venerdì 25 giugno 2021

Sovrappopolazione: domande e risposte – 3

Obiezioni e risposte sul tema della sovrappopolazione, in un testo dell'associazione Umanitamtam (terza parte). LUMEN.


<< 9) “La diminuzione della popolazione danneggerà le imprese, che avranno meno clienti. Anche se si tratta di persone sottopagate o disoccupate un minimo consumano e acquistano comunque, favorendo l’economia”

I soldi spesi dalle persone disoccupate provengono dal welfare o dai loro genitori. Nel primo caso si tratta di soldi prelevati tassando le aziende stesse (non solo quelle che vendono beni e servizi a queste persone). Nel secondo caso si tratta di soldi di cui i genitori avrebbero diritto di tenere per sé per potersi permettere, in età avanzata, una badante o una casa di riposo senza bisogno di chiedere soldi allo stato.

Se parliamo di bambini certo, questi determinano indubbiamente un indotto. Ma di nuovo, si tratta di soldi del welfare e quindi provenienti dalla tassazione se i genitori sono poveri, oppure si tratta di soldi che i genitori, se non avessero avuto figli, avrebbero comunque speso, pur diversamente, oppure soldi che avrebbero messo da parte per un bisogno futuro. Non si può sperare che una persona, bisognosa di mettere soldi da parte per il futuro, debba rinunciare a farlo per necessità di crescere dei figli.


10) “Se la popolazione decresce non ci saranno sufficienti lavoratori che pagheranno le pensioni!”

Da decine di anni è in aumento la percentuale disoccupati. Quindi far decrescere la popolazione non significa diminuire il numero di persone che in futuro lavoreranno e verseranno i contributi pensionistici. Piuttosto significa diminuire il futuro numero di disoccupati, che non verseranno alcun contributo e in più, raggiunta una certa età, riscuoteranno comunque una seppur minima pensione, e nel corso della loro vita beneficeranno di beni e servizi pagati dai contribuenti.

Inoltre, al di là della questione della disoccupazione, basare la tenuta del sistema pensionistico sua strategia secondo cui ogni fascia di età è più numerosa della precedente significa creare una spirale senza fine, come in uno schema Ponzi, rimandando la soluzione di un problema che si ripresenterebbe successivamente in scala sempre più grande.


11) “Chi si prenderà cura degli anziani? L’invecchiamento della popolazione renderà la popolazione sempre meno dinamica!”

Non ci sono prove che un paese con un’età media più elevata sia meno dinamico. I paesi più sviluppati sono quelli che generalmente hanno una popolazione più anziana. La cura degli anziani può migliorare con un’adeguata allocazione di risorse.

Pensare di poterlo fare generando più figli è totalmente irrazionale e peggiorerebbe solo le cose: i giovani di oggi saranno gli anziani di domani, che quindi a loro volta richiederanno più cure. In un contesto di disoccupazione cronica, come quello attuale, certo non manca il personale che si può prendere cura degli anziani.

12) “Dobbiamo occuparci dello sviluppo, prima!”

No. Dobbiamo occuparci dello sviluppo non prima, ma contemporaneamente. Lo sviluppo è necessario per contrastare la povertà, ma se tutti i paesi sovrappopolati del mondo avessero uno sviluppo pari a quello dei paesi benestanti (che stanno diminuendo la loro popolazione), aumenterebbero enormemente i danni ambientali.

La Cina ha un fortissimo impatto sull’ambiente perché si sta avvicinando a un livello di sviluppo nord-occidentale, e al tempo stesso ha una popolazione enorme (seppure in decrescita), tanto da portarla a cercare terre in tutto il mondo per sfamare i suoi abitanti.

Lo sviluppo di una nazione è deleterio per tutto il mondo se non è accompagnato dal rispetto dell’ambiente, che va di pari passo con la moderazione demografica. Inoltre la crescita demografica ostacola lo sviluppo, come si vede in Africa, in cui molti paesi non riescono a soddisfare le esigenze in termini di istruzione, formazione e salute, e hanno perfino difficoltà a garantire la costruzione e la manutenzione delle infrastrutture minime necessarie all’economia.


13) “Ma i dati dicono che col crescere dello sviluppo diminuisce la fertilità!”

Sì, ma dicono anche che non è abbastanza. Per ridurre la fertilità è assolutamente insufficiente affidarsi al fatto che le persone dei paesi più sviluppati, e quindi più istruiti, pensano più razionalmente e pianificano la propria famiglia in base alle proprie possibilità economiche. Le campagne per l’educazione alla moderazione della fertilità, dovendo risolvere un problema urgente e che peggiora ogni giorno, devono essere condotte subito e in modo specifico.

Non si può semplicemente sperare che fra 10 o 15 anni, grazie al maggiore benessere (peraltro difficile da raggiungere per via della sovrappopolazione) aumenti la scolarità, poi di conseguenza l’elasticità mentale nelle future generazioni e sperare che poi, di conseguenza, maturi un qualche atteggiamento razionale che porti a una pianificazione responsabile. Il messaggio deve arrivare adesso, anche e soprattutto alle persone povere e poco istruite.


14) “È necessario prima affrontare il problema della disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza!”

No, non è necessario farlo prima. È necessario farlo contemporaneamente. Il grande errore dei nostri tempi è proprio questo: la ridistribuzione della ricchezza, di per sé ottimo intento che darebbe maggiore stabilità delle nostre società, viene perseguita dimenticando l’opportunità di risolvere la sovrappopolazione.

È un atteggiamento problematico per due motivi:

1= la demografia responsabile è indispensabile per ottenere una più equa distribuzione della ricchezza, perché la disoccupazione generata dalla sovrappopolazione diminuisce il potere contrattuale dei lavoratori dipendenti e quindi il loro salario, e perché i genitori lasceranno in eredità una quantità minore di beni per ogni figlio quanto maggiore sarà il numero di figli;

2= se l’unico cambiamento rispetto alla situazione attuale fosse un’equa distribuzione della ricchezza, i danni ecologici si moltiplicherebbero, perché tutti avrebbero una pur modesta automobile e usufruirebbero dei vari oggetti e servizi che consumano energia, ad es. gli elettrodomestici; a livello globale il consumo di risorse aumenterebbe, perché l’impronta ecologica è principalmente legata al consumo delle classi medie. >>

UMANITAMTAM

(segue)


18 commenti:

  1. Punti 10) e 11)
    Qualcosa di molto simile è stato saggiamente affermato da M.Feltri nel proprio commento giornalistico relativo ai recenti e iperpropagandati Stati generali della Natalità.
    Ad adiuvandum si può aggiungere che:
    A) come dimostrato da alcuni studi scientifici le popolazioni con età media relativamente alta generalmente creano MENO disordini sociali e "turbolenze" di vario tipo e tendono ad avere un tasso di criminalità PIU' BASSO;
    B) gran parte degli ATTUALI squilibri pensionistici (in particolare italiani) è chiaramente legato al cd 'baby-boom' degli Anni Cinquanta e Sessanta, nostalgicamente rimpianto da qlcn ma che trasportato nell'attuale scenario economico-sociale locale, nazionale e internazionale e data anche la tendenziale costante crescita della speranza media di vita risulterebbe del tutto antistorico, chiaramente insostenibile nel medio-lungo periodo e infine autolesionistico;
    C) secondo la pseudo-logica natalista, quei Paesi (generalmente afro-asiatici) a tuttora galoppante tasso di natalità dovrebbero essere quelli dotati di maggiore/migliore tasso di svipuppo economico-sociale... Allora perchè gran parte di quelle popolazioni mediamente giovani CERCA in ogni modo DI TRASFERIRSI in Europa/Italia (fenomeno che soltanto un MAGGIORE tasso di autentico federalismo europeo potrebbe in qualche maniera tenere sotto controllo...)??? Saluti

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    1. Caro Claude, condivido in pieno i tuoi 3 punti "ad adiuvandum", ed in particolare il terzo, in cui si dimostra in modo palese ed ineccepibile la contraddizione logica della vulgata corrente.

      Quanto al punto 1, ti rimando ad uno dei miei primi post, 'Baby Boom', che puoi trovare a destra, tra i "post più popolari".

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  2. "No. Dobbiamo occuparci dello sviluppo non prima, ma contemporaneamente."
    “È necessario prima affrontare il problema della disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza!” No, non è necessario farlo prima."

    Caro Lumen,
    c'è poco o nulla da aggiungere alle risposte che Umanitamtam ha dato alle varie obiezioni (ma ci sarà un'altra puntata? In calce è scritto "segue").
    Comunque sottolinerei quel "prima" nelle citazioni qui sopra. Se aspettiamo di discutere di demografia "dopo" che Africani e Asiatici avranno raggiunto un certo livello di benessere - buona notte, saremo non so quanti miliardi in più. Sembra che oltre la metà della popolazione cinese (qualcosa come 600 milioni di abitanti) sia povera e il governo cinese vorrebbe che anche loro arrivino al livello attuale della Spagna (che non sarebbe proprio il massimo).
    La ormai prima potenza economica del pianeta ha grandi progetti, fra i quali far star meglio quei 600 milioni di poveri che giustamente aspirano a condizioni di vita migliori. "Dopo" si discuterà anche di demografia. Buona notte. Per fortuna sembra che la popolazione cinese accusi un calo demografico (compensato dall'incremento indiano ...).

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    1. Caro Sergio, di post ce ne saranno ancora diversi, perchè i punti da toccare sono ben 31.
      Spero che risultino tutti interessanti come i primi.

      Comunque, in effetti il timing è fondamentale per provare a risolvere questo problema.
      Oltretutto, ritengo che una volta sistemato l'eccesso demografico, anche le altre questione sarebbero più facili da affrontare, essendoci meno repssione antropica sull'ambiente.

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  3. Comunque è chiaro che non c'è più nulla da fare: la crescita demografico-economica è inarrestabile ovvero si arresterà per cause maggiori (crisi energetica e idrica, collasso economico, pandemie, carestie, guerre). Non escluderei però che alle (tue) élite riesca la quadratura del cerchio: gestire in qualche modo l'alveare o termitorio umano, a condizioni che però noi non accetteremmo mai. La prospettiva di vivere in un termitaio di 10 o 15 miliardi di uomini-termiti o formiche a me fa orrore (ma a qualcuno - Ferrara per esempio - piace ...).

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    1. pardon, termitaio
      Accidenti, non rileggo mai i commenti prima di premere "inviare" e trovo poi tanti refusi nel commento pubblicato. Vedrò di migliorarmi, cioè di rileggermi prima di sparare il commento.

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    2. << a condizioni che però noi non accetteremmo mai. >>

      Mah, l'uomo è un animale notevolmente adattabile, per cui, sino a che c'è disponibilità di acqua e cibo, può accettare di vivere anche in situazioni molto estreme.
      La nostra storia passata ce lo dimostra.

      Ma se l'eccesso demorafico dovesse rovinare seriamente l'eco-sistema, mettendo a rischio l'accesso di tutti ad acqua e cibo, allora, in effetti, l'adattabilità potrebbe non bastare.

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  4. Il fatto è questo: prescrivere il numero obbligatorio di figli (come hanno fatto i Cinesi) ripugna a noi occidentali. La cosa curiosa o divertente è che gli occidentali hanno attuato il decremento demografico, ma senza parlarne.
    Pretendere poi che Africani e Asiatici (senza dimenticare i Sudamericani) attuino politiche di pianificazione familiare è difficile, per non dire impossibile. Ci accuserebbero subito di neocolonialismo e razzismo. Dovrebbero arrivarci da soli, come abbiamo fatto noi. Senza dimenticare che la pianificazione familiare cozza contro i loro costumi e mentalità (e forse la natura umana).

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  5. E tuttavia. Circa vent'anni fa (mi sembra nel 1995, da qualche parte ho ancora gli articoli di giornali e un commento di Ida Magli) qualcuno ci fu in occidente che mise in guardia dall'esplosione demografica proponendo una limitazione delle nascite a due figli per coppia: fu nientemeno che l'Accademia pontificia delle scienze! Si trattò però sicuramente di un incidente di percorso perché gli autori dell'Accademia pontificia mandarono su tutte le furie Karol Wojtyla (uno per cui valeva ancora il crescete e moltiplicatevi). Difatti di quello studio non parla più nessuno, nessuno ne sa niente (forse nemmeno tu, Lumen). Chissà che fine hanno fatto quegli autori: sospesi, licenziati, torturati?

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    1. Il Doc.to dell'Accademia pontificia delle Scienze qui citato usci' effettivamente nell'estate 1994 in occasione della Conferenza ONU su Popolazione e Sviluppo tenutasi al Cairo e fu immediatamente "rigettato" dal Vaticano woitiliano... Guarda caso, da quell'anno la Conferenza onusiana medesima dedicata ai temi/problemi demografici (in precedenza a rinnovo decennale) NON fu mai piu' riconvocata (sembra x pressioni congiunte cattoliche, islamiche, nazionaliste, economico-crescitiste e perfino femministe...)

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    2. Una volta si diceva: "molti nemici, molto onore".
      Ma io, di tutti questi nemici, ne farei volentieri a meno.
      Pochi temi al mondo riescono a creare delle alleanze 'impossibili' come quello demografico.

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  6. In conclusione: rassegniamoci, andrà come deve andare (e io non credo che "andrà tutto bene"). Godiamoci quel che ancora ci resta e ... sia fatta la volontà del Signore. Ciò non c'impedisce comunque di fare ancora un po' di propaganda alle nostre idee naziste e razziste (finché ce lo permetteranno: già si dice che parlare di sovrappopolazione non sarà più permesso, sarà un reato).
    Noto comunque che l'argomento spunta con sempre maggior frequenza nelle lettere ai giornali. Non siamo proprio quattro gatti. Certo ancora troppo pochi per sfondare.

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    1. Grazie per il segnale di speranza.
      In effetti solo la consapevolezza di tutti può dare qualche risultato.

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  7. Sono anni, persino decenni che mi preoccupo per l'incremento demografico. Ma una cosa di cui nessuno parla, nemmeno Agobit, è che cosa si può fare concretamente. E qui la vedo brutta. Perché è praticamente impossibile far propaganda per la limitazione delle nascite, sia in occidente che in Africa e Asia. In occidente del resto non ce n'è bisogno visto che il tasso di natalità è calato spontanemente per le note ragioni. Ma chi e come dovrebbe esortare i popoli a limitare le nascite? Solo il governo cinese ha avuto l'idea che era necessario ridurre il tasso di natalità ed ha poi applicato la politica del figlio unico, del resto ora abbandonata. Ma siamo sinceri: una tale politica in occidente sarebbe inconcepibile. La riduzione del tasso di natalità è un argomento scabroso, direi persino contro natura. È molto più facile parlare del calo e dell'inverno demografico, ovviamente deplorandolo e esortando a procreare perché noi Italiani, Europei o occidentali siamo addirittura a rischio di estinzione. Stranamente però da almeno vent'anni si fa propaganda sfacciata all'omosessualità che non è un inno alla vita. Diceva don Giussani: gli omosessuali sono sterili, perciò non possono essere presi a esempio. E la società ha considerato l'omosessualità deleteria (più che peccaminosa) propriò perché non contribuiva al popolamento e alla sua sopravvivenza del gruppo.

    Quale autorità (l'Onu, la Chiesa, politici, scienziati) avrebbe il coraggio di dire: basta, continuando così sarà la catastrofe, la Terra non può sopportare un tale carico a lungo. Ecco, caro Agobit e Lumen e compagnia bella: noi siamo convinti che continuando così finirà male. Ma quali azioni concrete di ampia portata immaginate? Insomma, qui ce la cantiamo e suoniamo tra noi quattro gatti. Io ero socio del MIDD, movimento italiano per il decremento demografico fondato da Aldo Carpanelli che si è dato molto da fare. Ma l'impatto pubblico è stato modesto, per non dire irrisorio. E difatti alla fine il movimento ha buttato la spugna, si è sciolto. Qualcuno ci fu che si incuriosì per questo movimento, ma lo considerò una burla. Poi c'era il Rientrodolce dei radicali, ma si arenò pure quello o non suscitò molto interesse.
    Insomma, di azioni concrete non ne vedo e non riesco nemmeno a immaginarle.

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  8. Nicola Bellanca e Luca Pardi:

    " Il titolo del libro, O la capra o i cavoli, vuole indicare che, se vogliamo salvare l’ambiente, non possiamo salvare questa società industriale basata sulla crescita continua dei consumi; e se invece vogliamo tenere in piedi questa società, l’ambiente è condannato (e noi con esso). L’idea di una transizione sociale indolore (o con scossoni sopportabili) alla sostenibilità/rinnovabilità, ci appare puerile e illusoria."

    "Vuoi mangiare e bere o guidare l'automobile?"

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    1. Grazie per la segnalazione.
      Ho grande stima di Luca Pardi, per cui sono certo che si tratti di un libro di grande interesse.

      Purtroppo, come dicevi tu poco sopra, la visione chiara di pochi consapevoli non basta, perchè - mai come in questo caso - sarebbero necessarie delle vere e proprie maggioranze 'bulgare'.

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    2. Non ho letto il libro di Bellanca/Pardi, ma un loro articolo su MicroMega:

      https://www.micromega.net/quale-transizione-ecologica/

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