venerdì 19 febbraio 2021

Il picco della popolazione

Il post di oggi riporta un breve stralcio dal libro “La vita sul nostro pianeta”, scritto dal grande divulgatore scientifico inglese David Attenborough.

L'argomento - un tema di cui mi occupo spesso in questo blog - è quello dell'incremento demografico mondiale, un incremento sempre più drammatico e sempre più (colpevolmente) ignorato.

La citazione è tratta dal blog 'Un pianeta non basta', dell'amico Agobit, che ringrazio.

LUMEN


<< Quando sono nato [nel 1926 - NdL], c'erano meno di due miliardi di persone sul pianeta: oggi ce ne sono quasi quattro volte di più. La popolazione mondiale continua a crescere, e secondo le attuali proiezioni delle Nazioni Unite, entro il 2100 sulla Terra ci saranno tra 9,4 e 12,7 miliardi di persone. In natura, le popolazioni di animali e piante in ogni habitat rimangono di dimensioni approssimativamente stabili nel tempo, in equilibrio con il resto della comunità.

Se sono troppi, ogni individuo farà più fatica a ottenere ciò di cui ha bisogno, per cui alcuni moriranno o si sposteranno altrove. Se sono troppo pochi, le risorse saranno più che sufficienti per tutti. Così si riprodurranno bene e la specie raggiungerà ancora una volta il suo pieno potenziale.

Aumentando o diminuendo leggermente, la popolazione di ogni specie oscilla intorno a un numero che l'habitat può sostenere. Questo numero - la capacità che un ambiente ha di sostentare una particolare specie - rappresenta l'essenza stessa dell'equilibrio della natura.

Qual è la capacità portante della Terra verso noi umani? A quanto pare riusciamo sempre a inventare o scoprire nuovi modi di sfruttare l'ambiente e trarne sostentamento, almeno per quel che riguarda l'essenziale - cibo, alloggio, acqua -, per sempre più persone.

Anzi, la verità è ancora più impressionante. Ci procuriamo senza sforzo molto più dell'essenziale - scuole, negozi, divertimenti, istituzioni pubbliche -, anche se la nostra popolazione continua a crescere a una velocità straordinaria.

Non c'è niente che possa fermarci? La catastrofe che si staverificando intorno a noi suggerisce di si. La perdita di biodiversità, il cambiamento climatico, la pressione sui limiti planetari, tutto indica che ci stiamo avvicinando alla soglia.

I demografi parlano di transizione demografica che, sul modello del Giappone, si spera possa avvenire anche per il resto del mondo. Tra i primi anni Cinquanta e i primi anni Settanta ci fu in Giappone un boom economico: le città si espansero rapidamente, i redditi aumentarono, l'istruzione migliorò e le aspirazioni crebbero. Tuttavia, durante quel periodo, il tasso di natalità diminuì improvvisamente.

Nel 1975 la famiglia media giapponese aveva solo due figli. Molti aspetti della vita erano migliorati, ma erano anche più costosi. C'erano meno spazio, meno soldi e meno tempo per allevare i bambini, e meno incentivi per le famiglie numerose perché la mortalità infantile era calata con i miglioramenti nella dieta e nelle cure sanitarie.

Nel 2000 la popolazione del Giappone era di 126 milioni, ed è così ancora oggi. Si è quindi stabilizzata. Il Giappone è nella quarta fase: sia il tasso di natalità sia quello di mortalità sono bassi, il che significa che si annullano a vicenda e la popolazione rimane stazionaria.

E' possibile tracciare una simile transizione nella popolazione del mondo intero. Ma quando succederà alla popolazione mondiale ciò che è successo al Giappone? Sarà un momento storico, il giorno che gli studiosi delle popolazioni, i demografi, definiscono picco umano, quando la nostra popolazione smetterà di crescere per la prima volta dall'avvento dell'agricoltura, diecimila anni fa.

Ma ci vorrà molto tempo: in primo luogo, la dimensione della famiglia deve scendere abbastanza da consentirci di raggiungere il picco infantile, il punto in cui il numero di bambini sulla Terra smette di aumentare. Dopodiché dovremo aspettare che la generazione di bambini più numerosa di sempre attraversi i venti e i trent'anni - quando avranno dei figli - perché la popolazione cominci a stabilizzarsi.

In sostanza, soltanto quando avremo le famiglie meno numerose di sempre, la nostra popolazione smetterà di aumentare. Possiamo in qualche modo incoraggiare la popolazione a raggiungere il picco più in fretta?

La Cina pensava di aver trovato la risposta nel 1980, quando mise in atto la politica del figlio unico. A parte le questioni morali, la difficoltà di metterla in pratica e le perturbazioni sociali e culturali a essa associate, ci sono poche prove che tale approccio funzioni più efficacemente dello sviluppo economico.

Sembra che il modo migliore per stabilizzare la popolazione sia sostenere le nazioni che cercano di accelerare la loro transizione demografica. Sostenere quelli che vogliono risollevarsi dalla povertà, dotarsi di strutture sanitarie, sistemi educativi, trasporti migliori e sicurezza energetica, diventare attraenti per gli investitori.

Tra tutti questi progressi sociali, uno in particolare contribuisce a ridurre in modo significativo le dimensioni medie delle famiglie: l'emancipazione femminile.

Ovunque le donne abbiano diritto di voto, accesso ai gradi più alti dell'istruzione, ovunque siano indipendenti e non sottoposte al controllo degli uomini, ovunque possano disporre di una buona assistenza sanitaria e dei mezzi di contraccezione, ovunque siano libere di scegliere il proprio lavoro e di seguire le proprie aspirazioni, il tasso di natalità diminuisce.

Il motivo è semplice: l'empowerment porta alla libertà di scelta e, quando la vita offre più opzioni alle donne, la loro scelta è spesso quella di avere meno figli. Le ricerche del Wittengenstein Centre, con sede in Austria, hanno dimostrato che uno sforzo internazionale per innalzare gli standard di istruzione mondiali cambierebbe il corso della crescita della popolazione umana.

Politici e industriali sono però preoccupati di un calo delle nascite. L'odierna ossessione per la crescita costante del PIL induce i politici a chiedere più bambini per avere più lavoratori futuri e piu consumatori, o ai pensionati di tornare al lavoro per alleggerire il carico fiscale sulla classe media. (...)

Se ci spostassimo verso una economia mondiale meno dipendente dalla crescita si potrebbe trovare un equilibrio sostenibile, con un minor numero di persone in una società più matura e sicura. L'inevitabile aumento della popolazione umana, che continuerà ancora per molti anni, rende ancora più critiche le decisioni di oggi, prima che sia troppo tardi. >>

DAVID ATTENBOROUGH

31 commenti:

  1. In parallelo con la maggior emancipazione delle donne, c'è anche la possibilità di ridurre le gravidanze indesiderate.

    Diceva Luca Pardi in un vecchio post del 2011:
    << Al mondo ogni anno si stimano 85 milioni di gravidanze indesiderate (...).
    Lavorando un po’ sull’educazione sessuale e riproduttiva, ma anche solo distribuendo anticoncezionali gratis, si potrebbe ridurre il numero totale di nati di alcune decine di milioni.
    Sarebbe un primo passo, senza bisogno di aspettare che tutto il mondo abbia percorso la via dell’autodistruzione industriale. >>

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  2. Vediamo di chiarirci le idee o meglio: cerco di chiarirmele io.
    Secondo alcuni esiste una minaccia per tutta l'umanità o la Terra: la sovrappopolazione. Altri negano che esista questa minaccia, anzi il problema sarebbe l'inverso: la denatalità (specie nel primo mondo), l'inverno demografico che sarebbe anche una minaccia per la crescita economica. Senza crescita demografica niente crescita economica: la crescita economica è l'assoluto imperativo.

    Io non sono un esperto o uno scienziato, per es. un demografo. Quello che penso della popolazione mondiale è una semplice impressione di uomo della strada. Ho sempre pensato che la crescita demografica fosse un serio problema. Lo pensavo cinquant'anni fa quando eravamo "appena" tre miliardi a questo mondo. Poi venne il famoso rapporto del Club di Roma, I limiti dello sviluppo (in realtà il titolo originale era I limiti della crescita - c'è una bella differenza tra limiti della crescita e dello sviluppo). Insomma, c'era di che preoccuparsi. Adesso siamo quasi otto miliardi, in appena cinquant'anni la popolazione mondiale si è quasi triplicata - ma secondo i nostri "esperti" (demografi, politici, economisti, filosofi, religiosi, l'ineffable Piero Angela) il problema è la denatalità, almeno in occidente, perché Asia e Africa crescono demograficamente. E se non ci diamo una regolata (più figli) rischiamo di essere sommersi.
    La domanda è: quanti esseri umani può mantenere o nutrire la Terra a lungo o per un tempo indefinito e in quali condizioni?
    Penso che nessuno possa dare una risposta attendibile a questa domanda: né Draghi né il papa né i demografi né altri esperti. Le risposte dipenderanno dalle esperienze e dalle visioni o dalle aspettative di quanti parlano o cianciano di demografia. Ovviamente anche le mie sono ciance senza rilievo, impressioni appunto (ma qualche buon motivo ce l'ho per pensare che la sovrappopolazione sia un problema serio). Eravamo "troppi" anche quando eravamo appena due miliardi, cioè negli Anni Venti del secolo scorso, all'epoca della Spagnola: approvvigionare una grande città come Parigi era un'impresa ardua che richiedeva un'organizzazione a prova di bomba.

    (continua)

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  3. (continuazione)

    Dice Agobit nel suo blog (unsolopianetanonbasta) che presto il termine o concetto di sovrappopolazione verrà messo al bando: chi oserà pronunciare questa parola verrà bloccato, i suoi messaggi saranno rimossi. Perché parlare di sovrappopolazione è un discorso odioso, chi usa questo termine odia l'umanità. Dire che siamo troppi, alcuni miliardi di troppo, significa desiderare di fare fuori miliardi di esseri umani. Sia ben chiaro: nessuno pensa di eliminare miliardi di persone, né con l'atomica né con virus o altri sistemi violenti. Quelli che ci sono ci sono e devono organizzarsi per vivere decentemente (o forse solo sopravvivere!). Ciò non toglie che si possa avere quache idea sul futuro dell'umanità (che include anche il proprio futuro).
    Dunque, siamo troppi o non siamo troppi? Troppi? Balle - dicono Draghi, il papa, i demografi, i Verdi, la Sinistra, i filosofi, insomma i sedicenti esperti.
    Il Club di Roma prevedeva sconquassi che non si sono verificati (in realtà non fece previsioni esatte per il 2021 - indicava solo delle più che probabili linee di tendenza). Il fatto che ci sia stata una spettacolare crescita demografica come non si era mai vista nella storia dell'umanità e che questi otto miliardi attuali vivano e prosperino significa che il Club di Roma (secondo alcuni espressione delle Elite Apolidi degli Anni Settanta) si sbagliava - o ci ingannava. Siamo otto miliardi e campiamo: c'è da mangiare per tutti e viviamo meglio dei nostri nonni, almeno in Italia. Sembra però che circa 800 (ottocento) milioni di esseri umani soffrano la fame. Poi ci sono circa due miliardi che non hanno accesso all'acqua potabile (almeno facile accesso) e tre miliardi non hanno servizi igienici, dei depuratori nemmeno a parlarne.
    Insomma, il quadro non sembra proprio rassicurante. Gli esperti dicono: più tecnologia, più energia (nucleare, fusione nucleare, non pale eoliche) e la situazione migliorerà per tutti. Tutti chi o quanti? Gli attuali otto miliardi o i dodici previsti per fine secolo o magari i quindici o trenta miliardi ipotizzabili per le epoche future? Che uomini di poca fede siamo, direbbe il papa e magari anche Draghi: con la crescita economica sistemeremo tutto, benessere e felicità per tutti.

    (continua)

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  4. (continuazione)

    La popolazione mondiale cresce attualmente al ritmo di ca. 75-80 milioni l'anno. È un dato di fatto che nessuno contesta - e non sembra preoccupare quasi nessuno, a parte i soliti menagramo tra i quali il sottoscritto. Il problema numero uno sembra l'approvvigionamento idrico e alimentare (è in corso una compagna per indurre la gente a consumare meno carne o addirittura a rinunciarci - ciò che migliorerebbe la situazione a livello globale, in quanto la produzione di carne richiede mangimi e acqua che potrebbero essere utilizzati diversamente a vantaggio della popolazione umana).

    Sia come sia la popolazione mondiale continua a crescere (altro che denatalità) e i nostri governanti o padroni (le Elite Apolidi) si preparano a gestire 10-15-30 milioni di esseri umani (con chip nel cervello). Sembra però - e questa è per me una buona notizia, ma - ripeto - non sono un esperto e non me ne intendo troppo - che l'attuale crescita demografica stia rallentando e anzi comincerà a declinare. Forse già a partire dal 2060 la popolazione mondiale si assesterà. A 9, 10 o 11 miliardi?
    Per il teologo cattolico Eugen Drewermann il numero eco-compatibile di esseri umani era di 1,5 miliardi (affermazione fatta oltre trent'anni fa). Per Sartori - che non era né un demografo né uno scienziato, ma solo un politologo - la Terra non poteva nutrire A LUNGO 6 miliardi di persone. Opinioni, ciance quelle di Drewermann e Sartori? Comunque erano o sono (Drewermann è vivente) persone intelligenti di cui mi fido più di certi sedicenti esperti (alla Piero Angela).

    (continua)

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  5. (continuazione)

    Sembra che i Neandertaler non fossero più di 10'000 (diecimila) individui in tutta Europa. Una cifra esigua, diremmo, ma probabilmente il tetto per l'epoca in cui vissero. Tanti e non di più poteva nutrire o sostentare la Terra.
    Se oggi siamo otto miliardi e campiamo (ma parecchi miliardi non se la passano bene come Draghi e il papa) significha che la Terra può nutrirci tutti, grazie allo sviluppo e alla tecnologia. Vero, sono vivo e sto scrivendo i miei pensierini - perché vedere tutto nero? Lo stesso uno può farsi qualche pensiero sui probabili sviluppi della situazione - e preoccuparsi.
    Sta scritto: "Non di solo pane vive l'uomo". Vero anche questo. Per sopravvivere bisogna bere e mangiare (e il Neandertaler non aveva altre preoccupazioni che procurarsi il cibo e difendersi dai suoi nemici naturali).
    Ma che faranno questi otto o dieci miliardi di esseri umani una volta risolto il problema dell'alimentazione? Perché qualcosa dovranno fare, un'attività dovranno svolgerla per non impazzire. Intanto lo "sviluppo" distrugge posti di lavoro. Ma è una distruzione creativa, dicono gli esperti. Scompaiono alcuni lavori ma ne nascono di nuovi. Davvero? Ho qualche dubbio. Andate a spiegare a quelli di Taranto che non c'è alternativa, l'Ilva deve chiudere.

    (fine).

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  6. Caro Sergio, ti ringrazio per il lungo commento, chiaro ed esaustrivo, che fa un po' il punto sulla situazione attuale della faccenda.
    Non ho molto da aggiungere, se non una domanda, o, più che altro, una curiosità.

    Tu dici che << Per il teologo cattolico Eugen Drewermann il numero eco-compatibile di esseri umani era di 1,5 miliardi (affermazione fatta oltre trent'anni fa). >>
    La mia domanda è questa: tu sai se D. fece uno specifico ragionamento per arrivare a quella cifra, o se la buttò lì 'a sentimento'?

    Trovo comunque abbastanza singolare che un teologo si metta a fare ragionamenti su un argomento simile: di queste cose si deve occupare Dio, che, in quanto onnisciente ed onnipotente, tutto regola e tutto dispone.
    Noi non possiamo fare altro che attendere le sue (invitabilmente perfette) decisioni.

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    1. Drewermann è un teologo con le palle, un genio o un mezzo genio, ferratissimo nelle scienze esatte. Non è proprio un caso che sia uscito dalla Chiesa cattolica (era stato precedentemente sospeso a divinis).
      Devo dunque pensare che quella cifra di umani eco-compatibile - 1,5 miliardi - non sia campata in aria, Drewermann si sarà fatto due conti accurati. Ricordo comunque esattamente dove ne ha parlato - nel suo libro Il cristianesimo e la guerra. Drewermann è pure un naturalista, vorrebbe che si lasciasse spazio anche agli esseri viventi - che allietano la Terra e anche la nostra vita. Un mondo super tecnologico e organizzato ma senza le altre forme di vita sarebbe - dal mio punto di vista - tutt'altro che desiderabile. Adesso qualcuno mi darà dell'antiumano, preferisco le tigri, gli uccelli, i delfini e le balene ai sapiens. Ci sono sapiens che fanno schifo.

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    2. Lo immaginavo.
      Ma più che un "teologo con le palle", lo definirei un "teologo che ha sbagliato mestiere".
      La teologia è sorella della metafisica, per cui con la scienza può avere ben poca parentela.

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    3. Mah, sì e no. Il suo vero mestiere è di scrittore e psicoterapeuta. Mi piacerebbe discutere con lui e sono convinto che sarebbe un colloquio o una discussione non solo piacevole ma utile e fruttuosa oltre che garbata. Certo lui crede ancora in Dio, almeno così dice. Ma dovrebbe definirmi il personaggio (cosa per definizione impossibile) e dirmi dove sta di casa ché vorrei parlargli e dirgli cosa penso di lui.

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    4. Dio si trova, come insegnano al catechismo, in cielo, in terra e in ogni luogo.
      Quindi per parlare con lui non devi andare in nessun luogo particolare.
      Il difficile è ottenere risposta...

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  7. In natura una specie vegetale o animale si espande finché non s'imbatte in un limite (per es. per le condizioni avverse o la mancanza di cibo). I limiti li pone la natura. Una specie può deperire o persino estinguersi oppure riprendere a espandersi se le condizioni sono di nuovo favorevoli. Le cose sono cambiate con il sapiens sapiens soprattutto a partire dall'industrializzazione: per la nostra specie non sembrano esserci più limiti, potrebbe oggi addirittura modificare il patrimonio ereditario e dare origine a un'altra specie. Nessuno può fermare il sapiens. Che però rischia di distruggere l'ambiente e con ciò sé stesso. L'ideale o l'auspicabile sarebbe che rispettasse la natura che resta pur sempre la sua base di sostentamento, riconoscesse rischi e pericoli e riuscisse così a sopravvivere o a vivere al massimo delle sue possibilità. Si può prospettare una società del benessere ma stazionaria, senza crescita demografica ed economica e più o meno egualitaria. Sarà forse anche una necessità per evitare tensioni e conflitti. Oppure una società egualitaria s'imporrà semplicemente perché razionale e più funzionale. Già oggi s'invoca il vaccino per l'intera umanità (qualcosa come otto miliardi di esseri umani) e persino gratis: tutti vi hanno diritto
    (ma qualcuno deve produrlo e metterci i soldi). Ma si potrebbero invocare altre necessità inderogabili, come l'acqua, il cibo, l'istruzione, la sanità, la casa, il lavoro. Una società equa e solidale sarebbe una società socialista? Il nome può non piacere e ricordare eventi drammatici e tristi, ma penso che si potrebbe chiamare davvero così.

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    1. << Una società equa e solidale sarebbe una società socialista? >>

      Penso di sì.
      Per questo non può esistere per le comunità superiori al numero di Dumbar (circa 100 persone).

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  8. Che l'emancipazione femminile sia il miglior contraccettivo è assodato. L'Italia è diventata il fanalino di coda mondiale quanto a tasso di natalità grazie (!) al boom economico del dopoguerra. Per potersi godere la vita il numero dei figli deve essere limitato.
    La stessa cosa potrebbe verificarsi anche altrove, specie in Africa e Asia ancora in fase demografica espansiva. Si tratta di vedere se c'è ancora il tempo prima di un collasso sempre possibile. Il primo mondo dovrebbe persuadere i governi africani e asiatici a incentivare la pianificazione familiare, facendo eventualmente pressione con incentivi economici. Penso che non lo farà per non essere tacciato di razzismo o fascismo e anche perché l'orizzonte dell'occidente è la crescita economica.

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  9. La Cina ha imposto la politica del figlio unico con le buone (persuasione) e le cattive (brutalità dei metodi, punizioni per i dissidenti). Il "sistema cinese" di disincentivazione delle nascite (fra parentesi ormai abbandonato) è da noi impensabile. Eppure l'Italia l'ha praticato con successo persino meglio della Cina: siamo o non siamo i primi al mondo quanto a tasso di natalità negativo?
    Il sistema - uno o due figli soltanto, anzi zero figli - si è imposto spontaneamente senza violenza.
    Personalmente penso comunque che la Cina avesse il diritto di legiferare in materia, una volta riconosciuta la gravità dell'eccessiva espansione demografica ovvero della sovrappopolazione.

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    1. << siamo o non siamo i primi al mondo quanto a tasso di natalità negativo? >>

      Pare proprio che l'Italia sia su questa strada.
      Ma invece di esserne orgogliosi, facciamo di tutto per vanificarla, oltretutto nel più controindicato nei modi (immigrazione incontrollata).
      Povero 'genio' italico...

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  10. Il grande naturalista e divulgatore scientifico britannico è uno dei (purtroppo) pochi pensatori ambientalisti ben consapevoli della gravità del problema 'sovrappopolazione': una di quelle criticità che nelle attuali Società complesse e interconnesse NON possono essere affrontate seriamente a livello dei singoli Stati nazionali.
    Dunque occorre ribadire che quello della 'denatalità' in Italia e in Europa è un FALSO problema, anzi una sorta di benedizione di una "Provvidenza laica" e un modello virtuoso da esportare il più possibile in quelle aree del Pianeta (soprattutto afro-asiatiche) che continuano ad avere un'evidente sperequazione tra tasso di fecondità e risorse ragionevolmente disponibili.
    Tuttavia si tratta di nuotare controcorrente, come i salmoni: il negazionismo demografico è forse l'unica cosa che Destre nazional-sovraniste, Sinistre utopico-terzomondiste, poteri religioso-confessionali, turbo-capitalisti iper-crescitisti, femministe dure e pure e (v. sopra) ahinoi pure gran parte del mondo ambientalista malgrado dure lezioni come l'attuale pandemia continuano a sostenere in maniera tetragona... Saluti

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  11. Pardon:

    Il negazionismo demografico è forse l'unica cosa che (...) hanno in comune e continuano a sostenere in maniera tetragona....

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  12. Caro Claude, bentornato.
    In effetti l'allenza trasversale destra/sinistra sul negazionismo demografico è singolare e quasi paradossale.
    Ma, come già insegnava Vilfredo Pareto, le derivazioni (i ragionamenti pseudo-logici su cui si basano le sovrastrutture culturali) possono anche divergere tra loro, come appunto tra dx e sx, ma i residui (gli istinti ancestrali) restano gli stessi.
    Credo che la visione nitida del dramma demografico sia un privilegio (o una maledizione) riservata a pochi.

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    1. Del resto qualche pensatore ha parlato di "coincidentia oppositorum" e anche a livello del c.d. senso comune a volte si dice che gli estremi finiscono x toccarsi... Resta cmq poco comprensibile come un fatto (almeno apparentemente) elementare come il nesso tra numero di figli e condizioni economiche sia cosi' frequentemente (x dolo o x colpa) ignorato/rimosso quando non addirittura capovolto dell'esaltazione di un natalismo sfrenato che poteva forse avere una parvenza di senso logico secoli fa, in tempi di alta mortalita' infantile e di esigenza di numerose braccia x coltivare i campi... A risentirci

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    2. Temo che in queste faccende la "logica" (che tu gioistamente citi) abbia ben poco peso, visto il peso preponderante degli istinti.
      Ed anche le sovrastrutture culturali, per quel poco che possono, hanno comunque bisogno di molto tempo per modificare certi approcci.

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    3. Istinti e sovrastrutture culturali (ahinoi) abilmente e implacabilmente alimentati/cavalcati/pilotati da classi dirigenti economico-politico-religiose ideologicamente connotate e costantemente bisognose di accrescere il numero di abitanti (=il numero è potenza...), fedeli (si pensi alla lotta x la supremazia tra Cristianesimo spec.te cattolico-romano e Islam), produttori-consumatori, ecc., secondo un'impostazione di fondo che finisce per sacrificare la dimensione individuale sull'altare di quella collettiva o cmq. largamente transindividuale (nazional-statuale, confessionale, turbocapitalista, ecc.) e per danneggiare drammaticamente le risorse ambientali disponibili... Saluti

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    4. Qualcuno ha detto che si potrà invertire la tendenza solo quando anche elites si renderanno conto di essere sulla nostra stessa barca.
      Fino a che saranno convinti di avere un altro luogo sicuro in cui salvarsi (bunker, rifugi naturali, isolotti sperduti et similia), non si daranno troppo pensiero.

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  13. L'oro blu

    Di quant'acqua hanno bisogno 8 miliardi di persone? Senz'acqua non c'è vita e l'acqua scarseggia già oggi. Il lago Aral è scomparso.

    https://it.insideover.com/politica/water-diplomacy.html?

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    1. Giusto. Nelle zone costiere si può desalinizzare l'acqua di mare, ma nelle zone interne la mancanza di acqua dolce può essere drammatica.

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    2. Per dissalare l'acqua di mare - e nelle quantità di cui hanno bisogno oggi otto miliardi di persone per le più svariate necessità - ci vuole tanta tanta energia che può fornire solo il nucleare.

      "Per il mondo a cui appartengo non ho più speranza. La sua fine è inscritta nel sistema perché ogni richiamo alla prudenza è subito ridicolizzato e così sterilizzato.
      Lo stesso non sono preso dalla disperazione. Fa parte dell'esistenza umana e di ogni individuo rasentare sempre la catastrofe."

      Olof Lagercrantz, scrittore svedese (✝ 2002), autore fra l'altro di un bellissimo studio su Dante ("Scrivere come Dio").

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    3. Uno scrittore svedese innamorato di Dante ?
      Questa è singolare.
      Penso che, forse per colpa dello studio obbligatorio che si fa a scuola, siano ben pochi anche gli italiani che amano Dante.
      Lo conoscono, certo, e magari qualche volta lo citano, ma (salvo rarissime eccezioni) non credo che ne siano innamorati.

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    4. È davvero singolare come la scuola renda odiosi scrittori di tutto rispetto o persino geniali. Non pochi però scoprono o riscoprono questi autori più tardi. Probabilmente è l'obbligo scolastico e anche l'insistere troppo su certe opere e in un certo modo a disamorare gli studenti (la colpa è naturalmente anche di certi insegnanti). Ma la scuola si sa ha limiti oggettivi (vedi "Chiudiamo le scuole" di Papini).

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    5. Ma (curiosamente) può avvenire anche il contrario, come racconta Gianni Pardo in un recente commento del suo blog

      << A 15 anni, a scuola, ho letto con piacere i Promessi Sposi, anche se non mi sono molto piaciute le scene caricaturali (Don Abbondio). Ma nel complesso ho giudicato il romanzo positivamente.
      Poi, a mano a mano che passavano gli anni, più ci ripensavo e meno mi piaceva. (...)
      Rilessi il libro. Non soltanto lo trovai scritto in un mediocre italiano (cosa di cui mi stupii) ma, se prima l’aveva immaginato cattivo, ora lo trovai pessimo, con tre uniche eccezioni: la storia di Gertrude, la peste e i moti di Milano. >>

      Della scuola comunque (quando si dice la combinazione) parlerò nel prossimo post.

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    6. Mi ha colpito quel "mediocre italiano" dei Promessi Sposi secondo Pardo. Più facile che il romanzo gli sia venuto a noia e l'abbia poi trovato persino scritto male. I PS sono piaciuti a tanta gente tutt'altro che bacchettona (per es. Moravia, Eco, Sciascia). Moravia addirittura trovava che Manzoni era un eccellente scrittore, ma un mediocre romanziere (soprattutto per l'inattualità della trama, l'assenza di erotismo - il massimo dell'erotismo è il ciuffo di capelli non regolamentare che fuoriesce dalla cuffia della monaca di Monza).
      Io mi metto tra gli estimatori dei PS con qualche riserva. Certamente la storia di Gertrude è tra le cose migliori - nella prima versione, il
      Fermo e Lucia, questa storia occupa molto più spazio che nella Ventisettana.

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    7. Io, con i PS, ho percorso il cammino inverso a quello di Pardo.
      L'ho trovato noioso al liceo, quando dovevo leggerlo per dovere, poi l'ho riscoperto (casualmente) in età adulta e adesso, che ormai sono in pensione, sono giunto ad apprezzarlo e, a parte alcune lungaggini, anche ad amarlo.

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  14. Un'altra perla di Olof Lagercrantz:

    "I giovani mi guardano con una certa benevolenza mista a pietà. Non sanno che io provo gli stessi sentimenti nei loro confronti e misuro la vita che hanno ancora davanti col metro della stessa transitorietà. Siamo accomunati dalla stessa sorte."

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