venerdì 3 giugno 2022

Punti di vista - 25

ABISSO
Scrive Friedrich Nietzsche: “Chi lotta con i mostri deve guardarsi di non diventare, così facendo, un mostro. E se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l'abisso scruterà dentro di te”.
L’abisso descritto dal filosofo tedesco altro non è che la Realtà Oggettiva, privata di ogni interpretazione falsa e rassicurante.
Lo sviluppo della conoscenza è un cammino che alcuni di noi intraprendono con leggerezza ed incoscienza, affascinati dall’idea di sapere di più, di conoscere meglio la realtà in cui viviamo immersi.
Purtroppo questa realtà, depurata dalle narrazioni edulcorate e rassicuranti basate su bias cognitivi e cristallizzate nelle ideologie, si dimostra molto spesso insostenibile. E il rischio di perdersi nell’abisso diventa concreto.
MARCO PIERFRANCESCHI


IMPEGNI
Certe persone vivono come un trauma il trovarsi davanti ad un impegno più grande di loro e altre persone invece non se ne preoccupano affatto.
La differenza sia che nel primo caso le persone si identificano con quello che fanno e quindi non riuscire a fare una cosa, essere inadeguati, diventa una ferita.
Nel secondo caso invece il contesto del “fare” è un pretesto per le “relazioni” e il “successo” non si misura sulla quantità o la qualità delle cose fatte quanto sulla quantità e qualità delle relazioni intessute.
ANONIMO


DIRITTO NATURALE
L’ideale illuministico dei diritti dell’uomo è figlio di un’altra illusione: il “diritto naturale”.
Il diritto naturale ha una strana caratteristica: tutti credono di sapere che cos’è e tutti l’approvano, prima ancora di conoscerne il contenuto. Ed inoltre – ulteriore illusione – pensano che, se si adottasse, il Paese funzionerebbe benissimo.
In realtà, in primo luogo gli interrogati non sanno dire che cos’è; in secondo luogo, e soprattutto, non saprebbero esporne il contenuto.
Ugo Grozio, che del diritto naturale è stato il teorico [nel 1600 - NdL], si è limitato a tre o quattro norme. Ciò significa che un Paese in cui le uniche leggi fossero quelle “naturali” previste da Grozio sarebbe un Paese anarchico. Non si può governare un Paese stabilendo soltanto che è meglio non uccidere il prossimo e non molestare chi possiede qualcosa.
Il diritto naturale non esiste. Esiste soltanto il diritto positivo. Ed anzi non basta che le leggi siano scritte e promulgate: il diritto esiste quando esistono anche le strutture (forza pubblica e amministrazione giudiziaria) che lo applicano.
GIANNI PARDO


IMPARARE SUL WEB
Per coloro che hanno accesso alla tecnologia giusta, ci sono evidenze che imparare on-line possa essere più efficace in molti modi. Alcune ricerche mostrano che, in media, gli studenti conservano il 25-60% del materiale in più quando imparano online rispetto al solo l’8-10% in aula.
Ciò è dovuto principalmente al fatto che gli studenti sono in grado di imparare più velocemente on-line: l’e-learning richiede il 40-60% di tempo in meno per imparare, rispetto a una lezione tradizionale, perché gli studenti possono imparare al loro ritmo, tornare indietro e ri-leggere, saltando o accelerando attraverso i concetti che scelgono.
URIEL FANELLI


PARADOSSO MAORI
C’è un mio personale corollario al “paradosso di Jevons”, quello che ho definito “paradosso Maori”, la cui formulazione di base può essere questa:
“qualunque pratica messa in campo per stabilizzare l’economia e migliorare il benessere diffuso di una popolazione (ivi inclusa una riduzione pianificata dei consumi, o il controllo demografico) otterrà il solo risultato di rendere la società che la metta in pratica appetibile per il desiderio di conquista da parte di altre realtà meno benestanti”.
MARCO PIERFRANCESCHI


ESSERE DI SINISTRA
Viviamo in un contesto storico in cui “essere di sinistra” è divenuto sinonimo:
a) di linguaggio politicamente corretto;
b) di impegno a rincorrere tutti i bisogni, i desideri e le rivendicazioni di “riconoscimento” identitario da parte di individui e minoranze (spesso alimentati da un perverso intreccio fra tecnologia e mercato), a prescindere dalla loro compatibilità con gli interessi comunitari e il bene comune, o dai possibili danni collaterali a carico di altri soggetti (...);
c) di apologia della trasgressione nei confronti di ogni confine etico e simbolico, associata alla delegittimazione di ogni critica nei confronti di tale atteggiamento, automaticamente bollata come “transfobia”.
CARLO FORMENTI

9 commenti:

  1. L'abisso di Nietzsche

    Conosco poco Nietzsche e quel poco che conosco non mi piace troppo. Credo che avesse lampi di genio, ma dicesse pure sciocchezze al limite della follia (e non è forse un caso che perdesse davvero la ragione). Nel caso specifico, cosa è o sarebbe questo abisso? Mistero. La spiegazione o interpretazione di Pierfranceschi invece è interessante e convincente. La Realtà Oggettiva può davvero far male se ci si ostina a sbatterci contro la testa.
    Nietzsche un genio? Mah, il filosofo contemporaneo Sossio Giametta - che ha tradotto e commentato TUTTO Nietzsche che considera un grande filosofo - ammette che prendesse a volte delle sbandate. Ma allora perché tradurre e commentare TUTTO Nietzsche. Benedetto Croce, che Giammetta apprezza, sconsigliava Laterza di pubblicare un libro su Nietzsche, secondo lui un filosofo che non interessava più nessuno ... Ah, questi filosofi ... Sì, molto meglio la Realtà Oggettiva.

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    1. Caro Sergio,
      i difetti di Nietzsche (ah, che nome terribile), sono in fondo i difetti di tutti i filosofi, compresi i più grandi.
      Hanno avuto, certamente, alcune intuizioni geniali, ma le hanno affogate in un mare di elucubrazioni semi-incomprensibili che ti fanno dubitare della loro efficienza mentale.
      Ma io, come ben sai, sono un poco prevenuto contro la filosofia, che considero un'attività di livello inferiore alla ricerca scientifica.
      Anche se, magari, i singoli fiosofi possono risultare intellettualmente superiori a molti scienziati (ma senza costrutto).

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    2. Però non ha tutti i torti l'odioso-amato Severino a dire che senza la filosofia non avremmo oggi l'atomica, lo smartphone, il televisore ultrapiatto ecc. ecc. Indubbiamente la filosofia ha contribuito al progresso, anche se ha forse esaurito la sua funzione. Direi che la scienza pura è la nuova filosofia. Ma filosofare significa per me pensare in modo rigoroso e non è che solo gli astrofisici pensino in modo rigoroso. Pensa a Margherita Hack che dialogava con le stelle e i massimi sistemi e poi era comunista ...

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    3. C'è anche chi dice che senza il cristianesimo non avremmo oggi la libertà di pensiero e la democrazia. Sinceramente io non ci credo troppo anche volendo attribuire al cristianesimo certi meriti (vedi Croce e il suo non possiamo non dirci cristiani).
      Però se il presente è la sintesi necessaria di tutto ciò che è avvenuto possiamo salvare e ringraziare la filosofia e il cristianesimo (se no non saremmo qua).

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    4. Caro Sergio, certamente la nostra civiità attuale è figlia di tutto il pensiero umano che l'ha preceduta, ma questo vale sia nel bene che nel male.
      Io credo che il 'peccato originale' dei filosofi, quello che ha reso sterile il loro lavoro, sia la dicotomia (resa poi famosa da Cartesio) tra spirito e corpo.
      I filosofi credevano di poter aumentare le conoscenze umane principalmente col ragionamento (talvolta col solo ragionamento).
      Gli scienziati, invece, hanno capito che PRIMA ci si deve sporcare le mani con le osservazioni materiali e solo DOPO si può riflettere e ragionare su di esse.

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  2. Il diritto naturale

    Già, cosa è o sarebbe - esattamente. Apparentemente esiste una legge fondamentale per tutti gli esseri viventi: alimentarsi e sopravvivere ad ogni costo e allo scopo tutti i mezzi sono leciti, anche uccidere e rubare. Esiste però in alcune specie una controtendenza: la capacità d'immedesimarsi con altri individui della stessa specie e quindi il desiderio o la volontà di risparmiarli, di evitare loro sofferenze. Questa controtendenza si rafforza nelle specie sociali come quella umana e porta col tempo alla fondazione di una morale. Il singolo individuo approfitta della collaborazione e la società può espandersi e sviluppare e combattere meglio contro altri gruppi sociali - e la natura matrigna! Il fine ultimo è comunque sempre la sopravvivenza - individuale e di gruppo. Potremmo in un certo senso rinunciare al concetto di diritto naturale. Di naturale c'è solo l'istinto della sopravvivenza, appellarsi al cosiddetto diritto naturale è superfluo.
    Una società però si sviluppa, fonda una morale e il diritto positivo coi suoi "diritti umani" invocati ormai da tutti come fondamentali per l'intera umanità. Su questi diritti umani esiste un vasto consenso - con alcuni eccessi (oggi qualsiasi desiderio viene spacciato per diritto, anche quello di cambiar sesso).
    Una società moderna non si può però fondare sulla legge del più forte ovvero della giungla. Viva dunque il diritto positivo (che sia naturale o meno non ha importanza).

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    1. << Potremmo in un certo senso rinunciare al concetto di diritto naturale. Di naturale c'è solo l'istinto della sopravvivenza, appellarsi al cosiddetto diritto naturale è superfluo. >>

      In effetti il diritto è fa parte di quegli interventi 'culturali' che cercano di opporsi, o almeno porre un argine, alle tendenze più feroci della competizone naturale.
      Il suo scopo è proprio di regolare, limitare o contrastare gli istinti naturali ed infatti è un costrutto esclusivamente umano.
      Pertanto parlare di diritto naturale appare sostanzialmente un ossimoro.

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  3. COMMENTO di GP-VALLA

    Sottoscrivo appieno le considerazioni.
    Rispetto agli anni della mia giovinezza ('70 - '80) il significato della parola "sinistra" è cambiato completamente. Allora il termine coincideva sostanzialmente con "socialismo". I partiti e movimenti che si definivano di sinistra erano quelli che difendevano i diritti e gli interessi dei ceti più deboli, ed in particolare dei lavoratori dipendenti nei confronti del padronato. Per usare le parole della Costituzione, l'obbiettivo era quello di "... rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".
    Crollata l'URSS, venuto quindi meno ogni modello alternativa a quella del capitalismo senza limiti, i partiti "di sinistra" sono passati ad occuparsi di altro: pretesi diritti degli omosessuali e degli extracomunitari, ultrafemminismo radicale e androfobico...
    Non solo: questa ossessiva attenzione per le "categorie protette" si traduce in pratica in norme di discriminazione positiva e nella demonizzazione e repressione di chiunque non si adegui alla nuova vulgata. Alla faccia della libertà.
    È significativo e rivelatore il fatto che questa ideologia sia attivamente sostenuta e promossa dalle grandi multinazionali e dai think tank ad esse collegati, soprattutto negli USA.
    Divide et impera: negri contro bianchi, donne contro uomini, omosessuali contro eterosessuali etc, conflitti orizzontali creati ed esacerbati ad arte per non dover parlare dell'unico vero conflitto, quello fra oligarchie e cittadini comuni. Ciò che una volta si chiamava lotta di classe.

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    1. A proposito delle categorie 'minoritarie' da te citate, qualcuno ha fatto notare che il loro collegamento quasi esclusivo ad una sola parte politica risulta, di fatto, più un limite che un vantaggio.
      Perchè impedisce loro di ottenere i vantaggi politici di una trattativa a tutto campo, in cui l'appoggio elettorale può essere concesso al miglior offerente.
      Sarà anche un ragionamento cinico, ma la politica funziona così.

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