lunedì 17 maggio 2021

Il Piano Marshall

Qualcuno ha detto che “vincere la pace può essere molto più difficile che vincere la guerra” e le conferme nella storia non mancano.

Così, tanto per fare un esempio recente, non si può negare che il secondo dopoguerra del '900 sia stato notevolmente diverso dal primo. I motivi sono molti, ma uno dei più importanti – a mio avviso – è stato il diverso approccio dei vincitori nei confronti delle nazioni sconfitte,

Dopo la 1° guerra mondiale, infatti, agli sconfitti furono imposte pesantissime sanzioni per la riparazione dei danni di guerra, sanzioni che portarono poi ad ulteriori gravi  contrasti. Dopo la 2° guerra mondiale, invece, le nazioni sconfitte furono aiutate economicamente, con conseguenze molto migliori.

Uno dei pilastri di questo nuovo approccio più collaborativo è stato sicuramente il famoso Piano Marshall, al quale è dedicato il post di oggi.

Il testo è di Alessandro Leoni ed è tratto dal sito di Sollevazione.

LUMEN


<< Il Piano Marshall (sigla ufficiale “European Recovery Program” - E.R.P.), prende il nome dal suo dirigente [George Marshall], già Capo di stato maggiore interforze USA, noto per le sue spiccate qualità menageriali, ampliamente dimostrate durante l’intera vicenda bellica.

Il Piano era alimentato dallo Stato economicamente nettamente più potente [del mondo]: gli USA uscirono non solo militarmente vincitori nel conflitto ma anche e soprattutto come la nazione che da sola rappresentava circa il 50% dell’intero PIL mondiale.

Esso e rispondeva ad una serie organica di esigenze quali assicurare uno sbocco, a breve termine, della capacità produttiva americana rivitalizzando il commercio internazionale, soprattutto fra le due sponde atlantiche, obbiettivo con ogni evidenza non solo economico ma anche, se non soprattutto, politico-strategico.

Tanto più urgente se si voleva/doveva riequilibrare la forza militare dell’ URSS (nel 1945 le forze armate sovietiche contavano oltre 11 milioni di militari in armi) ed evitare che le componenti della “Sinistra classista” del vecchio continente affermassero se non la propria soggettiva “egemonia”, quanto meno una loro effettiva capacità d’influire nei propri rispettivi paesi (soprattutto Francia, Italia e, in parte anche Belgio e Danimarca, per non parlare della Grecia, già però quest’ultima in piena Guerra Civile).

Possiamo dunque affermare che proprio con il Piano Marshall nasce quella realtà internazionale che indichiamo, a ragione, “l’Occidente” (non solo quale riferimento geografico ma bensì Geo-Politico).

Il Piano americano viene pubblicamente ipotizzato e sostanzialmente annunciato in una conferenza all’ Università di Harvard il 5 Giugno 1947 tenuta proprio dall’uomo che darà il suo nome a tale iniziativa politico-economica (George Marshall, appunto) ed inizierà ad attivarsi all’inizio dell’anno successivo impiegando in “soli” tre anni (1948/1951) ben 12.731 Milioni di Dollari (dell’epoca!).

E’ importante segnalare che fruitori di questa grande operazione economica saranno praticamente tutti i paesi europei, compresi quelli come la Svezia, la Svizzera, il Portogallo, la Turchia che non avevano sostanzialmente partecipato al conflitto, mentre l’URSS e i suoi recenti alleati, ovvero i paesi dell’ Europa centro-orientale, ne resteranno “fuori” per motivi essenzialmente politici.

Vale la pena di soffermarsi sia sulle quote che ogni paese riceverà sia sul fatto che tali finanziamenti saranno sostanzialmente a “Fondo Perduto”: in ordine d’importanza: Gran Bretagna 3.297 milioni, Francia 2.296, Germania Ovest 1.448, ITALIA 1.204; seguono Svezia 347, Svizzera 250, Portogallo 70, ecc.

(Per l'Italia, però, vanno aggiunti i 100 Milioni che già nel gennaio del 1947 furono “donati” al Premier Alcide De Gasperi impegnatosi ad allontanare la Sinistra Classista (P.C.I. e P.S.I.) dall’ Esecutivo, cosa che puntualmente accadrà pochi mesi dopo il suo rientro a Roma).

Va aggiunto che i “finanziamenti”, torno a sottolineare a Fondo Perduto, pur essendo formalmente vincolati ad Investimenti Produttivi, (...) in realtà - non essendoci nessun effettivo (né formale, né sostanziale/concreto) strumento di controllo - furono in buona parte anche impiegati per rispondere alle pressanti urgenze/emergenze sociali nei vari stati sconvolti dai lunghi anni di guerra e distruzione.

Con la fine del 1951 terminò il Piano Marshall sia per le pressioni interne (ostilità dei Repubblicani) che, soprattutto, per l’avvenuto scoppio della Guerra di Corea.

E’ rilevante ricordare che l’opposizione delle Sinistre al Piano Marshall fu essenzialmente per motivi politico-ideologici, ovvero per il carattere nettamente Anti-Sovietico e perciò Anti-Comunista che l’ operazione ebbe in se fin dall’inizio del suo attivarsi.

Tuttavia allo stesso Palmiro Togliatti non sfuggì l’importanza degli effetti economici che tale operazione avrebbe avuto nello stimolare la Ricostruzione economica dell’ Italia nel contesto dell’ intera Europa Capitalista. >>

ALESSANDRO LEONI

3 commenti:

  1. Ovviamente, il Piano Marshall sollevò parecchio dissenso, essendo strettamente connesso con gli interessi geo-politici degli USA.

    Queste sono alcune considerazioni di Mauro Campus che ho trovato in rete:

    << Le ricadute dell’attuazione del Piano furono legate all’alba della cosiddetta Pax Americana, cioè la creazione di rapporti di forza che descrivevano anche attraverso il dollar standard il dominio egemonico degli Stati Uniti su un Occidente i cui confini dilatati avrebbero coinciso con l’affermazione delle strutture del capitalismo democratico. >>

    << Fu l’implicita condizionalità politica a rappresentare l’oggetto principale del dissenso attorno al Piano. Esso fu, infatti, accolto in modo controverso non solo dalla sinistra, ma da eterogenee parti della popolazione europea, (...) perché si proponeva di vincolare e dividere. Sebbene formalmente offerto ai Paesi della costellazione sovietica, esiste un’ampia evidenza che tale offerta fosse poco meno che un ballon d’essai: neanche volendo, il socialismo reale si sarebbe potuto curvare ai precetti dell’americanizzazione sottintesi al Piano. >>

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  2. Ma che cosa si fa con i soldi? Si possono acquistare beni e servizi, sviluppare l'economia creando posti di lavoro e ricchezza e il circolo virtuoso (più ricchezza e posti di lavoro favoriranno la creazione di altra ricchezza e posti di lavoro, la famosa crescita). Ma non c'è un limite? Apprendo che i prezzi dei prodotti alimentari stanno subendo un'impennata, forse anche a causa della pandemia. I prodotti alimentari sono forse i più importanti. Tanti oggi fanno la fame e forse muoiono pure di fame. Ma si dice che la Terra può sfamare anche 12 miliardi di esseri umani, la distribuzione è il problema. Davvero? La Svizzera è autosufficiente per circa il 50-60% e può acquistare sul mercato i beni alimentari di cui ha bisogno, grazie alla sua ricchezza. Ma se i prezzi aumenteranno anche questo paese avrà prima o poi dei problemi.
    Fra parentesi: ieri qualcuno ha detto che dovremo produrre alimenti per i dieci miliardi di esseri umani previsti per il 2050. Dieci miliardi? Non molto tempo fa si parlava di 9 miliardi per fine secolo. Ma forse ce la caveremo cambiando dieta, per esempio nutrendoci di insetti.

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    1. << Ma che cosa si fa con i soldi? Si possono acquistare beni e servizi, sviluppare l'economia creando posti di lavoro e ricchezza >>

      Ed infatti, quando venne lanciato il Piano Marshall, in Europa c'era proprio bisogno di questo meccanismo, viste le devastazioni causate dalla guerra. Quindi l'effetto positivo di quegli aiuti economici fu notevole.

      Oggi invece, come dici giustamente tu, continuare a far leva sulla crescita è diventato demenziale. Ma l'economia capitalista sembra non essere capace di funzionare in nessun altro modo.

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