CONTATTO FISICO
In un accorato appello diffuso on-line da centinaia di psicologi e psichiatri italiani sugli effetti del 'lockdown' si avverte che «l’isolamento è da sempre associato a conseguenze sul piano psichico e somatico, (…) fino a disturbi di tipo funzionale e di corretto funzionamento del sistema immunitario.
Perché la natura umana è intrinsecamente 'relazionale' e il nostro cervello si sviluppa solo grazie a relazioni di una certa natura.
Le relazioni familiari quanto quelle sociali, per potersi strutturare ed evolvere, hanno bisogno di potersi appoggiare continuativamente ad una presenza fisica e di poter essere vissute con fiducia, e non con sospetto o paura.
Instillare nelle persone, e ancora di più nei bambini, il timore di un “nemico invisibile” di cui il prossimo può essere portatore, equivale ad impoverire od annichilire ogni possibilità di crescita, scambio, arricchimento; equivale in sostanza a cancellare ogni possibilità di vita intensa e felice».
I dispositivi elettronici come alternativa obbligata alla relazionalità in presenza non aiutano, anzi.
IL PEDANTE
In un accorato appello diffuso on-line da centinaia di psicologi e psichiatri italiani sugli effetti del 'lockdown' si avverte che «l’isolamento è da sempre associato a conseguenze sul piano psichico e somatico, (…) fino a disturbi di tipo funzionale e di corretto funzionamento del sistema immunitario.
Perché la natura umana è intrinsecamente 'relazionale' e il nostro cervello si sviluppa solo grazie a relazioni di una certa natura.
Le relazioni familiari quanto quelle sociali, per potersi strutturare ed evolvere, hanno bisogno di potersi appoggiare continuativamente ad una presenza fisica e di poter essere vissute con fiducia, e non con sospetto o paura.
Instillare nelle persone, e ancora di più nei bambini, il timore di un “nemico invisibile” di cui il prossimo può essere portatore, equivale ad impoverire od annichilire ogni possibilità di crescita, scambio, arricchimento; equivale in sostanza a cancellare ogni possibilità di vita intensa e felice».
I dispositivi elettronici come alternativa obbligata alla relazionalità in presenza non aiutano, anzi.
IL PEDANTE
RIVOLTE E RIVOLUZIONI
La rivoluzione non va confusa con la rivolta.
Come la ribellione, la rivolta è un’azione violenta contro il potere, giustificata soprattutto quando – come nel caso delle dittature o delle democrazie “apparenti”, per esempio l’Iran – non esiste un mezzo legale per lottare contro il potere.
La rivolta non ha tanto lo scopo positivo di ottenere qualcosa, quanto quello negativo, di liberarsi di qualcosa, in particolare di un potere odiato.
Viceversa, secondo il suo senso ancora oggi vigente in astronomia, la rivoluzione è un tentativo di ritorno al governo ideale, al punto di partenza, come nel caso della Terra che, dopo un anno, si trova, rispetto al Sole, esattamente dove si trovava dodici mesi prima.
La rivoluzione ha lo scopo di ritrovare la situazione e i valori che si avevano in un tempo rimpianto e spesso mitico.
GIANNI PARDO
IDEOLOGIE
Le ideologie, anche complesse (destra, sinistra, ambientalismo, progresso, ‘crescitismo’, capitalismo), emergono come strutturazione razionale di pulsioni più basiche, sepolte in profondità nella nostra psiche.
Le ideologie di destra emergono come formalizzazione di una pulsione istintiva alla competizione, retaggio di tutti gli esseri viventi.
Quelle di sinistra rappresentano una concettualizzazione dalla spinta alla cooperazione, che discende dal nostro essere una specie sociale.
Le ideologie del Progresso e della Crescita Economica Illimitata nascono come proiezione di una aspirazione al benessere, comune ad ogni essere vivente.
MARCO PIERFRANCESCHI
PIANIFICAZIONE
L’uomo è animale adattabile. I nostri avi cavernicoli, vivendo una vita quanto mai pericolosa e travagliata, scontavano terribilmente il futuro.
In poche parole, la loro pianificazione difficilmente andava molto oltre l’inverno prossimo venturo.
Non avendo molte certezze di sopravviverci, all’inverno, pianificare per il dopo aveva poco senso.
Sappiate che questo fenomeno, la sistematica sottostima delle conseguenze future delle nostre azioni immediate, un bias percettivo alla base di molte assurdità del nostro tempo, è stata ampiamente dimostrata.
CRISIS
IPER LAVORO
Conosco persone che passano anche nove-dieci ore al giorno al lavoro. (...)
Io penso che l’iper lavoro sia una delle cause del consumismo della nostra era.
Chi si ammazza di lavoro per guadagnare dei soldi poi pretende almeno di goderseli, con una frenesia quasi disperata, in squallida abbondanza, e allora vuole vacanze lontane e costose, un televisore più grande e più piatto, una macchina da ostentare, libri che non avrà tempo di leggere, tecnologie che gli faranno risparmiare il poco tempo che ha a casa, eccetera.
Chi vive davvero bene non ha tutto questo bisogno di andare in vacanza; chi ha tempo per godersi la vita trova di meglio da fare che consumare ossessivamente; chi coltiva relazioni umane non le sostituisce con oggetti.
Il consumismo è spesso la ricompensa illusoria per una vita spiacevole.
GAIA BARACETTI
Tra pochi giorni cadrà il decimo anniversario di questo piccolo blog: il primo post, infatti, fu pubblicato il 3 ottobre del 2010.
RispondiEliminaApprofitto quindi dell'occasione per ringraziare tutti coloro che mi hanno accompagnato in questo lungo (e per me piacevole) viaggio, o solo per leggere o anche per commentare.
Un caro saluto a tutti gli amici del blog !
Ma quanti sono questi amici? Mi sembra che siamo rimasti solo noi due al bar ...
EliminaCerto ci sono anche lettori silenziosi che non hanno voglia di commentare, anche se mi sembra un po' strano: possibile che non vogliano mai aggiungere qualcosa, rettificare, esprimere qualche giudizio o sentimento?
Io sono un po' stanco di questi blog, ne seguo ormai solo quattro o cinque e sempre più malvolentieri. Anche Pardo, persona sicuramente colta, intelligente, ironica, divertente, mi sta stancando coi suoi interventi giornalieri: troppa grazia, sant'Antonio!
Un vero dialogo l'ho solo con te, ma potremmo farlo benissimo in privato.
Comunque un po' ci siamo divertiti, penso si siano divertiti anche quelli che hanno abbandonato la nave.
A me non è passata mai nemmeno per l'anticamera del cervello di aprire un blog.
Beh, qualche lettore 'silenzioso' ce l'ho anche io. E poi, tenere un blog (per me almeno) è troppo divertente.
EliminaSaluto ricambiato e buon anniversario al blog!
RispondiEliminaGrazie Agostino.
EliminaMi piacerebbe, se ne hai il tempo e la voglia, che tu leggessi un mio vecchio post pubblicato proprio 10 anni fa (ottobre 2010), in cui parlo MALISSIMO della filosofia e dei filosofi.
Il pezzo, scritto in forma di dialogo, si intitola 'L'Ignoranza della Filosofia'.
Così (vista la tua competenza in materia) potrai rimbeccarmi e strapazzarmi come merito...
Contatto fisico
RispondiEliminaRicordo di aver letto tempo fa quanto sia importante soprattutto per gli anziani, magari in case di riposo: senza rischiano di perdere il contatto con la realtà, è come vivere nel vuoto. Facile immaginare le conseguenze. Un bambino che non abbia contatti fisici rischia persino di morire (mi diceva giorni fa la fisioterapista). Il distanziamento sociale imposto dall'attuale pandemia è davvero pericoloso, innaturale, speriamo che non duri a lungo.
Certo si può dialogare a distanza con piacere e profitto, ma la presenza fisica è un'altra cosa. Ho dei parenti stretti che non conosco e che ho contattato qualche tempo fa: non ho la minima voglia di conoscerli meglio, di vederli. È come se non esistessero. Se ci vedessimo, ci frequentassimo, ci toccassimo, sarebbe diverso.
Il regista svedese Ingmar Bergman per ottenere il massimo dai suoi attori li trattava con affetto, il che include ovviamente anche il contatto fisico, cosa del resto naturale.
L'importanza del contatto fisico la si può vedere anche nel piacere particolare che può dare la compagnia di un animale domestico.
EliminaCarezzare e coccolare il proprio cane (o gatto) è un piacere per entrambi.
Sempre a proposito del lavoro digitale, diventato (necessariamente) sempre più di moda, ecco quello che scrive oggi il sito di Sollevazione:
RispondiElimina<< da tempo gli apologeti della “rivoluzione digitale” ci raccontano che, sì, è vero, la robotica e l’automazione faranno fuori milionate di posti di lavoro ma… tranquilli, ne creeranno molti, molti di più. (...)
Ora, anche volendo sorvolare sulle devastanti conseguenze etiche, morali, psicologiche e giuridiche (...) sul mondo del lavoro, numerose e recenti indagini sociologiche ci dicono che sta accadendo esattamente il contrario.
L’automazione e la cosiddetta “industria 4.0”, a livello mondiale, tra il 2015 e il 2020 ha distrutto ben 7 milioni di posti di lavoro, mentre ne ha creati solo due. >>
Anch'io ho molti dubbi in merito ai fantomatici nuovi posti di lavoro. Se tutto viene automatizzato, robottizzato, affidato all'IA che sa tutto di noi che altro resterà da fare? Persino l'agricoltura non avrà più bisogno di braccia. E che faranno allora i miliardi di inattivi, sottocupati, a spasso? Basteranno come un tempo pane e giochi? Nella favolosa Città del Sole campanelliana, una specie di paradiso terrestre, s'inventano sempre nuovi giochi perché la gente non si annoi ... Ma un bel gioco dura poco, si dice(va). La vita come puro spasso e divertimento non è ... una cosa seria. Il piacere nasce anche (o forse soprattutto) dallo sforzo, sistole e diastole, contrazione e distensione.
EliminaCaro Sergio, già ora c'è la sensazione che moltissimi posti di lavoro (veri e pagati) siano in realtà delle attività inutili, che producono la loro quota formale di PIL, ma non della ricchezza effettiva.
EliminaEd infatti si è visto durante il lockout che ad una contrazione notevole delle ore lavorate complessive NON corrispondeva un impoverimento oggettivo del nostro stile di vita.
In sostanza si rinunciava (per necessità) ad attività e spese che risultavano inutili o marginali.
Certo, chi operava nei settori più colpiti si trovava senza reddito, ma era un problema delle persone, non della ricchezza nazionale.
D'altra parte, la redistribuzione di ricchezza a chi non lavora crea dei problemi sociali notevoli, perchè viene vista con malanimo da chi lavora anche per gli altri e con disagio da chi riceve senza fare nulla.
Forse ci salverà il ritorno (previsto da molti ambientalisti) ad una maggiore manualità del lavoro agricolo ed artigianale.
Hai messo tante cose interessanti dentro questo breve commento: l'inutilità di tante occupazioni, la sostanziale tenuta del sistema nonostante tutto ecc. Scrivi poi:
Elimina"Forse ci salverà il ritorno (previsto da molti ambientalisti) ad una maggiore manualità del lavoro agricolo ed artigianale."
È una cosa fondamentale: non possiamo restare con le mani in mano, si rischia d'impazzire. Lavorare è una necessità, non solo per guadagnarsi il pane.
Sarebbe una cosa positiva, certo.
EliminaIl paradosso però sta nel fatto che non deriverebbe da una scelta intelligente, ma da una triste necessità legata allo sfaldamento dell'economia industriale (picco delle materie prime et similia).
Il concetto di natura umana è controverso. C'è chi dice che la natura di un essere eminentemente culturale come l'uomo è proprio di non avere una natura ben definita (e lo dice uno come Ortega y Gasset che sai quanto ammiro, tanto da averlo scelto come mio maestro). Ma non sono tanto d'accordo con Ortega in proposito.
EliminaComunque che comunismo e cristianesimo siano contro natura ci può stare. La balzana formula: "tutti danno il massimo, a ciascuno secondo i suoi bisogni" è semplicemente ridicola. Sta' a vedere che mi faccio il mazzo e poi devo consegnare tutto al comitato centrale che stabilisce ciò di cui ognuno ha bisogno!
La natura umana, come di ogni essere vivente, è di arraffare quanto più si può per sé e i propri discendenti. Poi ci si è dovuti dare delle regole per convivere pacificamente. E penso che siamo d'accordo che delle regole ci vogliono, se no è guerra continua. Dunque lo Stato va benissimo, anzi è indispensabile. Ma la formula giusta o persino ideale per noi liberali è: il meno Stato possibile, la maggiore libertà possibile. Lo Stato minimo ai tempi dei Romani era: pane e circensi per la plebe, le elite arraffavano come potevano. Oggi pane e calcio non bastano più e lo Stato si allarga, in occidente si lavora per lo Stato fino a giugno, avremmo dunque già un socialismo al 50%. Ma per i comunisti (esistono ancora accidenti!) non basta nemmeno il 50%. Fosse per loro dovremmo lavorare per lo Stato e i comunisti fino a metà dicembre, il resto mancia.
La situazione resta conflittuale, il che è anche logico e naturale. Però adesso ti dico una cosa: la demografia renderà inevitabile il socialismo. E questa pandemia cade a fagiolo: ti ricordo le parole di Attali, ma anche del papa che esige il vaccino per tutti (per gli 8 miliardi di esseri umani attuali). Questa pandemia è davvero provvidenziale, che sia stata casuale o indotta. Anche le nuove invasioni barbare ci obbligano a pensare in grande: siamo tutti sulla stessa barca (pensa al clima o all'ecologia) e dovremo metterci d'accordo su parecchie cose. In 10 o 15 miliardi staremo più stretti e non avremo più tante libertà (di arraffare a spese degli altri). Vedrai che alla fine stabiliranno anche i metri abitativi a persona (il "fabbisogno" attuale nel paese in cui vivo è salito da 35 metri quadrati nel dopoguerra ai 45 circa attuali - la gente col benessere si è allargata).
<< Questa pandemia è davvero provvidenziale, che sia stata casuale o indotta. Anche le nuove invasioni barbare ci obbligano a pensare in grande: siamo tutti sulla stessa barca (pensa al clima o all'ecologia) e dovremo metterci d'accordo su parecchie cose. >>
EliminaDovremmo farlo, certamente. Ma che ci riusciremo non lo credo affatto.
Pensare "in grande", programmare in modo lungimirante, cercare soluzioni condivise è una cosa che possiamo forse fare nell'ambito della famiglia o di una piccola cmunità.
A livello globale, invece, l'obbiettivo mi sembra ampiamente fuori dalla nostra portata (cioè dei condizionamenti genetici).
I lunghi decenni di pace che stiamo vivendo ci hanno fatto dimenticare che i conflitti globali (o anche solo inter-etnici) si sono sempre risolti con delle guerre e gli accordi, quando arrivavano, venivano sempre dopo, sulla base dei rapporti di forza.