Sono
passati quasi 100 anni dalla nascita del Fascismo e del suo
conseguente reciproco, ovvero l’anti-fascismo.
Che
cosa si può ancora dire, oggi in Italia su questi argomenti che non
sia già stato detto e ridetto mille volte ? Ben poco, ormai.
Si può dire però che il Fascismo è passato e non ritornerà, con buona pace delle continue lamentazioni degli anti-fascisti in servizio permanente effettivo.
E proprio di questo ci parla uno storico esperto come Aldo Giannuli, nel post che riporto qui di seguito (tratto
dal suo sito).
LUMEN
<<
Credo che sia necessario porsi un problema: l’antifascismo (e,
dunque, il fascismo) sono categorie ancora utili a capire il tempo
presente ed orientare la lotta politica? Direi proprio di no.
In
questo anno cade il centenario del “diciannovismo” anticamera
immediata del fascismo, fra sei anni cadrà il centenario del
manifesto antifascista di Croce, e già questa semplice constatazione
dovrebbe suggerire qualche dubbio sulla attualità di queste
categorie: ve l’immaginate se nel 1968 avessimo ragionato in
termini di opposizione fra unificazione monarchica o mazziniana
dell’Italia? O se nel 1945 ci si fosse posto il problema del nuovo
ordinamento del paese in termini di legittimismo/ anti legittimismo?
Un
secolo sono ben cento anni (per chi non lo ricordasse) e in cento
anni il Mondo cambia e le categorie di un tempo non sono più utili a
capire il presente.
Partiamo
da una domanda: c’è un pericolo fascista nell’anno di grazia
2019? Cioè, esiste la possibilità che si affermi un regime a
partito unico, ordinamento corporativo, soppressione delle libertà
di espressione, di sciopero, di organizzazione politica, repressione
generalizzata di ogni dissenso, a totale chiusura nazionalistica?
Credo che nessuna persona non affetta da arteriosclerosi galoppante
si sentirebbe di sostenerlo. (…)
Certo,
questo non esclude nuove forme di autoritarismo, anche molto
pericolose, ma, appunto, forme nuove che dobbiamo studiare per capire
come contrastare: realizzare grandi concentrazioni mediatiche
certamente limitano la libertà di stampa, ma non è come proibire i
giornali di opposizione, marginalizzare il dissenso o usare
brutalmente la polizia è lesivo delle libertà politiche, ma non è
come mandare in campo di concentramento gli oppositori. Il che non
significa che siamo di fronte a forme annacquate di fascismo, ma di
fronte a regimi per certi versi più pericolosi, perché meno
percepibili, comunque diversi.
Può
anche darsi che Orban in Ungheria, Bolsonaro in Brasile o anche
Salvini in Italia (posto che il suo successo diventi duraturo)
riescano a realizzare regimi con singoli aspetti comparabili a quelli
di un regime fascista, ma quello che verrebbe fuori non sarebbe un
nuovo fascismo quanto, al massimo, una sua nefanda parodia. Non dico
affatto che Fedesz, la Lega o il Front National siano migliori del
fascismo (per certi versi come l’inqualificabile livello culturale,
sono anche peggio) o che siano una sorta di para-fascismo “moderato”,
dico che sono diversi, come il fascismo, a sua volta, fu diverso
dall’assolutismo monarchico.
Ogni
tempo ha la sua specifica forma di tirannia: il fascismo è una
categoria del Novecento e noi non siamo più nel Novecento. Oggi lo
strumento di dominio sociale è in primo luogo la moneta che
condiziona, anzi disciplina, i comportamenti dei singoli e delle
nazioni. E questo si associa a forme ideologiche specifiche: dove il
fascismo fu massificante e distruttore delle libertà individuali,
l’attuale ordinamento è iper-individualista, per cui non c’è
affatto bisogno di proibire i sindacati o le organizzazioni politiche
antisistema, perché si sono poste le premesse per liquidare i
comportamenti collettivi.
Dove
il fascismo era iper-politico ed organizzava militarmente il consenso
al regime, il regime attuale è ipo politico e scoraggia ogni forma
di partecipazione politica. Dove il fascismo era fortemente
ideologico, l’attuale ordinamento si nutre dell’ideologia
dell’anti ideologia e si accompagna ad una diffusa e profonda
regressione culturale. Dove il fascismo agiva repressivamente con la
polizia segreta, la violenza ed il carcere, l’attuale ordinamento
fa uso molto più parco di questi strumenti (che, comunque, al
bisogno possono essere rispolverati) agisce piuttosto in termini di
condizionamento psicologico.
E
potremmo proseguire con il catalogo delle differenze, ma soprattutto
la stragrande maggioranza di questi nuovi movimenti (dalla Lega
all’Ukip, dai Veri Finlandesi ai seguaci di Modi in India o di
Netanyau in Israele e persino il Front National della Le Pen o il
partito di Orban) non si riconoscono affatto nell’etichetta
“fascista” che considerano solo come una aggressione degli
avversari nei loro confronti. Per cui attaccare questi movimenti con
l’accusa di essere fascisti non ha alcuna efficacia, è
semplicemente innocuo. Pensare di convincere qualche loro elettore a
cambiare voto perché gli si dimostri che quella forza politica odora
di fascismo è cosa semplicemente fuori del Mondo.
Usare
la categoria di fascismo per inquadrare questi movimenti è possibile
solo a prezzo di slabbrare la categoria di fascismo per metterci
dentro qualsiasi cosa non ci piace. Ma una categoria cosi
indeterminata ed onnicomprensiva a che serve? Magari solo a
confonderci le idee e non individuare il reale nemico dei nostri
giorni. E, di conseguenza, se il fascismo non esiste più come
opzione storicamente presente, anche la categoria di antifascismo è
da riporre nell’armadio del vestiti che non si usano più, magari
con un po’ di naftalina per evitare che le tarme lo disintegrino.
D’altra
parte forse dobbiamo ricordarci che l’anti-fascismo è per sua
natura non una categoria positiva, ma una categoria negativa, un’
anti-categoria. Non esiste un antifascismo ma diversi antifascismi
che trovarono occasionalmente un punto di mediazione, ma
l’antifascismo cattolico, quello liberale, quello socialista,
quello comunista eccetera restarono ciascuno più o meno simile a sé
stesso, salvo una inevitabile contaminazione reciproca e salvo
l’incrollabile convinzione comunista che l’unico vero
antifascismo fosse il proprio. Ma l’antifascismo è sempre rimasto
una confederazione di anime diverse irriducibili l’una all’altra.
Capisco
che per molti l’antifascismo abbia un contenuto positivo, ad
esempio, spesso si dice che la nostra Costituzione si fonda
sull’antifascismo ed è giusto dirlo, ma nel senso di un fondamento
storico che individuava nell’associazione di libertà politiche e
diritti sociali la pietra angolare del nuovo ordinamento sorto sulle
ceneri del fascismo. E sin qui siamo d’accordo ed è la bandiera
sotto la quale ci siamo schierati nel referendum di tre anni fa, ma
oggi la minaccia a quel sistema di valori non viene da una
improbabile minaccia fascista, ma dal neo-liberismo.
Mi
ha fatto sorridere l’affermazione di chi, a proposito del salone
del libro di Torino, ha lanciato alte grida contro la presenza
dell’editore di Casa Pound sostenendo “Non ci si siede a parlare
con i fascisti”. Con i fascisti no e con i neo liberisti si? Posto
che la forma di opposizione cui ricorrere sia sempre e comunque il
“non parlo con…”.
Se
oggi puoi consentirti il lusso di rifiutare ogni confronto con i
fascisti è proprio perché non rappresentano niente, ma negli anni
trenta il Pci, giustamente, ordinò ai suoi militanti di entrare nei
sindacati e nelle organizzazioni universitarie del regime per fare
lavoro politico. Magari con un po’ troppe concessioni
all’avversario (…) ma pur sempre, giustamente, perché lì era
possibile fare una sorta di “entrismo” e, infatti, la seconda
generazione dei quadri e dei dirigenti comunisti negli anni
successivi (Ingrao, Alicata, Boldrini, eccetera) veniva proprio dalle
organizzazioni fasciste che, peraltro, organizzavano tutti gli
italiani. (…)
L’antifascismo
finisce con l’assolvere ad una funzione ipnotica che conferma i
residui militanti di sinistra sulla loro identità, ma politicamente
non serve a nulla. A volte ho l’impressione che certi antifascisti,
pur di mantenere in vita l’antifascismo, sarebbero disposti a
fondare un partito fascista. >>
ALDO
GIANNULI
Sì, penso anch'io che l'attuale reazione sovranista sia una conseguenza delle assurdità buoniste della psudo-sinistra moderna, ma non di tutta.
RispondiEliminaEsiste infatti una piccola parte della sinistra (estrema) che si dichiara apertamente sovranista, anche se a modo suo.
E' una dicotomia abbastanza curiosa, ma ha una sua logica ben precisa.
<< L'Italia va a scomparire, diluita nel "meticciato" e nella "globalizzazione". >>
RispondiEliminaSu questo (ahimè) siamo perfettamente d'accordo.
Sui problemi ambientali, invece, (che riguardano tutti noi, altro che le tartarughe), la pensiamo in modo diametralmente opposto.
Ognuno si tenga pure le sue idee.
I problemi ambientali sono vastissimi e comprendono SIA le acque inquinate SIA le microplastiche.
RispondiEliminaPuò darsi che io non abbia ben compreso la tua posizione complessiva sull'argomento, per cui ti avevo considerato un negazionista.
Se così non è, un tuo chiarimento mi sarebbe gradito.
Chiaramente il Fascismo come fatto storico e come regime politico-istituzionale non tornerà perché la Storia mai si ripete esattamente identica a se stessa, altrettanto evidentemente tutti i Movimenti elencati nel Post possiedono più di un tratto in comune con ciò che U.Eco chiamava Ur-Fascismo o Fascismo eterno (autoritarismo, nazionalismo, clericalismo, natalismo, culto per la tradizione, avversione alla cultura liberale e al moderno pensiero scientifico, abbondante ricorso alla retorica idealistico-romantica, ecc. ecc.).
RispondiEliminaA scanso di equivoci (che cmq. molto probab.te accadranno egualmente), quanto detto poc'anzi vale (naturalmente "mutatis mutandis") anche per il Comunismo: almeno dalla Repubblica platonica e dal Cristianesimo primitivo in poi... Saluti
Il parallelo è giustificato, ma, a mio parere, con un distinguo.
EliminaE cioè che i governi di destra para-fascisti mettono in pratica, più o meno, quello che promettevano.
Mentre i governi comunisti, perse per strada le loro illusorie buone intenzioni, mettono in pratica il loro opposto.
La cultura liberale, tradizionalmente detestata dai Fanatici di destra (e da quelli di Sinistra), è quella che consente ad es. (anche) agli auto-proclamati Depositari della Verità di esprimere liberamente le proprie tesi (fatto salvo il rispetto di alcune norme minime di civiltà giuridica su: aggressività verbale, diffamazione dell'interlocutore, turpiloquio, e similari)...
RispondiEliminaVero.
EliminaPurtroppo 'lor signori' non saranno mai disposti non solo a riconoscerci il merito, ma neppure a concederci la reciprocità.