venerdì 4 ottobre 2019

La svolta etica del capitalismo

Nello scorso agosto, The Business Roundtable, una associazione che riunisce il top management delle multinazionali statunitensi, ha emesso un comunicato, a suo modo epocale, in cui i suoi componenti si impegnavano a non considerare più il semplice profitto degli azionisti come unico obbiettivo delle loro Società, ma a tenere conto anche delle esigenze di tutte le controparti coinvolte (clienti, dipendenti, comunità, ambiente, ecc.).
Da questa nuova “carta etica”, prende lo spunto Marcello Veneziani per alcune interessanti riflessioni, di carattere più generale, sul capitalismo, i suoi limiti e le sue prospettive future (dal suo sito).
LUMEN


<< È passata fugace, come una meteora d’agosto, la svolta annunciata da 181 top manager di altrettante banche e grandi imprese alla Tavola rotonda del Business che rappresenta il Gotha dell’economia americana e globale, sulla necessità di cambiare la mission del capitalismo.

Lo scopo principale dell’impresa – hanno detto i manager e le aziende del capitalismo imperante tra cui Jeff Bezos di Amazon e Tim Cook di Apple – non può più essere il profitto e la sua massimizzazione, come sosteneva Milton Friedman. Non è scopo primario, esclusivo, aumentare il valore in borsa e i dividendi agli azionisti, ma si devono avere anche obbiettivi sociali: i lavoratori dipendenti, i consumatori, l’ambiente e il clima, il contesto sociale. Cambia la filosofia del capitalismo, annuncia il Wall Street Journal; dopo il socialismo, ecco il capitalismo dal volto umano. È la new age del capitalismo eco-solidale.

Ma è credibile, è possibile che il capitalismo cambi la sua natura e il suo scopo? La prima ipotesi è che si tratti di retorica & pierre, un contentino al target e all’immagine per travestire con ipocrisia la vera natura del capitalismo e renderla più gradevole al mondo, agli utenti e ai media. E magari anche un paravento morale per i mega-stipendi dei CEO, che col passare degli anni si allontanano sempre più dalla restante umanità dei dirigenti e dei dipendenti. Questa lettura malpensante avrà qualche fondamento ma non esaurisce la sostanza del pronunciamento, la situazione a cui risponde e magari la preoccupazione sincera di alcuni manager e imprenditori.

La seconda ipotesi è che si tratti di una risposta al montante populismo sovranista. Ma risposta qui si può intendere in due modi opposti: come un assecondare, compiacere – anche solo in apparenza – alcune istanze populiste e protezioniste in auge da quando Trump guida gli USA e molti leader in sintonia con lui guidano le maggiori potenze mondiali.

Però può essere intesa anche al contrario, come un modo per contrastare il populismo, sconfessando da un verso il cinismo liberista e anti-ecologista che lo percorre e dall’altro sottraendo argomenti e terreno al suo dichiarato populismo economico, al suo protezionismo sociale verso le masse, i nuovi proletari, i disagiati. Credo che quel pronunciamento dei top manager sia la somma di ambedue le spiegazioni.

Ma al di là dei moventi occasionali quali sono le motivazioni profonde di quella dichiarazione? Forse è un sussulto di capitalismo etico, che appare e scompare periodicamente negli anni e cerca di dare buona coscienza al profitto e all’espansione illimitata dei mercati. Precursore nostrano e convinto del capitalismo solidale fu Adriano Olivetti.

Ma dietro quella svolta annunciata non c’è solo l’etica degli affari; c’è la ripresa di temi che un tempo definirono la Terza Via. Il riferimento vicino è a Antony Giddens, ideologo di Tony Blair, in parte a Ralf Dahrendorf e alle eredità della socialdemocrazia nord-europea. Ma il tema della terza via è molto più vasto, più antico e non nasce in ambito atlantico o nel mondo liberal.

La terza via oltre il socialismo e il capitalismo è il tema centrale della dottrina sociale della Chiesa sin dalla fine dell’Ottocento, è il cuore dell’economia sociale di mercato, il modello renano e la Mitbestimmung tedesca, il sistema partecipativo cristiano-sociale; è il tema economico-sociale del gollismo francese, dei regimi nazionalisti e del peronismo, è stato il tema ideologico e sociale del fascismo.

Un tema necessario, sacrosanto, ma è realmente praticabile se si resta all’interno del capitalismo, anzi se si vive nell’epoca del capitalismo globale? Si può davvero mutare la “ragione asociale” del capitalismo, sopprimere o frenare la sua molla egoistica e individualistica, reprimere i suoi spiriti animali?

Impresa difficile, che diventa impossibile se si pretende che sia lo stesso capitalismo ad autoregolarsi e autolimitarsi fino a darsi scopi divergenti dalla sua stessa natura e vocazione. Il capitalismo non può darsi da solo regole sovra-economiche di questo tipo; perderebbe il suo slancio e la legge spietata della concorrenza penalizzerebbe subito chi aderisce alla svolta etico-sociale.

È necessario prevedere un’altra sovranità che bilanci il potere del capitale e indirizzi l’economia a contemperare profitto e interesse sociale. Fino a oggi quel contropotere è rappresentato dallo Stato nazionale, dalla politica e dalle rappresentanze sociali e sindacali. Non si può pensare di farne a meno, risolvendo con l’autogestione del capitalismo, convertito allo spirito solidale, comunitario, francescano. Difficile credere che i Ceo abbiano le stimmate…

A complicare le cose si aggiunge un’altra considerazione che già delineava Heidegger e che è stata più di recente avanzata da Emanuele Severino e poi da Umberto Galimberti. Il destino del capitalismo è oggi nelle mani della tecnica più che degli azionisti, ovvero l’utilizzatore finale della catena dei profitti è la crescita illimitata e impersonale della macchina, dell’apparato che da mezzo diventa scopo. La tecnica si espande a livello planetario, usa il capitale anziché esserne usato e si costituisce in potenza assoluta, autonoma, sovrastante…

Il problema, allora, è tentare un salto di paradigma, un cambiamento radicale che rimetta in discussione il modello planetario in cui siamo inseriti e che ha trasformato la finanza e la tecnologia da mezzi a scopi. Occorre un altro pensiero, un’altra destinazione. Ben vengano i top manager umanizzati, ma difficilmente potranno essere loro a suscitare quella svolta. >>

MARCELLO VENEZIANI

19 commenti:

  1. Questo è pacifico: i capitalisti, anche se filantropi e illuminati (chessò, penso a Olivetti), devono fare profitti, il che è giusto - e salutare, per tutti, capitalisti e dipendenti. Se no si chiude e poi hai voglia a manifestare.
    Il profitto è l'anima del commercio - checché ne pensino i sindacati e l'allocco argentino. Però c'è una bella novità: siamo nientepopodimeno che otto miliardi di esseri umani che hanno bisogno di tante cose indispensabili: la casa, la sanità, l'istruzione, l'acqua, i depuratori, un reddito decente, un'attività decente e forse qualche altra cosetta "assolutamente indispensabile". Difficile pensare che i capitalisti si possano fare carico di tutte queste cose che devono comunque essere assicurate: è ll welfare, bellezza. E solo lo Stato può davvero assicurare tutte queste cose assolutamente necessarie a tutti gli otto miliardi attuali e agli altri miliardi prossimi venturi. Del resto, dice il comunista Flores d'Arcais, il progresso può ogg produrre tutto il necessario in modo addirittura espenziale per cui tutti godranno di ogni bene. Mah, forse. Ho dei dubbi (già il problema dell'oro blu, l'acqua, non è di facile soluzione).
    Ma un welfare per così dire automatizzato - premi un bottone e viene fuori ogni ben di Dio - rende obsoleto il capitalismo. Gli ex proletari non dovranno più lavorare - fanno tutto i robot o le macchine - e quindi non dovranno farsi sfruttare dai propietari dei mezzi di produzione (del resto a quel punto estinti). Insomma le magnifiche sorti e progressive si sono davvero realizzate. Qualcuno tirerà fuori dal cassetto quella famosa frase di Fukuyama: la storia è finita, tutti felici e contenti, niente più conflitti insanabili e guerre. Il governo mondiale allocherà i beni necessari a tutti secondo la famosa formula: tutti devono farsi il mazzo (come Stachanov), a tutti sarà dato ciò di cui hanno davvero bisogno. I bisogni saranno determinati dal comitato centrale in modo scientifico.

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    1. << i capitalisti, anche se filantropi e illuminati (chessò, penso a Olivetti), devono fare profitti, il che è giusto - e salutare, per tutti, capitalisti e dipendenti. >>

      Caro Sergio, sono convinto che la ‘svolta’ del Business Roundtable, oltre ad essere un evidente strumento di marketing, dimostri anche un po’ di sana lungimiranza.
      Perché non si può continuare a fare profitto nel deserto, è quindi è interesse dello stesso capitalismo prendersi (un poco) cura dell’ambiente ecologico e del clima sociale intorno a sé.
      Insomma: se hai una gallina che ti arricchisce con le sue uova, cerchi di tenerla in buona salute.
      Ma non saprei dirti quanto ci sia di sincera intenzione e quanto di 'pio desiderio'.

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  2. Però però ... non potrebbe essere che l'esplosione demografica acceleri finalmente l'unificazione del genere umano (una sola terra, una sola umanità)?
    Ancora all'inizio del XX secolo in Svizzera si faceva letteralmente la fame (vedi i bellissimi romani brevi del ticinese Plinio Martini, "Il fondo del sacco" e "Requiem per zia Domenica"). Ripeto, letteralmente. E i ticinesi e altri svizzeri emigravano negli Stati Uniti e persino in Australia. Attenzione: emigravano e immigravano, non erano migranti (se avanzavano qualche pretesa erano presi a calci in culo, dovevano subito darsi da fare - e da fare ce n'era, mentre in Italia oggi non c'è lavoro nemmeno per i razzisti autoctoni).
    In meno di un secolo i morti di fame svizzeri sono diventati uno dei più ricchi popoli del mondo, e non solo grazie al segreto bancario. Potrebbero essere di esempio a molti altri paesi sottosviluppati, ma c'è un ma. Non si può consigliare a questi paesi di rimboccarsi le maniche e di avere pazienza: non si può avere tutto subito. Il fatto è però che ormai tutti sanno che alcuni - i paesi del primo mondo - non se la passano male e tutti ambiscono allo stesso livello di vita (diceva ieri Putin: come negare ai miliardi di Cinesi e Indiani il diritto di voler vivere all'europea?). Nessuno vuole aspettare un secolo o qualche decennio per godere del livello di vita degli europei. Demografia e tecnologia stanno unificando il mondo, tutti vogliono star bene, è normale, è giusto. Come trovare la quadra? Ci vorrà davvero un governo mondiale? O un mondo multipolare può funzionare meglio?

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  3. << Come trovare la quadra? Ci vorrà davvero un governo mondiale? O un mondo multipolare può funzionare meglio? >>

    Bella domanda.
    Io sono tra coloro che ritengono il capitalismo il sistema normale di gestione dei rapporti economici, per cui chiunque vagheggi di sistemi alternativi migliori (o anche solo funzionanti) è un illuso.
    I tristi tentivi comunisti - tutti falliti in quanto economicamente contro natura - sono lì a dimostrare l'assunto.

    Ciò premesso, il mondo attuale, sostanzialmente multipolare, sta dimostrando un discreto livello di equilibrio ed il commercio mondiale omni-pervasivo ha reso abbastanza inutili le guerre.

    Resta però, di fondo, la tragedia dell'ambiente, per affrontare la quale - se mai si decidesse di fare le cose sul serio - forse il governo mondiale unico sarebbe inevitabile.
    Ma questa idea - solo a concepirla - mi mette i brividi, perchè più è esteso e centralizzato un governo, meno può essere democratico e liberale.
    E quindi mi fermo qui.

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  4. Penso che ci saranno sempre ovvero saranno tollerate (o chissà persino auspicate e incoraggiate) nicchie per liberi imprenditori che potranno contrattare e stabilire i prezzi per le loro merci. Ma il problema immenso è come assicurare alle ingenti masse i beni di prima necessità e davvero indispensabili la cui produzione e distribuzione non possono essere aleatorie o affidate al meccanismo di domanda e offerta. I beni indispensabili - non dovrebbe essere troppo difficile intendersi - debbono essere assicurati. Naturalmente la libera impresa, l'innovazione, creeranno prodotti nuovi che col tempo possono diventare o essere ritenuti indispensabili e dovranno essere assicurati a tutti. Ormai anche i bambini hanno lo smartphone e non possederlo ti esclude dal giro, dal commercio col mondo (io non ce l'ho e credo che potrò farne a meno anche in futuro, cioè nel prossimo futuro, ma poi?). Da noi stanno chiudendo le biglietterie ferroviare e smantellando anche i distributori di biglietti perché non utilizzati. Il biglietto si fa con lo smartphone. L'UE esige dal 14 del mese scorso che l'e-banking si effettui unicamente con lo smartphone (la chiavetta per la connessione dal computer di casa è obsoleta e illegale). Alla fine ci sarà il chip impiantato nel cervello, così controlleranno davvero tutto.

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  5. Accidenti, le cose vanno più in fretta di quanto pensassimo:

    "Pochi millimetri impiantati sottopelle ed ecco che la tecnologia prende sempre più piede in Svezia. Nel servizio di Stasera Italia viene mostrato il minuscolo microchip che va a sostituire quasi ogni carta di credito, contante e ticket in un paese sempre più vicino ad abbandonare il denaro contante. A Stoccolma, infatti, l’80% dei negozi accetta solo pagamenti con carta di credito, e lo stesso vale per i taxi, i mercati comunali, i chioschi ambulanti."

    Sembra che persino le banche rifiutino il contante.
    Ma il contante è tuttora un valido mezzo di pagamento, anzi l'unico se non sbaglio. Che si abolisca surrettiziamente il contante senza un dibattito parlamentare e una nuova normativa è scandaloso. Come può lo Stato obbligare i cittadini ad aprire un conto corrente presso una banca che coi suoi soldi fa quello che vuole, anche non restituirli se fallisce? Lo Stato dovrebbe per lo meno permettere l'apertura di un conto presso la Banca centrale dove i soldi sarebbero al sicuro, pur non maturando interessi. Chi vuole speculare e percepire interessi è sempre libero di farlo affidando i propri soldi ai masnadieri bancari.



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    1. A proposito di soldi e di banche (notizia di qualche giorno fa):

      << Trasferire i costi dei tassi negativi ai clienti.
      Lo ha affermato Jean Pierre Mustier, in qualità di neo presidente dell'Ebf (European Banking Federation), l'Abi delle banche europee.
      Per assicurare «la massima efficienza» alla politica monetaria della Banca centrale europea «sarebbe estremamente importante che i tassi negativi non si fermassero nei bilanci bancari.
      È importante che la Bce dica alle banche, “per favore passate i tassi negativi ai vostri clienti”, proteggendo naturalmente i piccoli clienti con depositi inferiori ai 100 mila euro». >>

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  6. E la gente tace, non si ribella! I prelievi di Giuliano Amato trent'anni fa furono al confronto un modesto assaggio, forse per vedere le reazioni. La gente s'incavolò ma subì ("sempre ad obbedir tacendo").
    Stiamo assistendo a un furto premeditato senza che la gente reagisca. La gente dovrebbe ritirare i propri soldi dalle banche e metterli in una cassetta di sicurezza o sotto il materasso (operazioni costose o non prive di rischi). Ma cosa succederebbe se tutti ritirassero i propri soldi? Le banche fallirebbero? È chiaro che appena si profilasse uno scenario del genere le banche chiuderebbero subito gli sportelli.

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  7. E' interessante notare che la maggior parte delle tesi qui esposte da Veneziani (illustre maitre-a-penser della Destra clerico-nazional-sociale italiana) risultino sostanzialmente sovrapponibili (ovviamente 'mutatis mutandis') a quelle formulate oltre mezzo secolo fa dalla 1a generazione della Scuola filosofico-sociologica di Francoforte, "punta di diamante" della c.d. Nuova Sinistra degli Anni Sessanta & Settanta del Novecento: ennesima testimonianza di 'coincidenza degli (veri o presunti) opposti"...
    Ciò ovviamente NON vuole affatto avvalorare la tesi che il Capitalismo (ammesso che ne esista UN'unica tipologia: ad es. il richiamo alla Terza Via liberal-laburista e quello a Olivetti mi sembrano piuttosto eloquenti) sia privo di difetti, anzi... Tuttavia (come osservato da Lumen) temo che finora NON sia stato trovato un modello economico-sociale alternativo sicuramente migliore... Saluti

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  8. Il capitalismo non ha rivali perchè è efficiente, terribilmente efficiente, e questo nessuno può negarlo.
    Per questo è così difficile (se non impossibile) sostituirlo.

    Ma proprio la sua efficienza porta con sè 2 terribili difetti, che ci porteranno alla rovina:
    1 - rende possibile un aumento continuo e quasi incontrollabile della popolazione.
    2 - depreda l'ambiente di ogni possibile risorsa, senza preoccuparsi del suo ripristino.

    Come vedete NON ho citato la tanto deprecata disuguaglianza, perchè non è un problema oggettivo, e da fastidio solo agli invidiosi.

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  9. Non credo che il capitalismo comporti necessariamente un aumento continuo e incontrollabile della popolazione. Attualmente i fautori del BAU la vedono così: per crescere economicamente è necessario anche un incremento demografico. In realtà il capitalismo ha bisogno di cambiamenti, di rotture, quando si arriva a un limite insormontabile. Pensa al terremoto recente in Italia: che pacchia per gli imprenditori! O anche una bella guerra o qualche cataclisma: si aprono i cantieri per decenni ... Il capitalismo è una forza creatrice e distruttrice. Bisogna distruggere le vecchei strutture per crearne di nuove, ma il nesso con l'incremento demografico non è assolutamente necessario.

    Quanto alla depredazione dell'ambiente si potrebbe ovviare prelevando tasse. Oggi effettivamente il capitalismo saccheggia l'ambiente gratis (a parte i costi del prelievo), si appropria cioè i beni della terra come fossero suoi.

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    1. "Il nesso con l'incremento demografico non è assolutamente necessario"

      In effetti, l'attuale esplosione demografica (umana) planetaria (e in particolare afro-asiatica) penso sia dovuta non solo/non tanto al Capitalismo in quanto tale bensì anche/soprattutto al progresso delle Scienze biomediche e al miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie (che hanno drasticamente ridotto la mortalità infantile e allungato la speranza media di vita): eventi indubbiamente meritori, ma che uniti alla tetragona persistenza di tassi di natalità elevati (a seguito delle ben note tradizioni ideologico-politiche, socio-culturali e religioso-confessionali) hanno complessivamente rotto quell'equilibrio (crudele ma pur sempre adattativo-funzionale) tra popolazione e risorse materiali disponibili, con tanti saluti (tra l'altro) al rispetto dell'Ambiente e della Biodiversità.
      Tutto ciò mentre in Ita si torna a supportare economicamente "i conigli" (family act, bonus bebè e similari)... Saluti

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    2. E' vero, l'incremento eccessivo della popolazione è stato determinato in langa parte dai notevoli progressi della medicina e della farmacologia.
      Ma questi progressi, non sono anch'essi figli (indiretti) della maggior ricchezza prodotta dal capitalismo ?

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  10. Ogni giorno muoiono nel mondo intero circa 200'000 persone. Niente paura, sono subito sostituiti da 250'000 nuove persone, perciò la popolazione mondiale cresce, e da qualche decennio in modo spaventoso (adesso si viaggia sul miliardo di persone in più ogni 10-12 anni). Un miliardo di persone in più ogni dieci anni! Ma vi rendete conto? Una Cina o un'India in più ogni 10-12 anni! Ci sarano cibo e acqua per i nuovi arrivati! Certo, dicono gli pseudoambientalisti, la Chiesa, gli economisti, i governi, gli scienziati. La terra può nutrire anche 100 miliardi di persone (non è un refuso, ho scritto davvero 100, non 10). Mah, chissà. Dovremo però cambiare dieta, niente più T-bone-steak, ma cavallette, scarafaggi e altre leccornie. E mi raccomando, docce veloci, cinque minuti al massimo (poi quattro, tre, due, un minuto ...).
    Un miliardo! La gente non ha la più pallida idea di cosa sia un miliardo di persone in più. Il miliardo come unità di misura! Maronna santa, aiutaci tu a capire il significato di un miliardo.
    "Ascolta, si fa sera." Era una rubrica religiosa suggestiva di tanti anni fa. Ma ormai è già notte, notte fonda.

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  11. Nella Bhagavadgita (Il canto del Beato), il vangelo dell'India, si racconta che a un certo punto la vita sulla terra diventava impossibile per l'incremento demografico. Il rimedio era la guerra per sfoltire i ranghi. Erano eventi ricorrenti (incremento demografico e conseguenti guerre). La natura pone dei limiti. I limiti possono essere superati, ma per trovarci poi davanti a un altro limite. Difficile immaginare che l'umanità possa lasciare il sistema solare (be', nella fantascienza è già stato fatto, ricordo un suggestivo titolo di Asimov, "Il crollo della galassia centrale"). Oggi il senso del limite è respinto, tutto è possibile. Davvero tutto? Non credo. Arsenico e blu di Prussia continuano a far male alla salute.

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    1. Purtroppo l'umanità, con i limiti, non ha un rapporto molto razionale.
      Ci siamo talmente abituati - nella nostra lunga storia - a superari i limiti che, di volta in volta, la natura ci poneva, che ci siamo dimenticati come si fa a fermarsi.

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  12. Tutto sommato, sintetizzando molto direi che tra progressi medico-sanitari, sviluppo capitalistico e crescita demografica esiste un legame "a feedback", cosicché alla fine (tendenzialmente e compatibilmente con le risorse fisico-naturali a disposizione e con la complessa/complicata variabile tecnologica) tutti e tre si rafforzano a vicenda...
    Ad ogni modo, SE SARA' EFFETTIVAMENTE PRATICATA la "svolta etica" promessa da The Business Roundtable mi sembra una buona notizia... Saluti

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  13. Caro Lumen,

    hai mai sentito parlare del dio romano Terminus? Credo di no, per cui posto anche qui un mio commento nel blog di Lorenzo Cesi. Trovo davvero interessante questo dio e il suo significato in un mondo che di limiti e confini non vuole più sentir parlare.


    Non sapevo nulla del dio Terminus romano. Siccome la sua effigie orna la tomba di Erasmo da Rotterdam a Basilea (cosa davvero singolare imbattersi in questa figura in una chiesa) ho voluto consultare Wikipedia ottenendo le informazioni seguenti che ho trovato davvero interessanti.

    «Termine (lat. Terminus) è un epiteto di Giove, come protettore di ogni diritto e di ogni impegno. Divenne in seguito divinità indipendente che vegliava sui confini dei poderi e sulle pietre terminali. Aveva una cappella che si innalzava all’interno del tempio di Giove Ottimo Massimo sul Campidoglio.

    Si raccontava che durante la costruzione del tempio le numerose divinità delle cappelle che si trovavano sul luogo scelto, accettarono di ritirarsi, per lasciare il posto al signore degli dèi. Solamente il dio Termine si rifiutò di partire, e si dovette includere la sua cappella all’interno del tempio. Dato però che la sua effigie doveva ergersi sotto il cielo, fu praticata una apertura sul tetto del tempio a suo uso esclusivo in modo che il dio potesse estendere il suo potere all’Universo. Poiché il dio Termine era stato persino in grado di opporsi all’autorità di Giove, alcuni auguri predissero che i confini dello stato romano non sarebbero mai receduti.» (da Wikipedia)

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    1. In effetti non avevo mai sentito parlare di questo personaggio, nonostante il nome altamente simbolico.
      Grazie Sergio.

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