mercoledì 5 maggio 2021

La cicala e la formica – 3

Si concludono qui le considerazioni di Gaia Baracetti sui limiti ed i difetti del risparmio finanziario (dal suo blog - terza e ultima parte).

LUMEN


<< La protesta dei risparmiatori non ruota attorno al fatto che i loro soldi sono stati spesi male nel senso di poco eticamente, o per progetti dannosi per l’ambiente o altri esseri umani: protestano semplicemente perché non ce li hanno più. Per quanto li riguarda, quindi, sarebbe forse stato meglio guadagnarne in modo immorale che perderli.

Esistono, in effetti, movimenti di disinvestimento da industrie dannose, come il carbone, e pare che abbiano anche un certo impatto. È uno dei casi in cui la pratica dell’investimento può essere più positiva che negativa, ma anche qui c’è un problema: chi ha più soldi influisce più di altri, che sia benintenzionato o no. Non è più “una persona, un voto” ma: “un euro, un voto”.

Torno al problema della delega in quanto tale. Negli articoli a difesa dei [piccoli] risparmiatori c’è un tema ricorrente: questi poveri vecchietti / pensionati / lavoratori sono stati truffati perché non potevano capire cosa stava succedendo ai loro soldi.

Ma allora, penso io, il problema è a monte, non nel singolo caso: perché la società incoraggia un sistema per il quale una persona dovrebbe guadagnare senza nemmeno sapere come? Il fatto che non capissero cosa stavano facendo, eppure lo facessero lo stesso, a me non sembra deporre a favore dei risparmiatori, ma contro il sistema.

Questo sistema, riassumendo, incoraggia le persone ad aspettarsi che i loro soldi crescano senza che loro facciano la minima fatica o si informino, premia chi è già ricco e, come abbiamo visto, premia anche non chi garantisce un investimento sicuro ma chi è più bravo a intortare persone disinformate.

La soluzione proposta più frequentemente è: puniamo chi frega, ma non chi è stato fregato. Ma chi è stato fregato è stato avido e pigro. E non mi sembra sia facile dimostrare che chi ha fregato era in mala fede, anche se adesso, forse sperando in un qualche sconto di pena, tutti si affrettano a dire che sì, loro erano in malafede, ma solo perché il loro superiore era ancora più in malafede di loro.

Inoltre, se il rendimento è una ricompensa del rischio, chi ha rischiato e perso non può pretendere un risarcimento tanto quanto non lo può pretendere chi ha giocato alle slot machine. Non si può volere la botte piena e la moglie ubriaca: siccome il risparmio è già garantito, chi non si accontenta del risparmio e prendende l’investimento deve accettare che vada male.

È possibile che il sistema sia riformabile, ma io mi chiedo se valga la pena salvarlo e riformarlo, dato che anche se funzionasse meglio presenterebbe lo stesso tutti i problemi che ho elencato finora.

E io quindi non riesco a solidarizzare con i risparmiatori truffati non perché non abbiano subito, secondo i valori correnti della società, un torto, ma perché io non riconosco i valori secondo i quali questo torto è distinto dalla ragione. Per me sono sbagliate le premesse.

Qual è, allora, l’alternativa all’investimento e al risparmio? Accettiamo che il nostro sistema economico generi un surplus. Come ho detto, non bisogna esagerare con il surplus, perché quello che hai preso oggi dall’ecosistema non ce lo avrai domani e sì, dipendiamo ancora dagli ecosistemi. Ma un po’ di surplus ci rende sicuri. Che farne?

Il risparmio e l’investimento sono atti individuali che chiedono di essere tutelati dalla collettività. Un risparmiatore pensa per sé, al massimo per la famiglia. E, in fondo, cosa vuole? Leggete gli articoli in cui i giornalisti raccolgono, con evidente solidarietà, le lamentele delle vittime dei casi [di mala gestio].

I risparmiatori-investitori vogliono consumare senza lavorare i soldi per cui hanno lavorato prima più i soldi per cui hanno lavorato gli altri. Se avessero voluto solo i propri, e già questo è tanto in un mondo in crisi per colpa di tutti, allora non avrebbero investito, ma solo accantonato.

Ma c’è un’alternativa: mi è venuta in mente pensando ai cacciatori-raccoglitori, alla mia totale indifferenza verso la mia futura pensione, al dare addirittura per scontato che non ce l’avrò. Anziché investire per il proprio futuro, bisognerebbe investire nel futuro della collettività.

La società dev’essere sana, l’ambiente dev’essere sano, le risorse abbondanti: allora a nessuno mancherà niente. Vi sembra ingenuo? Forse è molto più ingenuo affidare i propri soldi a delle persone il cui successo dipende dal non far capire agli altri cosa ci stanno facendo.

L’unica risposta che io consideri giusta e conveniente alla crisi dell’investimento individuale è l’investimento collettivo. Possiamo ancora mettere da parte qualcosa per le spese impreviste o un po’ più grosse, ma non dovrebbe essere questa la nostra preoccupazione principale. La nostra preoccupazione principale dovrebbe essere mantenere i presupposti della nostra sopravvivenza e di quella di tutti.

Se paghiamo le pensioni degli altri, qualcuno pagherà le nostre; se curiamo chi sta male, verremo curati anche noi. Se abbiamo una buona idea, possiamo investire i nostri soldi nel nostro stesso lavoro. Se non ce l’abbiamo, possiamo trovarla nel lavoro altrui e sostenerla senza aspettarci di diventare ricchi per questo.

Se scegliamo l’idea migliore per tutti anziché la più redditizia per noi, nessun intermediario disonesto potrà truffarci, nessun problema imprevisto ci lascerà pieni di rabbia e di amarezza e senza nulla in mano. >>

GAIA BARACETTI


7 commenti:

  1. Che dire? Mi trovo d'accordo su tutto o quasi tutto. Sbaglio o anche Gaia è d'accordo con me quando considero l'interesse illegittimo e immorale (perché guadagno soldi senza far niente o ben poco: presto, e magari a tassi esosi, soldi di cui non ho bisogno al momento). Comunque non avrei molto da eccepire in merito a un modesto interesse che del resto il debitore è dispostissimo a corrispondermi perché ha maledettamente bisogno di soldi e mi è grato per il prestito.
    Fra parentesi la Chiesa condannava l'interesse e l'usura che veniva praticata perciò dagli ebrei. La Chiesa si è però convertita ed è arrivata a considerare il comunismo come contrario alla natura umana (dixit Casaroli, ministro degli esteri vaticano, quando crollò l'Unione Sovietica e con essa il comunismo). Invece il papa attuale considera il comunismo come profondamente cristiano tanto che era praticato dalla prima comunità cristiana di Gerusalemme.

    Mi lascia invece un po' perplesso la chiusa di questa terza puntata: l'investimento nella collettività. In parte ciò già avviene, paghiamo le tasse - e fior di tasse - per stare tutti un po' meglio, per incrementare il famoso bene comune che tutti oggi invocano, dal papa ai rossi o rosso-verdi. È giusto pagare le tasse, ci sono cose che il singolo non si può procurare o con eccessiva fatica. Tutti abbiamo bisogno di istruzione, sanità, energia, acqua, amministrazione, difesa ecc. Ma lasciateci un po' di spazio (e di soldi) per fare i cavoli nostri senza dovere spiegazioni a nessuno (s'intende che non devo ledere i diritti di altri, inquinare ecc.).

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    1. << Mi lascia invece un po' perplesso la chiusa di questa terza puntata: l'investimento nella collettività. >>

      Caro Sergio, comprendo le tue perplessità su questo punto, perpkessità che ho avuto anche io quando ho letto il pezzo per la prima volta.
      Eppure, questo è forse il contributo più nuovo e personale portato da Gaia ad una discussione (quella appunto sulla rendita finanziaria) che ha una storia ormai secolare.

      Perchè la finaza presuppone NECESSARIAMENTE la crescita continua e la crescita oggi, per i motivi che ben sappiamo, non è più possibile a livello ambientale.
      Quindi come fare a rendere compatibile la sicurezza per la vecchiaia con la tutela dell'ambiente ?
      La soluzione non può che essere la "previdenza" comunitaria di cui parla Gaia.

      Certo, è una soluzione poco compatibile con la nostra spinta genetica all'egoismo.
      Ma almeno è una possibilità ecologicamente compatibile.
      Sono convinto infatti che i risparmi finaziari, su cui oggi facciamo tanto affidamento, scoppieranno ben presto come una bolla di sapone. Scommettiamo ?

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    2. Mah, visto il tuo commento ho riletto la ricetta che ci propone Gaia e ... resto perplesso, non mi convince. "La società dev’essere sana, l’ambiente dev’essere sano, le risorse abbondanti: allora a nessuno mancherà niente." Scusa, ma questo non mi sembra un discorso serio. È il paradiso terrestre o la repubblica di Platone o la Città del sole di Campanella: utopie, nemmeno troppo allettanti. Quando mai le risorse sono state abbondanti e a nessuno è mai mancato niente? Se non in passato forse in futuro? Come ho già detto sopra noi investiamo già adesso nella collettività, per necessità o anche per realizzare un ideale. Ho qualche dubbio che ciò sia possibile, ma non dispero si possa trovare un sistema per assicurare a tutti il necessario, lo stretto necessario - non certo l'abbondanza, il benessere, la ricchezza per tutti.
      Oggi risparmiare non conviene più per i rischi d'inflazione e perché siamo quasi obbligati a consumare per conservare i posti di lavoro. Una volta non c'era svizzero senza il suo bravo libretto di risparmio (se uno straniero non l'aveva forse non gli davano la cittadinanza ...). Risparmiare poi in tempo di crisi come l'attuale è un riflesso condizionato, ragionevole (non sai cosa ti aspetta e rinunci a spese superflue o non proprio necessarie). Le costituzioni poi tutelano il risparmio (quella italiana per esempio) e comunque la proprietà privata. Invece adesso il papa ci dice che il diritto di proprietà non può essere assoluto (il che è vero perché la collettività ti garantisce la proprietà e può perciò almeno in parte revocarne il diritto).
      Due secoli fa la gente non aveva la pensione (credo nemmeno Kant ce l'avesse), ma la gente campava lo stesso, forse continuando a lavorare fino alla fine anche se a orario ridotto. Oggi gli anziani e i vecchi percepiscono molto di più di quello che hanno versato, il che non mi sembra giusto. Se tutti accantonassero invece di buttare il soldi dalla finestra per cose superflue e inutili si ritroverebbero in vecchiaia tanto quanto basta per campare, come si faceva appunto una volta. Ci sarebbe meno crescita e inquinamento. Non si dice chi fa da sé fa per tre? Il pendolo oscilla adesso verso il collettivismo, ma a me non piace.

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    3. Penso anche io che la proposta di Gaia sia parecchio utopistica, soprattutto alla luce dell'economia moderna e, soprattutto, della pressione demografica attuale.
      Ma non me ne viene in mente un'altra.

      A noi, oggi, non sembra di avere bisogno di un nuovo sistema di previdenza, ma, se ecludiamo il breve periodo, questo non è vero.
      Il giocattolo della finanziarizzazione esasperata prima o poi si romperà (per la fine della crescita) ed allora si dovrà trovare un nuovo equilibrio.
      Il quale non potrà che essere il ritorno all'economia locale, con la rete di protezione rappresentata da familiari, parenti ed amici.

      Non dimentichiamo che il collettivismo è impossibile solo su larga scala, mentre a livello micro-economico può anche funzionare decentemente.

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  2. COMMENTO DI GPVALLA56

    L'analisi del sistema economico prospettata dalla Baracetti mi sembra inadeguata: dall'articolo sembrerebbero esistere solo piccoli risparmiatori e imprenditori (questi ultimi considerati tutti insieme, come una categoria omogenea). Nessun riferimento al ruolo delle banche, dei fondi di investimento, delle società finanziarie, spesso variamente intrecciate e di dimensioni e potere ben superiori a quelli degli stessi Stati nazionali. Nulla sul ruolo possibile dello Stato - anche mediante le Banche Centrali.
    Non capisco nemmeno il giudizio sprezzante nei confronti dei piccoli risparmiatori, quasi fossero tutti degli avidi mister Scrooge: comecchessia, mi sembra più ragionevole prendersela con Blackrock, che gestisce un patrimonio di 8.000 miliardi di dollari, anziché con il signor Rossi...
    Come è già stato rilevato, l'ipotesi di eliminare il ruolo della finanza dalla economia mondiale è - allo stato - irrealizzabile. Mi sorprende peraltro che per prospettare un'alternativa si debba risalire fino ai cacciatori - raccoglitori del Paleolitico: sembra che la Baracetti non ricordi che sono esistiti - con tutti i loro limiti, difetti e tragedie - anche degli Stati socialisti e comunisti (e qualcuno esiste ancora) in cui, almeno teoricamente, l'interesse collettivo prevaleva su quello privato.
    Comunque, anche senza tessere le lodi della fu URSS, un sistema di "investimento collettivo" è esistito anche nell'Europa occidentale: era la Stato sociale del dopoguerra, sistematicamente smantellato, a partire dagli anni Ottanta, non ad opera dei piccoli risparmiatori, ma nell'interesse esclusivo del grande capitale internazionale.

    Mi permetto infine un'osservazione perplessa e forse controcorrente in ordine ai rapporti tra politica, economia ed ecologia:

    - da un lato sono consapevole che i problemi legati alla esplosione demografica e dei consumi sono reali;
    - dall' altro constato che fenomeni come Greta Thunberg sono stati letteralmente creati e gestiti dai signori del WEF, vedo in libreria che l'ultimo libro eco-catastrofico è firmato Bill Gates, ricordo che Filippo di Edimburgo sognava di reincarnarsi in un virus letale per sterminare la popolazione mondiale "in eccesso"...
    Qualche domanda mi pare lecita.

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  3. Caro Beppe, hai perfettamente ragione quando dici che "l'ipotesi di eliminare il ruolo della finanza dalla economia mondiale è - allo stato - irrealizzabile".
    Ma io resto convinto che la eccessiva finanziarizzazione dell'economia sia diventata insostenibile e ci stia portando al disastro.

    Ovviamente non ho rimedi e mi rendo conto che anche quelli di Gaia sono utopostici.
    Ma resta il fatto che le ricchezze della finanza sono per la maggior parte "finte", cioè virtuali, e prima o poi l'economia reale ne pagherà le conseguenze.

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  4. Quanto all'ultima parte del tuo commento, io provo ad interpretarla così: le elites mondiali si sono rese conto (finalmente) che i rischi ecologici legati alla sovrappopolazione ed alla crescita economica coinvolgeranno anche loro e non ci sarà scampo per nessuno.
    Per questo vorrebbe intervenire e fare qualcosa, ma senza esporsi troppo a livello mediatico.
    Provano pertanto a lanciare i personaggi e le narrazioni che tu citi, la cui (eventuale) efficacia vedremo nei prossimi anni.
    Anche qui, ovviamente, non ho ricette, ma che ci sia un elefante enorme nella stanza mi pare innegabile.

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