giovedì 17 giugno 2021

Sovrappopolazione: domande e risposte – 2

Obiezioni e risposte sul tema della sovrappopolazione, in un testo dell'associazione Umanitamtam (seconda parte).  LUMEN.


<< 5) “Il tasso di crescita della popolazione è in costante calo, presto si stabilizzerà, e non sarà più un problema.”

La sovrappopolazione e le sue problematiche conseguenze sono già una realtà. Quindi non è sufficiente che la popolazione aumenti sempre meno. È necessario non aumenti per nulla, e che anzi diminuisca.

Comunque, se proprio vogliamo parlare di velocità di crescita, possiamo fare alcune considerazioni. Prima della rivoluzione industriale in tutto il mondo c’erano alta mortalità e alta natalità, e queste erano più o meno equilibrate. Con la rivoluzione industriale nei paesi in via di sviluppo si sono abbassati mortalità e natalità: è il famoso meccanismo di transizione demografica.

Ma oggi le due cose sono assai lontane dal compensarsi a vicenda. La diminuzione della mortalità ha un effetto doppio rispetto alla riduzione della natalità, perché le persone in più che vivono raggiungono l’età fertile, e così cresce il numero assoluto di figli.

È vero che con l’avanzare della transizione demografica la popolazione cresce man mano più lentamente, come accade da 50 anni (siamo passati da una crescita del 2,1% l’anno nel periodo 1965-1970 a una crescita dell’1,1-1,2% all’anno di oggi). Ma non per questo c’è da essere ottimisti: questo calo del tasso di crescita riguarda un periodo relativamente piccolo, che ha rappresentato un’eccezione.

Per capirlo basta allargare lo sguardo e guardare il tasso annuale di crescita di 100 anni fa, che era dello 0,5%. Rispetto a questo nel 2016 il tasso di crescita annuale era doppio. Allargando ancora lo sguardo possiamo considerare che tra l’anno 1 e il 1800, quando è stato raggiunto il primo miliardo di abitanti del mondo, il tasso di crescita era inferiore allo 0,1%. E nei secoli e millenni precedenti era ancora più basso.

Al di là di tutto questo, come già detto, il dato più importante è la crescita assoluta. Il tasso dell’1,1% di oggi si applica a una popolazione che è più del doppio rispetto agli anni ‘60. Fra il 1960 e il 1970, una crescita dell’1,1% significava una crescita di 70 milioni all’anno. Una crescita dell’1,1% oggi significa un aumento di più di 80 milioni all’anno. Non bisogna farsi ingannare da numeri apparentemente piccoli: l’1,1% di crescita annuale significa un raddoppio della popolazione nell’arco di 64 anni.

Per quanto riguarda la stabilizzazione della crescita, quando avverrà? Le previsioni del passato si sono rivelate troppo ottimistiche. Nel 2000 si parlava dell’anno 2050 o poco più tardi. Oggi si stima che avverrà solo intorno all’anno 2100.

Sempre a proposito di previsioni, quale sarà la popolazione mondiale nel 2050? Nel 2009 l’ONU prevedeva 9,1 miliardi. Nel 2011 l’ONU si è corretta: 9,3 miliardi. Nel 2013, nuova correzione: 9,6 miliardi. Nel 2015, nuova correzione: 9,7 miliardi.

E nel 2100, quanti saremo? Nel 2010 le Nazioni Unite prevedevano 10,1 miliardi. Nel 2019 sempre le Nazioni Unite prevedevano 11,2 miliardi.


6) “La natura ha sempre ripristinato l’equilibrio!”

Sì, e lo ha fatto lasciando morire di fame gli animali che non avevano abbastanza cibo con cui nutrirsi o spazio da abitare. La parola “natura” evoca qualcosa di bello quando guardiamo un bel panorama o un tenero gattino, ma quando parliamo di ripristino dell’equilibrio, ricordiamoci che esso comprende la cosiddetta legge della giungla, a cui l’essere umano si è voluto comprensibilmente sottrarre per creare la civiltà.

Civiltà significa, in questo caso, fare l’opposto di quello che fa la natura, cioè evitare più possibile conflitti, sofferenza e morte precoce. Così come preferiamo usare la medicina per salvare la vita a una persona con cui la natura non è stata clemente, è bene non lasciare che sia la natura a ristabilire l’equilibrio demografico con guerre e carestie: meglio una pianificazione razionale e pacifica.


7) “La crescita demografica dei paesi del sud, attraverso la migrazione, consentirà ai paesi del nord di compensare il declino della fertilità.”

Non c’è alcun bisogno compensare il declino demografico dei paesi del nord, perché non si tratta di un male, ma di un bene: i paesi del nord sono già densamente popolati, più di quanto siano mai stati nei decenni precedenti. Uniche eccezioni sono Canada e Russia, paese, quest’ultimo, in cui comunque la disoccupazione è altissima e in cui un incremento demografico la farebbe peggiorare.

Inoltre si stima che nel 2100 il calo demografico del nord del mondo ammonterà a 100 milioni di persone, molto meno dei 3 miliardi che rappresentano la crescita dell’Africa se verrà mantenuto l’attuale ritmo.


8) “Il problema della sovrapopolazione sarà risolto da una grande guerra o da un’epidemia.”

Sarebbe decisamente immorale fare affidamento a questo tipo di soluzione, che va in direzione opposta rispetto a quanto vogliamo ottenere con la nostra campagna. L’esplosione demografica costituisce un grave fattore che facilita la competizione nell’accaparramento delle risorse e la destabilizzazione di società, e quindi guerre.

Ma il problema della sovrappopolazione dev’essere risolto con la volontà e senza sofferenza, non favorendo o auspicando catastrofi. E comunque, ad eccezione della grande peste del XIV secolo, che probabilmente eliminò fra il 5 e il 10% dell’umanità, né una guerra né un’epidemia hanno mai influenzato in modo determinante la popolazione mondiale nel corso della storia delle grandi civilità.

I periodi di guerra sono stati spesso seguiti da un aumento demografico che compensava largamente i decessi e la mancanza di nascite dovuta al conflitto. Ad es. il XX secolo ha visto contemporaneamente l’epidemia di influenza cosiddetta “spagnola”, le due guerre mondiali, e l’esplosione demografica più grande, sia in termini relativi che assoluti, con un quadruplicarsi della popolazione (+4,4 miliardi di abitanti). >>

UMANITAMTAM

(segue)

8 commenti:

  1. "Civiltà significa, in questo caso, fare l’opposto di quello che fa la natura, cioè evitare più possibile conflitti, sofferenza e morte precoce. Così come preferiamo usare la medicina per salvare la vita a una persona con cui la natura non è stata clemente, è bene non lasciare che sia la natura a ristabilire l’equilibrio demografico con guerre e carestie: meglio una pianificazione razionale e pacifica."

    Parliamone dunque! Ma chi osa in occidente affrontare questo apparentemente scabroso argomento? Che io sappia solo i pragmatici Cinesi hanno affrontato di petto la questione imponendo con metodi per noi inammissibili la politica del figlio unico (applicata col bastone e la carota). Purtroppo anche i Cinesi ci hanno ripensato e il governo auspica un robusto incremento demografico di cui però i Cinesi per fortuna non vogliono sentir parlare (la vita è cara anche in Cina). Un altro che ha osato parlare di sovrappopolazione è il Dalai Lama, rarissima aves purtroppo. Ma perché preoccuparsi, gente di poca fede? Ci penserà la natura a ristabilire l'equilibrio. Posso lo stesso esprimere un personale rammarico senza esser tacciato di razzista e fascista e nemico del genere umano? Sul bordo della moneta da cinque franchi svizzera c'è scritto: Dominus providebit. Ci penserà Lui a ristabilire le sorti ... Oremus, fratres.

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    1. In effetti il richiamo alle leggi della natura è uno dei punti più contraddittori del pensiero natalista.
      Perchè è facile dire che i figli devono nascere liberamente, senza nessun ostacolo culturale (leggi, contraccettivi, autocontrollo, ecc.), ma quando poi le leggi della natura verranno a ristabilire l'equilibrio - nell'unico modo che la natura conosce, ovvero brutalmente - ecco che quei signori saranno i primi a strillare e lamentarsi.
      E purtroppo ne pagheremo le conseguenze anche noi, che avevamo visto il pericolo per tempo.

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  2. E pensare che molti big (Merkel, Macron, Theresa May, Bergoglio ecc.) di figli non ne hanno! Però è anche vero che in occidente non si può esortare la gente ad avere meno figli, ad accontentarsi di uno o due, come una volta in Cina. Ci ripugna affrontare direttamente la questione. E come si farebbe poi? Tuttavia in Italia ci siamo dati una regolata senza nemmeno parlarne, abbiamo fatto addirittura meglio dei Cinesi. Cominciò tutto con la Cinquecento, poi venne anche la pillola e le donne si emanciparono. Sappiamo che il benessere è il miglior contraccettivo, ma purtroppo questo metodo non funziona ancora in Africa e in Asia. E quando funzionerà, quando anche queste popolazioni godranno di un certo benessere, saranno comunque miliardi in più. Dunque non c'è niente da fare, finirà male, rassegnamoci.
    Un discorso che però gli occidentali potrebbero fare senza essere considerati disumani è che l'Europa non può accogliere il surplus demografico afro-asiatico e respingere gli invasori. Solo dei pazzi come il papa e il sindaco di Palermo possono dire: dobbiamo accogliere tutti (lo dicono anche i pazzi ex comunisti).

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    1. << E pensare che molti big (Merkel, Macron, Theresa May, Bergoglio ecc.) di figli non ne hanno! >>

      in effetti appare curioso, ma non poi troppo.
      I leader poliici dicono solo quello che gli serve per conservare meglio il potere, non necessariamente quello che pensano davvero.

      D'altra parte un grande statista del passato (mi pare De Gaulle) disse una volta: "Sono il loro capo, dunque li seguo".

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    2. Testo eccellente, anche xche' mostra l'inconsistenza logico-filosofica degli abituali pistolotti moraleggianti dei Natalisti ad oltranza... Un po' come fa chi dapprima combatte aspramente ogni forma di devoluzione di poteri nazional-statuali all'UE e poi (ad es in merito al problema migratorio) spara "ad alzo zero" sull'immobilismo europeo... Saluti

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    3. Sono d'accordo con ill tuo giudizio: testo davvero eccellente, chiaro ed esauriente; ed anche il seguito sarà allo stesso livello.
      Ma tu avevi già sentito parlare di questa associazione e/o di questo testo ?

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    4. Del testo si, ma fino a quel momento non dell'Associazione...

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    5. Secondo il sito dell'associazione, la fonte principale per la creazione di questo documento proviene dall’associazione francese “Demographie Responsable”.

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