mercoledì 26 febbraio 2025

Cogito, ergo Ateo - (3)

GESU' VIRTUALE
Ho letto che lo scorso anno a Locarno (Svizzera), utilizzando l’intelligenza artificiale, hanno predisposto un Gesù virtuale che, programmato per parlare in cento lingue diverse, ha risposto per due mesi alle domande dei fedeli.
Il dispositivo, opportunamente chiamato 'Deus in machina', è stato installato in un confessionale, in modo da facilitare l'interazione coi fedeli,
La notizia appare strana, ma non lo è poi troppo.
La Chiesa ha sempre diffidato della tecnologia, e spesso l'ha condannata; ma l'ha sempre guardata con interesse e quando ha potuto utilizzarla a suo favore, non si è mai tirata indietro.
La novità del Cristo virtuale, pertanto, può essere utile alla Chiesa sia a livello di immagine, per renderla più vicina ai giovani di oggi, sia dal punto di vista pratico, perchè, con la crisi profonda delle vocazioni, avere dei confessori o dei predicatori virtuali può fare comodo.
In fondo si tratta solo di propaganda, e l'informatica, in queste cose, è uno strumento potentissimo.
LUMEN


DIVIETI ANCESTRALI
Molte delle regole religiose, soprattutto i divieti pratici, ci appaiono spesso insensate, oppure ridicole o addirittura controproducenti.
Questo avviene non solo – com'è ovvio - per i non credenti (atei e agnostici), ma anche per i fedeli delle altre religioni.
Io però sono convinto (da buon evoluzionista) che non siano le religioni a forgiare i popoli, ma viceversa.
E quindi, come Dio è stato creato dall'uomo a propria immagine e somiglianza (e non il contrario), così i precetti religiosi potrebbero essere una semplice sublimazione delle regole (etiche e pratiche) di una società.
E' possibile pertanto che vi siano delle ragioni ancestrali, non più valide ma ancora vive, che abbiano dato origine ai divieti più assurdi.
Questo meccanismo, se fosse corretto, spiegherebbe molte cose.
LUMEN


DEUS SIVE NATURA
Una dei concetti più famosi elaborati dal filosofo olandese Baruch Spinoza è 'Deus sive Natura' (letteralmente "Dio ossia la Natura").
L'espressione latina sta a significare (cito da wiki): “l'identità di Dio, inteso come la sostanza infinita da cui tutti gli enti dipendono per la loro esistenza e per la loro essenza, e la Natura, intesa come l'insieme di tutto ciò che esiste, cioè la sostanza e tutti i suoi attributi e le sue modificazioni”,
L'affermazione è sicuramente affascinante, ma si scontra con un problema insuperabile: Dio, se esiste, ha una volontà ed uno scopo; la natura invece no.
Quindi i due concetti devono restare distinti e non sono sovrapponibili: perchè la Natura può essere una parte di Dio, ma non potrà mai essere Dio..
LUMEN


GESU' E CONFUCIO
Ci sono due norme etiche, molto famose, che si assomigliano, ma sono in realtà molto diverse tra loro.
Nel Vangelo Gesù dice: “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”. Cinque secoli prima, invece, Confucio aveva detto: “Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”.
Come ha fatto giustamente notare Pietro Melis, la regola di Confucio è una norma di tipo giuridico, mentre quella dei Vangeli è solo una norma morale.
Ne derivano due importanti conseguenze.
Da un lato la regola di Confucio è più facile da applicare, perchè si limita ad un 'non fare' (per quanto importante), mentre quella di Gesù presuppone un comportamento attivo, con tutti gli errori che ne possono derivare.
Dall'altro, la prima regola può essere posta alla base delle norme giuridiche di una società, mentre la seconda non lo può essere.
Io quindi, nel mio piccolo, sto con Confucio.
LUMEN


SEGRETI CONFESSIONALI
Ha osservato maliziosamente Uriel Fanelli che i Preti, nel silenzio del confessionale, possono ascoltare tutti i più intimi segreti dei suoi parrocchiani (e delle parrocchiane), compresi quelli di natura sessuale, con tutte le loro bizzarrie.
Ne consegue che, qualora decidano di ignorare il voto di castità, sanno già perfettamente come e con chi approfittarne.
LUMEN

giovedì 20 febbraio 2025

Appunti di Ecologia - (2)

L'ILLUSIONE DELLA SOSTENIBILITA'
Dall’estrazione mineraria, alla produzione di cibo, dalla pesca, alla coltivazione del legname o alla deforestazione organizzata, alle più infime azioni quotidiane della nostra vita non c’è assolutamente nulla di sostenibile.
I famosi Sustainability Goals ? (…)  Sono fumo negli occhi.
Da secoli non c’è nulla di sostenibile, perché Homo sapiens è una specie intrinsecamente, ecologicamente insostenibile.
Che per nascondersi questo fatto si racconta delle frottole. Anche io ho contribuito e periodicamente contribuisco a costruire delle frottole.
La giustificazione di quelli come me è che ci siano frottole giuste e frottole sbagliate. Le frottole giuste sarebbero quelle che dovrebbero spingere la società, e quindi i suoi ceti dirigenti, a fare delle scelte meno suicide.
I comunisti residuali sostengono col ditino alzato, perché loro hanno sempre il ditino alzato nello spezzare il pane della conoscenza al popolo, che la società socialista ecc. ecc...; ma per favore!
Gli altri sono TINA (There is no alternative). Affetti dal priapismo crescista.
LUCA PARDI (Facebook)


IDEOLOGIA GREEN
"Tre quarti delle terre emerse sono diventate piu aride negli ultimi decenni". E ciò in modo permanente.
A denunciarlo è un nuovo rapporto della Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione (UNCCD), secondo il quale il fenomeno riguarda il 77,6% della superficie terrestre.
La dichiarazione rientra nelle sparate degli organismi sedicenti ambientalisti che fanno capo all'Onu e alla ideologia sposata dall'organizzazione, che riferisce [e collega] ogni evento, naturale o meno, al cambiamento climatico, al chiaro scopo di portare avanti la battaglia terzomondista pro nascite e per l'immigrazione libera in occidente.
In realta' l'aridita' e la desertificazione non hanno nulla a che vedere con il cosiddetto cambiamento climatico.
La desertificazione deriva dall'abbattimento delle foreste, dallo sfruttamento intensivo delle terre, dall'utilizzo massivo dell'acqua per scopi agricoli, per allevamenti, per essere incanalata e usata dai centri abitati in forte espansione, per nuovi insediamenti produttivi, tutti fenomeni collegati all'esplosione demografica senza limiti, i cui maggiori esempi possiamo vedere in Africa o nel continente indiano.
A cio si aggiunge lo sfruttamento delle terre, l'inquinamento con tossici delle acque, l'escavazione di milioni di tonnellate di terra da miniere, abbattimento e l'annientamento di savane e foreste allo scopo di estrarre terre rare, rame, e altri metalli utili alla fabbricazione dei nuovi motori elettrici (assolutamente green!) e delle batterie, dei componenti elettromagnetici dei rotori dell'eolico ecc.della cosiddetta economia green ecosostenibile. (…)
Aspettarsi dagli organismi dell'Onu la denuncia della vera causa della desertificazione, cioe l'enorme spaventoso e inarrestabile aumento della popolazione mondiale e delle connesse richieste di nuovi consumi e nuove produzioni, è impresa vana; le classi governative corrotte e criminali che governano tante autocrazie sfruttano l'ideologia green: più che le armi o il vecchio arnese del comunismo, la distruzione dell'economia occidentale passa oggi per la rivoluzione verde pseudo-ambientalista.
AGOBIT (Un pianeta non basta)


MOBILITA' CITTADINA
Si lamentano perché la città è piena di biciclette e monopattini. Hanno mai pensato che se tutti quelli che vanno in bici e monopattino andassero in auto sarebbe peggio anche per loro che usano l'auto?
Si lamentano anche perché la tramvia porta via spazio al traffico automobilistico. Hanno mai pensato che se tutti quelli che vanno in tramvia andassero in macchina sarebbe peggio?
Si lamentano perché gli autobus sono lenti, alcuni, sentiti con le mie orecchie, li definiscono "porta poveri di merda", e se tutti i poveri di merda andassero con una macchina di merda che situazione ci sarebbe in città?
Insieme all'oggetto della loro idolatria, l'automobile, sono una specie in via di estinzione. Una specie che si lamenta.
Un'altra questione è l'indisciplina di ciclisti, pedoni, monopattinisti ecc che non si distingue dall'indisciplina generale e che è ampiamente distribuita anche fra gli automobilisti.
La mobilità è diventata un luogo di esercizio dell'egoismo e dell'inciviltà della nostra società.
LUCA PARDI (Facebook)


AMBIENTE E POLITICA
Nessuno nega che la questione ambientale sia una questione politica, almeno nel mondo di chi si impegna attivamente, dei dirigenti di partito, degli amministratori.
Ma quando [loro] ci ragionano sopra, ci ragionano come se stessero aprendo un “file” a parte. Se li costringi a fare mente locale, ti rispondono, se però devono inserire queste risposte in una visione complessiva, fanno fatica.
Anche perchè spesso le risposte che ti danno sul tema ecologico sono contraddittorie, incoerenti, e proiettate in un futuro indistinto, rispetto alle risposte che ti danno su altri temi.
Sono moltissimi, ad esempio, i politici anche progressisti, totalmente in buona fede, sia chiaro, che quando parlano di economia e lavoro, parlano di crescita, necessità di aumentare i salari, soprattutto quelli bassi, “per stimolare i consumi”, poi quando parlano di ecologia, dicono che dobbiamo morigerarci, consumare meno.
Se fai loro notare la contraddizione, ti rispondono, che beh, sì, in effetti il problema ambientale è importante, e che in effetti dovremo prima o poi darci una bella regolata per davvero (...), e moderarci tutti un bel po’, il tutto in un futuro imprecisato, come se l’emergenza climatica non fosse un fatto di oggi.
IGOR GIUSSANI (Apocalottimismo)

sabato 15 febbraio 2025

Lunga vita al Re

Anche se appare ormai superato dalla storia, l'istituto della Monarchia continua ad esistere in varie nazioni e non sembra passarsela troppo male.
Questo perchè, secondo alcuni, un Re dinastico può rappresentare la Nazione meglio di un Presidente eletto.
A questa opinione - che si può anche non condividere, ma ha una sua logica - è dedicato il post di oggi, scritto da Giuseppe Geneletti per il sito Varesenews (LINK),
LUMEN


<< C’erano una volta un Re e una Regina… e nel 21° secolo ce ne sono ancora tanti. (…) Il numero di regnanti attuali nel mondo è sorprendente: in un paese su quattro vige la monarchia, un fenomeno tutt’altro che irrilevante dal punto di vista storico, politico, economico e sociale. (...)

La domanda generale che si pone è se la monarchia sia oggi un anacronistico relitto delle società feudali, oppure una connessione con la tradizione e il passato di una nazione, che apporta esiti complessivamente positivi. Tailandia, Bhutan, Belgio, Marocco e Arabia Saudita, paesi con culture e storie molto diverse, sono parte degli oltre 40 paesi in cui esiste la monarchia, che può assumere 4 forme diverse.

La maggior parte dei regni moderni sono monarchie costituzionali: i monarchi sono considerati i capi di stato con responsabilità pubbliche cerimoniali, mentre l’autorità politica significativa è concessa a un presidente o un primo ministro da una costituzione. L’esempio per antonomasia è il Commonwealth, quindici nazioni sovrane, dove re Carlo III è il monarca regnante e capo di stato in Gran Bretagna.

Poi ci sono le monarchie assolute, in cui il monarca è l’autorità finale: Brunei, Eswatini, Oman, Arabia Saudita e Città del Vaticano (anche se in quest’ultimo caso il passaggio non è ereditario ma elettivo). (...)

Tra le forme di governo ci sono, inoltre, la monarchia mista e la monarchia costituzionale federale. La prima ha un un corpo legislativo, ma il monarca conserva gran parte dei suoi poteri (esempi Liechtenstein, Monaco, Qatar e Kuwait). La seconda è una federazione di stati da cui viene selezionato il capo di stato (esempi Malesia ed Emirati Arabi Uniti).

Il lavoro principale e quotidiano di re e regine nella maggior parte dei casi oggi è quello di mantenere e alimentare il supporto popolare, dribblando, creando e superando le ricorrenti crisi reputazionali esposte al pubblico globale dai social network. E ci riescono piuttosto bene. Infatti, secondo un sondaggio Ipsos, il sentimento antimonarchico arriva al massimo al 37% in Spagna o al 23% in Svezia.

Al di là della beneficenza, della lotta contro le discriminazioni e il cambiamento climatico, tipiche tematiche reputazionali di stampo regale, ci sono alcuni vantaggi sostanziali ad avere una monarchia nel secolo che sta correndo.

In primo luogo, come sostiene Serge Schmemann, esperto di affari internazionali del New York Times, i monarchi possono elevarsi al di sopra della politica come non può fare un capo di stato eletto, perché rappresentano l’intero paese. La scelta di un profilo politico più alto non può essere influenzata, e in un certo senso può essere tenuta al riparo, dalle tentazioni di guadagni privati, dalle relazioni coi media o dall’appartenenza a un partito politico.

In secondo luogo, e strettamente correlato al punto precedente, c’è che in paesi proni al frazionamento come la Thailandia, l’esistenza di un monarca è spesso l’unica cosa che trattiene il paese dall’orlo della guerra civile. I monarchi sono particolarmente importanti nei paesi multietnici come il Belgio, perché l’istituzione monarchica unisce gruppi etnici diversi e spesso ostili sotto la lealtà condivisa al re, invece che a un gruppo etnico o tribale.

Esemplare il disfacimento e la “balcanizzazione” avvenuta dopo la caduta della monarchia austriaca degli Asburgo, con la frantumazione di una nazione molto prospera in almeno 12 stati, con esiti sanguinari non ancora risolti (il Kosovo rimane uno stato conteso).

In terzo luogo, le monarchie impediscono l‘emergere di forme estreme di governo nei loro paesi consolidando la forma di governo. Tutti i leader politici devono servire come primi ministri o ministri del sovrano. Anche se il potere effettivo spetta a questi individui, l’esistenza di un monarca rende difficile modificare radicalmente o totalmente la politica di un paese.

La presenza dei re in Cambogia, Giordania e Marocco frena le tendenze peggiori e più estreme dei leader politici o delle fazioni. La monarchia stabilizza anche la forma di governo incoraggiando cambiamenti lenti e incrementali invece di oscillazioni estreme nella natura dei regimi. L’esempio dei cambiamenti di regime correlati con la stagione delle primavere arabe negli stati arabi non monarchici ne è recente testimonianza.

In quarto luogo, le monarchie hanno la gravità e il prestigio per prendere decisioni di ultima istanza, difficili e necessarie, che nessun altro può prendere. Ad esempio, Juan Carlos di Spagna ha assicurato personalmente la transizione del suo paese a una monarchia costituzionale con istituzioni parlamentari e ha respinto un tentativo di colpo di stato militare. Alla fine della seconda guerra mondiale, l’imperatore giapponese Hirohito sfidò il desiderio dei suoi militari di continuare a combattere e sostenne la resa del Giappone, salvando così centinaia di migliaia di vite umane.

Quinto, le monarchie sono depositarie della tradizione e della continuità, un valore riconosciuto soprattutto in tempi di incessanti cambiamenti. Ricordano a un paese ciò che rappresenta e da dove viene, fatti che spesso sono completamente assenti dalla narrazione della politica, soprattutto nell’era dei video su TikTok.

Le tre critiche che rimangono oggi all’istituzione monarchica sono il rischio della deviazione tirannica, il problema della successione incompetente e il suo costo. Nel primo caso, in realtà quasi tutte le monarchie esistenti hanno un insieme di bilanciamenti rappresentati da una cornice democratica o tradizionale, in cui i poteri religiosi, aristocratici, o dei cittadini comuni ne limitano l’autonomia.

Nel secondo caso, siamo testimoni diretti di come gli eredi di oggi sono educati dalla nascita per il loro ruolo futuro. Poiché sono letteralmente nati per governare, hanno una formazione pratica e costante su come interagire con le persone, i politici e i media.

[Nel terzo caso] il costo di mantenimento materiale delle famiglie reali varia molto. È 10 euro pro-capite in Norvegia e 16 centesimi in Spagna, ma è compensato a volte abbondantemente dalle entrate generate. Una stima suggerisce che la famiglia reale britannica ha generato 3,3 miliardi di euro per l’economia nazionale tra il 2014 e il 2018, con un utile netto di circa 2,4 miliardi di euro. In Belgio, l’utile netto dello stesso periodo è stato valutato a 131 milioni di euro, mentre in Spagna è stato di 83 milioni di euro.

Le monarchie pare abbiano, infine, altri risvolti economici interessanti. Secondo Mauro Guillén, professore (...) dell’Università della Pennsylvania, le monarchie proteggono meglio i diritti di proprietà individuali.
«Quello che ho scoperto è essenzialmente che le monarchie tendono a proteggere i diritti di proprietà nel mondo contemporaneo molto meglio delle repubbliche in generale – e, in particolare, delle dittature. E questo si traduce in una migliore performance economica misurata dal tenore di vita. Quindi, in altre parole, le persone che vivono in paesi che hanno una monarchia tendono a godere di standard di vita più elevati rispetto a quelli delle repubbliche, proprio perché le monarchie proteggono in misura maggiore i diritti di proprietà».

Alla luce dei vantaggi che può portare, non è una sorpresa né un caso che la monarchia rimanga un elemento importante del governo anche democratico e che esista un senso di nostalgia anche laddove il re e la regina non ci sono più. >>

GIUSEPPE GENELETTI

lunedì 10 febbraio 2025

Pensierini – LXXXIII

PROBABILITA' E GRANDI NUMERI
Questo non è un vero 'pensierino', ma solo una richiesta di aiuto (in campo logico-matematico).
Prendiamo il caso classico del lancio della moneta, con le 2 facce tipiche, denominate 'testa' e 'croce'.
La legge della probabilità ci dice che ad ogni lancio la possibilità che venga testa oppure croce è esattamente uguale, cioè del 50 %.
La legge dei grandi numeri, da parte sua, ci dice che su un numero elevato di lanci le uscite di testa e di croce si equivalgono.
Allora faccio un'ipotesi: devo effettuare 1000 lanci di una moneta, ma arrivato al lancio numero 900 mi accorgo di aver avuto 600 'testa' e solo 300 'croce'.
Che succede con gli ultimi 100 lanci ?
La prima legge (quella dele probabilità) mi dice che l'uscita di testa o croce continua ad essere sempre, esattamente del 50 %.
La seconda legge (quella dei grandi numeri) mi dice invece che le probabilità che esca 'croce' (il lato che era stata meno frequente) diventa superiore rispetto a 'testa'.
Come se ne esce ? Io, da solo, non ci riesco.
LUMEN


RUSSIA ED EUROPA
Secondo lo storico francese Emmanuel Todd, l'Europa occidentale non dovrebbe avere paura della Russia (e di Putin) per i seguenti motivi:
= La guerra con l'Ucraina non è una guerra di conquista, ma di difesa preventiva.
= L'obiettivo dei russi è solo quello di arrivare fino al fiume Dnipro, di prendere il porto di Odessa e di instaurare a Kiev un regime fantoccio; poi si fermeranno.
= Putin non è un tiranno folle e sanguinario, ma un leder razionale, che cerca di proteggere il proprio paese dell'espansionismo altrui (NATO).
= La Russia non ha né la voglia né la possibilità di attaccare il resto dell’Europa; è probabile che non intenda neppure toccare i paesi baltici.
= Non c’è mai stata una vera minaccia Russa nei confronti dell’Europa occidentale.
Se questo è vero, si tratta sicuramente di una bella notizia.
Ma allora a cosa servono i continui inviti al riarmo degli attuali vertici della UE ?
Non si fidano delle previsioni ottimistiche di Todd, oppure è solo un modo per far girare dei soldi ?
Aggiungo, tanto per capire meglio l'approccio difensivo del Presidente russo, questa considerazione di Umberto De Santis:
" Nel 2011 Vladimir Putin, capo di stato della Russia moderna non più comunista, si aprì al libero mercato. (…) Gli ci vollero pochi mesi per capire che i capitalisti americani ed europei avrebbero fatto di lui un sol boccone, Russia compresa. E fece prontamente marcia indietro. "
Più chiaro di così...
LUMEN


NON ALLINEATI
Definisco 'non allineati' coloro che, per una serie di motivi, non credono alle verità ufficiali, anche scientifiche.
Purtoppo in questo campo regna molta confusione, in quanto sono presenti anche teorie palesemente assurde, come ad esempio quella della 'Terra Piatta', con la sua impossibilità astronomica.
Questo miscuglio di diffidenza e credulità, finisce pertanto per svilire gravemente la posizione dei 'non allineati', facendo cadere nel ridicolo anche gli altri dubbi di natura socio-politica, che invece hanno una maggior ragione di esistere.
Perchè non è la scienza a mentire, ma sono i governi che, a volte, possono distorcerla per i propri fini: la differenza è notevole.
Diffidare dei governi è una cosa salutare, diffidare della scienza è autolesionista. Certo, non è sempre facile distinguere le due cose, ma confonderle è peggio.
LUMEN


JOHN LENNON
Il famoso musicista pop John Lennon ha raccontato una volta questo simpatico aneddoto:
<< A scuola mi domandarono cosa volessi essere da grande. Io scrissi “Essere felice”. Mi dissero che non avevo capito il compito, ed io risposi che loro non avevano capito la vita. >>
Ora, io non so se, nonostante la profondità di questa affermazione, John Lennon sia poi stato davvero felice nella sua vita.
Però ho forti dubbi al riguardo, perchè un artista che scrive una canzone (peraltro bellissima) come IMAGINE dimostra di non aver capito nulla né della vita, nè del mondo.
E quindi è molto difficile che possa aver avuto una vita felice, se non (come tutti) in alcuni momenti casuali.
La sua riflessione giovanile, però, resta folgorante e dovrebbe rappresentare la base su cui ciascuno di noi costruisce la propria vita.
LUMEN

mercoledì 5 febbraio 2025

La settima Arte – (6)

Tutte le recensioni sono tratte dal sito di cinema MYMOVIES (Link della Homepage). LUMEN


INDOVINA CHI VIENE A CENA ? (1967)

<< Questo splendido film non può mancare nella collezione degli amanti del grande schermo. 
"Indovina chi viene a cena?" sicuramente rappresenta una pietra miliare nella storia del cinema mondiale sia per la tematica sia per la straordinaria e indimenticabile interpretazione di quei due colossi di Hollyvood quali Katharine Hepburn e Spencer Tracy che insieme a quell'astro nascente all'epoca, di Sidney Poitier, danno luogo a un qualcosa di irripetibile.
Quando si dice la grande commedia americana: alta scuola di recitazione, grande trasporto di sensazioni e forti sentimenti racchiuse in un raffinato gioco di ruoli. 
Alla base della storia la lotta per vincere i realistici pregiudizi verso le persone di colore e non solo, una coppia di giovani in procinto di sposarsi che si trovano al cospetto del severo ma ponderato giudizio dei rispettivi genitori.
Difficile svolta generazionale, figli di quel tempo, che con la sola forza dell'amore riuscirono ad appassionare un vastissimo pubblico tutto schierato con i due giovani protagonisti. Vivere in un mondo dove il colore della pelle ha sempre fatto la differenza non è per niente facile imporsi senza la tenacia e il diritto di vivere la propria vita con chi si ama.
Al personaggio di Poitier volutamente fu dedicata un'attenzione particolare molto speciale. Intelligente, attraente, sicuro di sè, medico affermato, insomma tutto quello che di meglio si potesse sperare come modello di marito per una giovane figlia.
Una magistrale regia condotta da Stanley Kramer che colloca i due maturi coniugi dalle idee progressiste (Tracy-Hepburn) in un contesto familiare perfetto dove si dovrà svolgere questo fondamentale appuntamento (la cena) con i genitori dello sposo (Sidney Poitier) che con grande dignità svolgono il loro ruolo con sorprendente maturità pur non approvando in prima analisi questo matrimonio.
Il memorabile e risolutivo monologo finale di Spencer Tracy incolla allo schermo lo spettatore in maniera appassionante e mette tutti d'accordo ... e tanti auguri agli sposi.- Da vedere assolutamente ! >>

<< E' un capolavoro. Dialoghi perfetti, Spencer Tracy si fa voler bene tanto che è bravo, Katharine Hepburn è belissima e altrettanto straordinaria, i personaggi sono al posto giusto nei momenti giusti e Sidney Potier imbarazza per il suo aspetto e la sua recitazione.
La commedia americana perfetta per eccellenza, tinta di una modernità che all'epoca ha messo a disagio. Ma come in ogni opera d'arte splendida, non si può che farsi prendere dalla sindrome di Stendhal e vederlo, rivederlo e vederlo ancora. >>


LA CALDA NOTTE DELL'ISPETTORE TIBBS (1967)

<< Uscito praticamente in contemporanea con "Indovina chi viene a cena" quest'altro bellissimo film sui problemi razziali contribuisce a lanciare Sidney Poitier come divo (anche se l'oscar lo ha preso Rod Steiger).
Ottima comunque l'ambientazione in uno stato del profondo sud degli Stati Uniti, dove un'ispettore di polizia di colore è fuori da ogni immaginazione.
Ottima la sequenza in cui si vedono i lavoratori negri lavorare ancora nei campi di cotone come quando erano schiavi in contrasto con questo abilissimo ispettore di polizia ben vestito e molto in gamba sotto tutti gli aspetti.
Bellissima comunque la figura del capo della polizia locale Rod Steiger, razzista e all'inizio tremendamente prevenuto nei confronti dell'ispettore di colore, che a poco a poco ha fiducia in lui, lo stima ed alla fine gli diventa amico.
Ottimo il particolare della scena finale alla stazione ferroviaria, in cui gli porta la valigia, cosa inaudita negli stati del sud di quel tempo dove un negro che dava uno schiaffo ad un bianco (anche se per contraccambiarlo) rischiava addirittura la vita. >>

<< Solido poliziesco vecchia maniera, arricchito dalla tematica razziale, sempre attuale negli Stati Uniti, più di quanto la data di produzione potrebbe far presupporre.
E' un film che trasuda 'americanicità' da ogni fotogramma, di bollicine di Coca Cola da una bottiglia appoggiata sul bordo della strada, dignitoso excursus che raffigura un Paese non solo fatto dalle luci delle grandi metropoli.
Realtà piccola quella di Sparta in Mississippi, ma non per questo priva d'interessi concorrenti: e allora, l'esito delle investigazione può non esser così tanto scontato.
Poitier è un figurino che non dimentica mai i puntini sulle 'i', Steiger vero mattatore-trascinatore: insieme formano una coppia da enciclopedia del cinema, che, fra gag ed inseguimenti, fa dimenticare pure quella pagina, relativa ai loro passati, lasciata quasi in bianco. >>


LA STANGATA (1973)

<< “La Stangata” non è un semplice film. E' una finestra sul mondo del cinema, della meraviglia e dello stupore, e prende per mano lo spettatore conducendolo dove la magia stessa dello spettacolo è creata.
Ambientato in un’America del 1936 tanto chiassosa e colorata quanto dura e crudele, narra la storia di Johnny Hooker (Robert Redford), che insieme a Luther Coleman è un ladruncolo che tira a campare con piccole truffe.
I due fanno il colpaccio ma inconsapevolmente pestano i piedi al boss locale Doyle Lonnegan (Robert Shaw). Luther sconta il prezzo, e Hooker decide di vendicarsi organizzando una grande truffa ai danni del boss con l’aiuto di Henry Gondorff (un Paul Newman dal sorriso beffardo in ogni inquadratura).
Johnny Hooker è un vero e proprio artista di strada, di raro talento. Astuto, imbroglione, scapestrato, faccia di bronzo: un giovane e talentuoso istrione. 
Henry Gondorff invece si improvvisa capocomico di una compagnia di reietti della società, ma dotati di meraviglioso talento recitativo, tanto da far parte del “giro grosso”, le grandi truffe, che altro non sono se non grandi e spettacolari allestimenti teatrali mirati a derubare il prossimo.
Il film gira preciso come un orologio ben oliato, diviso in sette atti, come si conviene ad uno spettacolo a metà tra il teatro ed il cinema. Ricco di scene e dialoghi brillanti e mai banali, conditi da un’altissima qualità degli interpreti, incorniciato da una colonna sonora circense e burlesca, vincitrice del premio oscar. Il vero soggetto del film è lo spettacolo in se, la voglia di stupire, ammaliare, mostrarne i retroscena. (...)
“La Stangata” si fa beffe del pubblico, pur mostrandogli la sua ossatura. Hooker e Gondorff sembrano quasi essere due versioni dello stesso personaggio, la loro differenza si palesa solo nel diverso stile e modo di porsi nei confronti della vita, dovuto alla maggiore maturità di Gondorff, che avvolge, comprensivo, Hooker sotto la sua ala protettrice, divenendone mentore e guida.
Tra i due si instaura un rapporto inizialmente di compassione reciproca, Gondorff appare al principio come un uomo finito, e Hooker è un fuggitivo con una taglia sulla testa; successivamente questo si convertirà in rispetto, stima “professionale”, sorrisi sardonici. >>

<< La Stangata è una commedia di grande qualità, in cui la trama, assai semplice, fa da sfondo ad un intreccio di notevole complessità, capace di garantire 'suspense' ed azione di considerevole livello. Robert Redford e Paul Newman sono una coppia di pregevole fattura, affiancata ad altre interpretazioni di buonissimo livello.
Celeberrima la colonna sonora, il Ragtime di Scott Joplin. >>