venerdì 6 dicembre 2019

La corruzione e il suo habitat

Tutti siamo stati protagonisti, almeno una volta nella vita, di una qualche forma di corruzione, in genere subita.
Ma se un singolo episodio, anche se estremamente sgradevole, può essere visto solo come una piccola ingiustizia, l'insieme di tanti episodi, continui e ripetuti, rappresenta un problema sociale di grande rilevanza, e finisce per modificare l'ambiente stesso della nostra vita collettiva.
Ce ne parla Marco Pierfranceschi in questo interessante articolo, tratto dal blog “Crisis?”. Buona lettura.  LUMEN
 

<< Quando leggiamo le statistiche della corruzione, (...) la maggior parte di noi pensa semplicemente al politico truffaldino che intasca la fatidica mazzetta, personaggio iconico che la fantasia popolare percepisce ormai circonfuso da un’aura di simpatica ribalderia. In realtà le ricadute negative della corruzione sono ben più numerose, estese e gravi di quanto ci si renda normalmente conto. (…)

In un sistema a corruzione endemica lo scambio di mazzette è solo la punta dell’iceberg. Una classe politica diffusamente delinquenziale deve attivamente alimentare un contesto sociale disfunzionale se vuole che il fenomeno corruttivo operi in maniera efficace.

Il terreno fertile per la corruzione è caratterizzato da istituzioni inefficienti, norme procedurali farraginose ed incoerenti che offrano ampio margine alla discrezionalità, corpi di pubblica sicurezza sotto organico e con risorse limitate, clientelismo diffuso, percorsi processuali lunghi ed incerti (con tempi di prescrizione irragionevolmente brevi) e, quel che è peggio, da un’opinione pubblica ignorante, distratta e politicamente poco reattiva.

Cominciamo dall’inefficienza della macchina pubblica. Drenare risorse da un sistema funzionale non è semplice, dal momento che in un simile contesto le imprese lavorano e vengono pagate, le opere realizzate e la popolazione è soddisfatta. Innescare un meccanismo di favoreggiamento all’interno di un tale processo richiede di farsi parte attiva nell’estorsione e rischiare di incontrare, dall’altra parte, cittadini ligi alle regole e pronti a denunciare.

Al contrario, con una macchina pubblica elefantiaca ed immobile si creano le condizioni ottimali perché qualsiasi intervento ‘facilitatore’ diventi indispensabile, e conseguentemente ‘retribuito’. Il punto, se ancora non è chiaro, non è tanto la singola mazzetta o la quantità di denaro sottratto, quanto la distruzione dell’efficienza della macchina pubblica indispensabile per dar vita ad un efficace sistema tangentizio.

Distruzione che ha, essa stessa, molte facce. Sul piano legislativo le leggi devono essere confuse e di difficoltosa applicazione, in modo da lasciare il massimo spazio da un lato all’inefficienza, dall’altro alla discrezionalità.

In seconda battuta va coltivata una classe di burocrati e tecnici conniventi, che non pretenda, e men che meno ottenga, di rimettere in discussione i protocolli attuativi disfunzionali rendendoli efficaci. Una classe politica corrotta non promuoverà i funzionari in base al merito o alla competenza, bensì in base alla disponibilità ad assecondarne le scelte.

Una volta messo a regime il sistema estorsivo occorre, parallelamente, depotenziare l’azione delle forze dell’ordine per ostacolare l’individuazione e la persecuzione dei comportamenti illegali. Ciò si realizza da un lato agevolando le carriere di funzionari conniventi col detto sistema, dall’altro riducendo progressivamente le capacità operative ed investigative. (…)

Il clientelismo, o voto di scambio, è solo un’ennesima testa dell’idra. Politici corrotti presidiano la macchina pubblica assumendo amici e parenti che, riconoscenti, garantiscono ossequio alle direttive ed un serbatoio di voti certi alle successive elezioni. Questo sistema consente di saccheggiare direttamente le imprese pubbliche con false fatturazioni senza nemmeno passare per la rischiosa richiesta di tangenti. (…)

Un simile sistema basato su irregolarità, inefficienze ed arbitrio finisce col trasformare l’organizzazione della macchina pubblica nell’equivalente di una guerra tra bande criminali, dove ogni funzionario, dipartimento o gruppo di potere, risponde alle pressioni di realtà analoghe, ivi inclusi i poteri economici esterni all’amministrazione.

I dipartimenti, invece di collaborare, si ostacolano l’un l’altro, ognuno cercando di sfruttare al massimo le proprie leve di potere. Essendo infiltrata a qualsiasi livello, al pari della Mafia in Sicilia, la corruzione diventa immenzionabile. O, per meglio dire, la corruzione non esiste.

Questo non richiede che tutti i politici, o tutti i funzionari, siano indiscriminatamente criminali. La politica è l’arte della manipolazione, e i manipolatori più abili occupano generalmente le posizioni apicali. Nei livelli intermedi troviamo spesso persone oneste e capaci, che provano a migliorare le cose, intrappolati come tutti gli altri nella tela del ragno.

Queste persone garantiscono al sistema criminale un’immagine di presentabilità nei confronti dell’elettorato, ma al contempo ogni iniziativa che propongono viene sabotata da parte della macchina amministrativa, o direttamente dai vertici del partito, vanificandone gli sforzi.

Analogamente l’attivismo dei cittadini viene sistematicamente ostacolato, in particolar modo quando cerca di promuovere valori positivi, salvo occasionalmente strumentalizzarne l’operato nel momento in cui si è in cerca di consenso elettorale. All’interno della macchina istituzionale, i pochi risultati positivi prodotti da un comparto eventualmente meno corrotto vengono sistematicamente boicottati e demoliti dagli altri, spesso per pura necessità di affermazione di potere.

In questo quadro complessivo emerge una evidente risonanza tra poteri economici speculativi e corruzione politica, entità diverse che operano scientemente ai danni sia dei cittadini che di una macchina pubblica efficiente, perennemente sospesi sul sottile crinale rappresentato dal dover realizzare l’opposto di quanto promesso senza che l’opinione pubblica se ne accorga, e camuffando le volontà speculative nella narrazione di problemi, ritardi ed inefficienze burocratiche.

Ma l’ultimo e probabilmente più disastroso effetto consiste nella lenta e progressiva distruzione dell’intelligenza e della capacità di attenzione dell’opinione pubblica, all’interno di un meccanismo che si autoalimenta. Meno la ‘governance’ funziona, più il cittadino si trova a dimenarsi all’interno di un sistema caotico ed incapace di fornire risposte efficaci alle sue necessità, e più attenzione dovrà dirottare sulle proprie esigenze minime di sopravvivenza.

Guidare in un traffico sregolato che divora energie ed ore di vita, rimbalzare da un ufficio all’altro, da una complicazione alla successiva, nell’incertezza di tutto, produce un consumo di risorse intellettive tale da rendere lontana, confusa e sfumata la percezione della devastazione sistemica complessiva.

Completa tale disastroso scenario l'asservimento dei mass-media. Giornali e televisioni diffondono un’informazione grossolana e manipolata, priva di memoria storica e lontana anni luce dalla pratica anglosassone del ‘fact-checking’, sovente ridotta al puro ruolo di grancassa delle esternazioni del politico di turno, diffusa in maniera totalmente acritica.

Trasferiti al livello nazionale questi meccanismi perversi generano un progressivo smantellamento del sistema scolastico, con peggioramento della qualità dell’istruzione, blocco del cosiddetto 'ascensore sociale' e fuga dei cervelli all’estero.

Ben lungi dal rappresentare una serie occasionale di singoli casi in cui il politico di turno ottiene la tradizionale ‘mazzetta’, il fenomeno corruttivo affligge l’intera organizzazione pubblica e statale, in forme diverse, e si riflette in una varietà e vastità di ambiti tra loro apparentemente non correlati. >>

MARCO PIERFRANCESCHI

4 commenti:

  1. Se le cose stanno effettivamente così - e la cosa è credibilissima - non si può non concludere che non c'è niente da fare: bisogna convivere con la corruzione. E alla fine siamo tutti - chi più chi meno - corrotti. Anch'io mi reputo in fondo corruttibile, ma essendo un pesciolino non commetterò gravi crimini, solo piccoli crimini che forse non si possono chiamare nemmeno tali. Direi che è quasi inevitabile. Gli onesti targati 5 Stelle si sono subito rivelati meno onesti di quanto pretendessero, anche se essendo solo sardine non hanno rubato alla grande. Spesso si cede alla tentazione non tanto per avidità quanto per quieto vivere: chi te lo fa fare di volere essere a tutti i costi onesto fino in fondo? Magari è narcisismo reputarsi incorruttibile.
    Tuttavia la vita è possibile proprio per la diffusa moralità della gente, anche in Italia. Ci hanno martellato fin dalla più tenera infanzia il "settimo non rubare" e la maggior parte della gente rispetta il comandamento, tanto che il furto è quasi assimilato all'omicidio.
    Io vivo in un paese in cui la moralità "percepita" è alta. Si direbbe che in Italia senza raccomandazione non si arriva da nessuna parte.

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    1. Caro Sergio,
      credo che il livello di corruzione di una società, che dipende ovviamente da molti fattori, anche culturali, sia strettamente collegato alle sue dimensioni.
      In un piccolo paese, in cui tutti si conoscono e vige una sorta di controllo sociale interpersonale, la corruzione appare molto più difficile che in una grande città.
      Ma il mondo di oggi (almeno per ora) va proprio nella direzione di un sempre maggiore inurbamento.

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    2. SÌ, effettivamente, in una società ristretta è quasi impossibile prevaricare, ci si controlla a vicenda e per finire si sta meglio, passa anche la voglia di fare il furbo, non ce n'è bisogno. Ma nella massa affoghi, il pericolo è ovunque, devi sgomitare, restare all'erta e allora devi ricorrere all'astuzia, alla furbizia - e sei già a un passo dall'illecito.

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    3. Sono i pro e i contro dell'anonimato assicurato dalle grandi città.
      E' vero che puoi farti gli affari tuoi senza troppi ostacoli, ma per i furbastri è una manna dal cielo.
      Purtroppo il rispetto delle leggi è garantito dai Tribunali solo in minima parte.
      La maggioranza delle persone (per fortuna) rispetta le leggi per senso civico, diciamo per adesione spontanea, il che però richiede che quelle norme vengono sentite come socialmente giuste (ma qui mi fermo, perchè stiamo finendo O.T.).

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