giovedì 5 maggio 2022

Alto Comando

Disse una volta George Clemenceau, con un aforisma passato alla storia, che «La guerra è una cosa troppo seria per lasciarla in mano ai militari».
E proprio questa considerazione, tra l'ironico e il paradossale, può fare da filo conduttore al post di oggi, dedicato ai problemi dell'Esercito Italiano, con due brevi testi (molto provocatori) che ho tratto dal blog di Uriel Fanelli.
LUMEN



<< Ogni esercito ha una storia, e ne risente. (…) Anche in Italia c’e’ qualcosa di simile, ma con un fenomeno strano, ovvero il momento nel quale l’Italia decise di non vincere le guerre. Avvenne subito dopo la “vittoria” della prima guerra mondiale. Cosa succede subito dopo? Un terremoto.

Dal fronte, infatti, arriva Diaz, che si prende l’incarico di capo dello stato maggiore (essendo il condottiero vincitore, anche se privo di particolari meriti militari) e tutta una torma di militari ultradecorati in quanto vincitori. I quali, ovviamente, sorpassano in carriera i militari “nobili” (col titolo nobiliare reale, insomma) e i guerrieri da salotto romano, che pensavano di avere carriere e promozioni assicurate.

A maggior ragione, gli ufficiali mutilati vengono destinati a ruoli di ufficio, a scapito degli ufficiali presenti, che vengono trasferiti a ruoli piu’ operativi: devono lasciare la dolce vita di Roma.

Ma non solo agli alti livelli succede: il maresciallo degli alpini che stava in ufficio a curare la logistica si trova con il maresciallo decorato e magari ferito , o mutilato, che prende il suo posto. E a lui toccano di nuovo le marce in montagna e le brine.

Per i nobili la cosa era doppiamente scioccante: non solo il Re aveva preferito Diaz ad un sangue di stirpe reale (il Duca d’Aosta) per la guerra, ma adesso Diaz superava il Duca d’Aosta anche gerarchicamente, venendo aggiunto “della Vittoria” al titolo nobiliare che gia’ aveva.

Il Duca d’Aosta dovette accontentarsi dei giornali che lo chiamavano “invitto”, sostenendo che le posizioni da lui perse durante Caporetto “mai furono perdute”. Lo stesso accadde a Thaon di Revel, che divenne “Duca del Mare”, e quindi rimase al comando della marina.

Questo terremoto era causato peraltro da un fenomeno detto competenza: ne’ Diaz ne’ Thaon di Revel brillarono, ma erano piu’ “hand on box” di Cadorna e dei vari generali da poltrona di Roma e della “scuola di tiro” di Torino. E non andarono mai contro l’ordinamento militare, come invece fecero Cadorna e il Duca d’Aosta istituendo la “decimazione” (non sto scherzando) come punizione per i battaglioni secondo loro “indisciplinati”.

Comunque, finisce la guerra e arriva una pletora di ufficiali e sottufficiali da promuovere. (non sto parlando poi di mutilati ed invalidi di guerra che ebbero la precedenza nelle assunzioni del pubblico impiego). Fu un vero e proprio terremoto. Gente che aveva dei titoli nobiliari veniva soppiantata da personaggi che si, erano nobili, ma di tutt’altro lignaggio, tutt’altro radicamento a corte, tutt’altro acclimatamento ai salotti politici romani.

Quello fu il momento esatto in cui la cupola di “nobili” e di alti ufficiali di Roma decise che mai, giammai, mai piu’, l’Italia avrebbe vinto una guerra. >> 



<< Nell’esercito italiano, all’inizio della formazione del regno d’Italia, c’era una prevalenza di nobili. Perche’? Beh, perche’ i nobili dipendono dal Re sia per le onoreficenze che per le “promozioni”, per cui il Re sentiva di averne un certo controllo.

Inoltre i nobili erano scolarizzati, a fronte di una popolazione quasi analfabeta. Certo, esisteva una piccola borghesia, ma questo non toglie che la scuola di Tiro di Torino fosse popolata prevalentemente da nobili con il titolo di studio di avvocato.

Qual’e’ la cultura dei nobili?
= [avere] disprezzo verso le persone comuni e per le loro competenze, considerate spendibili o sacrificabili.
= considerare la propria carriera un diritto di sangue, un equivalente della promozione per anzianita’. Sangue e anzianita’.
= avere una carriera che coincide con la vicinanza al trono (o al governo di Roma), partecipando a tutti gli eventi sulle terrazze romane, spogliarelli nei circoli ufficiali, circoli di equitazione, vela, e compagnia bella.

Questa e’ la prima cultura che aleggiava, e aleggia ancora, negli stati maggiori e nelle accademie. Potrebbe essere un’eccezione l’aereonautica, nel senso che e’ nata col fascismo (Balbo) e quindi ha pochi nobili. (...)

Su questo si innescano alcune “dinastie” che sembrano avere le porte spianate da generazioni, nel senso che se prendiamo alcuni nomi scopriamo che da generazioni fanno carriera nelle forze armate: non sempre sono cattivi ufficiali, ma ci sono anche casi peggiori, diciamo “non vocazionali” per usare un eufemismo.

A peggiorare le cose c’e’ il fatto che le forze armate italiane non hanno strumenti giuridici per mandare via gli ufficiali che non fanno carriera e iniziano a fare la muffa. Per cui ci si trova nella situazione in cui un ufficiale che non ha MAI navigato abbia il grado di Comandante di Vascello, che richiede di aver passato Comandante di Fregata, e anche Comandante di Corvetta. Ma senza averle mai comandate, ti sei solo esercitato.

La verita’ e’ che se arrivi ad una certa eta’ e non hai mai comandato una corvetta (le navi sono poche ma l’accademia navale sforna ufficiali a iosa) , dovresti essere congedato. Invece vengono passati a ruoli logistici. E ti trovi personaggi che si congedano come Ammiragli senza aver mai navigato. Di conseguenza, se qualcuno va in missione, brilla e torna a casa, immediatamente infastidisce una pletora di personaggi accampati a Roma, che si vedono scavalcare. (…) 
 
Per gli altri ufficiali che campeggiano a Roma, l’Italia non deve affatto fare bene, vincere bene, tornare vincitrice. Semmai la gloria deve essere, semmai ci deve essere orgoglio, allora El Alamein e’ la battaglia perfetta: una medaglia al valore fa far carriera, una medaglia alla memoria no. >>

URIEL FANELLI

1 commento:

  1. A propostio dell'Aeronautica Militare italiana (che venne poi strutturata formalmente da Italo Balbo su incarico di Mussolini), ecco cosa racconta l'autore dei suoi inizi (primo '900):

    << Marina ed Esercito avevano in dotazione degli aerei, che usavano principalmente per ricognizione, ma (cosa menzionata poco) nella prima guerra mondiale, quando si vide che l’Italia ne aveva troppo pochi, si arruolarono principalmente contrabbandieri e altri, come dire, trafficanti che lavoravano tra l’adriatico (un idrovolante era comunque il mezzo piu’ veloce per attaversare l’Adriatico, anche per sfuggire alla polizia, per esempio) e avevano base nella miriade di isolette croate , ad est. (...)
    Quando la guerra mostra (sia a Diaz che a De Revel ) che hanno pochi aerei, non fanno altro che alzare le paghe e assumere questi personaggi.
    Quindi gia’ l’aereonautica della prima guerra mondiale era fatta di “assi dell’aviazione”, normalmente nobili che hanno l’hobby del volo, e tutta una ciurmaglia di cui sarebbe bello sapere di piu’. >>

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