venerdì 7 gennaio 2022

Un caso letterario – 2

Si concludono qui le considerazioni di Sergio Pastore sul romanzo “La Presidentessa (La Regenta)”, con alcune riflessioni di carattere più generale (seconda e ultima parte).

LUMEN


La Regenta – la prova della non esistenza di Dio

Quando lessi per la prima volta questo romanzo pensai fra l’altro che fosse una bellissima prova della non esistenza di Dio, tanto la Chiesa e i preti ne escono male. E regalai maliziosamente il romanzo a don Zanini, benedettino di Einsiedeln (che però lesse soltanto le prime cinquanta pagine).

Conosciamo le prove classiche dell’esistenza di Dio (Sant'Anselmo, San Tommaso) e le critiche di Kant che però sboccano in un’aporia per me inaccettabile: non si può provare né l’esistenza né la non esistenza di Dio. Il fatto è che non si sa bene che cosa sia il soggetto di questa frase: chi o che cosa è Dio di cui vogliamo affermare l’esistenza o la non esistenza? Mistero. Forse una persona a “nostra” immagine e somiglianza?

Trovo molto più convincenti le prove che ci presenta la vita stessa, per esempio il comportamento dei preti, nella fattispecie del criminale don Fermín de Pas, che ha però delle debolezze umane, come innamorarsi di una bella donna che gli si confida.

Mi trovavo un giorno in uno dei luoghi più suggestivi di Assisi, il Sacro Speco. Erano presenti delle suore e due di loro malignavano su una consorella. Ero sbalordito, non credevo alle mie orecchie. Proprio lì, in un luogo santo, delle religiose sparlavano di una loro compagna in modo veramente indegno. Un’altra prova della non esistenza di Dio!

Qualcuno obietterà che questa non è davvero una prova o tutt’al più dell’esistenza del male (e magari del diavolo). Vero, ma certi comportamenti e ipocrisie di chi si ritiene nostra guida sono rivelatori. La Chiesa riconosce di essere peccatrice, è vero. Ma allora a cosa serve se non può salvarsi – e salvarci – dal male?

La Chiesa è in realtà potere, sui generis, certo; Fermín de Pas è un uomo di potere, come Bergoglio. Che poi alcuni uomini religiosi siano dei santi, o cosiddetti, non toglie che l’istituzione sia stata alleata del potere nei secoli e sia essa stessa a sua volta un potere in concorrenza con l’altro (Canossa!).

Leopoldo Alas morì ad appena quarantanove anni. L’autore della Presidentessa non era credente. Eppure verso la fine della sua vita sembra che si riaccostasse non già al cristianesimo, ma a una vaga fede in Dio. Si riporta di lui questa affermazione: “Si hay Dios, todo está bien.” (“Se Dio c’è …). Secondo me, una vaghezza o il desiderio di senso di un Clarín malato e precocemete invecchiato.

In effetti ciò che chiamiamo Dio è o sarebbe il senso ultimo, ovvero il Senso che ci fa accettare anche il dolore (un prete consigliò una volta di sostituire questa parola così ipotecata, Dio, con Senso – un buon consiglio direi).

La riscoperta e riabilitazione di Leopoldo Alas Clarín

Come detto sopra oggi Clarín ha il suo posto, almeno in Spagna, ma anche nel mondo ispanofono, nel pantheon letterario. La sua riscoperta, ma soprattutto la sua popolarità, data all’incirca dalla fine del franchismo (fra parentesi il figlio di Clarín, rettore dell’università di Oviedo, fu ucciso durante la guerra civile spagnola su diretto ordine di Franco).

La televisione spagnola ha sceneggiato la Presidentessa nel 1995. Il risultato è un bellissimo film di cinque ore (inizialmente ne erano previste dieci) che è visibile su youtube per l’intera lunghezza. È naturalmente disponibile anche in DVD/Blueray, con il vantaggio dei sottotitoli in italiano. Una sceneggiatura riuscitissima, con un atletico e straordinario Carmelo Gómez nei panni di don Fermín (è un prete così perfetto che i fratelli Taviani ricorsero a lui per la figura del cardinale Ruffo, l’alfiere della Santa Fede contro i giacobini napoletani nel 1799).

L’Italia e La Presidentessa

Il libro non è attualmente disponibile in lingua italiana (ma lo è il secondo romanzo di Clarín, «Il suo unico figlio», edito da Sellerio – per alcuni persino superiore a La Presidentessa, perché più moderno (?), giudizio che non condivido affatto). Una traduzione in italiana apparve nel 1960 presso la UTET. Questa traduzione è stata riproposta da Einaudi nel 1989 nella prestigiosa collana de I Millenni.

Einaudi pubblicò poi un’edizione in brossura, ma Clarín è finito poi fuori catalogo. Non si trova nemmeno in antiquariato! Chi non sa lo spagnolo e volesse leggere il romanzo dovrebbe ripiegare sulle traduzioni francese e tedesca che sono tuttora in commercio. O andare in biblioteca.

Ma La Presidentessa è ancora attuale?

Confesso che non saprei se consigliare questo grosso romanzo – ottocento pagine - a un giovane di oggi. Non so, non credo che una tale storia possa interessarlo. Ma probabilmente non gli interessano nemmeno Guerra e Pace, Anna Kareina, L’idiota, I demoni ecc.

Il problema è che la letteratura stessa ha perso o sta perdendo d’importanza. Mai si sono pubblicati così tanti libri come oggi, annualmente sono migliaia e migliaia i nuovi titoli pubblicati, sono davvero troppi (ma troppi libri si pubblicavano anche ai tempi di Leopardi che osservava: oggi ci sono più scrittori che lettori!).

Ci saranno fra le nuove opere sicuramente libri belli e magari anche importanti, ma quali leggere? Sono poi davvero necessari? Leggerli o non leggerli cambierebbe la vita dei lettori?

Perché un libro davvero importante, anzi straordinario, un capolavoro, cambia davvero la vita. Ana Ozores fa parte per sempre del mio immaginario, come la Natascia di Guerra e Pace e Anna Karenina. Cosa faremo dei cosiddetti classici, dei grandi romanzi dell’Ottocento? Sono ormai inutili, anche La Presidentessa? >>

SERGIO PASTORE

5 commenti:

  1. Ti confesso di non avere mai collegato il comportamento del clero, buono o cattivo che fosse, con l'esistenza di Dio.
    La sua assenza nella vita reale dell'uomo (dove regna sovrano il mero caso) è talmente assoluta che può essere abbinata a qualsiasi altro fenomeno, anche molto più importante, grave ed angosciante del comportamento dei preti.

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  2. Be’, certo, che il romanzo sia una prova della non esistenza di Dio non tiene logicamente, lo dico pure.
    Ma ho fatto questa paradossale affermazione in base all’impressione che ho avuto leggendo questo romanzo.
    La Chiesa e preti sono talmente diabolici e/o ridicoli che uno, cioè il sottoscritto, ne può - logicamente - dedurre
    che l’istituzione e la teoria su cui si basa, la teologia, non possono essere che fallaci.
    C’è una scena molto divertente: Fermín de Pas, il canonico innamorato, declama in casa davanti
    alla madre la predica che intende tenere. E sai cosa intende “dimostrare”? La bontà dell’infallibilità
    papale, dogma proclamato da Pio IX. E lo fa con una logica “stringente" che può suscitare ammirazione
    fra i credenti. Invece noi la troviamo solo divertente …

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    1. Hai ragione.
      L'infallibilità del Papa, che a livello religioso è una necessità per evitare il caos, diventa un'ulteriore 'zappa sui piedi' a livelo logico e storico.
      Ma una volta era una cosa presa molto sul serio (oggi non saprei).

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    2. "Ma una volta era una cosa presa molto sul serio (oggi non saprei)."

      Zitti zitti, facendo finta di niente come al solito - tanto la gente ha la memoria corta o non ne ha affatto - hanno cassato l' extra ecclesiam nulla salus che era fondamentale per l'istituzione e ha come logica conseguenza anche il dogma dell'infallibilità (arrivato molto tardi, nell'Ottocento, una specie di sfida alla modernità).
      Per Bergoglio l'extra ecclesiam non vale più (a dir la verità non era un dogma propriamente detto o proclamato o una verità rivelata, ma era implicito). Con la dichiarazione di Abu Dhabi Bergoglio ha ufficialmente declassato il cristianesimo a una religione come tante. Il filosofo cattolico Josef Seifert parla addirittura di abiura di Bergoglio, secondo me a ragione.
      La Chiesa si è rinnovata (cantava Gaber) al punto che non è più ciò che era, ormai è una ONG umanitaria ecologista e accogliente.
      Non mi risulta che il papa abbia invitato a pregare per la fine della pandemia (o lo ha fatto molto discretamente una sola volta). Né ci sono state processioni, tridui e novene, e santi rosari. Costante e ripetuto fino alla noia invece non solo l'invito, ma l'obbligo di vaccinarsi. Bergoglio è stato l'unico finora a imporre l'obbligo a vaccinarsi, naturalmente solo nel suo staterello. Viganò lo chiama "piazzista di vaccini".

      Ho però scoperto ultimamente che esiste ancora uno zoccolo duro di credenti tradizionalisti e antibergogliani per i quali l'extra ecclesiam ha ancora un significato. Vedi per es. il blog di Aldo Maria Valli, persona a parer mio rispettabile, anche se ovviamente non posso seguirlo fino in fondo.

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    3. << La Chiesa si è rinnovata (...) al punto che non è più ciò che era, ormai è una ONG umanitaria ecologista e accogliente. >>

      Complimenti Sergio, hai fatto una fotografia perfetta della Chiesa Cattolica di oggi.
      Peccato che assomigli tanto ad un necrologio.

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