venerdì 4 febbraio 2022

Vangeli e misteri – 2

I misteri, le imprecisioni e le contraddizioni dei Vangeli canonici, nell'analisi di un grande esperto come Bart Erhman (seconda parte).

LUMEN


<< La nascita di Gesù

Ci sono solo due racconti della nascita di Gesù nel Nuovo Testamento, i capitoli iniziali di Matteo e di Luca. Marco e Giovanni non dicono nulla della sua nascita (la nascita virginale, il suo essere nato a Betlemme e altri elementi della storia di Natale); in Marco e Giovanni, egli appare sulla scena come un adulto. Né i dettagli della sua nascita sono menzionati da Paolo o da qualsiasi altro scrittore del Nuovo Testamento. Quello che la gente sa – o pensa di sapere – sulla storia di Natale viene quindi esclusivamente da Matteo e Luca.

E la storia che viene raccontata ogni dicembre è di fatto una fusione dei racconti di questi due Vangeli, una combinazione dei dettagli di uno con i dettagli dell’altro, al fine di creare un unico grande e armonioso racconto. In realtà, i racconti stessi non sono affatto armoniosi. Non solo raccontano storie completamente diverse su come è nato Gesù, ma alcune delle differenze sembrano essere inconciliabili […]. Il modo più semplice per evidenziare le differenze tra i resoconti è riassumerli entrambi.

Matteo 1:18-2:23 fa così: Maria e Giuseppe sono promessi sposi quando si scopre che Maria è incinta. Giuseppe, sospettando naturalmente il peggio, progetta di divorziare da lei, ma gli viene detto in sogno che Maria ha concepito per mezzo dello Spirito Santo. Si sposano e nasce Gesù.

Dei saggi arrivano dall’est, seguendo una stella che li ha condotti a Gerusalemme, dove chiedono dove nascerà il Re dei Giudei. Il re Erode si informa e viene a sapere dagli studiosi ebrei che è stato predetto che il re verrà da Betlemme. Egli informa i saggi, che procedono verso Betlemme – ancora una volta guidati dalla stella, che si ferma sulla casa dove risiede la famiglia di Gesù.

I saggi gli offrono dei doni e poi, avvertiti in sogno, non tornano a informare Erode, come lui aveva chiesto, ma tornano a casa per un’altra strada. Erode, dato che lui stesso è il re, ha paura di questo nato per essere re e manda le sue truppe a massacrare ogni bambino maschio di due anni e più giovane a Betlemme e dintorni.

Ma Giuseppe viene avvertito del pericolo in un sogno. Lui, Maria e Gesù fuggono dalla città prima del massacro e vanno in Egitto. Più tardi, in Egitto, Giuseppe apprende in sogno che Erode è morto e ora possono tornare. Ma quando scoprono che Archelao, il figlio di Erode, è il governatore della Giudea, decidono di non tornare indietro, ma di andare nel distretto settentrionale della Galilea, nella città di Nazareth. È qui che Gesù viene cresciuto.

Una caratteristica di Matteo che lo distingue da Luca è il modo in cui l’autore sottolinea continuamente che i vari eventi erano “per adempiere ciò che il profeta aveva detto” (Matteo 1:22, 2:6, 2:18, 2:23). Cioè, la nascita di Gesù è un adempimento delle profezie della Scrittura. Luca probabilmente non avrebbe negato questo, ma non dice nulla al riguardo. Ci sono però due punti su cui è d’accordo con Matteo: la madre di Gesù era vergine e lui è nato a Betlemme.

Ma è sorprendente quanto la narrazione di Luca sia diversa da quella di Matteo nel modo in cui afferma questi due punti. La versione molto più lunga di Luca (Luca 1:4-2:40) inizia con un lungo resoconto dell’annuncio dell’angelo a una donna sterile, Elisabetta, che darà alla luce Giovanni (il Battista), che, secondo Luca, è in realtà il cugino di Gesù (Elisabetta e Maria sono parenti; Luca è l’unico scrittore del Nuovo Testamento a dirlo). Luca dice che Maria è una vergine sposata con Giuseppe.

Più tardi un angelo le appare per informarla che anche lei concepirà, per mezzo dello Spirito Santo, e darà alla luce il Figlio di Dio. Ella visita Elisabetta incinta di sei mesi, il cui bambino salta nel grembo per la gioia di essere visitato dalla “madre del [Signore]”. Maria esplode poi in un canto. Giovanni Battista nasce e suo padre, Zaccaria, si lancia in una profezia. E poi arriviamo alla storia della nascita di Gesù. […]

Per quanto riguarda la documentazione storica, dovrei anche sottolineare che non c’è nessun resoconto in nessuna fonte antica di re Erode che massacri i bambini a Betlemme o nei dintorni, Betlemme o qualsiasi altro luogo. Nessun altro autore, biblico o altro, menziona l’evento. È, come il racconto di Giovanni sulla morte di Gesù, un dettaglio inventato da Matteo per dimostrare una specie di punto teologico? I problemi storici con Luca sono ancora più pronunciati.

Per prima cosa, possediamo documenti relativamente buoni per il regno di Cesare Augusto, e non c’è menzione da nessuna parte in nessuno di essi di un censimento in tutto l’impero per il quale tutti dovevano registrarsi tornando alla loro casa ancestrale. E come si potrebbe anche solo immaginare una cosa del genere?

Giuseppe torna a Betlemme perché il suo antenato Davide è nato lì. Ma Davide è vissuto mille anni prima di Giuseppe. Dobbiamo immaginare che tutti nell’Impero Romano fossero tenuti a tornare alle case dei loro antenati di mille anni prima?

Se oggi ci fosse un nuovo censimento mondiale e ognuno di noi dovesse tornare nelle città dei suoi antenati di mille anni prima, dove andrebbe? Riuscite a immaginare lo sconvolgimento totale della vita umana che questo tipo di esodo universale richiederebbe? E potete immaginare che un tale progetto non verrebbe mai menzionato in nessun giornale?

Non c’è un solo riferimento a un tale censimento in nessuna fonte antica, a parte Luca. Perché allora Luca dice che ci fu un tale censimento? La risposta può sembrarvi ovvia. Voleva che Gesù nascesse a Betlemme, anche se sapeva che veniva da Nazareth. Anche Matteo lo voleva, ma lo fece nascere lì in un modo diverso.

Le differenze tra i racconti sono abbastanza evidenti. Praticamente tutto ciò che viene detto in Matteo manca in Luca, e tutti i racconti di Luca mancano in Matteo. Matteo menziona sogni che vennero a Giuseppe che sono assenti in Luca; Luca menziona visite angeliche a Elisabetta e Maria che sono assenti in Matteo. Matteo ha i saggi, il massacro dei bambini da parte di Erode, la fuga in Egitto, la Sacra Famiglia che aggira la Giudea per tornare a Nazareth – tutto questo manca in Luca.

Luca ha la nascita di Giovanni Battista, il censimento di Cesare, il viaggio a Betlemme, la mangiatoia e la locanda, i pastori, la circoncisione, la presentazione al Tempio e il ritorno e subito dopo torna a casa – tutto ciò che manca in Matteo. Ora può essere che Matteo stia semplicemente raccontando una parte della storia e che Luca stia raccontando il resto, così che siamo giustificati ogni dicembre nel combinare i due racconti in una recita di Natale dove si hanno sia i pastori che i saggi, sia il viaggio da Nazareth che la fuga in Egitto.

Il problema è che quando si comincia a guardare i racconti da vicino, non ci sono solo differenze ma anche discrepanze che sembrano difficili se non impossibili da conciliare. Se i Vangeli hanno ragione sul fatto che la nascita di Gesù avvenne durante il regno di Erode, allora Luca non può avere ragione anche sul fatto che avvenne quando Quirinio era governatore della Siria. Sappiamo da una serie di altre fonti storiche, tra cui lo storico romano Tacito, lo storico ebreo Flavio Giuseppe e diverse iscrizioni antiche, che Quirinio non divenne governatore della Siria fino al 6 d.C., dieci anni dopo la morte di Erode.

Un attento confronto dei due racconti evidenzia anche discrepanze interne. Un modo per arrivare al problema è chiedere questo: Secondo Matteo, qual era la città natale di Giuseppe e Maria? La reazione naturale è dire “Nazareth”. Ma solo Luca dice questo. Matteo non dice nulla del genere.

Egli menziona per la prima volta Giuseppe e Maria non in relazione a Nazareth ma a Betlemme. I saggi, che stanno seguendo una stella (presumibilmente ci è voluto del tempo), vengono ad adorare Gesù nella sua casa di Betlemme. Giuseppe e Maria evidentemente vivono lì. Non c’è nulla di una locanda e di una mangiatoia in Matteo. Inoltre, quando Erode massacra i bambini, ordina ai suoi soldati di uccidere tutti i maschi di due anni e meno.

Questo deve indicare che Gesù era nato qualche tempo prima dell’arrivo dei saggi. Altrimenti l’istruzione non ha molto senso: sicuramente anche i soldati romani potrebbero riconoscere che un bambino che cammina nel parco giochi non è un neonato nato una settimana prima.

Quindi Giuseppe e Maria vivono ancora a Betlemme mesi o addirittura un anno o più dopo la nascita di Gesù. Come può avere dunque ragione Luca quando dice che sono di Nazareth e sono tornati lì solo un mese o poco più dopo la nascita di Gesù?

Inoltre, secondo Matteo, dopo che la famiglia fugge in Egitto e poi ritorna alla morte di Erode, inizialmente progettano di tornare in Giudea, dove si trova Betlemme. Non possono farlo, però, perché ora Archelao è il sovrano, e così si trasferiscono a Nazareth. Nel racconto di Matteo non sono originari di Nazareth ma di Betlemme. Ancora più evidente, però, è la discrepanza che riguarda gli eventi successivi alla nascita di Gesù.

Se Matteo ha ragione sul fatto che la famiglia fuggì in Egitto, come può Luca avere ragione sul fatto che tornarono direttamente a Nazareth? In breve, ci sono enormi problemi con i racconti di nascita se visti da una prospettiva storica. Ci sono implausibilità storiche e discrepanze che difficilmente possono essere conciliate.

Perché queste differenze? La risposta potrebbe sembrare ovvia ad alcuni lettori. Quello che i critici storici hanno detto a lungo su questi racconti evangelici è che entrambi cercano di enfatizzare gli stessi due punti: che la madre di Gesù era vergine e che è nato in Betlemme. E perché doveva nascere a Betlemme? Matteo colpisce nel segno: c’è una profezia nel libro vetero-testamentario di Michea che un salvatore sarebbe venuto da Betlemme.

Cosa dovevano fare questi scrittori di vangeli con il fatto che era ampiamente noto che Gesù veniva da Nazareth? Dovevano inventarsi una narrazione che spiegasse come egli venisse da Nazareth, in Galilea, un paesino che nessuno aveva mai sentito nominare, ma che fosse nato a Betlemme, la casa del re Davide, antenato reale del Messia.

Per avere Gesù nato a Betlemme ma cresciuto a Nazareth, Matteo e Luca hanno trovato indipendentemente delle soluzioni che senza dubbio hanno convinto ciascuno di loro come plausibili. […] >>

BART ERHMAN

(segue)

15 commenti:

  1. COMMENTO di SERGIO

    Devo ripetermi: che barba. Non ho letto tutto il pezzo, verso la fine mi sono stufato: scusa, ma chissenefrega di tutti questi particolari che provano o proverebbero che i vangeli contengono inesattezze o balle! Magari ci si può chiedere come mai le menti eccelse di Dante, S. Tommaso ecc. ecc. non si siano accorti di certe stonature e inverosimiglianze. Del resto i cristiani non si sono nemmeno accorti che il dio veterotestamentario è un essere immondo, sempre incazzato e pronto a punire chi non gli fa la riverenza. Già, è il dio degli eserciti, che ordina ai suo fedeli in una circostanza di uccidere tutti, donne bambini e bestiame compresi. È pur sempre Dio, il padre di Gesù e parente dello Spirito Santo che "procede" (che significa?) da Dio padre e Figlio, sai, la questione del Filioque su cui si sono scervellati e scannati i teologi dei primi secoli. Un cumulo di baggianate. Un giorno non lontano (o forse tra decenni o secoli ?) gli storici o studiosi si chiederanno come sia stato possibile credere in simili scempiaggini per quasi due millenni. E pensare che già i romani intelligenti non credevano più agli dèi (Cicerone per esempio), dèi poi più simpatici delle divinità e dei santi cristiani. Che simpatico Giove che fa le corna a Giunone, e poi Mercurio, Minerva, Marte ecc. Nessuno più crede oggi nelle divinità di Greci e Romani e un bel giorno ti diranno che sì, è ovvio, il tal Gesù non risuscitò in carne e ossa, la sua resurrezione è da intendere in senso figurato. Già la Chiesa oggi non parla più dell'inferno (perché è un'invenzione diabolica di cui si vergogna), adesso Bergoglio ha abolito anche il sesto comandamento, non commettere atti impuri, dice che le corna sono peccatucci.
    Insomma, basta con ste scemenze. Non so se leggerò la terza parte.

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    1. Caro Sergio, in effetti oggi i Vangeli non sono più un testo così fondamentale, ma è una novità di questi ultimi decenni.
      Mentre la storia del Cristianesimo si misura in secoli, anzi in millenni.

      Io non so cosa uscirà da questa crisi profondissima della Chiesa Cattolica (che potrebbe estendersi a breve anche a quelle protestanti ed ortodosse), ma non mi stupirei di vederla ritornare in qualche modo alle origini, in cui la perdita progressiva di ricchezza e di potere politico (e quindi di numero dei fedeli), verrebbe compensata da una nuova forza morale, socialmente più attiva.

      Forse mi sbaglio, ma una dissoluzione totale del cristianesimo (a favore di altri culti) continua a sembrarmi improbabile.

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  2. COMMENTO di GPVALLA

    Certo chiunque non si sia limitato alle quattro storie ammannite a scuola nell'ora di religione si è accorto delle contraddizioni ed incongruità presenti nei Vangeli: alcune irrilevanti - dovute magari solo all'organizzazione del materiale -, altre francamente imbarazzanti (basti pensare alle diverse genealogie in Matteo e Luca). Ma il punto davvero grave è costituito dalle vicende che si sarebbero svolte dopo la scoperta della tomba vuota: è praticamente impossibile ricostruire una ragionevole successione degli eventi, che pure dovrebbero costituire il punto fondamentale della fede cristiana. Anche un sacerdote, che anni fa aveva tenuto un corso cui avevo partecipato, aveva osservato come sia sconcertante che la comunità (poi) cristiana non abbia tenuto memoria precisa delle prime apparizioni di Gesù: ovviamente la spiegazione è semplice...

    Quanto ad una futura scomparsa del Cristianesimo, è difficile pronunciarsi. Negli anni Sessanta e Settanta molti parlavano della "morte di Dio". Certo la cultura cattolica era minoritaria, in particolare di fronte della cultura marxista allora egemone (almeno in Italia), ma la comunità dei fedeli era ancora sostanzialmente compatta e seguiva la dottrina tradizionale. Ora la situazione è diversa, ma la Chiesa sembra essere del tutto disorientata; Bergoglio sembra fare quanto possibile per trasformarla in una ONG funzionale ai disegni del WEF e delle altre istituzioni mondialiste.
    Mi pare invece che la situazione sia ben diversa per le Chiese ortodosse, molto più conservatrici, magari bisognerebbe vedere se la rinascita post comunista sia vera o se non sia piuttosto un segno, una affetmazione di appartenenza etnica e culturale.
    Per i protestanti è difficile fare discorsi generali: in Europa mi pare agonizzante (se non già morto), ma negli Stati Uniti sembra tuttora potente, e nell'America Latina è in forte espansione, anche grazie ai finanziamenti USA.

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    1. Caro Beppe, il successo delle grandi religioni è legato strettamente alla disponibilità finanziaria ed ai suoi rapporti con il potere.
      Per questo il cattoliceesimo mi pare ormai agonizzante e poco potrebbe fare un Papa più combattivo di quello attuale (poco più di un curatore fallimentare) per dargli un nuovo slancio.
      Per i protestanti, in effetti, la situazione appare diversa, perchè quanto a denaro e potere continuano a passarsela bene. Ma sono frammentati tra loro, e questo non aiuta.
      Quanto agli ortodossi, infine, la loro forza si basa su sentimenti di appartenenza etnica e culturale che, per il momento (e probabilmente ancora per molto), resteranno forti e vitali.
      Quindi, delle tre anime del cristianesimo, potrebbe essere quella con il futuro migliore.

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  3. COMMENTO di SERGIO

    Un teologo ex cattolico, che io ammiro molto, Eugen Drewermann, in un suo libro parla della tomba vuota. Maddalena si volta e vede il Gesù. Drewermann scrive: non può sussistere alcun dubbio che è una visione temporale e non spaziale. Maddalena si volta, cioè "ricorda" e sente che Gesù è vivo nel suo cuore per sempre. Un'interpretazione sicuramente non ortodossa e che in altri tempi sarebbe valsa al suo autore la scomunica o il rogo. Ma secondo me "convincente", plausibile. Ma si sa che le convinzioni, per quanto profonde, possono essere fallaci. Comunque non può sussistere alcun dubbio che i cristiani hanno creduto davvero alla resurrezione di Gesù e non in modo figurato. Basti pensare alle parole di Paolo: se Gesù non è risorto la nostra fede è vana. E questa "fede" nella resurrezione reale di Gesù è giunta fino ai nostri giorni, ma sta scomparendo probabilmente per sempre (Bergoglio ci mette del suo perché i cristiani diventino adulti e non credano più alle fole). Stranamente non è la resurrezione il simbolo della religione cristiana, ma la croce, il patibolo: Gesù, vero Dio e vero uomo, si è fatto uccidere, ha patito per i peccati del mondo (Agnus Dei qui tollit peccata mundi). Eppure è stata la resurrezione ad affascinare i credenti ed è stata rappresentata mille volte da tanti artisti. Ma come rappresentare simbolicamente la resurrezione? Penso a un sole radioso. Con un tale simbolo il cristianesimo sarebbe potuto essere una religione diversa, non tenebrosa, non colpevolizzante (Gesù ha sofferto ed è morto per noi, per i nostri peccati), senza tribunali dell’inquisizione. E invece ovunque tristi croci.

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    1. @ Sergio e GPValla

      Il tema della morte e (presunta) resurrezione di Gesù verrà trattato da Erhman nel terzo e ultimo post. Mi riservo pertanto di ritornare in argomento in quella sede.

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  4. COMMENTO di SERGIO

    Caro Lumen, condivido le tue idee sul futuro del cristianesimo (se avrà un futuro ...). Guarda che lo stesso Ratzinger la vede anche così: fine della Chiesa trionfante, cattolica apostolica romana, potere e contropotere, e sopravvivenza della fede in una comunità numericamente ridotta ma autenticamente cristiana. Sull'autenticità si potrebbe naturalmente aprire un ampio discorso: tutti i movimenti religiosi riformatori hanno preteso di ritornare alle origini. Persino all'interno di un ordine - per es. il francescanesimo - si sono formati conservatori e progressisti in lotta fra di loro (altro che rispetto della regola "sine glossa"). Ma è poi un fenomeno assolutamente naturale, pensa a tutti gli eretici della chiesa comunista, scomunicati e perseguitati e anche ammazzati. La vita autentica è differenziazione e individuazione, se no è replica, ripetizione.

    Credo tuttavia che si vada verso una religione universale: un'etica da tutti condivisa e una ritualità imposta (Giornate della memoria, dell'antirazzismo,
    della lotta all'omofobia ecc.). Non riesco a immaginarmi una religione senza qualche tabù. Bergoglio sta operando per l'instaurazione di una tale religione con grande gioia della massoneria e delle tue elite.

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    1. << Credo tuttavia che si vada verso una religione universale: un'etica da tutti condivisa e una ritualità imposta >>

      E' possibile, ma non ne sono sicuro.
      Sicuramente, ci proveranno e metteranno in campo tutto il loro potere e le loro ricchezze, ma non bisgona dimenticare che alla base del pensiero religioso c'è un sentimento di appartenenza divisivo e non inclusivo.
      La religione rappresenta la sublimazione del 'noi contro loro' che costituisce uno dei pilastri fondamentali della società umana.
      Un'unica religione mondiale, pertanto, mi appare un po' come una contraddizione in termini.

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  5. Piccola annotazione parzialmente off topic.
    Se qualcuno cercava un segnale dell'irreversibile tramonto della Chiesa Cattolica, Papa Francesco ha provveduto in proprio, con la sua patetica comparsata televisiva nel programma di Fabio Fazio.
    Credo che tutti i Papi del passato si staranno rivoltando nella tomba (compreso Ratzinger, anche se è ancora vivo).

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  6. Non l'ho vista, ma da quello che leggo nei giornali deve essere stata una cosa piuttosto penosa: ancora con questa lagna dei migranti che dobbiamo accogliere (ma non in Vaticano). Della salvezza dell'anima e della vita eterna non parla mai - te credo, visto che non ci crede. È ateo ma approfitta dell'abito che porta per fare il gradasso. Mentre in italiano si dice "l'abito non fa il monaco" i germanofoni dicono il contrario: Kleider machen Leute, gli abiti fanno la gente.
    Un'autorità deve mantenere una certa distanza verso i cittadini (non dico i sudditi o i dipendenti). Non può mettersi alla pari - andando dal barbiere, a fare la spesa, prendendo l'autobus: guadagnerà forse in popolarità, ma perderà l'aura che avvolge sempre l'autorità e alla fine sarà trattato come tutti gli altri, anche a pesci in faccia. Non si può fare i "frères cochons", come dicono i francesi, ed esigere rispetto.
    Ogni giorno il buon uomo deve dire qualcosa: è inevitabile che dica almeno ogni tanto delle assolute banalità che non accresceranno il suo prestigio.. Ma la riservatezza dovrebbe essere regola generale per tutti, solo con gli amici è lecito lasciarsi andare (ma non troppo, mi raccomando).

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    1. Comunque, in mezzo alle solite banalità buoniste, il Papa una piccola perla teologica l'ha pronunciata, affermando che "La guerra è un controsenso della creazione".
      Creazione che, evidentemente non è stata perfetta, così come, per conseguenza, non può esserlo il suo autore.
      Di tutte le teodicee partorite nel corso ei secoli, questa mi sembra la più patetica.

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  7. E invece il creato è continua distruzione e ricostruzione, anche tra gli esseri viventi. Evidentemente si vorrebbe che gli esseri umani non distruggano l'ambiente e sé stessi con esso e non impieghino l'atomica per risolvere le controversie. Però la fine è inevitabile, sia degli individui che della specie, non c'è niente da fare, è la legge eterna. E le stelle stanno a guardare (era un bellissimo romanzo di Cronin, chissà se l'hai letto, io lo divorai).

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  8. COMMENTO di GPVALLA

    Le considerazioni di Sergio sul possibile futuro avvento di una nuova "religione" universale sono condivisibili; anzi, mi sembra che già si profili: globalismo, immigrazionismo selvaggio, cultura LGTB, politically correct, woke, Giorni della Memoria, Gay pride...
    Il tutto sponsorizzato, se non imposto, dalle oligarchie economiche. Una "religione" apparentemente buonista ed aperta, ma in concreto dispotica, totalitaria ed intollerante, perché funzionale agli interessi delle élites.
    Avrà successo? La mancanza di una escatologia potrebbe essere un elemento di debolezza. In ogni caso mi pare che la portata del fenomeno sia limitata all'Europa occidentale, agli stati anglosassoni (Canada, Australia, Nuova Zelanda), nonché, in parte, agli Stati Uniti.
    I paesi islamici, l'India, la Cina e tutta l'Asia orientale, l'Africa mi sembrano del tutto impermeabili a tali ideologie. Circa l'America Latina, non saprei.

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    1. << La mancanza di una escatologia potrebbe essere un elemento di debolezza. >>

      Credo che tu abbia colto nel segno.
      Questa mi sembra una mancanza molto importante, che declassa una religione al rango di semplice ideologia; e che pertanto potrebbe essere esiziale.
      Chiassà che i culti orientali non si preparino a conquistare l'occudente una seconda volta...

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