giovedì 3 settembre 2020

Un mondo senza Dio ?

Il post di oggi ha per oggetto un argomento di particolare interesse, ovvero il progressivo declino delle religioni, intese in senso lato e globale, e la loro ipotetica scomparsa (o irrilevanza) in un prossimo futuro.
Per chi considera la religione un prodotto dell'evoluzione darwiniana (quorum ego) l'ipotesi appare abbastanza remota, ma per chi la considera un semplice costrutto culturale, il suo progressivo declino appare del tutto verosimile.
Ce ne parla (citando dati e statistiche) Emanuel Pietrobon in questo articolo tratto da 'Il Giornale'. 
LUMEN


<< Spesso si dipinge, a ragione, l’Occidente come la culla della secolarizzazione e dell’ateizzazione, il faro della cristianità divenuto bastione del relativismo culturale e del nichilismo, luogo in cui scienza e fede non possono coesistere e dove la seconda occupa una posizione sempre meno rilevante negli affari pubblici e nell’intimità delle persone.

La tendenza, in effetti, sembra inevitabile e irreversibile e ha colpito indistintamente ogni Paese occidentale, comportando l’entrata in una “fase post-cristiana” di numerose nazioni, fra le quali Paeesi Bassi e Germania, e la caduta di baluardi storici del cattolicesimo, come l'Irlanda. Soltanto in alcuni teatri, come ad esempio nello spazio post-comunista, si è assistito ad un ritrno del sacro nella poitica e nella società che, comunque, non è privo di tensioni, e quanto sta accadendo in Polonia è il migliore specchio di questa realtà.

Contrariamente al quadro comune che viene dipinto non è soltanto l’Occidente che sta diventando “senza Dio”: è il mondo intero. Questo è, almeno, il risultato di una lunga inchiesta recentemente pubblicata da Foreign Affairs, dettagliata, ricca di fonti e supportata dai numeri.

Il mondo sta diventando ateo

Il titolo dell’indagine, pubblicata l'11 agosto di quest'anno, è eloquente e rispecchia fedelmente il contenuto e i risultati finali emersi dalla raccolta dei dati: “Giving Up on God. The Global Decline of Religion” (ndr. Abbandonando Dio: il declino globale della religione). Gli autori del lavoro hanno deciso di tornare su 43 casi-studio, comprendenti il 60% della popolazione mondiale, di cui era stata analizzata la situazione religiosa nel periodo 1981-2007, monitorandone l’evoluzione dal 2007 al 2019.

Nel primo periodo selezionato in 33 Paesi su 49 era stato registrato un aumento della religiosità da parte degli abitanti, soprattutto nello spazio post-comunista e nel mondo in via sviluppo e, in misura minore, in alcuni Paesi avanzati. I risultati sembravano convergere verso una spiegazione controcorrente: “l’industrializzazione e la diffusione della conoscenza scientifica non provocano la scomparsa della religione”.

Ma dal 2007 ad oggi 43 Paesi su 49 sono stati travolti da una tendenza inversa a quella precedente, ovvero la perdita di religiosità; e ad un ritmo più veloce. La secolarizzazione sta colpendo in egual misura Paesi sviluppati, in via di sviluppo e sottosviluppati, e sebbene i motivi siano diversi, a volte indipendenti e a volte correlati tra loro, uno sembra essere particolarmente incisivo e ricorrente: l’emancipazione sessuale. In breve, “le società moderne sono diventate meno religiose perché, in parte, non supportano più la difesa di quelle categorie di genere e di norme sessuali che le maggiori religioni mondiali hanno instillato per secoli”.

La scoperta di nuove norme comportamentali nei confronti del sesso e del genere sarebbe, quindi, il primo passo verso l’allontanamento dalla fede di appartenenza. Ma altri fattori entrano in gioco: lo sviluppo comporta benessere e sicurezza, perciò i fedeli che non appartengono ad una confessione per reale credo, ma per approfittare dei possibili benefici derivanti dal far parte di una comunità, se ne distanziano, trovando in altre istituzioni sociali ciò che cercano, liberi dagli obblighi e dalle costrizioni morali delle religioni.

Non sarebbe quindi la diffusione del progresso scientifico, e della mentalità ad esso correlata, la causa prima della perdita della fede, quanto la diffusione del benessere. Essere parte di una comunità significa godere di uno scudo protettivo, e questo era vero soprattutto nei secoli scorsi, quando i pericoli di carestie e guerre civili erano frequenti anche in quei Paesi che oggi compongono il cosiddetto Occidente. Infatti, la religione non ha mai svolto un ruolo puramente metafisico, ovvero fornire agli esseri umani gli strumenti per affrontare dei quesiti esistenziali per i quali la scienza non possiede risposte, ma ha anche protetto fisicamente, ha fornito aiuto materiale e morale, ha fatto politica.

Nell’ordine degli Stati contemporaneo, però, in cui vige una rigida separazione tra dimensione religiosa e sfera pubblica, e dove è quest’ultima a fornire (quasi) tutto ciò di cui una persona ha bisogno, la fede finisce per rivestire un’importanza centrale soltanto per coloro che appartengono ad una confessione per reale convinzione.

Il caso degli Stati Uniti

Dall’analisi dei casi-studio è emerso un fatto curioso: le società sperimentano un tipo di polarizzazione che si conclude a detrimento delle confessioni ogni qualvolta il potere politico si serva della religione per mobilitare i fedeli nell’aspettativa di ottenerne i voti. Questo evento, secondo gli autori della ricerca, sarebbe una delle cause principali della drammatica scristianizzazione degli Stati Uniti.

Nel caso specifico il riferimento è alle guerre culturali (omosessualità, aborto, ideologia di genere, pena di morte, e molto altro) che dagli anni ’90 dividono la destra religiosa e la sinistra liberal: la strumentalizzazione della religione a scopo politico avrebbe spinto i fedeli secolarizzati ad abbandonare le chiese di appartenenza, comportando al tempo stesso una radicalizzazione di coloro che hanno deciso di restare e di coloro che, invece, non ne fanno parte perché atei. Il risultato è sotto gli occhi dell’opinione pubblica mondiale: la società americana non è mai stata così divisa come nell’era Trump in due opposti estremismi impegnati a combattere le guerre culturali di stampo etico con tanto livore.

Dio sta scomparendo dall’orizzonte degli americani, questa è la drammatica conclusione alla quale è giunto Foreign Affairs basandosi, anche, sul modo radicale in cui sono cambiate le risposte ad una domanda sulla centralità di Dio nella quotidianità del vivere dal 2007 al 2017. Nel primo caso gli intervistati avevano risposto che, su una scala da uno dieci, Dio era importante “8.2”; dieci anni dopo lo stesso campione ha risposto “4.6”.

Le eccezioni

Nella stragrande maggioranza dei casi-studio presi in esame da Foreign Affairs la religiosità ha registrato un grave crollo, ma si segnalano alcune curiose eccezioni. Per quanto riguarda lo spazio post-sovietico, la fine del comunismo ha effettivamente comportato un ritorno del sacro, ma non in maniera uniforme. La riscoperta della fede è avvenuta laddove essa è stata storicamente percepita come un elemento inseparabile dall’identità nazionale e vissuta genuinamente e profondamente, come ad esempio in Russia e in Bulgaria. In questi due Paesi la religiosità è aumentata costantemente dal 1981 al 2019.

L’aumento della religiosità è stato riscontrato anche in Brasile, in Messico e in Sud Africa; Paesi caratterizzati dal fatto di essere stati attraversati simultaneamente da tre eventi: l’attecchimento della secolarizzazione, la ritirata del cattolicesimo e l'avanzata preponderante del protestantesimo evangelico e neo-pentecostale. In breve, secolarizzazione e de-cattolicizzazione, insieme, hanno avuto un effetto sulle suscritte società meno considerevole di quello esercitato dalla “rivoluzione protestante”.

Ad ogni modo, l’eccezione più significativa è l’India. Qui è stato registrato l’aumento di religiosità più ragguardevole: su una scala da 0 a 1, l’incremento è stato pari a 1. L’ascesa di Narendra Modi e la trasformazione del nazionalismo indù in una forza motrice della cultura e della politica di Nuova Delhi sarebbero le manifestazioni più iconiche di questa risurrezione identitaria che sta caratterizzando in egual misura induisti e musulmani.

Un caso a parte: il mondo islamico

Per via della difficoltà di condurre sondaggi approfonditi nelle realtà islamiche, gli autori dell’inchiesta si sono limitati a raccogliere dati e informazioni su temi come l’accettazione del divorzio, dell’aborto e dell’omosessualità ovunque fossero disponibili. Presso il World Values Survey, il centro dati al quale è stato fatto riferimento per la ricerca, erano presenti dei numeri utili per ricostruire parzialmente le dinamiche religiose di 18 Paesi musulmani, e i risultati sono sorprendenti.

Mentre il mondo intero si è diretto verso la graduale accettazione di nuovi valori e sistemi, come la tolleranza e l’accettazione dell’omosessualità, dell’aborto e la de-strutturazione delle famiglie di tipo patriarcale – che a loro volta sono un riflesso della secolarizzazione – nel mondo musulmano questa tendenza non ha attecchito.
L’analisi dei dati dei 18 Paesi presi in esame parla chiaro: “[essi] rimangono fortemente religiosi e impegnati a preservare le norme tradizionali riguardanti il genere e la fertilità. Pur in presenza di sviluppo economico, i Paesi a maggioranza islamica tendono ad essere, in qualche modo, più religiosi e culturalmente conservatori della media [mondiale]”.

Se le tendenze catturate e misurate da Foreign Affairs dovessero cristallizzarsi, e la rinascita identitaria di Paesi come Russia e Turchia sembra confermare questa ipotesi, un domani la religione e la fede potrebbero continuare ad esistere soltanto in alcune e precise regioni del pianeta, come il mondo islamico e una parte dello spazio post-comunista, e anche all’interno di alcuni Paesi post-cristiani – ma in questi ultimi sarebbero vissute nel più stretto riserbo da minoranze esigue di credenti, irrilevanti dal punto di vista politico e dell’ordinamento morale delle società. >>

EMANUEL PIETROBON

21 commenti:

  1. Personalmente, sono pessimista sulla fine della religione per tanti motivi, ma 2 in particolare.
    Il primo è che chi lascia la religione NON diventa un essere razionale, ma passa semplicemente al campo della superstizione pseudo-magica, dalla quale ritornare indietro alla religione è un attimo.
    Il secondo è che se è vero - come dice l'autore - che il benessere è un grande nemico della religione, è anche vero che il benessere non è eterno ed acquisito per sempre. La crisi ambientale che ci attende potrebbe determinare una tale crisi nella convivenza civile da riportare presto in auge il rimedio consolatorio della religione.

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  2. Non capisco perché "chi lascia la religione non diventa un essere razionale, ma passa al campo della superstizione pseudo-magica". Non escludo che ciò possa succedere, ma non necessariamente.

    Nemmeno penso che una evenutale crisi ambientale possa nell'epoca moderna favorire il ritorno al rimedio consolatorio. Di nuovo: non si può escludere in assoluto, soprattutto per le menti deboli, ma la diffusione capillare dell'informazione, le continue scoperte, i dibattiti, la democrazia ecc. dovrebbero portare a una maggiore consapevolezza, a un più alto livello di conoscenza generalizzato con conseguente abbandono di vecchie e non più difendibili credenze. Ovviamente possono esserci anche ritorni all'antico, ma senza imposizioni e dittatura la religione non regge. Non escluderei nemmeno che la modernità aggredisca e sconfigga in tempi non biblici una religione ancora viva e aggressiva come l'islam, e per i motivi esposti nell'articolo: emancipazione sessuale e ricerca del benessere.
    Insomma, per la religione la vedo brutta, anche se potrà resistere ancora a lungo in certi contesti (India, Russia, paesi islamici).
    Per la Chiesa era decisiva l'educazione religiosa in famiglia - che avveniva in modi anche blandi, per es. portando in chiesa i bambini, anche se non capivano niente e si annoiavano. Ma la consuetudine di certe usanze lasciava lo stesso in loro dei segni, era un imprintig indelebile. Oggi nel mondo occidentale l'imprinting religioso è quasi scomparso, i genitori corrono dietro i consumi e il benessere e non sono più educatori. I ragazzi non vanno più a messa e l'IRC in classe è ormai ridotto a chiacchiera, si parla un po' di tutto, ma non certo delle verità fondamentali del cristianesimo e della salvezza eterna.

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  3. << Non capisco perché "chi lascia la religione non diventa un essere razionale, ma passa al campo della superstizione pseudo-magica". Non escludo che ciò possa succedere, ma non necessariamente. >>

    Giusta osservazione.
    Forse avrei dovuto precisare che questo avviene "nella grande maggioranza dei casi".
    Sicuramente, chi lascia la religione per l'ateismo come punto d'arrivo di un percorso individuale, compie una scelta di campo razionale.
    Ma la tendenza di cui stiamo parlando ha caratteri sociologici di ampio respiro, ed in queste situazioni mi viene difficile pensare a delle scelte di tipo 'razionalistico'.
    E siccome la mente umana è attratta naturalmente dal pensiero magico e soprannaturale, ecco che le credenze religiose vengono semplicemente sostituite da qualcosa di simile.

    Condivido invece senza riserve la tua considerazione finale sull'importanza dell'educazione religiosa nella prima infanzia, la cui perdita progressiva (dovuta a svariati motivi) ha sicuramente un peso molto rilevante sulla scristianizzazione dell'occidente.

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  4. > [essi] rimangono fortemente religiosi e impegnati a preservare le norme tradizionali riguardanti il genere e la fertilità

    Overo il cancro demografico dei paesi islamici.

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  5. Le religioni non cessano e non cesseranno.
    Il comunismo e ora l'arcobalenghismo hanno tutte le caratteristiche delle religioni, dai dogmi, alla tendenza ad essere l'unico pensiero ammesso, il rifiuto della realta' quando essa si distacca o smentisce la dottrina, la catechesi martellante, la tendenza a sopprimere coloro che non ne sono seguagi, i riti.
    L'oppio per i popoli, semplicemente, si rinnova nelle forme, lasciando inalterato il corpo.

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    1. Caro UNIC, sono d'accordo con te che molte forme ideologiche moderne hanno caratteristichee pseudo-religiose, ma la religione di cui si parla in questo post è quella "soprannaturale", cioè quella che fa riferimento ad un essere superiore trascendente.

      Ora, non ho dubbi che in caso di tramonto della religione trascendente, la gente sarebbe prontissima a seguire le altre pseudo-religioni ideologiche disponibili.
      Il dubbio, però, è se davvero la religione trascendente possa perdere il suo primato mondiale.
      E, su questo punto, io continuo ad avere delle forti perplessità.

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  6. Soliloquio di Dio:

    "Perché Dio (cioè io) e non il nulla?"

    Obiezione: Un Dio che si pone domande non è onnisciente, quindi il soliloquio immaginato è impossibile, una contraddizione in sé. Questa domanda: "perché qualcosa e non il nulla" se la pone l'uomo che non è onnisciente, ma Dio non può porsela (se lo si considera onnisciente e onnipotente).

    Dio dunque non può dirsi che questo: Io sono e sarò (e non devo spiegazioni a nessuno).

    Ora noi agnostici o atei o ateo-agnostici che rinunciamo all'ipotesi di un Dio creatore dobbiamo lo stesso ammettere l'esistenza di qualcosa ovvero dell'universo che sarebbe "eterno". Ma che significa eterno? Che c'è sempre stato? Sempre? E che significa? Fin dall'inizio? C'è dunque stato un inizio? Ma un'inizio non implica anche una fine? O forse eterno significa "fuori dal tempo", né inizio né fine?
    Però indubitabilmente qualcosa è, nessuno dubita seriamente dell'esistenza propria e dell'intero universo. Anche se noi fossimo solo un sogno evanescente della mente di Dio tuttavia siamo.

    Cosa c'era prima del big-bang? Mistero. Ovvero ho letto qualcosa in proposito ma non ci ho capito molto, anzi niente. Per Margherita Hack la domanda non ha senso, è irrilevante cosa ci fosse "prima". A me la domanda non sembra senza senso. Che cosa ha innescato il big bang, per cui quella pallina di tennis in cui era concentrato l'intero universo è esplosa e si è venuto formando un universo di trecento miliardi di galassie (ultima stima: da tanto tempo sapevo che le galassie stimate erano cento miliardi)?

    Il Dio uno e trino dei cattolici è [censura], ma l'universo, l'Essere, la Totalità dell'essere è. Come dubitarne? Datevi un pizzicotto o tenete acceso un fiammifero per dieci secondi sotto un dito.

    Di nuovo l'ipotetico e impossibile soliloquio di Dio: "Perché Dio (cioè io) e non il nulla?"

    Caro Dio, a parte il fatto che ti poni domande assurde, il fatto è che esisti (tu o l'universo, è la stessa cosa) e ... basta! Sei, siamo, da sempre e per sempre ovvero fuori dal tempo.
    E pur sempre una bella soddisfazione, no?



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    1. << Cosa c'era prima del big-bang? Mistero. (...) Per Marghperòerita Hack la domanda non ha senso, è irrilevante cosa ci fosse "prima". A me la domanda non sembra senza senso. >>

      Sono d'accordo con te: la domanda, in linea teorica, ha un senso, eccome.
      E trovare una risposta piacerebbe sicuramente a tutti.
      Però rientra in un ambito sul quale non potremo mai investigare.
      Quindi si potrebbe dire, con un piccolo gioco di parole, che la domanda ha un senso, ma che non ha un senso porsela.
      Ma - una volta esclusa l'ipotesi 'Dio', in quanto infantile - si vive bene anche senza una risposta scientifica.

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    2. Dio o l'universo (o l'Essere) sono - e riposano in sé stessi. Chiedersi cosa ci fosse prima è - e qui la Hack non ha tutti i torti - assurdo: non c'era un prima, non c'era nessun luogo al di fuori dell'Essere. Il fantomatico Dio dei credenti infatti non si pone la questione, non se la può porre per il noto motivo: è - e sarà, punto e basta.
      Lo stesso qualche interrogativo resta, almeno per noi umani che non siamo onniscienti e onnipotenti. Ci muoviamo nel vasto mare dell'essere ampliando le nostre conoscenze e capacità, cose che ci fanno immenso piacere (non sempre ...). È meglio to be or not to be? A seconda, a volte o non di rado la vita è una fregatura tanto che c'è chi ha detto e dice che era meglio non nascere. In questo caso la natura ci concede la "grazia" di suicidarci. Ma spesso questa umana avventura ci piace, ce la godiamo e del prima del big bang non ce ne frega niente. Mi diceva una volta uno psicologo: per star bene dobbiamo avere la sensazione che le cose stiano bene come sono (eccetto ovviamente se sono insopportabili). I servi della gleba accettavano il loro stato, per loro il mondo era quello e si accontentavano. E quando Pierre Besuchov (in Guerra e pace) vuole migliorare il loro stato liberandoli, aprendo scuole ecc. non sono affatto contenti (invece del solito tran tran dovranno darsi da fare, assumere responsabilità). Ovviamente non sto tessendo le lodi della servitù della gleba. Nella gerarchia della società occupiamo un certo posto, non proprio in cima, ma ci si può sentir bene anche più in basso (chi si contenta gode).

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    3. << È meglio to be or not to be? >>

      Su questo, bisognerebbe sentire il principe Amleto:
      https://ilfenotipoconsapevole.blogspot.com/2012/06/essere-o-non-essere.html


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  7. Una bella considerazione sul tema di Gianni Pardo (tratta dal suo post di oggi):

    << Ecco la novità dell’epoca contemporanea. La religione è morta e la certezza fondamentale di tutti è passata dall’esistenza di Dio alla validità della scienza.
    Un tempo, se qualcuno moriva, si diceva che “Dio l’aveva chiamato a sé”, “Era la sua ora”.
    Oggi ci si chiede se la scienza poteva salvarlo e magari si ipotizza di intentare un processo al medico curante. >>

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    1. Con il progresso e la diffusione delle conoscenze si diventa pratici: invece di arzigogolare sui misteri si punta ai risultati, è vero o per lo meno utile ciò che funziona.
      Ma la religione è davvero morta? Non si direbbe, visti i miliardi di credenti ancora in circolazione (islamici, cattolici, indù ecc.). Ed è poi anche la tua tesi, caro Lumen, che la religione non può essere soppressa o svanire essendo una costante della nostra psiche.
      Io invece ritengo che - a meno di disastri inimmaginabili o di dittature - la religione ha se non i giorni gli anni contati (o forse anche decenni, secoli non credo proprio). Per il semplice motivo che la scienza "funziona", se non sempre spesso e sempre più spesso. Mentre le invocazioni a Dio e i sacrifici agli dèi non funzionano. E prima o poi anche i più cocciuti si scocceranno d'invocare un Dio che mai risponde e preferiranno la pillola o il rimedio proposto dalla scienza o dall'esperienza.
      Max Weber ha coniato quell'espressione che a me piace tanto, il disincanto (Entzauberung). Hai voglia a pregare Dio che faccia piovere o fermi l'epidemia: o non ci sente o se ne frega. E invece guarda un po' con un po' di attenzione e ingegno si risolvono non pochi problemi. Il disincanto però provoca inizialmente spaesamento perché si perde qualcosa, le antiche credenze. E una perdita è sempre dolorosa. Ma poi ci si rimbocca le maniche e si fa qualcosa ottenendo spesso delle belle soddisfazioni che ti fanno scordare le antiche fisime.

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    2. << E prima o poi anche i più cocciuti si scocceranno d'invocare un Dio che mai risponde e preferiranno la pillola o il rimedio proposto dalla scienza o dall'esperienza. >>

      Questo è vero, ma non dimenticare che il dominio di Dio si estende su 2 mondi: quello di qua e quello di là.
      E se nel primo, in effetti, la scienza da risposte molto più precise ed affidabili (meglio prendere una medicina che recitare un pater noster), nel mondo dell'aldilà Dio continua a non avere rivali, anche perchè la scienza, per ovvi motivi, se ne tiene fuori.
      Quindi, alla fine, potrebbe vincere ancora lui (anzi Lui).

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    3. Continuo a non capire, a non capirti su questa questione. Se la fede in Dio è destinata a svanire (secondo logica e salvo imprevisti, tipo dittatura), svanirà automaticamente anche la fede nell'aldilà. Di là non c'è né Dio né vita eterna o paradiso. Se togli Dio non resta nulla.
      Nulla? Ma il nulla non esiste. Qualcosa resta ovvero «è»: la materia, l'energia, l'universo. Per Parmenide i singoli enti o essenti svaniscono nella sfera perfetta che solo è eterna. Severino invece attribuisce eternità a ogni essente, ente o fenomeno, dal più infimo all'immensamente grande, che so, una galassia. Sono stato suggestionato a lungo da Severino, mi piaceva questa idea che niente si perde, tutto è da sempre e per sempre. Il bello è che per Severino l'idea dell'eternità del tutto non è una fede (ogni fede è violenza, è volere che la realtà sia come la vogliamo e desideriamo noi), ma la verità ultima. Purtroppo ciò è indimostrato e indimostrabile. E anche grottesco: infatti ciò significa che qualsiasi evento (fenomeno, ente, essente) è eterno, anche uno sputo o uno scarafaggio (infatti anche uno sputo o uno scarafaggio sono enti o essenti).
      C'è un'espressione che non so dove si trova (forse in Leopardi?): il nulla eterno. Ma se il nulla non esiste, non può esistere (indubitabilmente qualcosa è e resta, la materia e/o l'energia), come può essere eterno?
      Heidegger: Das Nichts nichtet. Letteralmente: Il niente si nientifica. (Heidegger conia un verbo che non esiste in tedesco, nichten, per esprimere ... la nullità del niente).
      Che discorsi, eh? Mi ricorda una barzelletta. Un bambino curioso e insistente in uno scompartimento fa un sacco di domande: perché questo, perché quest'altro, perché, perché ecc. Finché un viaggiatore non ne può più e esplode. Se questo seccatore di un bambino non la smette tirerà il freno di emergenza ...

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    4. << Se la fede in Dio è destinata a svanire (secondo logica e salvo imprevisti, tipo dittatura), svanirà automaticamente anche la fede nell'aldilà. >>

      Caro Sergio, il ragionamento è corretto, ma può anche essere rovesciato.
      Ovvero: finchè resterà viva la fede nell'aldilà, ci sarà una buona probabilità di tenere viva anche la fede in Dio.
      E che gli uomini siano disposti a rinunciare con facilità alla speranza in un'altra vita, io non ci credo per nulla.
      Si tratta di una idea troppo affascinante e consolatoria, con il vantaggio (non da poco) che nessuno potrà mai dimostrarne la falsità.

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    5. "E che gli uomini siano disposti a rinunciare con facilità alla speranza in un'altra vita, io non ci credo per nulla."

      Ma dove li vedi questi personaggi che sperano in un'altra vita, non vogliono rinunciare a questa speranza? Sì, certo, ci sono ancora veri credenti, ma tu ne incontri ancora? A me sembra che tanti di questi credenti non ci credano più nemmeno loro (per es. un mio compagno di scuola). Nel qual caso non si possono nemmeno più definire credenti, è vero. Forse vanno ancora battesimi, nozze e funerali, insomma usanze, ma la fede autentica (in Dio, nell'aldilà) mi sembra rara. Tutti vogliono una buona vita in terra e può bastare. Del resto anche il papa predica ormai una religione universale ed ecologica: benessere per tutti, giusto. Ma non diceva Gesù: i poveri li avrete sempre con voi, me no. La povertà è dunque una costante per Gesù. In realtà lo stato sociale ha già rimediato alle più nere disuguaglianze. La miseria può essere eradicata, ma non la disuguaglianza. Senza disuguaglianza non ci sarebbe nemmeno progresso.

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    6. Ecco cosa ho trovato sul web a proposito dei tuoi amici svizzeri, che non hanno certo la fama di ingenui creduloni.
      Il sondaggio è del 2016 ma non credo che le cose siano cambiate di molto:

      << Oltre due terzi degli svizzeri crede che esista una vita dopo la morte. In particolare alcuni pensano che l'anima si reincarni in un altro corpo, altri che siano i corpi a resuscitare, secondo un sondaggio dell'istituto M.I.S Trend per il settimanale L'Hebdo.
      Le credenze sull'aldilà sono cambiate parecchio in 20 anni. La resurrezione, come insegnata dalle religioni cristiane, suscita sempre più perplessità. Nel 1995 il 20,3% della popolazione credeva in questo principio, ora la percentuale si è ridotta al 10,6%.
      Circa un quarto degli svizzeri crede invece nella reincarnazione, il 10% in più rispetto al 1995. Per molti cattolici e protestati la reincarnazione non è incompatibile con la loro fede, anche se non è riconosciuta dalla religione cristiana.
      Un altro 24% crede che ci sia un'altra forma di sopravvivenza dell'anima. Vent'anni fa erano solo l'8,8%. >>

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    7. Sono sorpreso, ma anche un po' ... incredulo. O sono disinformato. Io comunque di gente che crede ancora nell'aldilà - o/e in Dio - non ne conosco.

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    8. Io invece qualcuna sì.
      Poi ci sono anche quelli che, per paura di essere mal giudicati, ci credono ma non lo dicono.
      Penso che nulla al mondo valga la consolazione di poter avere un'altra vita (non all'inferno, si capisce).

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    9. Ma non è che alla fine ci credi anche tu, almeno un pochino?

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