venerdì 11 giugno 2021

Sovrappopolazione: domande e risposte – 1

Molte sono le obiezioni che i natalisti ad oltranza oppongono a chi si preoccupa dellla sovrappopolazione.

L'associazione Umanitamtam ne ha individuate 31, dando a ciascuna di esse una precisa e puntuale confutazione.

Il testo – molto interessante e documentato - è stato diviso in più parti, a causa della notevole lunghezza. Buona lettura.

LUMEN.


<< 1) “La Terra è quasi vuota: molti luoghi sono deserti.”

Oggi la maggior parte dei deserti (Antartide, Groenlandia, Sahara, zone di alta montagna) non sono abitabili dagli umani.

La foresta amazzonica e alcune foreste primarie africane potrebbero essere abitabili, ma questo significherebbe disboscarle completamente e porre fine all’esistenza di tantissime specie animali.

Rimangono poi la Siberia e alcune regioni a nord del Canada, ma non ovunque, visto il clima rigido e il suolo difficile da coltivare. Queste regioni sono le uniche in cui esiste una grande quantità di fauna selvatica al di fuori dei parchi nazionali.

La Mongolia, talvolta citata, ha un clima ostile, come la punta sud dell’America. Anche l’Australia centrale è scarsamente popolata, ma è relativamente sterile.

Ricordiamoci che quando un’area è ostile, per renderla abitabile c’è bisogno di importazione di qualsiasi cosa: petrolio, cibo, acqua, con un conseguente danno ambientale ancora maggiore.


2) ”La Terra non può dirsi sovrappopolata: l’intera popolazione terrestre potrebbe essere ospitata sulla sola superficie della Francia o del Texas.”

Mettendo 7,5 miliardi in una superficie come quella della Francia o del Texas la densità di popolazione sarebbe di 10-11mila abitanti per Km quadrato, cioè la metà di quella di Parigi. C’è chi promuove la densificazione della popolazione delle città allo scopo di lasciare i restanti luoghi alla natura.

Questo ricorda il romanzo “The world inside” di Robert Silverberg, dove però la parte non urbanizzata del mondo è dedicata all’agricoltura intensiva. Ma questo non succederà mai, perché la maggior parte di persone, comprensibilmente, preferisce vivere in campagna o comunque in luoghi non affollati.

Del resto fa parte della natura umana desiderare il contatto con la natura e non solo col cemento.


3) “L’Africa è un continente sottopopolato: la sua densità di popolazione è di soli 54 abitanti per km quadrato.”

Questa considerazione è fuorviante: un terzo dell’Africa è inabitabile (deserti del Sahara, della Namibia e di alcune altre regioni), e quindi è utile considerare la densità della popolazione dell’Africa abitabile.

Ad esempio l’Egitto, considerato interamente, ha una densità di 90 abitanti per Km quadrato, ma la sua parte abitabile (le zone vicine al Nilo) ha una densità di 2000 abitanti per Km quadrato, e non a caso non è autosufficiente in termini di derrate alimentari.

Molti paesi africani sono già densamente popolati: Burundi e Ruanda hanno 450 abitanti per Km quadrato. L’Etiopia ha 100 milioni di abitanti. La Nigeria quasi 200 milioni e, secondo le proiezioni delle Nazioni Unite nel 2100 ne avrà 750 milioni, cioè 2 volte e mezzo in più degli USA, che hanno una superficie 10 volte maggiore.

La Nigeria, con 7,6 figli per ogni donna, detiene il record mondiale di fertilità. Di questo passo l’Africa, che oggi ha 1,3 miliardi di abitanti, nel 2100 ne avrà quasi il triplo, cioè 4 miliardi di abitanti, venti volte in più rispetto al 1950. Con 4 miliardi di abitanti, l’Africa abitabile avrà così 200 abitanti per Km quadrato, più dell’Asia (170 ab. per Km quadrato).

L’urbanizzazione di aree scarsamente popolate equivarrebbe a distruggere ciò che resta della natura, in particolare le foreste dell’Africa equatoriale e la grande fauna che ancora oggi il continente preserva.


4) “Il problema non è la sovrappopolazione, ma lo stile di vita. Un cittadino del Mali o dell’Etiopia rispetto a uno statunitense o un europeo inquina e consuma risorse naturali fra le 40 e le 200 volte in meno.”

Sono entrambi argomenti importanti e non c’è alcun motivo di occuparsi solo di uno solo dei due. Tanto più che fra i due quello più importante è la sovrappopolazione. Occuparsi solo dello stile di vita è sicuramente insufficiente per due motivi:

= Gli stili di vita più dispendiosi oggi riguardano solo una minoranza degli abitanti del pianeta: un solo miliardo su 8 miliardi (popolazione che la Terra avrà di questo passo nel 2025). Chiedere una frugalità generale significa chiedere a miliardi di poveri di rimanere poveri.

Se vogliamo che le popolazioni attualmente povere diventino benestanti senza aumentare l’impatto ambientale è matematicamente obbligatorio far sì che decrescano numericamente.

= I rapporti d’impatto ecologici fra terzo mondo e primo mondo sono spesso sopravalutati. Di sicuro sono sopravalutati per l’aspetto alimentare, per ovvie ragioni fisiologiche (non è che un europeo mangia 100 volte in più di un etiope).

Inoltre un confronto fra i casi estremi non serve a rendere l’idea della reale situazione: è molto più rappresentativo un confronto fra lo standard di vita del 20% più povero del pianeta con quello del 20% più ricco.

Da questo confronto emerge che i rapporti sugli impatti ecologici non sono di 1 a 40 e tanto meno di 1 a 200, ma di 1 a 5. E va considerato il clima, che nei paesi del nord genera una maggiore esigenza di energia per il riscaldamento. >>

UMANITAMTAM

(continua)

26 commenti:

  1. Qui c'è poco o nulla da commentare, vedremo le prossime puntate, sono curioso.
    La mia impressione comunque è che l'argomento della sovrappopolazione ovvero dell'esplosione demografica non "tiri" più, sia anzi considerato un falso problema o persino antiumano e riprovevole, uno di quei concetti da "cancellare" (un verbo di moda). Persino la Chiesa non insiste più tanto sul crescete e moltiplicatevi, pur restando natalista. Attualmente i più fanatici dell'incremento demografico mi sembrano economisti e politici. Ma anche la gente comune vuole soprattutto benessere materiale e persino lavoro (sì, ovunque sinistra e preti esigono posti di lavoro) e l'evoluzione demografica non sembra interessarla.

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    1. Credo che il problema della sovrappopolazione sia un po' calato di moda (sia da una parte che dal'altra) perchè il mondo si è trovato ad affrontare problemi più urgenti, come la pandemia e la conseguente crisi economico-sociale, per cui tutte le attenzioni si sono concentrate altrove.
      Ma quando (se ?) torneremo alla normalità, penso che anche il problema demorafico ritornerà a dividere gli animi come prima.

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  2. Molto interessante e sostanzialmente esatto. La pandemia, ancorché giustificare la ridotta attenzione sulla sovrappopolazione, la dovrebbe accentuare visto che ne è un effetto diretto. Il salto di specie o qualunque altra origine, compresa quella artificiale, è stata facilitato dallinvasione della specie umana in ambiti naturali finora rimasti intatti, dalle necessità alimentari e dall’enorme serbatoio di soggetti esposti riceventi (8 miliardi). Una seconda considerazione riguarda gli alti tassi di natalità dei paesi arretrati. L’immigrazione illegale in Occidente e’ il segno più indicativo che la richiesta principale delle nuove popolazioni e’ di aumentare i consumi e il cosiddetto benessere...

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  3. Molto interessante e sostanzialmente esatto. La pandemia, ancorché giustificare la ridotta attenzione sulla sovrappopolazione, la dovrebbe accentuare visto che ne è un effetto diretto. Il salto di specie o qualunque altra origine, compresa quella artificiale, è stata facilitato dallinvasione della specie umana in ambiti naturali finora rimasti intatti, dalle necessità alimentari e dall’enorme serbatoio di soggetti esposti riceventi (8 miliardi). Una seconda considerazione riguarda gli alti tassi di natalità dei paesi arretrati. L’immigrazione illegale in Occidente e’ il segno più indicativo che la richiesta principale delle nuove popolazioni e’ di aumentare i consumi e il cosiddetto benessere...

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  4. Molto interessante e sostanzialmente esatto. La pandemia, ancorché giustificare la ridotta attenzione sulla sovrappopolazione, la dovrebbe accentuare visto che ne è un effetto diretto. Il salto di specie o qualunque altra origine, compresa quella artificiale, è stata facilitato dallinvasione della specie umana in ambiti naturali finora rimasti intatti, dalle necessità alimentari e dall’enorme serbatoio di soggetti esposti riceventi (8 miliardi). Una seconda considerazione riguarda gli alti tassi di natalità dei paesi arretrati. L’immigrazione illegale in Occidente e’ il segno più indicativo che la richiesta principale delle nuove popolazioni e’ di aumentare i consumi e il cosiddetto benessere...

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  5. Molto interessante e sostanzialmente esatto. La pandemia, ancorché giustificare la ridotta attenzione sulla sovrappopolazione, la dovrebbe accentuare visto che ne è un effetto diretto. Il salto di specie o qualunque altra origine, compresa quella artificiale, è stata facilitato dallinvasione della specie umana in ambiti naturali finora rimasti intatti, dalle necessità alimentari e dall’enorme serbatoio di soggetti esposti riceventi (8 miliardi). Una seconda considerazione riguarda gli alti tassi di natalità dei paesi arretrati. L’immigrazione illegale in Occidente e’ il segno più indicativo che la richiesta principale delle nuove popolazioni e’ di aumentare i consumi e il cosiddetto benessere...

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    1. << La pandemia, ancorché giustificare la ridotta attenzione sulla sovrappopolazione, la dovrebbe accentuare visto che ne è un effetto diretto. >>

      Dici bene, caro Agobit.
      Eppure nel profluvio torrenziale di parole che si è riversato sul pubblico in questo lungo periodo di pandemia, non ho sentito nessuna voce che evidenziasse questo ovvio ed evidente collegamento.
      Il tempo e lo spazio per parlarne, sicuramente, c'era. Diciamo che nessuno ha voluto farlo e questo è molto triste.

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  6. Chiedo scusa per il commento ripetuto

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  7. L'ottimo testo mostra (tra l'altro) che quello demografico è uno dei temi/problemi che oggi possono essere analizzati adeguatamente e affrontati con qualche speranza di successo solamente in un'ottica sovra-transnazionale e possibilmente globale (altro che i recenti Stati generali della Natalità...) Saluti

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    1. Purtroppo, ho l'impressione che più ci si eleva al livello sovranazionale e più diventi difficile affrontare efficaemente il problema, perchè gli ostacoli culturali, anzichè ridursi, si sommano.
      Forse bisognerebbe accontentarsi di partire dal basso e lasciare che ogni nazione inizi a fare qualcosa di per se stessa.

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    2. Obiezione comprensibile, tuttavia mi sembra altamente improbabile che lo Stato nazionale, storicamente "de facto " uno dei principali motori del Natalismo, si metta più o meno improvvisamente a remare in direzione contraria/opposta (vedasi i recenti Stati generali della Natalita')...

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    3. In effetti, storicamente, lo Stato nazionale è sempre stato natalista, in base a famoso principio per cui 'il numero è potenza'.
      Ma forse (forse) i tempi stanno cambiando e molti Stati nazionali non sembrano più avere delle mire di tipo espansionistico.
      D'altre parte il decisionismo sovranazionale continua a non darmi nessuna fiducia. Spero di sbagliarmi.

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    4. Dal lato opposto del "dilemma" un altro fattore fondamentale puo' (dovrebbe) essere costituito da una maggiore/migliore (auto)consapevolezza dei benefici di una saggia regolamentazione della natalita' a livello locale-regionale (città, paesi, villaggi) fino ai singoli nuclei familiari... Saluti

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    5. Essendo un elitista, ritengo che l'unica via d'uscita passi per le elites mondiali del momento (che, in effetti, sono tutte sovranazionali).
      Se si convincono non solo che il problema esiste, ma che finirà per travolgere anche loro, possono provare a modificare la narrazione ideologica dominanti e cercare di invertire la tendenza.
      Ma non è detto che ci riescano, perchè andare contro il gene egoista replicatore è dura per chiunque.

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  8. Risposte
    1. Accidenti, ma funziona! Solo quel famoso messaggio di cui ti ho parlato non passa! Questa è proprio bella (o allarmante)!

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    2. Sì, è proprio così: quel messaggio viene eliminato immediatamente,
      mentre i nuovi che invio vengono pubblicati. Interessante, vero?

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    3. Ho trafficato un po', ma sono riuscito a pubblicare il tuo commento.

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  9. COMMENTO DI SERGIO:

    Vediamo un po’ di ragionare. Attualmente il primo mondo (USA, Canada, Europa, Giappone Australia) ha stabilizzato le proprie popolazioni, anzi queste sono in calo tanto da preoccupare politici ed economisti. E tuttavia nonostante l’ «inverno demografico» la popolazione italiana continua a crescere seppur lentamente e con l’aiuto dei cosiddetti “nuovi italiani” dalla pelle scura: siamo oltre sessanta milioni, un terzo in più del necessario (ai tempi del fascismo eravamo quaranta milioni circa). Certo, quel “necessario” suonerà scandaloso per alcuni: chi sei tu per sapere di quanti abitanti abbia bisogno l’Italia? Non sei nemmeno un demografo! Per fortuna, aggiungo io. Di esperti poco esperti è pieno il mondo e anch’io nel mio piccolo ho diritto di dire la mia.

    Comunque il problema è costituito da Africa, Asia e Sudamerica dove le popolazioni continuano a crescere in misura allarmante. I soliti (economisti, politici, Chiesa) diranno: allarmante per chi? Per noi occidentali ricchi e sazi che sfruttano le ricchezze del terzo mondo! No, le cose non vanno tanto bene innanzi tutto proprio per quelle popolazioni in crescita che vivono in condizioni per noi occidentali inimmaginabili, tra degrado e miseria.
    (continua)

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  10. COMMENTO DI SERGIO (seguito)

    Ma che fare? Se noi dicessimo o consigliassimo ad Africani e Asiatici di applicare politiche di pianificazione familiare saremmo subito accusati di neocolonialismo, fascismo e razzismo persino dai Verdi e Rossi di casa nostra, nonché dagli stessi Africani e Asiatici. Anche far dipendere aiuti economici da politiche demografiche ha un sapore ricattatorio. Africani e Asiatici dovrebbero arrivarci da soli, capire che così non si può continuare: nel loro e anche nel nostro interesse (o se si preferisce: nel nostro e nel loro interesse, insomma nell’interesse di tutti, di tutta la Terra). Una diplomazia discreta potrebbe però persuadere quegli Stati a darsi una regolata. Ma è una questione delicata e che necessiterà comunque di tempi lunghi o non stretti – mentre il tempo stringe e siamo forse fuori tempo massimo (è una mia impressione, comunque condivisa da altri, pochi purtroppo, fra cui Lumen e Agobit).

    Autorità rispettate – istituzioni internazionali e religiose – potrebbero adoperarsi per stabilizzare le popolazioni. Da quelle religiose però c’è poco da aspettarsi (eppure per il Dalai Lama la sovrappopolazione è un grosso problema). L’ONU ha a sua volta affermato già molti anni fa che ogni coppia ha il diritto di avere quanti figli vuole: è un diritto sacro e inalienabile. La storia dei diritti umani è ormai una comica: ogni giorno qualcuno ne aggiunge o se ne inventa un altro.

    E allora? Il più potente contraccettivo è come sappiamo il benessere, come abbiamo visto persino in Italia, il paese che ospita il Vaticano, fino a poco tempo fa forsennatamente natalista (oggi un po’ meno). Ma come assicurare lavoro e benessere a un numero così alto di abitanti? Siamo quasi 8 miliardi e benché il tasso di natalità sembri calare ovunque, un giorno (quando?) forse anche in Africa e Asia, la popolazione mondiale continuerà a crescere e saremo ben 10 miliardi nel 2050 (una volta si parlava di 9 miliardi entro il 2100). Dicono che poi la popolazione si stabilizzerà e addirittura calerebbe.

    Ma intanto ci si sta attrezzando per permettere la sopravvivenza di un numero crescente di abitanti, creando cioè le infrastrutture per i prossimi miliardi. Ma è concepibile un tetto di abitanti della Terra? Diciamo 30 o 50 miliardi o perché no anche 100 (scherzo ma mica tanto). Un alveare o termitaio umano, miliardi e miliardi di uomini-formiche. Forse è questo il fine dell’evoluzione, chi lo sa. Certo che sarà un’altra vita per quelle generazioni. I miliardi e miliardi di esseri umani interconnessi formerebbero un solo organismo, come l’attualmente più grande organismo vivente, un fungo che si espande per centinaia di chilometri da qualche parte in America.

    Comunque un teologo cattolico molto ferrato nelle scienze sosteneva che il numero ideale o ecocompatibile poteva essere stimato intorno a 1,5 miliardi.

    Ciò permetterebbe anche la sopravvivenza di altri esseri viventi di cui abbiamo assolutamente bisogno, anche per motivi estetici (un mondo senza elefanti, delfini, uccelli, balene, fiori, diversità, bellezza che mondo sarebbe?). Diceva Einstein che la scomparsa delle api avrebbe compromesso la sopravvivenza dell’umanità, un’affermazione per me sorprendente.

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  11. << Diceva Einstein che la scomparsa delle api avrebbe compromesso la sopravvivenza dell’umanità, un’affermazione per me sorprendente. >>

    Anche per me, ma pare che l'affermazione abbia basi scientifiche molto solide. Dal web:

    << Le api domestiche e selvatiche sono responsabili di circa il 70% dell'impollinazione di tutte le specie vegetali viventi sul pianeta e garantiscono circa il 35% della produzione globale di cibo.
    Gli impollinatori svolgono in natura un ruolo vitale come servizio di regolazione dell'ecosistema. >>

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  12. Caro Lumen,

    io la polemica di Claude contro il sovranismo non l'ho mai capita. Come pure non so come se l'immagina lui una soluzione sovranazionale del problema sovrappopolazione. È chiaro che alcuni problemi (energia, alimentazione ecc.) devono ormai essere affrontati a livello mondiale, come dimostra l'attuale contrasto alla pandemia (che fra parentesi è arrivata come il cacio sui maccheroni sul piatto dei globalisti coi loro piani di Great Reset - che non è assolutamente una balla, i globalisti non ne fanno mistero).
    Ci sono dunque questioni e problemi che richiedono una risposta globale e quindi sovranazionale. E poi questioni e problemi che i singoli Stati possono affrontare e risolvere autonomamente. Trovo la continua polemica contro il cosiddetto sovranismo ridicola e assurda.
    Prendi per es. il contrasto all'invasione dell'Italia. L'Italia si appella all'UE per la soluzione del problema sognando la ridistribuzione dei falsi rifugiati e falsi richiedenti asilo. O è incapace di risolvere il problema oppure - più probabile - non vuole risolverlo perché i globalisti e le (tue) élite hanno deciso l'invasione dell'Europa e la sostituzione etnica, con l'aiuto dei "compagni" moralmente superiori (vedi il povero Letta che vuole lo ius soli e di ddl Zan).

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    1. << Ci sono dunque questioni e problemi che richiedono una risposta globale e quindi sovranazionale. E poi questioni e problemi che i singoli Stati possono affrontare e risolvere autonomamente. >>

      Questo è verissimo, caro Sergio, però lascia in sospeso una domanda: chi decide dove finisce la competenza dello stato nazionale ed inizia quella delle organizzazioni sovranazionali ?
      La mia risposta, da buon 'elitista', è abbastanza scontata: sono le elites internazionali.

      Questo però vuol dire che gli Stati Nazionali vengono svuotati di gran parte del loro effettivo potere ed usati come pedine del grande gioco, in modo da lasciare a loro le grane e togliere le cose importanti.
      Così, tanto per fare un esempio, la gestione semi-globalista della pandemia mi ha dato proprio questa sensazione.

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    2. chi decide dove finisce la competenza dello stato nazionale ed inizia quella delle organizzazioni sovranazionali ?

      C'è il cosiddetto diritto internazionale che regola in modo vincolante importanti questioni e poi ci sono le costituzioni nazionali e il diritto nazionale per ... tutto il resto (che non è poco). È vero che il diritto internazionale è sempre più invadente e svuota progressivamente quello nazionale, ma lo stesso restano ambiti di competenza nazionale (o sovranista) - ambiti da difendere ed eventualmente ampliare riappropriandosi competenze delegate al diritto internazionale. Delegate o sottratte agli Stati nazionali? Direi sottratte, da organizzazioni internazionali come l'ONU, forse longa manus delle tue elite. Fra parentesi il cosiddetto diritto internazionale è almeno in parte una bella truffa: escogitato da sconosciuti e all'insaputa dei cittadini. Secondo la Costituzione italiana, la più bella del mondo, gli Italiani - ossia il popolo sovrano - non possono eccepire sui trattati internazionali (per es. con un referendum abrogativo). La cosa veramente straordinaria della democrazia diretta (o secondo alcuni semidiretta) svizzera è che si può cambiare la costituzione con una semplice iniziativa (le iniziative popolari hanno infatti per effetto modifiche costituzionali - una cosa assolutamente inconcepibile per l'UE e il resto del mondo).
      In linea di massima il diritto internazionale ha la preminenza su quello nazionale. Resta il fatto che i 194 paesi hanno costituzioni proprie che talvolta collidono col diritto internazionale - una questione tuttora irrisolta. Comunque Mattarella, Draghi & C. esaltano sempre la Costituzione italiana e non il diritto internazionale, anche se questo è cogente.

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    3. << il cosiddetto diritto internazionale è almeno in parte una bella truffa >>

      Sono d'accordo con te.
      Si tratta di struttre totalmente politiche, ammantate di diritto solo da un punto di vista formale, a cominciare dal nome.
      Perchè il diritto, quello vero, presuppone una autorità superiore che lo faccia rispettare con la forza, come nel caso dei diritti nazionali.
      In campo internazionale, invece, non c'è cogenza giuridica, ma solo politica, la quale, come ci insegna la storia, è basata solo sui rapporti di forza e non sulla neutralità della legge.

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