venerdì 19 luglio 2024

La Guerra Ibrida

Tutte le persone di buon senso si augurano che non debba più scoppiare una guerra mondiale, ma alcuni sostengono che sarebbe già in corso, anche se in forma strisciante.
Questo perchè alle due forme classiche della guerra moderna, quella tradizionale e quella nucleare, si sarebbe aggiunto un nuovo modo di scontrarsi con le altre nazioni, basato su tecniche di conflitto diverse ed alternative.
A questa nuova forma di guerra, chiamata “ibrida”, è dedicato il post di oggi, scritto da Andrea Zoch per il sito di Sollevazione.
LUMEN



<< Dal punto di vista (…) delle grandi potenze militari la questione cruciale riguarda la percezione interna di un carattere “decisivo” del conflitto regionale in corso.

Per la Russia è chiarissimo, e lo è stato sin dall’inizio, che si trattasse di una minaccia percepita come esistenziale. L’asimmetria del confronto qui dev’essere ben percepita: nel conflitto russo-ucraino la Russia è formalmente l’aggressore, avendo violato i confini ucraini con le sue truppe, ma la Russia si percepisce aggredita perché ha visto anno dopo anno i preparativi Nato ai propri confini (esercitazioni congiunte, costruzione di infrastrutture militari, il cambio di regime di Maidan, la persecuzione delle proprie minoranze in Ucraina, ecc.).

Questi eventi sono stati lamentati come prodromi o ad un’aggressione diretta o ad un posizionamento di vantaggio strategico che metteva potenzialmente in scacco le difese russe. È qui necessario tener ferme alcune premesse storiche e geografiche: la Russia è sempre stata particolarmente esposta alle minacce sul fronte occidentale, dove è stata più volte attaccata, dove non ci sono barriere naturali degne di nota, e dove si trovano le principali città, a partire da Mosca.

Questi timori sono stati espressi da vari governi russi innumerevoli volte, per anni, e solo il controllo occidentale sulla narrativa pubblica ha impedito che questo fatto fosse generalmente riconosciuto prima dello scoppio della guerra.

Non l’Occidente ma la Russia vive una sfida militare alle proprie porte da vent’anni; non è l’Occidente ma la Russia ad essere oggi colpita sul proprio territorio dalle armi di una potente alleanza militare ostile, con il supporto tecnologico e informativo della stessa. Per la Russia, dunque, non c’è spazio per “passi indietro”, perché si è già arrivati ai confini, al limite che minaccia la propria esistenza statuale: fare passi indietro significa perdere la capacità di mantenersi integra.

Che dire degli USA e della Nato? Qui dal punto di vista delle minacce dirette la situazione è molto differente, eppure nelle linee di fondo non è dissimile. Gli USA non stanno versando sangue, né stanno subendo danni infrastrutturali dall’attuale confronto con la Russia. E tuttavia il problema qui è di natura sistemica: la narrativa che ha sostenuto la fiducia nel sistema occidentale, militare e finanziario, impone al sistema di presentare un orizzonte di crescita, dominio e forza internazionale.

L’iniziativa russa, sostenuta in modo defilato ma sostanziale dalla Cina, ha messo in moto un processo di “insubordinazione” nel mondo extra-occidentale, che rappresenta un effetto domino devastante per l’egemonia politica ed economica dell’Occidente a guida americana.

Veder scossa la propria capacità di imporre trattati a sé favorevoli in Africa, America Latina, Medio Oriente ed Asia minaccia frontalmente il modello di sviluppo occidentale, modello già in crisi per ragioni interne, e che conta da sempre sulla possibilità di estrarre plusvalore dal mondo meno industrializzato (come risorse naturali, energetiche, manodopera a basso costo, ecc.). (...)

Nessuno dei due contendenti può dunque permettersi un’aperta sconfitta. Ci sono margini per un onorevole pareggio? Non molti e sempre di meno. Più passa il tempo, maggiori sono gli investimenti economici e umani nel conflitto, minori sono gli spazi per un esito che non appaia come una sconfitta all’una o all’altra parte. (…)

Questo rende la possibilità di un conflitto diretto, ogni giorno che passa, sempre più probabile. Si apre però qui una questione essenziale, che riguarda la NATURA del conflitto. La possibilità, paventata e temuta, che si pervenga ad un diretto scontro senza esclusione di colpi, dunque ad una guerra anche nucleare, non può essere esclusa.

Per quanto entrambe le parti in conflitto comprendano bene il carattere potenzialmente terminale di un tale confronto, qui il rischio proviene non tanto dalla programmazione esplicita della guerra quanto dalla logica dell’escalation, che può far arrivare alla soglia della deflagrazione, pensando di controllarla, per poi sorpassarla magari per un fraintendimento, per un eccesso di timore o di sospetto. Ma personalmente credo che le possibilità di un conflitto nucleare diretto siano ancora relativamente basse, non trascurabili, ma basse.

Lo scenario che invece credo sia altamente probabile, direi certo, salvo gli scenari peggiori di cui sopra, è quello dello sviluppo di forme inusitate e devastanti di GUERRA IBRIDA.

Per “guerra ibrida” (hybrid warfare) si intende una strategia militare che impiega una varietà di tattiche atte a portare nocumento all’avversario, limitando il ricorso alla guerra convenzionale e privilegiando invece forme di attacco non dichiarate, che possono sempre ricadere nella “plausible deniability”, nell’area grigia delle cose non pienamente dimostrabili di cui si può negare la responsabilità. Il problema è che oggi gli spazi per queste forme di guerra sono enormi, incomparabilmente superiori a tutto ciò che il passato ci ha consegnato.

Sono parte della guerra ibrida il supporto ad atti terroristici, anche da parte di gruppi terzi. Il terrorismo può infatti essere di tipo diretto, come attacchi ad infrastrutture strategiche da parte di qualche commando infiltrato (ma qui c’è sempre il rischio che qualcuno venga preso è che la “deniability” venga meno.) E poi c’è la possibilità, tutt’altro che complessa, di sostenere, manipolare, armare gruppuscoli già esistenti che odiano l’avversario, ma che mai avrebbero le risorse per attentati in grande stile (questi sono, ad esempio, i termini in cui viene oggi letto in Russia l’attentato al Crocus City Hall del 24 marzo, i cui autori diretti sono del Tagikistan, ma la cui preparazione rinvia per i russi ai servizi segreti ucraini).

Possono rientrare nella guerra ibrida anche atti terroristici che non appaiono tali, come sabotaggi, apparenti malfunzionamenti infrastrutturali, incidenti aerei, ferroviari, ecc. Possono rientrare nella guerra ibrida forme di guerra batteriologica mirata, ad esempio con patogeni selezionati per colpire in modo privilegiato certi gruppi etnici. E anche qui l’apparenza può essere quella del caso o dell’accidente.

Possono essere esempi di guerra ibrida attacchi cibernetici di varia natura, destinati a entità finanziarie, a database, archivi, ecc. Possono essere momenti di una guerra ibrida attacchi speculativi finanziari, volti a creare occasioni che rendano i mercati internazionali un’arma per destabilizzare un paese.

E poi esistono innumerevoli ambiti di guerra ibrida di cui ancora non abbiamo esempi espliciti, ma che sono oggi tecnologicamente disponibili. Pensiamo ad esempio alle accuse mosse neanche troppo velatamente dal ministro degli esteri turco agli USA di essere dietro al terremoto in Turchia e Siria del 2023. Che oggi vi siano modi per indurre, in punti tettonicamente predisposti, eventi tellurici è stato oggetto di studio militare (se lo studio si sia mai tradotto in realtà è questione che ignoriamo).

E naturalmente possono essere parte di una guerra ibrida eventi critici volti a condizionare specifici eventi elettorali, come la creazione di vittime ad hoc, di capri espiatori, o operazioni di discredito alla vigilia delle elezioni, ecc.

Se l’orizzonte di una durevole e intensa guerra ibrida è l’orizzonte che abbiamo di fronte nei prossimi anni, è, a mio avviso, necessario tener ferme due cose.

La prima è che per la natura stessa della guerra ibrida, intenzionalmente opaca ed inesplicita, i margini di strumentalizzazione interna sono amplissimi. Può così accadere che qualcosa sia effettivamente un evento di guerra ibrida mossa da una potenza estera, ma può anche accadere che qualcosa sia un mero incidente, oppure un’operazione interna false flag volta a condizionare il fronte interno (le operazioni “sotto falsa bandiera” sono di una semplicità disarmante in un contesto in cui per definizione le bandiere negli attacchi reali non vengono esposte).

Se, come si dice, la prima vittima della guerra è la verità, in una guerra ibrida la verità pubblica tende a dissolversi in maniera integrale: semplicemente tutto è potenzialmente strumentale per qualcuno. >>

ANDREA ZOCH

18 commenti:

  1. Personalmente, non credo che i contrasti internazionali in essere, nonostante le innegabili zone d'ombra, rappresentino davvero una 'guerra ibrida' in corso.
    E questo, tutto sommato, mi tranquillizza.

    Andrea Zoch, però, vi aggiunge un'altra considerazione, su cui è difficile non essere d'accordo:
    << Una simile atmosfera di sospetto coltivato ad arte e di condizionamenti occulti tende a consolidare in posizioni di potere chi già detiene il potere, e tende a rendere massimamente difficile la costruzione di qualunque iniziativa politica eterodossa, estranea al potere già consolidato. >>

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  2. Tale Urbano secondo, un francese salito al sacro soglio, indisse la prima crociata al grido di: dio lo vuole...
    L'undicesimo secolo volgeva al termine, periodo stranamente pacifico, scevro di guerre e guerricciole, talche ' i cavalieri si annoiavano a morte ed impiegavano il tempo in scorribande, scorrerie ai danni dei civili inermi, uccidendo e violando proprietà, senza risparmiare conventi e parrocchie. Urgeva pertanto uno scolmatore di violenza, ed il santo padre
    Si inventò il santo sepolcro da liberare poiché occupato e profanato dai mammalucchi...

    A parte le disgrazie scaturite dallo stuzzicare gli ottusi fedeli di un credo più scellerato del nostro, penso
    si possa parlare di un caso di guerra ibrida ante litteram, posto non si fronteggiarono propriamente due entità oppure eserciti nazionali, bensì una canea di strappati ebbri di sangue e di saccheggi, specialmente nella cristiana sponda.

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    1. In effetti i soldati di mestiere rappresentavano un problema sociale non indifferente (si veda per esempio il passo del Manzoni che avevo pubblicato qualche settimana fa).

      E' comunque molto interessante la tua ricostruzione delle Crociate.
      Dove l'hai trovata.

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  3. Io mi riferisco alla prima delle 8 crociate, che non aveva certo scopi di contenimento dell'espansionismo islamico.... Diciamo che gli arabi tout court si indispettirono per le stragi compiute dai crociati, per i saccheggi eccetera, donde le armate della mezzaluna in primis cominciarono a perseguitare le comunità cristiane dimoranti in medio oriente, nel magreb eccetera, poscia ad invadere paesi a loro viciniori, Sicilia, Spagna, Balcani eccetera. Questa mia "teoria" è frutto di letture spesso alternative della storia ufficiale, roba di 20 anni fa e passa. Qualcosa si trova ancora in rete, credo.

    E comunque i primi a rompere le balle furono i papi cattolici, il loro fottuto potere temporale che mai avrà fine, temo.

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    1. Direi che il potere temporale dei Papi è già finito da tempo.
      E mi pare che sia finito anche quello spirituale, a sentire i discorsi genericamente buonisti del Papa attuale.

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  4. Si dice papa, si intende il Vaticano, ovviamente. Il Bergoglio appare come il liquidatore della dottrina tradizionale, in vista di una unificazione delle tre sciagurate religioni abramitiche, una sorta di compromesso storico-dottrinale, braccio "spirituale " del NWO, dove tutto sarà fluido, non solo l'orientamento sessuale.....

    Milionate e milionate di umani saranno sacrificati, non tanto per sostenibilità ambientale, ma per sperimentare nuovi prototipi di servi sciocchi o schiavi, e vedere di nascosto l'effetto che fa, come direbbe il compianto Enzo Jannacci.

    Del resto, a ben pensarci, ci siamo comportati, ci comportiamo in generale malissimo durante l'incomoda parentesi terrena, onde ragion per cui nessun profeta, nessun messia, nessun imbonitore si sognerebbe, se esistesse o se potesse, di tornare a raddrizzar la barca, vista la devastante congenita ripetivita' della malvagità umana.

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    1. << in vista di una unificazione delle tre sciagurate religioni abramitiche, una sorta di compromesso storico-dottrinale >>

      Non escludo che qualcuno ci creda e stia lavorando in questo senso.
      Ma, secondo me, non ci riuscirà mai, perchè le religioni sono fatte per dividere e non per unire.
      Ed infatti, da quando l'attuale Papa si è messo a fare il buonista a-teologico, nella Chiesa cattolica sono già spuntate le scomuniche e le voci di scisma.

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    2. Escluderei un sincretismo cristo-ebraico-islamico. Ebraismo e islamismo sono fedi ancora vive, il cristianesimo è invece in via di dissoluzione, conterà sempre meno. E che ebrei e islamici si mettano d'accordo non lo credo proprio, nel breve e nel lungo periodo. Più facile che - grazie all'edonismo planetario - la religione stessa si riduca a folklore, ritualità pacifica.

      "Ma, secondo me, non ci riuscirà mai, perchè le religioni sono fatte per dividere e non per unire."

      Non credo che le religioni "siano fatte per dividere", come si ci fosse una volontà dietro. Le religioni sono credenze e usanze locali, necessariamente diverse non per volontà di qualcuno e per distinguersi da altri gruppi. Ma adesso viviamo davvero in un villaggio globale, tutti sono interconnessi, per cui un po' alla volta le differenze tenderanno ad attenuarsi o forse persino a sparire. Un po' alla volta, non subito. La contrapposizione feroce tra noi e loro non avrà più ragione di essere. Troppo ottimista? Diamo tempo al tempo. Una sola Terra, una sola umanità non mi sembra un'utopia, è possibile. La cooperazione internazionale, ormai necessaria, è un passo in quella direzione. Salvo incidenti.

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    3. Caro Sergio, penso anche io che il sincretismo fra le 3 grandi religioni abramitiche non avverrà mai, non tanto per le diverse posizioni teologiche, quanto per le enormi differenze culturali e gli odii storici che ne sono derivati.

      Penso invece che anche le religioni possano rientrare nel concetto ampio di 'guerra ibrida', di cui parla l'articolo.
      Basta pensare che Kirill, il patriarca ortodosso di Mosca (che, non dimentichiamolo, è un Cristiano come Papa Bergoglio), ha definito la guerra in Ucraina una "guerra santa", perché Mosca difende la "Santa Russia" e il mondo dall'assalto del globalismo e dalla vittoria dell'Occidente "caduto nel satanismo".
      Altro che sincretismo.

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    4. In effetti il patriarca Kyril costituisce probabilmente il più
      marcato esempio contemporaneo di quella "santa alleanza" tra Altare e Trono in funzione autoritaria (illiberale), misticheggiante e anti-scientifica che tanti disastri ha prodotto nei secoli passati (anche) da noi e che ora presumibilmente tornerà a dominare l'Europa occidentale in caso di trionfo russo in Ucraina.

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    5. Caro Claude, sicuramente la posizione di Kiril è un classico dei sistemi istituzionali autoritari, in cui la religione fa da puntello (molto ben ripagato) al potere temporale.
      Non credo però che la vittoria dei Russi in Ucraina (che io considero scontata; di incerto ci sono solo i tempi) avrà delle ripercussioni di questo tipo sui paesi UE.

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  5. "Non credo ... sui paesi UE"

    Mah, una volta conquistata Kiev chi può garantire che l'aggressivo espansionismo del Cremlino non vada oltre? L'autocrate russo già molti anni fa aveva definito prossima alla sconfitta la moderna Democrazia liberale occidentale e negli ultimi tempi ha costantemente tuonato (ben spalleggiato dal Patriarca e dai membri più fidati del regime) contro il decadimento etico-politico dell'Occidente in generale. La ben nota "disinformatja" ex-sovietica, il ritorno del Tycoon alla Casa Bianca e la fattiva collaborazione delle estreme Destre, delle estreme Sinistre e dei fondamentalisti cristiani occidentali (in ultima analisi convergenti nell'anti-americanismo, anti-capitalismo e anti-illuminismo) potrebbero inoltre ulteriormente spianare la strada verso un'influenza politico-culturale della Santa Madre Russia in Occidente che nemmeno il vecchio Stalin avrebbe mai potuto immaginare. (Ovviamente spero di sbagliare) Saluti

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  6. Che la Russia si tenga i territori occupati all'est e anche la Crimea è più che probabile, quasi sicuro. Ma non credo che possa andare più in là, anche se giorni fa Medvedev ha detto che l'Ucraina entro il 2034 non esisterà più. Non glielo consentirà la Nato, ma soprattutto non ha i mezzi per espandersi, e non solo militari: la Russia ha la miseria di 140 milioni di abitanti, nemmeno il doppio della Germania. Dove vuoi andare con quei quattro gatti? Le atomiche non può impiegarle perché sarebbe distrutta. La Russia sarà poi invasa dalla Cina, un'invasione lenta ma inarrestabile (140 mln contro 1,4 mld). I paesi baltici, la Polonia, Finlandia e Svezia possono dormire tranquilli, a Putin manca la carne da cannone per aggredirli. Non credo proprio che Putin voglia ricreare l'Unione sovietica, non è materialmente possibile.

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    1. @ Claude e Sergio

      Secondo l'analisi di Alessandro Orsini (che condivido), le mosse di Putin, per quanto possa sembrare strano, sono più difensive che espansionistiche.
      Il suo obbiettivo, cioè, non è quello di conquistare l'occidente, ma di difendersi da esso, tramite la presenza di stati cuscinetto militarmente neutrali.
      La guerra all'Ucraina, pertanto, avrebbe come obiettivo solo la riconquista delle provincie russofone (viste come un diritto storico), mentre la parte rimanente dovrebbe trasformarsi in uno degli 'stati cuscinetto' di cui si diceva.

      Con i paesi della UE, Putin sarebbe ben lieto di continuare a fare business, come avveniva prima con reciproca soddisfazione, ma è stato proprio questo a provocare l'intervento indiretto degli USA.

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    2. E se le province (parzialmente) russofone manifestassero (come sembra avvenire...) la propria volontà di unirsi a livello politico-culturale all'Europa occidentale anziché accettare silenziosamente di tornare sotto il tallone del Cremlino?
      Forse è soprattutto questo che Mosca NON riesce proprio a digerire e che la spinge da qlch tempo ad attaccare duramente l'Occidente liberaldemocratico in quanto tale e ad unirsi ad alleati oggettivamente poco tranquillizzanti come la teocrazia iraniana e il "pittoresco" regime nordcoreano.
      Anche da qs punto di vista le inquietudini espresse ad es da Pardo mi sembrano del tutto sensate...
      Poi e'chiaro che in particolare la Cina sul medio-lungo termine avrà un ruolo di rilievo in qs convulso e tormentato scenario: si può legittimamente sperare che il pragmatismo neo-confuciano e semi-liberista del PCC odierno possa indurre l'alleato (vassallo?) russo a più miti consigli...
      Senza dimenticare la "variabile impazzita" del probabile secondo mandato trumpiano alla Casa Bianca: tra isolazionismo, dazi commerciali e fondamentalismo religioso (cfr Bible Belt). Saluti

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    3. Trump abbaia più di quanto morda ed è molto meno estremista dei suoi elettori.
      Non credo che, se dovesse vincere, combinerà dei grossi disastri.

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  7. Se la Russia cessasse,
    direttamente oppure tramite paesi terzi, di approvvigionarci di petrolio e di raffinati , gran parte dell'automotive si appiederebbe, pure noi saremmo costretti a pedinare la gran parte, con sollievo di pancia e glutei, a secondo del sesso, disappunto per le industrie, il business delle palestre, del fitness...

    La realtà è prosaica, i rapporti commerciali, di fatto, poco o punto si interrompono, neanche durante i conflitti.

    Per contro gli Usa stanno sempre più diventando un paese ispanico, né le muraglie riusciranno a contenere le orde di peones avidi di burgers e burro di noccioline. Legge del contrappasso. Futuro fluido.

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    1. << La realtà è prosaica, i rapporti commerciali, di fatto, poco o punto si interrompono, neanche durante i conflitti. >>

      E per fortuna !
      Così ci sono più motivazioni per far cessare le ostilità e ritornare al BAU (business as usual) di sempre.

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