venerdì 5 luglio 2024

Perle Manzoniane – (2)

Come ho già detto in altre occasioni, il testo dei Promessi Sposi è ancora attualissimo, perchè è disseminato di acute osservazioni psicologiche sui caratteri, le debolezze e le meschinità umane.
Ho deciso pertanto di riportarne alcune altre, come seguito al precedente post di alcuni anni fa. Buona lettura.
LUMEN


COMPAGNI DI SVENTURA
<< Agnese levò, a una a una, le povere bestie [i quattro capponi] dalla stia, riunì le loro otto gambe, come se facesse un mazzetto di fiori, le avvolse e le strinse con uno spago, e le consegnò in mano a Renzo; il quale, date e ricevute parole di speranza, uscì dalla parte dell’orto. (...)
Così, attraversando i campi o, come dicon colà, i luoghi, se n’andò per viottole, fremendo, ripensando alla sua disgrazia, e ruminando il discorso da fare al dottor Azzecca-garbugli.
Lascio poi pensare al lettore, come dovessero stare in viaggio quelle povere bestie, così legate e tenute per le zampe, a capo all’in giù, nella mano d’un uomo il quale, agitato da tante passioni, accompagnava col gesto i pensieri che gli passavan a tumulto per la mente.
Ora stendeva il braccio per collera, ora l’alzava per disperazione, ora lo dibatteva in aria, come per minaccia, e, in tutti i modi, dava loro di fiere scosse, e faceva balzare quelle quattro teste spenzolate; le quali intanto s’ingegnavano a beccarsi l’una con l’altra, come accade troppo sovente tra compagni di sventura. >>


TESTE DURE
<< Vide Lodovico spuntar da lontano un signor tale, arrogante e soverchiatore di professione, col quale non aveva mai parlato in vita sua, ma che gli era cordiale nemico, e al quale rendeva, pur di cuore, il contraccambio: giacché è uno de' vantaggi di questo mondo, quello di poter odiare ed esser odiati, senza conoscersi.
Costui, seguito da quattro bravi, s’avanzava diritto, con passo superbo, con la testa alta, con la bocca composta all’alterigia e allo sprezzo.
Tutt’e due camminavan rasente al muro; ma Lodovico (notate bene) lo strisciava col lato destro; e ciò, secondo una consuetudine, gli dava il diritto (dove mai si va a ficcare il diritto!) di non istaccarsi dal detto muro, per dar passo a chi si fosse; cosa della quale allora si faceva gran caso.
L’altro pretendeva, all’opposto, che quel diritto competesse a lui, come a nobile, e che a Lodovico toccasse d’andar nel mezzo; e ciò in forza d’un’altra consuetudine.
Perocché, in questo, come accade in molti altri affari, erano in vigore due consuetudini contrarie, senza che fosse deciso qual delle due fosse la buona; il che dava opportunità di fare una guerra, ogni volta che una testa dura s’abbattesse in un’altra della stessa tempra. >>


SERVILISMO
<< A sinistra [di Don Rodrigo], e a un altro lato della tavola, stava, con gran rispetto, temperato però d’una certa sicurezza, e d’una certa saccenteria, il signor podestà, quel medesimo a cui, in teoria, sarebbe toccato a far giustizia a Renzo Tramaglino, e a fare star a dovere don Rodrigo, come s’è visto di sopra.
In faccia al podestà, in atto d’un rispetto il più puro, il più sviscerato, sedeva il nostro dottor Azzecca-garbugli, in cappa nera, e col naso più rubicondo del solito.
In faccia ai due cugini, due convitati oscuri, de’ quali la nostra storia dice soltanto che non facevano altro che mangiare, chinare il capo, sorridere e approvare ogni cosa che dicesse un commensale, e a cui un altro non contraddicesse. >>


ECCEZIONI ALLA REGOLA
<< Quell’uomo era stato a sentire all’uscio del suo padrone: aveva fatto bene? E fra Cristoforo faceva bene a lodarlo di ciò?
Secondo le regole più comuni e men contraddette, è cosa molto brutta; ma quel caso non poteva riguardarsi come un’eccezione? E ci sono dell’eccezioni alle regole più comuni e men contraddette?
Questioni importanti; ma che il lettore risolverà da sè, se ne ha voglia. Noi non intendiamo di dar giudizi: ci basta d’aver dei fatti da raccontare. >>


MISERIA E NOBILTA'
<< Era essa [Gertrude] l’ultima figlia del principe ***, gran gentiluomo milanese, che poteva contarsi tra i più doviziosi della città.
Ma l’alta opinione che aveva del suo titolo gli faceva parer le sue sostanze appena sufficienti, anzi scarse, a sostenerne il decoro; e tutto il suo pensiero era di conservarle, almeno quali erano, unite in perpetuo, per quanto dipendeva da lui.
Quanti figliuoli avesse, la storia non lo dice espressamente; fa solamente intendere che aveva destinati al chiostro tutti i cadetti dell’uno e dell’altro sesso, per lasciare intatta la sostanza al primogenito, destinato a conservar la famiglia, a procrear cioè de’ figliuoli, per tormentarsi a tormentarli nella stessa maniera. >>


L'ARTE DELLA GUERRA
<< La milizia, a que’ tempi, era ancor composta in gran parte di soldati di ventura arrolati da condottieri di mestiere, per commissione di questo o di quel principe, qualche volta anche per loro proprio conto, e per vendersi poi insieme con essi.
Più che dalle paghe, erano gli uomini attirati a quel mestiere dalle speranze del saccheggio e da tutti gli allettamenti della licenza. Disciplina stabile e generale non ce n’era; nè avrebbe potuto accordarsi così facilmente con l’autorità in parte indipendente de’ vari condottieri.
Questi poi in particolare, nè erano molto raffinatori in fatto di disciplina, nè, anche volendo, si vede come avrebbero potuto riuscire a stabilirla e a mantenerla; chè soldati di quella razza, o si sarebbero rivoltati contro un condottiere novatore che si fosse messo in testa d’abolire il saccheggio; o per lo meno, l’avrebbero lasciato solo a guardar le bandiere.
Oltre di ciò, siccome i principi, nel prendere, per dir così, ad affitto quelle bande, guardavan più ad aver gente in quantità, per assicurar l’imprese, che a proporzionare il numero alla loro facoltà di pagare, per il solito molto scarsa; così le paghe venivano per lo più tarde, a conto, a spizzico; e le spoglie de’ paesi a cui la toccava, ne divenivano come un supplimento tacitamente convenuto. >>

ALESSANDRO MANZONI

23 commenti:

  1. Passi per I periodi mozzafiato, infarciti di un italiano finto popolare, vieppiu ' appesantito da una sorta di gergalita' toscana messa sovente a sproposito, in sovrappiu', per cui aneli al punto come un sub in apnea in debito di ossigeno. Passi.

    Passi per la fin troppo prolissa caratterizzazione dei personaggi, degli ambienti e situazioni, talche' a volte viene il dubbio se tale verbosita' attenga all'autocompiacersi dello scrittorucolo, ovvero egli ritenga i suoi sventurati lettori dei deficienti sub umani, duri di comprendonio. Passi.

    Passi per la scarsa e forse maschilista trattegiatura della Mondella, avulsa quasi dal contesto, portata dagli altri a compiere atti di difesa contro il Rodrigo, quasi ch'ella alla fin fine avrebbe pure giaciuto col fellone, in cambio di in poderetto, di una borsa di marenghi. Passi pure questo .

    E qui mi fermo, ma ci sarebbe altro. Quello che non passa è la teoria della Provvidenza che alla fine... Balla colossale, cattivo insegnamento alle masse. Da agnostico non nego iddio a priori. Affermo comunque che egli, ove esistente, si disinteressa del destino dei suoi "figli".

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    1. Sì, in effetti la storia della Provvidenza Divina ha dei limiti enormi, non solo per noi atei / agnostici, ma anche per i credenti che si mettessero ad esaminare seriamente la storia.
      Dove la vedono la Provvidenza divina ?
      Almeno i dualisti, che credono in una eterna lotta cosmica tra Dio e il Diavolo, ne possono dare un'interpretazione più sensata.

      P.S. - Nei piccoli passi che ho citato, però, la Provvidenza non compare (ho fatto una cernita accurata) e mi sembra che siano godibili per tutti.

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  2. Ti abbuono il p.s. Lumen, con un pochino di sforzo :-)

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  3. "Perle" manzoniane?

    Mah! Questi episodi non mi sono piaciuti. Come non mi erano piaciuti quelli che ci avevi presentato la volta scorsa nella tua antologia manzoniana. Eppure noi due siamo, al contrario del burbero toscano Mauro b., estimatori dei Promessi Sposi e siamo in ottima compagnia (tra gli estimatori figurano anche atei come Eco e Sciascia - Sciascia però diceva che "a volte" ci credeva, cioè gli piaceva credere in Dio). I giudizi irriverenti e demolitori di Mauro (Manzoni uno scrittorucolo, il suo romanzo un mattone spaventoso, anche il suo italiano lascia a desiderare) mi divertono, sia per la forma che il contenuto. Mauro scrive come Gadda e forse qualcosa di vero c'è in quel che dice. Fra parentesi, Gadda sul letto di morte si fece rileggere la pagina finale del capitolo VIII (quello dell' Addio monti elevati al cielo).
    Allora, che fare di Manzoni oggi? Per Moravia un mediocre romanziere ma un grande scrittore. Strano giudizio, come può essere grande uno che è al tempo stesso mediocre? Credo che per Moravia la storia dei P. S. sia fuori dal tempo, edificante e noiosa e con poco sesso, ma "scritta bene" (ciò che Mauro contesta).

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    1. Caro Sergio, io considero i Promessi Sposi un trattato di psicologia (ed anche di ottimo livello) in forma di romanzo.
      Ed infatti mi piacciono proprie queste piccole annotazioni (disseminate in grande quantità) ed alcuni dialoghi davvero folgoranti, mentre mi anoiano i pezzi di letteratura classica, come l'Addio ai Monti od altri simili (ed anche di questi ce ne sono parecchi).
      Quindi il giudizio di Moravia potrebbe avere una sua logica.

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  4. La Divina Provvidenza

    Sembra, dicono che i P. S. sia il romanzo della Divina Provvidenza. Ma di questa fantomatica Provvidenza non parla più nessuno, nemmeno il papa, si direbbe che sia un concetto superato, di cui ci si vergogna vista la sua assurdità (la Chiesa si vergogna anche dell'inferno, difatti non ne parla più, e in privato Bergoglio ha affermato che è una sciocchezza: grand'uomo Bergoglio).
    Ripensiamo il concetto. Dio ha un piano e non può sussistere alcun dubbio che riuscirà a realizzare quel piano, se no che onnipotente sarebbe. Però il poveretto è ostacolato nella realizzazione del suo piano dalla sua creatura che lo offende con detti e fatti. Eppure Dio alias Divina Provvidenza si serve anche delle opere malvage della sua creatura per realizzare il piano: Dio vede e provvede. Giuda è un infame, il suo tradimento grida vendetta al cospetto di Dio. Eppure il tradimento di Giuda era necessario nel piano provvidenziale: senza tradimento Gesù non poteva portare a termine la sua opera di redenzione e salvezza. Ma se Giuda era necessario che colpa aveva? Forse si potrebbe addirittura parlatr di Giuda come "corredentore" del genere umano, come Maria è "corredentrice" (Bergoglio si oppone, Maria non è corredentrice). Insomma, secondo me questa storia della Divina Provvidenza fa acqua da tutte le parti. Ma Ravasi mi direbbe: quante biblioteche hai letto, hai studiato teologia, hai letto le mie opere? No? E allora come osi parlare, miserabile analfabeta! Eppure un bambino vide che il re era nudo.

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    1. Caro Sergio, la Divina Provvidenza è un concetto al quale il fedele non può assolutamente rinunciare, perchè altrimenti la presenza del male risulta troppo incompatibile con quello che gli è stato insegnato.
      Per i cattivi ha un senso, perchè hanno offeso Dio, ma per i buoni ? Come si spiega ?
      Se Dio è onnisciente, onnipotente ed anche buono, il male che patiscono i giusti può essere solo un percorso temporaneo verso il bene futuro.
      Non si scappa.

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  5. Aldo Spranzi: un altro - il vero? - Manzoni

    "Anticritica dei Promessi Sposi", EGEA, 1995

    Aldo Spranzi, un professore di economia e politica industriale scende in campo contro la critica manzoniana e contro l'interpretazione che essa ha dato dei Promessi Sposi per dimostrare, con abbondanza (e anche sovrabbondanza) di argomenti, l'«errore colossale, incredibile», anzi lo «scandalo che coinvolge l'intera cultura italiana», perpetuatosi per generazioni, di avere scambiato per un romanzo religioso e morale l'opera di uno scrittore ateo fintosi cattolico, negatore di «ogni valore non solo religioso ma anche umano».

    (Mario Picchi, L' Espresso, 12 novembre 1995)

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    1. E bravo lo Spranzi: ha colto proprio nel segno (io da solo non ci sarei mai arrivato; grazie Sergio).
      Ecco perchè i Promessi Sposi mi piacciono così tanto.
      Eppure il Manzoni, a quanto si dice, era un bigotto baciapile.
      Forse è proprio vero che le persone intelligenti, anche quando credono di credere, lo fanno a modo loro.

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  6. Un'altra opera di Aldo Spranzi e la sua presentazione nel catalogo elettronico BOL:

    "L'altro Manzoni. Indagini su un delitto perfetto che attendeva di essere scoperto" (2008)

    Alessandro Manzoni, quello tramandato dai rituali della cultura letteraria, ha un sosia rimasto finora sconosciuto. Il Manzoni ufficiale è una controfigura deputata a nascondere il Manzoni vero, che ha sotterrato ne I Promessi Sposi, sotto le apparenze di un cattolicissimo romanzo, una vicenda tutta diversa che - come aveva sospettato il mondo cattolico dell'800 - è pervasa da un micidiale nichilismo anticristiano. L'incontro con il vero Manzoni e con il romanzo nascosto è per l'uomo moderno portatore di una sfida conturbante e affascinante.

    P.S."Anticritica dei P.S." non è più in commercio, ma si trova in antiquariato (3 copie disponibili).

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  7. Aldo Spranzi Nr. 3

    "Il volume di Aldo Spranzi "L'altro Manzoni", pubblicato dall'Ares nel 2008, ha suscitato scalpore fra i critici e i lettori. La rivoluzionaria tesi di un Manzoni che avrebbe sotterrato nei Promessi sposi, sotto le apparenze di un cattolicissimo romanzo, una vicenda tutta diversa, è stata discussa dal Presidente e dal Direttore del Centro studi manzoniani di Milano, ed è stata condivisa dal prof. François Livi, italianista della Sorbona di Parigi. Il metodo adottato da Spranzi, di affidarsi esclusivamente all'autorità del testo del romanzo, senza illazioni biografiche e stratificazioni critiche, trova ora esauriente applicazione in questa edizione commentata del capolavoro manzoniano. La tesi spranziana risulta dunque dalle note al testo, che accompagnano il lettore pagina dopo pagina, verso un epilogo che ribalta centocinquant'anni di critica letteraria. Ecco perché "dalla lettura integrale del testo", qui fedelmente riprodotto, "emerge un'inattesa interpretazione del romanzo".

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    1. Strano che le teorie di Spranzi siano rimaste a livello di nicchia, quasi sconosciute al grande pubblico.
      Ma forse non è strano, visto il predominio che la cultura cattolica ha avuto per lungo tempo nel nostro paese,

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  8. "Addio monti sorgenti dalle acque ed elevati al cielo....." Spranzi a parte, ragionando terre terre, è mai possibile che la bonazza Mondella, in astio suo malgrado con le lettere, abbia potuto formulare tale elevato motteggio, e buon per lei e per la madre Agnese che l'elevato pensier non fu espresso, altrimenti il barcaiolo le avrebbe accoppate entrambe, gettandole in pasto al cavedano lacustre....

    Manzoni era un vanesio, ampolloso e privo di reale contenuto come I marinisti, sfrontato maramaldeggiatore sui nostri zebedei, da lunga, troppa, pezza...

    Sergio, sei un pozzo di sapere. Chapeau!

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    1. Guarda che il Manzoni era anche capace di una certa auto-ironia.
      A parte la famosa battuta sui venticinque lettori (ma ce ne sono altre), al termine del monologo interiore di Lucia, l'autore conclude << Di tal genere, se non tali appunto, erano i pensieri di Lucia >>.
      Aveva voluto fare un pezzo di bravura letterario (che peraltro a me non piace), ma ne era consapevole.

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    2. Però uno scafato come Gadda ha voluto riascoltare il famoso passaggio prima di morire. Quelle parole non sono del resto davvero i pensieri di Lucia, ma di Manzoni. Lucia era semplicente triste e si struggeva al pensiero del matrimonio andato a monte e della sorte incerta che l'attendeva.

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    3. Io, come detto, lo trovo noioso, ma posso capire che per altri avesse un fascino particolare, quasi poetico.

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    4. Non ti difetta l'obiettivita' Lumen. Rara qualità....

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    5. Grazie.
      D'altra parte, mi sembra l'unico modo per impare cose nuove.

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  9. Cmq una ben precisa tendenza giansenista (e dunque teologicamente simil-protestante) e retaggi della preziosa eredità illuminista del nonno Beccaria impedirono (per fortuna...) a AM di cadere nell'ottuso e intollerante fondamentalismo controriformista cattolico.

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    1. In effetti la prosa del Manzoni, di fatto, non appare nè ottusa nè bigotta.
      Forse è merito dei retaggi famigliari - come hai rilevato giustamente tu - o forse del fatto che una persona colta e intelligente riesce sempre a rendere vive le sue opere.
      Altrimenti - forse - il suo romanzo sarebbe stato ben presto dimenticato.

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  10. Romanzo governativo imposto nelle scuole non a furor di studenti, immagino, pippone che tutto sommato non disturba lo status quo, in equilibrio non precario fra il lecito ed il non lecito, fra il consentito eccetera eccetera. Ulteriore e non necessaria lettura sulla divinità impostaci nostro malgrado, ovvero effetti sui mortali, sul loro destino , cloroformio per i vinti di verghiana memoria, aiutati dalla provvidenza, in questo caso con una nuova barca, chiamata provvidenza anch'essa. Ciao core, come dicono a Roma....

    Del resto, non abbiamo di meglio, e nel paese dei ciechi l'orbo diventa re.

    Cesso di sparlare di quel tal Sandro autor di un romanzetto, altrimenti annoio pure le mura...

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    1. Mi piacerebbe sapere come e quando i Promessi Sposi sono diventati uno dei pilastri della nostra scuola.
      Su wiki ho trovato questo passaggio:
      << La più importante apologia del Manzoni fu operata dal filosofo e pedagogista Giovanni Gentile [primi del '900], che elevò i Promessi Sposi al rango di «libro nazionale» al pari della Divina Commedia, giudicandolo un «libro di vita» basato sul discernimento concreto del vero, con cui Manzoni accoglieva le istanze morali e risorgimentali di Rosmini e Gioberti. >>

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