla
successiva, nell’incertezza di tutto, produce un consumo di risorse
intellettive tale da rendere lontana, confusa e sfumata la percezione
della devastazione sistemica complessiva.
Completa
tale disastroso scenario l'asservimento dei mass-media. Giornali e
televisioni diffondono un’informazione grossolana e manipolata,
priva di memoria storica e lontana anni luce dalla pratica
anglosassone del ‘fact-checking’,
sovente ridotta al puro ruolo di grancassa delle esternazioni del
politico di turno, diffusa in maniera totalmente acritica.
Trasferiti
al livello nazionale questi meccanismi perversi generano un
progressivo smantellamento del sistema scolastico, con peggioramento
della qualità dell’istruzione, blocco del cosiddetto 'ascensore
sociale' e fuga dei cervelli all’estero.
Ben
lungi dal rappresentare una serie occasionale di singoli casi in cui
il politico di turno ottiene la tradizionale ‘mazzetta’,
il fenomeno corruttivo affligge l’intera organizzazione pubblica e
statale, in forme diverse, e si riflette in una varietà e vastità
di ambiti tra loro apparentemente non correlati. >>
MARCO
PIERFRANCESCHI
Se le cose stanno effettivamente così - e la cosa è credibilissima - non si può non concludere che non c'è niente da fare: bisogna convivere con la corruzione. E alla fine siamo tutti - chi più chi meno - corrotti. Anch'io mi reputo in fondo corruttibile, ma essendo un pesciolino non commetterò gravi crimini, solo piccoli crimini che forse non si possono chiamare nemmeno tali. Direi che è quasi inevitabile. Gli onesti targati 5 Stelle si sono subito rivelati meno onesti di quanto pretendessero, anche se essendo solo sardine non hanno rubato alla grande. Spesso si cede alla tentazione non tanto per avidità quanto per quieto vivere: chi te lo fa fare di volere essere a tutti i costi onesto fino in fondo? Magari è narcisismo reputarsi incorruttibile.
RispondiEliminaTuttavia la vita è possibile proprio per la diffusa moralità della gente, anche in Italia. Ci hanno martellato fin dalla più tenera infanzia il "settimo non rubare" e la maggior parte della gente rispetta il comandamento, tanto che il furto è quasi assimilato all'omicidio.
Io vivo in un paese in cui la moralità "percepita" è alta. Si direbbe che in Italia senza raccomandazione non si arriva da nessuna parte.
Caro Sergio,
Eliminacredo che il livello di corruzione di una società, che dipende ovviamente da molti fattori, anche culturali, sia strettamente collegato alle sue dimensioni.
In un piccolo paese, in cui tutti si conoscono e vige una sorta di controllo sociale interpersonale, la corruzione appare molto più difficile che in una grande città.
Ma il mondo di oggi (almeno per ora) va proprio nella direzione di un sempre maggiore inurbamento.
SÌ, effettivamente, in una società ristretta è quasi impossibile prevaricare, ci si controlla a vicenda e per finire si sta meglio, passa anche la voglia di fare il furbo, non ce n'è bisogno. Ma nella massa affoghi, il pericolo è ovunque, devi sgomitare, restare all'erta e allora devi ricorrere all'astuzia, alla furbizia - e sei già a un passo dall'illecito.
EliminaSono i pro e i contro dell'anonimato assicurato dalle grandi città.
EliminaE' vero che puoi farti gli affari tuoi senza troppi ostacoli, ma per i furbastri è una manna dal cielo.
Purtroppo il rispetto delle leggi è garantito dai Tribunali solo in minima parte.
La maggioranza delle persone (per fortuna) rispetta le leggi per senso civico, diciamo per adesione spontanea, il che però richiede che quelle norme vengono sentite come socialmente giuste (ma qui mi fermo, perchè stiamo finendo O.T.).