martedì 1 agosto 2023

Condannati alla Guerra

Quello della “guerra” è uno dei problemi più importanti, delicati ed angoscianti della storia umana, ed è stato affrontato da moltissimi pensatori, alla ricerca delle possibili soluzioni.
Tra i contributi più famosi, si può citare quello di Immanuel Kant che, nel suo saggio 'Per la pace perpetua', proponeva un governo unico mondiale, ma il progetto mi sembra di difficile applicazione, perchè il mondo è troppo vasto e le differenze tra i vari popoli e le loro culture mi appaiono insuperabili.
Dato il mio pessimismo, ho deciso pertanto di dedicare questo post al sociologo americano John J. Mearsheimer, che sul tema della guerra (vista come inevitabile) ha compiuto studi molto approfonditi.
Il testo, scritto da Umberto Catanzariti, è tratto dal sito 'Sociologicamente'.
LUMEN

 

<< Secondo John J. Mearsheimer, politologo americano (…) appartenente alla scuola 'realista', il pericolo della guerra è ineliminabile, non a causa della natura umana, ma a causa dell’architettura del sistema internazionale.

Questo scatena la competizione per la sicurezza e spinge gli Stati a lottare continuamente per aumentare la propria quota di potere nel sistema internazionale. Gli Stati temendosi a vicenda cercano di accrescere il proprio potere, nel fare ciò rendono insicuri gli altri Stati, i quali reagiscono impiegando la stessa strategia.

Ciò che è realmente decisivo non è la volontà dei singoli Stati ma l’intenzione che ognuno attribuisce all’altro. Le grandi potenze anche quando ambiscono alla Pace passano gran parte del loro tempo nel vortice delle profezie che si autoavverano perchè vivono nel timore di essere attaccati.

La logica di potenza

Per essere una grande potenza, “uno Stato deve disporre di risorse militari sufficienti a “vendere cara la pelle” in una guerra convenzionale totale con lo stato più potente del mondo”

Secondo la teoria offensiva di Mearsheimer, scopo primario di ogni Stato è acquisire quanto più potere possibile a danno di altri Stati; diventare egemone e massimizzare la propria quota di potere mondiale. Le Potenze non si accontentano della distribuzione del potere esistente e non esistono Potenze dedite allo status quo nel sistema internazionale.

Le grandi Potenze sono sempre pronte all’offesa, anche solo per garantire la propria sicurezza. È interessante sottolineare come la sua teoria non consideri i comportamenti individuali o le ideologie di uno Stato come questioni rilevanti ciò che conta è la quantità di potere relativa, ossia le capacità militari di uno Stato.

Il potere è rappresentato dalle specifiche risorse materiali di cui uno Stato dispone, dall’influenza e dal controllo che uno Stato esercita su di un altro. Certo le risorse materiali non assicurano da sole l’esito positivo di una guerra, poiché intervengono una serie di fattori non materiali ad influenzarne l’esito come la strategia, la determinazione, lo spionaggio, il clima, ma di certo esse accrescono di molto le probabilità di successo.

Competizione per la sicurezza… e per la sopravvivenza

Mearsheimer sostiene l’impossibilità, per le grandi Potenze, di perseguire un ordine pacifico mondiale stante la difficoltà che gli Stati incontrano nel concordare su una formula generale, in grado di garantire una pace certa. Gli stessi politici sarebbero incapaci di pervenire ad una visione comune su come creare un mondo stabile.

Per quanto uno Stato si sforzi di promuovere la pace internazionale, non avrà mai la garanzia di riuscire a scongiurare eventuali aggressori. Non è solo la paura del tradimento ad ostacolare il mantenimento di una condizione di cooperazione, ma anche la considerazione del guadagno relativo, ovvero del modo in cui verranno distribuiti, tra gli Stati, profitti e perdite.

Non solo: la stessa cooperazione non impedisce lo scoppio di una guerra . Questo perché il principio dominante è sempre quello della logica della competizione per la sicurezza, ovvero per la sopravvivenza.

È la struttura del sistema internazionale e non la volontà di potenza dei singoli Stati, a indurre le grandi Potenze a ricercare l’egemonia e ad agire conseguentemente: il potere, dunque, sta al centro della politica internazionale.

E il potere effettivo di uno Stato dipende dalla dotazione delle sue forze militari. Non semplicemente la ricchezza dunque, ma le specifiche forze materiali di cui uno Stato dispone rendono contezza della potenza di quello Stato, o meglio quanta parte della sua ricchezza viene destinata alla difesa.

Come operano le grandi Potenze

Secondo Mearsheimer ogni Potenza persegue quattro obiettivi:

= l’egemonia regionale;
= il controllo della maggior percentuale possibile di ricchezza mondiale;
= il dominio dell’equilibrio di terra nel proprio emisfero;
= la superiorità nucleare.

Le strategie di sopravvivenza che le grandi Potenze utilizzano per modificare l’equilibrio di potenza a proprio vantaggio sono:

= la guerra, in primo luogo;
= il ricatto, ossia la minaccia di ricorrere alla forza;
= il bait and bleed ossia nell’indurre i rivali a indebolirsi a vicenda;
= la strategia del bilanciamento e dello scaricabarile, ovvero scoraggiare l’aggressore o indurre un’altra Potenza a contenerlo;
= infine, l’appeasement e il bandwagoning: tecniche entrambe giudicate inefficaci perché basate, la prima, sulla concessione di potere allo stato rivale e la seconda, sull’unirsi alle forze del nemico.

Le strategie utilizzate più frequentemente sono: la guerra, il bilanciamento e lo scaricabarile: queste ultime mirano a mantenere l’equilibrio di potere esistente, non ad alterarlo. Il che, secondo Mearsheimer, altro non è che “realismo difensivo”.


Conclusioni 

Ragionando in base alla logica per cui è sempre la capacità offensiva di uno Stato a preoccupare lo Stato rivale, più che le sue intenzioni, la conseguenza è che le Potenze ricorrono al bilanciamento in relazione alle capacità di uno Stato e non alle intenzioni dello stesso. Per l’autore, i concetti di guerra, di equilibrio o squilibrio del potere sono indipendenti da nozioni morali, giuridiche o psicologiche. Il loro unico riferimento è al potere. In ciò sta la loro natura politica. >>


UMBERTO CATANZARITI

16 commenti:

  1. COMMENTO di SERGIO

    Caro Lumen,
    mi dispiace, ma questo è un pessimo post, a cominciare
    dal titolo che mi ha subito irritato: un bel punto interrogativo
    era il minimo (Condannati alla guerra?). Come si fa a fare
    un’affermazione così apodittica? Se così fosse tanto varrebbe
    augurarsi davvero l’asteroide per chiudere il discorso.
    Ma trovo poi anche il testo di Mearsheimer poco chiaro.
    Come sai a me piace la semplicità e la chiarezza, del
    resto apprezzate anche da te. Naturalmente l’argomento
    è tale che un commento di poche righe non basta.
    Adesso non ho voglia di argomentare in proposito,
    forse un’altra volta. Lo stesso forse un’obiezione
    a caldo. A me l’idea di Kant piace e penso che ci
    arriveremo (al Governo Mondiale), non domani, chiaro,
    ma ci dovremo arrivare, direi che è inevitabile.
    Certo l’umanità può anche suicidarsi prima,
    con le armi o per insipienza continuando
    a inquinare e distruggere il pianeta. Non il
    massimo direi come alternativa al fantomatico
    Governo Mondiale già in preparazione (ci stanno
    lavorando, ci stanno lavorando, e non da ieri).

    Come sai l’aggressività intraspecifica è rara nelle
    specie animali. Poche le eccezioni: i ratti, i gorilla
    e il sapiens. È arcinoto che l’aggressività aumenta
    in presenza di un soprannumero di individui
    (ciò vale soprattutto per i ratti e gli umani).
    Konrad Lorenza aveva coniato il concetto di
    aggressività innata nell’uomo, ma alti studiosi
    contestarono Lorenz. Lorenz però diceva che
    questa aggressività poteva essere canalizzata
    (altri direbbero sublimata), per es. nello
    sport: le gare sportive sono in effetti scontri,
    guerre incruente (non sempre …). Ma io
    penso che l’aggressività sia un potenziale
    energetico a cui un essere vivente può ricorrere
    nella necessità, insomma una riserva di energie
    per le emergenze. Resterebbe da spiegare
    l’aggressività intraspecifica dell’uomo fin
    dai primordi noti. Il sovrannumero non sembra
    spiegarla. Oggi abbiamo più o meno tutti i
    nervi a fior di pelle perché ci tocca sgomitare
    ovunque, è davvero lotta continua e si arriva
    logicamente agli estremi. Ma una volta
    vivevano in Europa poche migliaia, non credo
    nemmeno decine di migliaia, di uomini di
    Neanderthal e sapiens. Forse anche quelli
    già troppi rispetto alle risorse, ma gli spazi
    erano immensi, oggi siamo sardine in scatola.
    Ma secondo Zichichi la Terra potrebbe nutrire
    anche 30 miliardi di essere umani (ma solo
    con migliaia di centrali nucleari) …
    Forse farebbe bene rileggere Kant, almeno
    quel trattatello.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro Sergio, al titolo col punto interrogativo ci avevo pensato anche io, ma poi ho deciso di non metterlo perchè mi sembrava che la tesi di Mearsheimer non lasciasse molte speranze al riguardo.
      Ora però, re melius perpensa, non ne sono più così sicuro.
      Secondo M. infatti (vedi l'inizio dell'articolo) "il pericolo della guerra è ineliminabile, non a causa della natura umana, ma a causa dell’architettura del sistema internazionale."
      Ne deriva, se ben ho compreso, che una diversa archtettura del sistema internazionale potrebbe far cessare le guerre; e quindi la proposta di Kant di un unico governo mondiale potrebbe essere una delle soluzioni.
      Io, però, continuo ad essere pessimista, sia perchè ritengo che la guerra sia insita nella natura umana, sia perchè il governo mondiale diventa sempre più difficile con l'aumento della popolazione.
      L'idea di Kant non è malvagia, ma lui viveva nel '700, quando la popolazione mondiale era ancora inferiore ad 1 miliardo (!!); ora invece....

      Elimina
    2. COMMENTO di SERGIO

      Caro Lumen,
      vediamo di far un po’ chiarezza, per es. partendo dalla “struttura del sistema internazionale” che predisporrebbe necessariamente alla guerra. Diciamo che è una tesi ardita, se non addirittura campata in aria. Intanto un “sistema” - e strutturato in più - presuppone una volontà - che io non vedo, non riconosco. Gli esseri umani sono esseri sociali che hanno formato gruppi, poi società, poi stati, una volta molto distanti, oggi tutti contigui. Ma anche la distanza non impediva a certi stati di cercare rogne. Forse è proprio nella natura dell’uomo di espandere il proprio dominio. Il dominio assicura risorse e soddisfa forse esigenze innate, come abbiamo visto: l’esigenza di primeggiare, di farsi valere, come vediamo appunto nello sport.
      Bisognerebbe vedere se l’esigenza di primeggiare, dominare, non sia in funzione delle risorse e quindi della sopravvivenza. Si fa la guerra per assicurarsi risorse e ricchezze e magari propagandare un certo sistema di organizzazione sociale (liberismo vs. comunismo, democrazia vs. dittattura). Come ben sai i famosi e crudeli Romani (gli imperialisti dell’epoca) hanno fatto guerre ogni anno nella loro quasi millenaria storia, ogni anno (tranne che nel 236 a.C.). Le elite romane si arricchivano, i vari Cesare e Augusto erano i Paperoni di quei tempi. E perché erano sempre in guerra? Per la mania delle elite soltanto o per necessità, per assicurarsi le risorse? Quasi sicuramente lo facevano anche per un bisogno di dominare, innato appunto, ma forse secondario rispetto al bisogno di assicurarsi dei beni. Perché i 330 mln di Americani hanno basi in tutto il mondo, compresa l’Italia che è un paese occupato (120 basi militari, arsenali, atomiche)? Per vendere i loro prodotti o rapinare i prodotti degli altri? Per esportare la democrazia, potente antidoto contro avventure militari?

      Ma l’aspirazione alla pace è stata anche presente nella storia dell’uomo (pensa alla Pax Augusta) e direi che al punto in cui siamo arrivati (otto miliardi di cavallette fameliche che si pestano i piedi) la pace diventa una necessità, l’alternativa essendo la distruzione del pianeta. Ma una necessità lo era già per Kant due secoli fa. Tanto più lo è adesso per la presenza delle armi di distruzione di massa. Si tratterebbe di smontare o ridurre questa benedetta aggressività del sapiens. Si potrebbe ricorrere persino alla genetica, opzione però pericolosissima. Lo sport non mi piace più perché è un surrogato di guerra.
      Oggi come oggi è impensabile che le nove potenze atomiche rinuncino all’arma assoluta (che però - guarda un po’ - non si può usare per ovvi motivi). Il disarmo atomico è però richiesto dalla comunità internazionale: le masse dovrebbero insistere su questa richiesta, invece di lottare per il clima e incollarsi sulla strada. In una prospettiva di medio termine però penso che ci si possa arrivare, GRAZIE anche alla sovrappopolazione che ha reso davvero il mondo un villaggio globale (espressione vecchia di mezzo secolo quando eravamo appena tre miliardi). Contiguità e interdipendenza rendono o renderanno in un lontano, meglio prossimo futuro, le guerre obsolete, controproducenti. Oggi però la mancanza di fiducia reciproca dei grandi protagonisti internazionali impedisce il disarmo. Tu sei apparentemente più pessimista di me (o forse più realista). Ma la pace non è un’utopia. Una volta si diceva che la guerra ha una funzione creatrice: libera energie, favorisce l’inventiva e il progresso. Per Hegel e Marinetti aveva anche una funzione purificatrice, impediva il marciume. Ma al punto in cui siamo meglio non provarci.

      Elimina
    3. Caro Sergio, hai fatto un'eccellente disamina del problema, molto completa ed approfondita e non ho molto da aggiungere.
      Come dicevi all'inizio del commento, le motivazioni che portano alla guerra sono varie e molteplici, ma possono ridursi sostanzialmente a due: una materiale, ovvero l'ottenimento di nuove risorse per arricchire la propria nazione, ed una psicologica, ovvero la sensazione di potere e di superiorità che discende dalla conquista.
      Per questo, rimango pessimista sul raggiungimento di una pace mondiale stabile e duratura.

      Elimina
  2. L'amico Sergio mi ha mandato questa bella citazione, che , essendo in tema, riporto qui molto volentieri:

    «Polemos [dio della guerra] è padre di tutte le cose, di tutti i re; e gli uni disvela come dèi e gli altri come uomini, gli uni fa schiavi gli altri liberi.» (Eraclito)

    RispondiElimina
  3. Motto, aforisma molto bello.....

    Dulce bellum Inexpertis, expertus metuit (dolce la guerra per chi non la conosce, chi la conosce la teme). Niente male, potenza del latino, lingua universale che tutti, con un po' di sforzo, riescono a decifrare a capire.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Adoro la concisione della 'lingua latina' e mi rammarico di non averlo studiato meglio al liceo classico (il tempo dedicato al greco - fatto male - sarebbe stato molto più utile per fare meglio il latino).
      Anni fa avevo pubblicato un post dedicato ai Brocardi, cioè alle massime giuridiche latine.
      Se interessa lo trovi qui: https://ilfenotipoconsapevole.blogspot.com/2017/09/brocardo-chi-era-costui.html

      Elimina
  4. L'uomo è fatto a immagine e somiglianza degli Dei. Non si scappa. Ce l'abbiamo nel sangue. Irascibili, gelosi e invidiosi sono gli Dei, e tali siamo noi, avendo i primi inserito nei secondi parte del loro DNA.

    Ancora prima delle guerre di Geova, c'erano dispute fra i suoi maggiori, i Nefilim, tanto che il pantheon si divise in due schieramenti, capeggiati da due fratellastri: ENKI ed ENLIL.

    I loro rispettivi figli continuarono le guerre dei padri.

    Prima che creassero l'umanità, già si combattevano e a morire erano Anunnaki di basso rango, e forse anche gli IGIGI, che si erano portati dietro come forza lavoro.

    Quando poi le loro cavie in sembianza umana si moltiplicarono e si diffusero sulla Terra, esse non poterono fare a meno di dare sfogo a quegli stessi istinti bellici di cui erano dotati gli Dei loro creatori.

    Emblematici sono i racconti di guerra di un Dio Minore, quel Geova così vanitoso che volle che le sue imprese fossero messe nero su bianco.

    Basterebbe questo per capire quanto gli Anunnaki, e noi che siamo le loro imperfette copie, fossero delle brutte persone.

    Le guerre finiranno solo quando finiranno gli uomini, benché sia bello pensare che se questi ultimi la smettessero di fare la guerra agli animali, smetterebbero magicamente anche di fare la guerra fra di loro.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. << L'uomo è fatto a immagine e somiglianza degli Dei. Non si scappa. Ce l'abbiamo nel sangue. Irascibili, gelosi e invidiosi sono gli Dei, e tali siamo noi, avendo i primi inserito nei secondi parte del loro DNA. >>

      Se mi consenti, avrei una spiegazione più semplice: siccome NOI umani siamo irascibili, gelosi ed invidiosi (per effetto della selezione darwiniana), abbiamo creato l'immagine degli Dei a nostra somiglianza.

      Elimina
    2. << Le guerre finiranno solo quando finiranno gli uomini, benché sia bello pensare che se questi ultimi la smettessero di fare la guerra agli animali, smetterebbero magicamente anche di fare la guerra fra di loro. >>

      Su questo ti posso dare ragione.
      La violenza e l'aggressività 'non necessarie' che abbiamo contro gli animali (vedi corrida ed altri orrori) sono l'altra faccia della nostra violenza intra-specifica.

      Elimina
    3. Citazione: "La violenza e l'aggressività 'non necessarie'"


      Poiché è innegabile che, nel mondo animale, noi Sapiens siamo..."diversi", possiamo amplificare questa nostra diversità seguendo le leggi dello spirito, anziché quelle della natura, giacché a seguire le leggi della natura sono capaci tutti!
      Da ciò deriva l'errore di definire una violenza gratuita, e un'altra, invece, necessaria. Sarebbe come dire che ci sono guerre giuste (sante) e guerre che non lo sono.





      Citazione: "avrei una spiegazione più semplice"


      Non mi sembra per niente semplice. C'è stato un periodo nella storia umana, in cui uomini e Dei vivevano insieme, con i primi servitori dei secondi.

      La chiamano Età dell'oro e ne sono testimonianza i testi antichi di molti autori e i ritrovamenti di scheletri giganti (Darwin cosa diceva in proposito?), oltre alle raffigurazioni in scala dei geroglifici egizi e ai monumenti megalitici che per essere spostati necessitavano di tecnologia non terrestre.

      Quindi, non è esatto dire che l'uomo ha inventato Dio, perché gli Dei erano presenti e a stretto contatto con gli uomini. Non c'era bisogno di inventare niente: erano lì, in carne e ossa.

      Elimina
    4. Caro Free, hai toccato due argomenti molto interessanti; ecco le mie risposte:

      1 - secondo me esiste la violenza necessaria così come esistono le guerre giuste. Sono quelle necessarie per la propria difesa e sopravvivenza.

      2 - Non posso credere all'esistenza di esseri divini, perché sono incompatibili con la scienza. Posso accettare invece gli alieni o i giganti, perché sono anche loto esseri biologici, anche se particolari.

      Elimina
  5. COMMENTO di GP VALLA

    Su Mearsheimer.
    Sono scettico circa la esistenza di leggi generali ed immutabili in politica: mi sembra che gli studiosi che pretendono di averle scoperte in realtà non facciano che descrivere la situazione storica del momento e le precise scelte politiche, economiche e militari di un determinato paese e della sua classe dirigente, e con ciò sostanzialmente le giustificano. Quando poi la situazione cambia - e con essa gli interessi della élite di riferimento - le pretese "leggi" vengono dimenticate: chi si ricorda ancora di Fukuyama o di Huntington?
    Nella fattispecie Mearsheimer mi pare che attribuisca semplicemente carattere universale e necessario alle scelte politiche ed al modus operandi degli Stati Uniti, soprattutto dal 1990 in poi: arroganza, egemonia militare, violenza sistematica, nessun rispetto per il diritto internazionale né per i trattati pure sottoscritti, disprezzo e indifferenza anche nei confronti degli alleati (rectius sudditi).
    Ma questo - ribadisco- non è la conseguenza di pretese "leggi universali", ma di precise scelte politiche, economiche delle oligarchie USA. Altri (la Cina, per esempio) si comportano diversamente, e gli stessi Stati Uniti in altri tempi sono stati isolazionisti.
    Quanto agli armamenti atomici, non vedo nulla di male se più Stati se ne dotano, almeno in misura tale da scoraggiare un'aggressione altrui. Ne avevamo parlato: se la Jugoslavia, la Libia o l'Irak avessero avuto un credibile arsenale atomico, non credo che sarebbero stati invasi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro Beppe, trovo interessante la tua osservazione circa la (inevitabile) parzialità degli esperti di geopolitica.
      In effetti se uno vive in America e fa parte di quella cultura, è inevitabillmente portato a conferire validità generale ad aspetti che, forse, sono solo tipici e contingenti del suo paese.
      Però credo che questo valga solo per una parte delle considerazioni di M., e che alcune altre, invece, siano di carattere davvero generale.
      In fondo, se è vero che Fukuyama si era ingannato alla grande, Huntington, ci aveva preso quasi per intero.
      Quanto alla Cina, quando deciderà di muoversi davvero come una grande potenza (cosa che oggi è solo in fieri), lo farà certamente in modo diverso dagli USA attuali.
      Ma penso che certi meccanismi e certi passaggi varranno anche per lei.

      Elimina
  6. COMMENTO di GP VALLA

    Da ultimo, con riferimento agli interessanti interventi di Freeanimals: anch'io sono disponibile a credere all'esistenza dei giganti e degli alieni, ma prima li vorrei vedere, toccare e misurare. Non mi bastano le fantasie di quattro pecorai mediorientali di tremila anni fa (absit iniuria verbis).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. I quali però, bisogna ammettere, avevano una notevole fantasia.
      Spero che l'amico Freeanimals abbia il tempo di replicare.

      Elimina