domenica 30 giugno 2024

La colpa è sempre degli altri

Dare la colpa agli altri appare sempre un ottimo affare, sia per i Governanti, che possono additare un nemico esterno al popolo insoddisfatto, sia per la singola persona, che può trovarsi in difficoltà per cause proprie.
A questo argomento è dedicato il post di oggi, in cui Gianni Pardo, partendo dal rapporto, sempre complicato ed asimmetrico, tra il popolo ed il Potere, giunge a descrivere la trappola psicologica della "colpa altrui'" 
Si tratta di un meccanismo, al quale, probabilmente, non c'è rimedio, perchè, come dice giustamente un lettore del suo blog: “Conoscere se stessi, e quindi riconoscere i propri difetti e mancanze, è cosa assai difficile. Forse per molti addirittura impossibile”. 
Ma esserne consapevoli è sempre meglio che ignorarlo.
LUMEN



<< L’odio per chiunque comandi annebbia il cervello di molti e dà da mangiare ai comici. Il fenomeno è talmente imponente che merita riflessione. E ciò che bisogna mettere bene in chiaro, sin da principio, è che esso riguarda da un lato l’umanità e dall’altro il singolo.

Nei XX Secolo questo atteggiamento ha avuto un senso, perché c’era una nuova religione, il marxismo, che ne dava una spiegazione. L’umanità era oppressa e sarebbe stata felice dopo la crisi del capitalismo e il trionfo della rivoluzione proletaria.

Finché è stata viva l’utopia comunista, gli ingenui e gli stupidi hanno potuto credere che, buttando giù la Repubblica Italiana e trasformandola in Repubblica Democratica Italiana di obbedienza moscovita, tutto sarebbe andato per il meglio. Andare sempre e comunque contro il potere significava favorire l’ultima crisi del capitalismo e anticipare la rivoluzione proletaria.

Oggi di tutto questo si sorride appena, dopo l’implosione dell’Unione Sovietica, e tuttavia come si spiega la persistenza di questo atteggiamento? Innanzi tutto con la storia.

In Francia il popolo era sinceramente monarchico e tuttavia nel Seicento c’è stata la Fronde. Nel Settecento cattolico c’è stato l’Illuminismo. Nel periodo rivoluzionario c’è stata la Vandea. E si potrebbero trovare molti altri esempi. Il popolo si dichiara felice solo nei Paesi in cui, dichiarandosi infelice, si va in galera.

In realtà il popolo è sempre insoddisfatto ed arriva ad ipotizzare di avere un nemico che trama contro di lui. Tanto che, se lo potesse eliminare, tutto poi andrebbe bene. I governi, visto che trovano conveniente deviare su questo nemico immaginario l’animosità che già si manifesta contro di loro, incoraggiano questa credenza.

E questo sistema è particolarmente caro alle dittature. Questo spiega il nazionalismo acceso, l’antisemitismo, il razzismo. Il sistema funziona tanto bene da far sì che il popolo applauda perfino una dichiarazione di guerra. Magari poi perdendola rovinosamente (caso emblematico i palestinesi e Israele).

Lo stesso Hitler in questo campo merita una citazione. Sapete perché diede a credere che la Germania aggrediva la Russia? Perché non aveva il Lebensraum necessario, lo spazio vitale. Viene da sorridere ma è proprio così. (...)

Il caso più interessante è tuttavia il modo come questo fenomeno si configura a livello individuale: il conflitto interno viene proiettato all’esterno. Il singolo disadattato – quello che da ragazzo va male a scuola, poi non riesce ad imparare un mestiere, poi è disoccupato, e infine non ha nessun tipo di successo – ha seri motivi per considerarsi un fallito.

Ma arrivare a questa coscienza richiede molto coraggio. Dunque per le persone più superficiali e più disposte ad auto-ingannarsi esiste la soluzione del nemico esterno.

«Non sono io che non riesco ad avere rapporti facili col resto dell’umanità, è il resto dell’umanità che sembra avercela con me. Non sono io che non ho cercato o trovato un lavoro, è che non mi è stato offerto il lavoro che avrei volentieri esercitato. L’amore? Sa Iddio se ci ho provato. Ma tutte le donne (o corrispondentemente tutti gli uomini) sono egoiste, esigenti e, per dirla in una parola, puttane (per gli uomini: farabutti, delinquenti, prevaricatori)». E via di questo passo.

Sicché in conclusione questi uomini sono giustificati se ce l’hanno con l’altro sesso, con l’umanità e, per cominciare, con i concittadini. Sono contro le banche, perché le banche sono il tempio del denaro che loro non hanno. Sono contro le scuole, colpevoli di averli dichiarati inferiori. Sono contro le automobili che loro non possono permettersi, e all’occasione le bruciano nelle manifestazioni di protesta.

Questi però sono piccoli sfoghi. Il nemico centrale è l’istituzione che guida la collettività e la rappresenta: lo Stato. E allora cosa c’è di meglio che attaccare la polizia, che rappresenta e difende quello Stato?

L’intera umanità è coalizzata contro questo singolo, e questo singolo si sente un eroe mentre attacca lo Stato. Lo Stato lo ha schiacciato, e lui cerca di schiacciare un poliziotto. E per farlo chiama dei falliti come lui a dargli una mano. In democrazia alcuni la chiamano libera manifestazione del pensiero.

Il violento di strada è un fallito che esorcizza la sua tragedia intima esternandola e trasformandola in una vittoria sopra la collettività. Ma il fallimento, se così vogliamo chiamarlo, non si può esorcizzare. Si smette sul serio di essere inferiori quando si riesce a capire che si è meno dotati, e che l’unica soluzione per galleggiare è essere molto amabili con tutti.

Se invece ci si dà al rancore, alla depressione, al malessere personale che si scarica sul sociale, non se ne esce. Si rimane al bambino che pesta i piedi, si rotola per terra, e si rende odioso. Ma soggettivamente soffre sul serio. >>

GIANNI PARDO

11 commenti:

  1. Ritengo si tratti di un problema antropologico che chiamerei la "Sindrome di Frankenstein". Il dott. Frankenstein, che ha dovuto distruggere il mostro da lui stesso creato, è un archetipo. L'umanità ha sempre avuto bisogno di creare dei mostri sui quali scaricare le proprie colpe e le proprie paure. Il pensiero di Pardo è condivisibile. Poi naturalmente si tratta di distruggerli (Bin Laden, Saddam, Hamas, potrebbero essere alcuni esempi recenti).

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    1. Caro Agostino, hai colto bel segno (bentornato nel blog).
      Lo stesso personaggio del Diavolo, creato dalle religioni, ne è un esempio tra i più noti.
      In teoria un monoteismo assoluto come il Cristianesimo non avrebbe spazio per esseri superiori antagonisti del Dio supremo, come è appunto il Diavolo.
      Eppure, la continua ed ineliminabile presenza del male (che dipende quasi sempre da noi) rende impossibile sbarazzarsi della sua figura e della sua... utilità.

      Tempo fa avevo pubblicato una sorta di monologo immaginario del suddetto perosnaggio.
      Se ti interessa lo trovi qui:
      https://ilfenotipoconsapevole.blogspot.com/2021/09/confessioni-di-un-povero-diavolo.html

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  2. La creazione/identificazione/sopravvaluta-zione del "nemico" è (anche) una triste costante di tutti i COMPLOTTISMI di destra e di sinistra, politici e non...

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    1. Vero.
      Serve a sentirsi meno inadeguati, ed anche giustificati a non dover intervenire per migliorare le cose.

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  3. Da ex insegnante ricordo benissimo cosa succedeva quando qualcuno dei miei alunni combinava qualcosa, di solito cercava di dare la colpa agli altri, se poi non era possibile la scusa era: "Mi rimprovera per questo? Ma ci sono altri che combinano..."
    Le scuse non sono diverse da quelle dei politici.

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    1. Siamo tutti esseri umani.
      Il problema dei politici è che devono sembrare migliori di noi, ma non lo sono (a volte sono solo più abili, ma neppure sempre).

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    2. @ Madscientist
      Cosa insegnavi, se non sono indiscreto ?

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    3. Insegnavo matematica e scienze nelle scuole medie, ma una delle cose che ho cercato di insegnare ai miei allievi, spero con un po' di successo, è riconoscere i ciarlatani.

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    4. E facevi bene.
      D'altra parte la mentalità scientifica, strettamente connessa con certe materie, può essere molto utile al riguardo.

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  4. Il "vezzo" di incolpare gli altri di ogni errore, financo dei nostri insuccessi, denota la mancanza quasi totale di empatia fra gli umani, ovvero assenza di comune sentire, comuni aspirazioni, spirito gregario eccetera. L'uomo è un esperimento sbagliato, ed I suoi dei sono più ridicoli di lui.

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    1. Non credo.
      Di empatia siamo abbastanza forniti, solo che deve essere usata con misura per evitare di fare il nostro danno.
      Quanto al successo della nostra specie, inteso in senso evoluzionistico, mi pare evidente.
      Abbiamo sicuramente fatto meraviglie; anche troppo, visto che non sappiamo come fermarci...

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