Il pezzo di oggi è opera dell'amico Sergio Pastore, che ringrazio, ed è dedicato ad un romanzo dello scrittore spagnolo Leopoldo Alas Clarin, “La Presidentessa”, tanto famoso in patria, quanto poco conosciuto all'estero.
Anche chi non ha letto il libro, però, potrà apprezzare le considerazioni ed i commenti di Sergio. Il testo è stato suddiviso in 2 parti, per comodità di lettura.
LUMEN
<< La Presidentessa (in spagnolo La Regenta) – il capolavoro di Leopoldo Alas «Clarín» (1852-1901) - è uno dei grandi romanzi dell’Ottocento praticamente sconosciuto in Italia. Anzi la maggior parte degli italiani, se si eccettuano gli ispanisti, non conosce nemmeno il nome dell’autore.
Ma l’opera di Leopoldo Alas «Clarín» è rimasta a lungo ignota anche in altri paesi europei come la Francia e la Germania, basti pensare che la traduzione tedesca e francese è stata fatta solo recentemente, una ventina d’anni fa, a circa un secolo dalla pubblicazione avvenuta nel 1854-55. E il romanzo non è attualmente in commercio in italiano, segno che non è richiesto.
Del resto anch’io ho appreso dell’esistenza dell’autore e della sua opera per caso. L’ispanista e francesista Gerhold Hilty tenne infatti un corso su Clarín all’università di Zurigo negli anni Sessanta che io frequentai. Altrimenti quasi sicuramente non avrei mai letto quest’opera che è diventata una delle mie preferite e che non esito a mettere accanto a Guerra e Pace e ad Anna Karenina, i romanzi dell’Ottocento che mi sono più cari. Come si spiega che Clarín sia stato così a lungo ignorato e continui ad esserlo fuori della Spagna?
Fredda accoglienza in patria, critiche e oblio
Oggi Leopoldo Alas Clarín, docente di diritto, scrittore e critico letterario (Clarín ‘clarino, clarinettista’ è un soprannome datogli per la sua attività di polemico e vivace critico letterario) è riconosciuto come uno dei grandi scrittori e narratori spagnoli, alla pari di Benito Pérez Galdós, il Balzac spagnolo. Galdós, suo contemporaneo, fu per altro un estimatore de La Presidentessa. Ma l’accoglienza fu in generale fredda e l’autore fu accusato persino di plagio: avrebbe copiato Madame Bovary di Flaubert, un’accusa ridicola.
Ma le ragioni del rifiuto dell’opera di Clarín sono da ricercare nel ritratto impietoso di una città di provincia spagnola, Oviedo, e della società spagnola dell’epoca. Clarín pubblicò il suo capolavoro ad appena 32 anni. Il libro può leggersi come un feroce libello anticlericale, ciò che per la società dell’epoca era inaccettabile. Il vescovo di Oviedo (Vetusta nel romanzo) lanciò i suoi strali verso Clarín.
Effettivamente l’immagine della Chiesa e dei suoi funzionari è devastante. Il protagonista, il canonico Fermín de Pas, è un carrierista (mira al vescovato), un uomo d’affari (gestisce con la madre un negozio di arredi sacri e non si perita di far fallire un concorrente) e un peccatore (vagheggia la Presidentessa e va regolarmente a letto con la domestica, sotto gli sguardi benevoli della madre, e non si fa scrupoli di cogliere altre casuali occasioni).
Clarín un anticlericale? Nient’affatto. Era giovane, ma aveva osservato bene i suoi concittadini e la vita di Oviedo e aveva capito tutto. E li ha realistamente descritti. Il romanzo è un grande affresco della città e di un’epoca, brulicante di personaggi (qualcuno ne ha contati centoquarantanove!). Non è solo la storia di amori e seduzioni, anche se la vicenda della Presidentessa ne costituisce il nucleo.
Ana Ozores, la Presidentessa
È una donna di provincia maritata a un simpatico anziano che la trascura, sia per l’età che per i suoi altri interessi (legge i classici e va a caccia). Ana Ozores gode dell’incondizionata ammirazione della cittadina ed è considerata da tutti – persino dai soci del circolo ateo – una donna avvenente e rispettabilissima e una rocca inespugnabile. Ma un fatuo dongiovanni del circolo, Álvaro Mesías, si propone di sedurla, quasi per scommessa.
Su Ana ha però gettato un occhio anche don Fermín de Pas, suo confessore e padre spirituale, che cercherà di farla sua sfruttando la sua posizione. Abbiamo dunque non un terzetto, ma un quartetto: Ana, Fermín, Mesías e Quintanar, il Presidente e marito di Ana. E sarà proprio Mesías a conquistarla, per la disperazione del prete. C’è anche un finale tragico, perché Quintanar sfiderà a duello Mesías dopo aver scoperto la tresca e rimarrà ucciso.
La lunga opera di seduzione dei due concorrenti è sicuramente interessante, ma La Presidentessa è molto di più dell’ennesima storia di amore e di sesso di cui sono intessuti secondo Tolstoi tutti i romanzi (che sono per questo immorali). È un grande affresco di Oviedo e della società spagnola dell’Ottocento pieno d’ironia e grande acume, anche molto divertente.
L’accusa di plagio
Tutti conoscono Madame Bovary e quasi nessuno Ana Ozores ovvero La Presidentessa. Confesso di non ammirare per niente Madame Bovary e non ho mai capito il successo di questo cosiddetto capolavoro di Flaubert. La Bovary è una sciocca provinciale che sogna l’amore e la bella vita e fa le corna al marito, il dottor Bovary, un uomo forse noioso e banale ma che pur sempre la mantiene. Le delusioni la porteranno al suicidio, una morte atroce col veleno per topi. Si racconta che Flaubert dicesse “Madame Bovary, c’est moi” (sono io Madame Bovary). Che un uomo così intelligente s’immedesimmase a tal punto in un personaggio così sciocco come Madame Bovary mi sconcerta.
Ana Ozores è anch’essa una provinciale non particolarmente interessante a parte la bellezza e l’irreprensibilità. Aspira anche lei a un vita diversa, vorrebbe anche lei evadere dall’atmosfera soffocante di un ambiente come Vetusta. L’anziano marito Quintanar la trascura: a letto preferisce esaltarsi leggendo i drammi classici spagnoli, mentre la moglie è presa regolarmente da attacchi isterici!
Le si apre una via di salvezza nel misticismo, fomentato dal canonico che le passa le opere di Santa Teresa, ma Ana ha bisogno di altro (e il prete osserva irritato, col binocolo dal campanile della chiesa, come Ana abbandoni annoiata la lettura del libro che le ha raccomandato …).
Comunque tra le due opere – Madame Bovary e La Regenta – c’è un abisso. Non credo proprio che Clarín si sia ispirato, abbia avuto bisogno d’ispirarsi alla vicenda della Bovary. L’amore e gli amori contrastati sono stati i motivi di così tanti romanzi dell’Ottocento, sono motivi universali. >>
SERGIO PASTORE
(segue)
<< Il libro può leggersi come un feroce libello anticlericale, ciò che per la società dell’epoca era inaccettabile. >>
RispondiEliminaQuesto aspetto potrebbe spiegare, oltre alle difficoltà iniziali subite in patria, anche la modesta accoglienza ricevuta all'estero.
E' possibile che, all'epoca, l'invadenza e gli eccessi del mondo clericale fossero molto più vivi (e quindi più sentiti) in Spagna, che non nelle altre nazioni europee, ormai più laicizzate.