venerdì 18 ottobre 2019

Punti di vista – 12

PIL E BENESSERE
Il PIL non discrimina la spesa per il superfluo dalla spesa sanitaria, l’acquisto di cibo dall’azzardo più o meno legalizzato.
Il PIL misura quello che i mercati hanno interesse a misurare: quanta moneta corrente viene scambiata, perché è sul totale che si ricavano le percentuali che vanno ad arricchire gli investitori e gli azionisti.
Paradossalmente un paese di gente in buona salute sarà meno portato a produrre reddito di una popolazione affetta da diverse patologie.
I primi potranno permettersi di lavorare meno, e questo per i mercati non è accettabile.
MARCO PIERFRANCESCHI


FUGA DI CERVELLI
Chi parte [per l’estero], nella stragrande maggioranza dei casi, lo fa per sé o per i propri cari più immediati, che sono un’estensione di sé.
Questo vale per il profugo come per il ricercatore.
Nel momento in cui si decide di andare altrove, oltre a tutte le grandi motivazioni nobili che la nostra era individualista è così rapida nel trovare, c’è quasi sempre il senso che la dimensione umana fondamentale non sia quella della società, ma dell’individuo.
Non necessariamente questo porta a cattivi risultati, ma, come in ogni cosa, il pendolo dondola ed è ora che torni indietro.
L’individualismo è stata una reazione a secoli di limitazioni dell’autonomia e libertà delle persone, oltre che a nuove opportunità economiche che rendevano molto allettante il pensare per sé, ma resta il fatto che la dimensione fondamentale umana è quella sociale.
GAIA BARACETTI


MENTALITA’ SCIENTIFICA
La mentalità scientifica è nata in Europa con Talete, con Archimede, con Aristotele, ma perfino con la mitologia greca.
Questa infatti è un insieme di favole (è questo il significato della parola “mito”) ma sono favole che danno una spiegazione dei fenomeni naturali.
E se la spiegazione fantastica non vale nulla, vale ancora molto l’averla cercata.
Questo bisogno di darsi conto del reale ha dato all’Europa la sua preminenza nel mondo.
La scienza è un prodotto italiano, inglese, francese, non giapponese o cinese, per quanto grandi siano state quelle due civiltà.
GIANNI PARDO


CULTO MARIANO
Quasi assente nei primi due secoli di cristianesimo, il culto mariano si diffonde poco dopo, strettamente legato al concetto di protezione in un periodo di disordine politico ed economico.
In altre parole, si sviluppa con la popolarizzazione del cristianesimo e durante quella che viene chiamata dagli storici la "crisi del III secolo": le prime invasioni barbariche, le secessioni dall'impero, l'anarchia militare etc. (…)
Da quel punto in poi, anche i vertici della Chiesa fanno propria la devozione per la Madonna (e nasce una disciplina teologica, la mariologia appunto, già discussa al Concilio di Nicea del 325, con livelli di complessità via via crescenti nei secoli successivi).
A livello popolare invece il culto rimane molto semplice: la Madonna è una figura materna (con le sue radici nelle devozioni pagane per la Dea Madre, presente in tutto il Mediterraneo) e come ogni madre è sinonimo di protezione, rifugio, riparo, tutela.
Caldo affetto materno che ti difende dalle intemperie della vita e del tuo tempo, specie se il tempo in cui si vive è irto di pericoli.
Con la caduta dell'impero, le invasioni barbariche, le scorribande arabe o ungariche o vichinghe, la fine dei commerci e poi le spaventose carestie dell'Alto Medioevo, diventa - inevitabilmente - fortissimo.
ALESSANDRO GILIOLI


MENZOGNA E UTOPIA
Rimane tenace la superstizione secondo cui la verità rende liberi; e induce alla rivoluzione.
Il che è un errore madornale. Decisivo. La verità non smuove niente. La menzogna, sotto le belle forme dell’utopia, smuove.
La Marcia su Roma, la Marcia del Sale, il Treno di Lenin, la Birreria di Monaco: credete che qui in moto e in marcia fossero uomini e donne a cui si era rivelata la verità?
Ma no, essi credevano. Tendevano. 
Avere fede. Puntare lo sguardo in un futuro da modellare secondo il proprio desiderio. Colmare il cuore di folle desiderio: ecco, questo smuove; alla marcia, alla protesta, a sopportare il dolore e la morte.
La verità, ammesso che ne esista una, è assai indesiderabile.
Il condottiero sa che la verità deve essere celata dalla bellezza delle mire celesti: il Paradiso Terrestre, le Vergini, El Dorado, la Terra del Prete Gianni, il Catai, la Greenland.
ALCESTE

3 commenti:

  1. A proposito di verità e utopia, mi viene in mente la celeberrima frase attribuita a Gesù nel Vangelo di Giovanni (8,32): << "veritas vos liberat", ovvero "la verità vi rende liberi".
    Frase che in ambito religioso appare fuori luogo come poche altre e che comunque la Chiesa, nei suoi due millenni di vita, si è sempre ben guardata dall'applicare.

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  2. FUGA DI CERVELLI
    "(...) Resta il fatto che la dimensione umana fondamentale è quella sociale"
    Mah, secondo me (peraltro sulla base di gran parte del pensiero scientifico-sociale cont.neo: dall'antropologia alla psicologia) nell'essere umano la dim.ne individuale e quella sociale sono strettamente intrecciate ed è assai opportuno un costante e "dinamico" bilanciamento reciproco.
    Privilegiare tout court la dim.ne sociale può invece spalancare le porte a furbesche, retoriche e pericolose "scorciatoie" autoritarie clericali collettiviste demagogico-populiste identitario-nazionaliste socialcomuniste e gener.te illiberali e irrazionaliste... Saluti

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    1. << nell'essere umano la dim.ne individuale e quella sociale sono strettamente intrecciate ed è assai opportuno un costante e "dinamico" bilanciamento reciproco. >>

      Verissimo.
      Forse il vero problema della vita, direi quasi il suo scopo principale, è proprio quello di trovare il giusto bilanciamento tra queste due dimensioni, entrambe findamentali.

      Un poeta latino (mi pare Ovidio) diceva: nec tecum, nec sine te vivere possum.
      Lui lo diceva a proposito di una donna, ma lo si può applicare anche al nostro rapporto con la società che ci circonda.

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