Per chi segue la teoria 'elitista' (come me) è pacifico che siano sempre le elites a guidare le società umane; non è però scontato che si tratti sempre di gruppi coesi, essendo possibile che si creino dei contrasti tra le loro diverse componenti.
Così per esempio, secondo alcuni, sarebbe attualmente in corso un contrasto molto serrato tra le elites globaliste e quelle nazionaliste.
A questa ipotesi è dedicato il post di oggi, tratto da un più lungo articolo di 'Liberiamo l'Italia' per il sito di Sollevazione.
LUMEN
<< Con il crollo dell’Unione Sovietica, l’élite americana (sia neo-con che clintoniana) scatenò un’offensiva a tutto campo per trasformare l’indiscussa preminenza degli U.S.A. nei diversi campi — economico, finanziario, militare, scientifico, culturale — in supremazia geopolitica assoluta. L’offensiva si risolse in un fiasco. Invece del nuovo ordine monopolare, sorse un disordinato e instabile multilateralismo.
La grande recessione economica che colpì l’Occidente, innescata dal disastro finanziario americano del 2006-2008, fu un punto di svolta dalle molteplici conseguenze.
La grande recessione economica che colpì l’Occidente, innescata dal disastro finanziario americano del 2006-2008, fu un punto di svolta dalle molteplici conseguenze.
Indichiamo le principali: (1) il “capitalismo casinò” — contraddistinto dalla centralità della finanzia predatoria: accumulazione di denaro attraverso denaro saltando la fase della produzione di merci e di valore — dimostrava di essere una mina vagante per il sistema capitalistico mondiale; (2) il modello economico neoliberista, quello che aveva consentito la metastasi della iper-finanziarizzazione, esauriva la sua spinta propulsiva ; (3) la globalizzazione liberoscambista a guida americana giungeva al capolinea sostituita da una “regionalizzazione” delle relazioni economiche mondiali e dalla rinascita di politiche protezionistiche; (4) la Cina, uscita dallo sconquasso come principale motore del ciclo economico mondiale, occupava il ruolo di nuovo alfiere della globalizzazione; (5) una profonda scissione maturava in senso alle élite occidentali: la crisi di egemonia delle frazioni mondialiste alimentava il fenomeno del populismo. Così ci spieghiamo la vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti, l’avanzata dirompente di nuove forze politiche “sovraniste” in diversi paesi europei (Italia in primis), la Brexit.
Le élite mondialiste non si arresero, prepararono una controffensiva su larga scala. Raccolti attorno al World Economic Forum e ad altri think tank, guru visionari e falangi di intellettuali ispirarono all’élite un piano strategico di contrattacco.
Il piano prese forma: (1) riprendere prima possibile le postazioni governative e istituzionali in mano agli avversari ad ai populisti; (2) riconquistare egemonia etico-politica e il consenso perduti con una nuova e penetrante narrazione ideologica ultra-progressista: l’idea di una svolta di civiltà grazie alla potenza della scienza e della tecnica; (3) spingere fino alle estreme conseguenze la radicale trasformazione sistemica interna già in atto grazie alla “Quarta Rivoluzione Industriale” ed alla digitalizzazione della vita; (4) proporre una nuova versione consociativa non conflittiva della globalizzazione, non più basata sulla preminenza americana e liberata dalla metastasi della iper-finanziarizzazione; (5) per spianare la strada ad una simile palingenesi, vincere le resistenze e far accettare a grandi masse il salto nel buio della nuova civiltà tecnocratica e cibernetica, occorreva tuttavia un evento traumatico globale, occorreva “il grande reset”.
La pandemia influenzale Sars-CoV-2 è stata, per l’establishment mondialista occidentale, provvidenziale. Una volta spacciata come una catastrofe epocale — “Siamo in guerra, nulla sarà come prima” —, seminati terrore e paura, la pandemia è stata utilizzata come uno rullo compressore per spianare la strada all’ambizioso piano strategico.
L’Operazione Covid ottiene presto un doppio e grande successo. Negli U.S.A. l’élite neo-globalista, pur grazie ad un blocco alquanto eterogeneo, riesce a cacciare Trump ed a riconquistare la Casa Bianca. In seno all’Unione Europea, addomesticati i populisti e costruita una coalizione ancor più eterogenea, un corifeo della confraternita mondialista come Mario Draghi diviene addirittura Presidente del consiglio. (...)
Le élite mondialiste non si arresero, prepararono una controffensiva su larga scala. Raccolti attorno al World Economic Forum e ad altri think tank, guru visionari e falangi di intellettuali ispirarono all’élite un piano strategico di contrattacco.
Il piano prese forma: (1) riprendere prima possibile le postazioni governative e istituzionali in mano agli avversari ad ai populisti; (2) riconquistare egemonia etico-politica e il consenso perduti con una nuova e penetrante narrazione ideologica ultra-progressista: l’idea di una svolta di civiltà grazie alla potenza della scienza e della tecnica; (3) spingere fino alle estreme conseguenze la radicale trasformazione sistemica interna già in atto grazie alla “Quarta Rivoluzione Industriale” ed alla digitalizzazione della vita; (4) proporre una nuova versione consociativa non conflittiva della globalizzazione, non più basata sulla preminenza americana e liberata dalla metastasi della iper-finanziarizzazione; (5) per spianare la strada ad una simile palingenesi, vincere le resistenze e far accettare a grandi masse il salto nel buio della nuova civiltà tecnocratica e cibernetica, occorreva tuttavia un evento traumatico globale, occorreva “il grande reset”.
La pandemia influenzale Sars-CoV-2 è stata, per l’establishment mondialista occidentale, provvidenziale. Una volta spacciata come una catastrofe epocale — “Siamo in guerra, nulla sarà come prima” —, seminati terrore e paura, la pandemia è stata utilizzata come uno rullo compressore per spianare la strada all’ambizioso piano strategico.
L’Operazione Covid ottiene presto un doppio e grande successo. Negli U.S.A. l’élite neo-globalista, pur grazie ad un blocco alquanto eterogeneo, riesce a cacciare Trump ed a riconquistare la Casa Bianca. In seno all’Unione Europea, addomesticati i populisti e costruita una coalizione ancor più eterogenea, un corifeo della confraternita mondialista come Mario Draghi diviene addirittura Presidente del consiglio. (...)
Il “Grande reset” anticipa e spiana la strada a questo nuovo stadio del sistema capitalistico. Si deve parlare di passaggio da uno stadio ad un altro ove si tratti non di mutamenti epidermici ma di avvento di un nuovo modello sociale: diversa divisione del lavoro, diversa composizione delle classi, diversi blocchi sociali, diversa ideologia, diversi assetti statuali, diversi equilibri geopolitici.
Quando dunque, dal conflitto in seno ai dominanti, emerge come egemone la frazione che meglio asseconda le forze oggettive e intrinseche del mutamento.
Il capitalismo, per sua stessa natura, è un sistema condannato a crisi economiche ricorrenti. Esso ha tuttavia mostrato una straordinaria capacità di superare anche quelle più catastrofiche che si rivelano dunque come fasi necessarie di ristrutturazione, rilancio e trapasso da un assetto sistemico ad un altro.
La tesi secondo la quale il capitalismo avrebbe definitivamente cessato di sviluppare le forze produttive, si è dimostrata, ad oggi, priva di fondamento. Esso, proprio per superare le crisi, deve invece sviluppare le forze produttive anche grazie alle innovazioni scientifiche e tecniche. Abbiamo infatti che ogni rivoluzione industriale è stata concausa di relative trasformazioni sistemiche.
La “Quarta Rivoluzione Industriale” (digitalizzazione dispiegata, intelligenza artificiale, internet delle cose) scatena forze potenti destinate a riplasmare in tempi brevi l’intero sistema sociale. Cyber-capitalismo è il nome che diamo a questo nuovo stadio evolutivo del sistema capitalistico. >>
Quando dunque, dal conflitto in seno ai dominanti, emerge come egemone la frazione che meglio asseconda le forze oggettive e intrinseche del mutamento.
Il capitalismo, per sua stessa natura, è un sistema condannato a crisi economiche ricorrenti. Esso ha tuttavia mostrato una straordinaria capacità di superare anche quelle più catastrofiche che si rivelano dunque come fasi necessarie di ristrutturazione, rilancio e trapasso da un assetto sistemico ad un altro.
La tesi secondo la quale il capitalismo avrebbe definitivamente cessato di sviluppare le forze produttive, si è dimostrata, ad oggi, priva di fondamento. Esso, proprio per superare le crisi, deve invece sviluppare le forze produttive anche grazie alle innovazioni scientifiche e tecniche. Abbiamo infatti che ogni rivoluzione industriale è stata concausa di relative trasformazioni sistemiche.
La “Quarta Rivoluzione Industriale” (digitalizzazione dispiegata, intelligenza artificiale, internet delle cose) scatena forze potenti destinate a riplasmare in tempi brevi l’intero sistema sociale. Cyber-capitalismo è il nome che diamo a questo nuovo stadio evolutivo del sistema capitalistico. >>
<< In seno all’Unione Europea (...) un corifeo della confraternita mondialista come Mario Draghi diviene addirittura Presidente del consiglio. >>
RispondiEliminaIn Italia siamo piuttosto orgogliosi della nostra democrazia, ma è un fatto che nessuno dei leaders dello Stato (Presidente della Repubblica e Presidente del Consglio), sia mai stato scelto dagli elettori.
Tutto questo è costituzionalmente lecito, anzi voluto, e viene definito tecnicamene "democrazia rappresentativa".
Però, insomma, viene pure da farsi qualche domanda...
"La pandemia influenzale Sars-CoV-2 è stata, per l’establishment mondialista occidentale, provvidenziale. Una volta spacciata come una catastrofe epocale — “Siamo in guerra, nulla sarà come prima” —, seminati terrore e paura, la pandemia è stata utilizzata come uno rullo compressore per spianare la strada all’ambizioso piano strategico."
RispondiEliminaMa questo non è complottismo, non sono farneticazioni dei no-vax?
Ma che il covid sia caduto a fagiolo, sia stato il cacio sui maccheroni, l'hanno detto un po' tutti quelli che contano (Mattarella, Bergoglio, Schwab - quello del WEF di Davos che ha pubblicato pure un libro sul Grande Reset). Big Pharma poi ha fiutato il grande affare, sta facendo miliardi a palate e ha risolto forse i suoi problemi finanziari per i prossimi decenni o per sempre. Forza Covid, non mollare, insisti.
<< Ma questo non è complottismo, non sono farneticazioni dei no-vax? >>
EliminaNon credo. I no-vax sono eccessivi ed esagerati ed affermare che il vaccino non serve a nulla è ridicolo.
Il guaio è che, purtroppo, è meno efficace di quanto viene affermato, e dovrebbe essere affiancato dal meccanismo di difesa più importante: il sistema immunitario personale, da rafforzare per l'ccasione (con cibi e stili di vita adeguati).
Ma se la gestione pubblica dela pandemia è criticabile per tante cose, non lo è certo per la sua campagna vaccinale, i cui rischi (potenziali) sono ampiamente inferiori all'utilità.
Spigolature
RispondiEliminaLetto poco fa:
"Guardi i dati europei riportati da EudraVigilance, che non si può certo definire no-vax. Quello che invece ormai in tanti vediamo è la propaganda vaccinista, sostenuta e diretta da gruppi finanziari sovranazionali che hanno ben altri scopi che la salute della popolazione, propaganda fondata solo su studi privi di valore poiché collusi con l’industria."
Metà e metà.
EliminaLa campagna vaccinale avrà "anche" scopi commerciali, ma non "solo".
Commento di GPVALLA
RispondiEliminaArticolo interessante, su un argomento che meriterebbe un libro intero.
L'analisi storica delle vicende dal 1990-91 al 2019 ( e anche in parte quella degli anni attuali) mi sembra discutibile.
In particolare l'autore non coglie il carattere fondamentale delle vicende, l'inquadramento generale: si tratta di guerra di classe, intrapresa da una piccola ma ricchissima oligarchia (non mi piace chiamarla élite) contro il resto dell'umanità per il controllo totale di tutte le risorse e di tutte le persone.
Complottismo? Quarant'anni fa, sarebbe sembrata un'ovvietà; ora il solo termine "lotta di classe" sembra una bestemmia, anche alla sedicente "sinistra"...
Non mi convince la ricostruzione storica: in particolare la crisi del 2006-08 non ha comportato in alcun modo il venir meno della globalizzazione; non c'è stata nessuna limitazione ai movomenti dei capitali, alle delocalizzazioni produttive; nessun ripristino dei poteri statali in campo economico, soprattutto su banche e conglomerati finanziari; nessuna lotta ai paradisi fiscali o al dumping socio-economico. Nessuno dei soggetti finanziari responsabili o complici del disastro è fallito o è stato nazionalizzato, nessuna persona fisica ai vertici degli stessi è finito in galera o ha subito qualsivoglia sanzione.
Semplicemente la grande finanza internazionale, per risolvere i problemi, si è avvalsa (anche) dei poteri degli apparati statali oltre che delle organizzazioni internazionali (UE, BCE, FMI...): gli uni e gli altri di fatto controllati da tempo.
L'elezione di Trump e le altre vicende genericamente etichettate come "populismo" non mi pare mostrino una scissione della oligarchia globalista o il manifestarsi di una élite economica antiglobalistica: è stato un incidente di percorso, un occasionale successo delle masse vittime della globalizzazione, del resto con scarsa consapevolezza politica e ideologica. Trump sarà pure stato un outsider rispetto all'oligarchia finanziaria globalistica, ma non si è rivelato capace di fare alcunché contro lo strapotere della stessa (ammesso che lo volesse davvero); e ne è stato travolto, con le buone o le cattive.
Condivido in gran parte le considerazioni circa la "controffensiva globalista", che però è i sostanzialmente lo sviluppo del progetto socio-economico-politico già precedentemente avviato.
Quanto al contenuto del progetto, come anticipavo, si potrebbe riassumere nella conquista del potere assoluto da parte della élite globalista sul resto della umanità; potere ormai anche biologico. E le vicende della Covid - e della sua gestione - sono state un'occasione perfetta per distruggere quanto rimaneva della democrazia occidentale e dei diritti costituzionali.
Un salto indietro di almeno duecentocinquant'anni: un nuovo Ancien Régime, un'epoca in cui una ristretta oligarchia onnipotente comanda, avvalendosi del bastone statale, su una massa di servi "taillables et corvéables à merci"...tutti noi.
Caro Beppe, in effetti la democrazia occidentale e le garanzie costituzionali non se la stanno passando molto bene.
EliminaMa mi chiedo se la loro stagione migliore, quella degli ultimi decenni del '900, non sia in parte anche una mezza illusione.
Perchè all'epoca le elites globaliste erano ancora in fieri, ma c'erano ancora quelle nazionaliste, che nel controllo della società e dell'economia non erano molto meno pervasive.